Triennio – I vanti: incassi come nel 2010 al netto della voluntary. A picco i controlli.
A chi dice che facciamo poco contro l’evasione, dico: mettete in fila i risultati e vedete chi ha fatto più di tutti contro l’evasione: noi. Abbiamo il record contro l’evasione. Come le coppe campioni per il Real Madrid”, diceva Matteo Renzi con aria di sfida alla presentazione della legge di Bilancio dopo il Consiglio dei ministri del 15 ottobre scorso. Abbiamo accolto l’invito. Il risultato, purtroppo per il presidente del Consiglio, è che il record c’è stato, ma in negativo. Senza i 4 miliardi incassati dalla passata voluntary disclosure, il 2015 si sarebbe concluso per il fisco con un flop senza precedenti sul fronte del recupero delle somme evase.
Il campanello d’allarme l’ha suonato la commissione ministeriale incaricata di redigere la Relazione sull’economia sommersa e l’evasione fiscale e contributiva allegata alla nota di aggiornamento del Def. Gli esperti ricordano nella relazione i dati dell’Agenzia delle Entrate, secondo cui le somme evase recuperate lo scorso anno sono state pari a 14,9 miliardi di euro. Tanto basta a Renzi per rivendicare il record d’incassi davanti a chi lo accusa di favorire gli evasori con nuovi condoni. Tuttavia, di queste entrate solo 4,4 miliardi derivano dalla riscossione coattiva (quella che rientra nelle cartelle di Equitalia). I rimanenti 10,5 miliardi provengono dalla cosiddetta “attività di liquidazione”, il controllo automatizzato delle dichiarazioni dei redditi. Con questo sistema si correggono gli errori materiali e di calcolo in cui sono incappati i contribuenti alle prese con una normativa fiscale complessa, sconfinata e alimentata continuamente da leggi, leggine e circolari. L’Agenzia delle entrate invia ogni anno centinaia di migliaia di avvisi bonari, per chiedere indietro con gli interessi detrazioni e deduzioni non dovute, correggere l’ammontare delle ritenute d’imposta e la congruità e la tempestività dei versamenti. Quest’anno, segnala la relazione, in questo capitolo di entrate sono stati ricompresi però anche gli incassi ottenuti con il rientro dei capitali illegalmente detenuti all’estero. Il dato fornito dal ministero sul recupero dell’evasione nel 2015, depurato da questo introito straordinario e una tantum, si riduce così a 10,9 miliardi. Per trovare un risultato simile dell’ordinaria attività di controllo e accertamento si deve tornare al 2010 (governo Berlusconi). Nelle due annate precedenti, le entrate complessive su questo capitolo della lotta all’evasione sono state di 13,1 miliardi nel 2013 e 14,2 nel 2014, senza però che vi fossero condoni a correre in soccorso di una gestione divenuta nel complesso fallimentare.
In questo biennio renziano la riscossione coattiva langue, oscillando tra i 3,9 miliardi nel 2013 e i 4,1 dell’anno successivo. Mentre nel 2015 si contrae fortemente il recupero di imposte dagli accertamenti automatici. Si passa dai 10,1 miliardi del 2014 ai 6,2 miliardi ricalcolati sull’anno dopo. Il calo delle entrate va di pari passo con la diminuzione dei controlli effettuati dall’Agenzia delle entrate, di quasi il 4 per cento sul 2014 e di oltre il 16 per cento rispetto all’attività del 2012. Nella convenzione firmata nell’agosto scorso, il ministero ha fissato in 15 miliardi l’anno per il triennio 2016-2018 l’asticella che dovrà raggiungere l’Agenzia delle entrate nel recupero dell’evasione. Un obiettivo a questo punto divenuto ambizioso. La diffusione della dichiarazione precompilata contrarrà ancora e sempre di più il valore e il numero di errori e omissioni registrate finora e di pari passo anche il gettito ottenuto dall’attività automatica di controllo, che è stato finora un forte alibi con cui coprire le carenze sul piano della lotta all’evasione vera e propria.
Anche nel 2016 verrà comunque in soccorso l’introito della voluntary disclosure bis, che però nella migliore delle ipotesi dovrebbe portare al massimo 2 miliardi di entrate. Intanto Equitalia ha fatto sapere che sono stati 100mila i contribuenti non in regola con i pagamenti che hanno chiesto di usufruire della nuova proroga al 20 ottobre per rientrare nel piano di rateizzazione dei tributi senza dover pagare in un’unica soluzione le rate scadute.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 23/10/2016.
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