La scoperta nel testo alla Camera: per i cittadini rimarrà (quasi) tutto come prima.
Il sospetto ci era venuto subito, ora è divenuto certezza nelle analisi dei parlamentari (e dei loro tecnici) che stanno lavorando al testo del cosiddetto “decreto fiscale”: l’abolizione di Equitalia è una pura operazione nominale. E neanche tanto profonda visto che dal 1° luglio scorso si chiama Equitalia Servizi di Riscossione e dal 1° luglio 2017 si chiamerà Agenzia delle Entrate Riscossione. Il nome Equitalia non c’è più, ma il resto? A leggere il decreto, ci sarà quasi tutto e in particolare il famigerato “aggio”, cioè il 6% (fino all’anno scorso era l’8%) che la società di riscossione carica sulle cartelle per finanziarsi.
Andiamo con ordine. Equitalia, pur essendo una società per azioni, è interna alla Pubblica amministrazione ed è quindi inserita nel Bilancio dello Stato. Le operazioni che comportano costi o risparmi andrebbero, dunque, segnalate nel decreto dal governo, che però se ne guarda bene: anzi scrive nella Relazione tecnica che la presunta abolizione di Equitalia “non determina nuovi oneri sulla finanza pubblica”.
E qui veniamo all’aggio: quel 6% serve infatti a Equitalia a finanziarsi assieme alle convenzioni che stipula con chi le affida il lavoro di riscuotere i suoi crediti (dal Fisco all’Inps in giù). Dall’ultimo bilancio della società per azioni – che verrà trasmigrata pari pari in un nuovo ente – scopriamo che il costo del lavoro al 31 dicembre 2015 era pari a 490 milioni di euro per 7.950 dipendenti (tra cui 94 super-dirigenti) e gli altri costi della produzione a 371 milioni in totale. Il bilancio, peraltro, si è chiuso in sostanziale pareggio (963 mila euro di attivo). Insomma, Equitalia potrà anche tagliare un po’ i suoi costi, ma per rimanere in piedi ha bisogno dei circa 500 milioni che incassa dall’aggio (e che coprono il costo del lavoro) e, siccome il governo esclude che l’operazione abbia un costo per le finanze pubbliche, significa che l’aggio rimarrà anche in futuro.
Non solo, dato che non si parla di aumento di costi neanche per le amministrazioni pubbliche che si servono di Equitalia (e domani del nuovo ente) è assai improbabile che vengano cancellati anche gli interessi di mora, con cui il creditore si ripaga il costo del processo di recupero. L’unica speranza per i contribuenti alle prese con Equitalia è, in sostanza, una rimodulazione delle sanzioni. Tradotto: se il governo togliesse l’aggio si troverebbe un buco nei conti del 2017 di almeno 500 milioni e, visto che nel Bilancio non se ne parla, l’aggio resta. Stesso discorso per gli interessi, che spettano al creditore, quasi sempre altri enti pubblici: anche quei soldi, se lo Stato volesse rinunciarci, andrebbero “coperti”.
D’altronde un indizio c’è, visto che per la “rottamazione delle cartelle” già in essere (quelle emesse tra il 2000 e il 2015) la grande offerta del governo è di togliere del tutto sanzioni e interessi a chi paga tutto e subito: questo metodo serve a incassare di più nel 2017 – stesso principio del nuovo condono sui capitali in nero – in modo da non dover fare una manovra lacrime e sangue prima del referendum del 4 dicembre. La cosa, peraltro, rischia di essere penalizzante per i cittadini più in difficoltà: pagherà, infatti, solo chi ha una buona disponibilità di liquidi, mentre chi ha rateizzato i suoi debiti con Equitalia a sei o sette anni lo ha fatto proprio perché non poteva pagare.
Torniamo alla finta abolizione di Equitalia. Nonostante il governo l’abbia fatta per decreto, quindi riconoscendo all’operazione caratteri di “necessità e urgenza”, è tutto rinviato al luglio 2017: a parte le questioni societarie, però, l’esecutivo si è rifiutato di dare indicazioni su come lavorerà la futura Agenzia delle Entrate Riscossione. Il tutto – si legge nel testo – è rinviato a un decreto attuativo dell’anno prossimo, cioè dopo il referendum, che approverà il nuovo Statuto e “i criteri concernenti la determinazione dei corrispettivi per i servizi prestati a soggetti pubblici o privati al fine di garantire l’equilibrio economico-finanziario dell’attività”.
Un altro comma ci dice poi che un ulteriore atto fisserà gli obiettivi del nuovo ente (quanto dovrà riscuotere) e su quali risorse pubbliche potrà far conto ogni anno per sostentarsi autonomamente.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 29/10/2016.
http://www.beppegrillo.it/m/2016/11/il_bluff_di_renzi_equitalia_cambia_solo_nome_i_pignoramenti_rimangono.html
Il Bomba ha costruito la sua carriera e la sua immagine sugli annunci ad effetto quindi NULLA di cui sorprendersi.
Ennesimo trucco. D’altronde il Bomba NON dice MAI dove prenderà gli sghei per le sue Panzane.
Siamo all’ABUSO DELLA CREDULITÀ POPOLARE.
L’ha ribloggato su transiberiani.