Uscita dal lavoro prima di quanto previsto dalla Fornero e senza pagare la rata del prestito anche per maestre e operai se hanno diritto a un assegno sotto i 1.350 euro. Gli altri riceveranno dal 4,5 al 4,6 per cento in meno per ogni anno di flessibilità. Sindacati all’attacco dopo l’incontro con il governo: “Ha cambiato le carte in tavola”.
Per accedere all’Ape social e andare in pensione a 63 anni senza pagare la rata del prestito pensionistico bisognerà aver maturato almeno 30 anni di contributi e avere un reddito lordo che non superi i 1.350 euro, mentre la rata di restituzione del prestito in caso di Ape volontaria sarà pari a circa 4,5-4,6% per ogni anno di anticipo sulla pensione.
Sono alcune delle novità annunciate nell’incontro avvenuto questa mattina a Palazzo Chigi tra i sindacati e il sottosegretario Tommaso Nannicini per la messa a punto del pacchetto pensioni che il governo dovrà inserire nella legge di Bilancio. Al termine del tavolo tecnico non si sono fatte attendere le reazioni. In primis quella della Cgil. “30 anni per Ape social? Il governo Renzi si rimangia la parola data (erano 20 anni di contributi). Sono inaffidabili” scrive il portavoce della leader della Cgil Susanna Camusso, Massimo Gibelli, che attacca il governo in un tweet. E non è il solo: “Il governo Renzi si rimangia la parola: 30 anni di contributi invece di 20 per Ape social. Gli antibiotici a Matteo Renzi non fanno effetto” scrive in un altro tweet la Cgil. Il riferimento è alle parole del premier, che nelle ultime ore ha dichiarato: “Dopo l’accordo con i sindacati sulle pensioni sono stato una settimana sotto antibiotico, non ero più abituato”.
Al termine dell’incontro anche il segretario confederale UilDomenico Proietti ha chiesto un provvedimento “coerente con il verbale firmato il 28 settembre scorso”. Le risorse che saranno stanziate per il pacchetto pensioni ammonteranno a circa 1,5-1,6 miliardi per il 2017. Complessivamente saranno sei miliardi in tre anni. “Abbiamo fatto complessivamente un buon lavoro – ha spiegato Proietti – anche se restano alcune criticità da risolvere sull’individuazione dei lavori gravosi e delle altre situazioni di disagio che daranno diritto alle agevolazioni previste”. I sindacati hanno chiesto di ampliare la platea dell’ape social e di ritoccare verso l’alto il tetto di reddito previsto.
Ape volontaria
L’Anticipo pensionistico, che darà la possibilità di andare in pensione con 3 anni e 7 mesi di anticipo attraverso un prestito pensionistico che il lavoratore stipulerà con l’Inps, andrà in vigore dal primo maggio. La rata di restituzione del prestito in caso di anticipo pensionistico su base volontaria sarà pari a circa 4,5-4,6% per ogni anno di anticipo sulla pensione. Il governo stanzierà delle risorse per questa misura, dato che il 4,5% annuo non copre il costo degli interessi dell’assicurazione e di una parte del capitale del prestito pensionistico, che sarà restituito in 20 anni una volta che il lavoratore sarà andato in pensione. “Al momento è impossibile definire quante persone ne faranno richiesta” ha dichiarato Proietti dopo l’incontro.
Ape social
È stato fissato a 1.350 euro lordi di reddito il tetto per accedere all’Ape social, il meccanismo previsto dal governo per poter andarein pensione a 63 anni senza pagare la rata del prestito pensionistico che sarà totalmente a carico dello Stato. Potranno accedere all’Ape agevolata disoccupati, disabili e parenti di disabili, ma anche lavoratori che hanno svolto attività faticose come le maestre della scuola dell’infanzia, gli operai edili e gliinfermieri di sala operatoria. Saranno inclusi anche imacchinisti e gli autisti di mezzi pesanti. Il governo, quindi, inserirà ulteriori categorie oltre quelle previste già dalla normativa sui lavori usuranti.
Per accedere all’Ape agevolata sarà necessario avere almeno 36 anni di contributi complessivi se si rientra nelle categorie dei lavori gravosi (gli ultimi sei dei quali effettuati nell’attività gravosa) e 30 anni se si è disoccupati, disabili o parenti di primo grado, conviventi di disabili per lavoro di cura. Ed è proprio su questo punto che la Cgil non è disposta a cedere. “Sull’Ape agevolata il governo ha cambiato le carte in tavola” critica il sindacato in una nota, spiegando che la questione non era “mai emersa in questi mesi di confronto”. Questo cambiamento, secondo il sindacato “rischia di vanificare lo sforzo fatto al tavolo nell’individuazione delle categorie da inserire nei lavori gravosi, sulle quali, peraltro, auspichiamo che non si facciano passi indietro”. Per un “giudizio compiuto” la Cgil aspetterà di poter prendere visione degli articolati “perché vi sono anche altri elementi non pienamente definiti”. Articolati “che il Governo non ha inteso rendere ancora disponibili nonostante un’esplicita richiesta”.
Massima attenzione all’Ape social anche da parte della Cisl. “Oggi è stato compiuto un primo passo per definire le caratteristiche dei lavori gravosi e delle altre condizioni per ottenere l’Ape agevolata – ha dichiarato il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli – ora ci aspettiamo che il governo porti avanti con determinazione, nell’iter di approvazione della legge di Stabilità, gli obiettivi che sono stati individuati dalle Confederazioni sindacali nell’intesa, finanziandoli adeguatamente”. Mantenere ampia la platea dei lavori gravosi è una priorità per la Cisl “per rispondere al maggior numero di lavoratori, lavoratrici e disoccupati, contribuendo ad alleviare alcune situazioni di disagio sociale”.
Lavoratori precoci
Potranno andare in pensione anticipata (senza prestito) con 41 anni di contributi i lavoratori precoci, ovvero quelli che hanno 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni se disoccupati o se parte delle categorie previste per l’Ape social (lavoratori edili, maestre d’infanzia, alcune categorie di infermieri, etc). Anche prima di aver raggiunto i 63 anni di età, limite previsto per l’Ape agevolata. Attualmente per accedere alla pensione anticipata bisogna aver maturato 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini: si arriverebbe, così, a uno sconto di 10 mesi per le donne e di 1 anno e 10 mesi per gli uomini. “È importante – ha spiegato il segretario confederale Uil, Domenico Proietti – che sia passato il principio che con 41 anni di contributi si possa andare in pensione”. Il governo ha anche confermato l’intenzione di togliere la penalizzazione (che sarebbe dovuta tornare nel 2019) per chi va in pensione prima dei 62 anni.
parole, parole, parole …… la verità è diversa il sistema si è avvitato su se stesso e I pensionati dei diritti acquisiti la pensione se la pagheranno da soli. Hanno volute la Guerra generazionale . Buon divertimento