ROMA – Già cambiano le regole per la rottamazione delle cartelle esattoriali. Il testo del decreto, allegato alla manovra, approvato ieri in Commissione Bilancio della Camera (che lunedì arriverà in aula) allarga le maglie della sanatoria. In primo luogo ci sarà una estensione di un anno della rottamazione che riguarderà oltre al quindicennio 2000-2015 anche l’anno 2016 (fino al 31 dicembre): l’allargamento comporta dunque anche un aumento del gettito che dai 2 miliardi del 2017 sale a 2,3 miliardi e per il 2018 da 400 milioni sale a 1,4 miliardi. Complessivamente dunque l’allargamento al 2016 porta 1,4 miliardi in più nel biennio. Il «bottino» cresce anche perché, oltre ai ruoli, per il 2016 – come è stato precisato ieri in un emendamento – si potranno rottamare anche gli avvisi di accertamento finalizzati alla riscossione di Inps e Agenzia delle entrate .
Si ampliano anche i tempi: nella versione originaria il termine per la presentazione on line o fisica della domanda scadeva il 23 gennaio 2017, con l’emendamento approvato ieri c’è spazio fino al 31 marzo, di conseguenza i tempi della risposta di Equitalia slittano da aprile a fine maggio.
Aumenta anche il numero di rate di cui contribuenti possono beneficiare: da quattro passano a cinque e ci saranno sei mesi in più per pagare l’ultima rata che scadrà nel settembre del 2018 (la versione originaria prevedeva il limite del 15 marzo). Inoltre si estende la rottamazione anche ai comuni che non utilizzano Equitalia.
Polemiche, invece, sulla questione cruciale dei pignoramenti. Chi aderisce spesso ha già in atto una misura esecutiva di Equitalia (fermo amministrativo dell’auto, sequestro del conto corrente ecc.). Il testo originario del decreto prevede la sospensione delle misure esecutive al momento della presentazione della domanda (tranne che per quelle in stato molto avanzato della procedura). In un primo momento un emendamento emerso e approvato in Commissione aveva stabilito che il pagamento della prima rata o unica rata avrebbe addirittura «estinto» la procedura di pignoramento in atto. Proteste e caos in Commissione tra chi ha gridato e al «condono». Così si è innestata la retromarcia e si è tornati al testo originale dove è prevista la semplice «sospensione» dei pignoramenti al momento del pagamento della prima rata. Nel decreto viene inserito anche il cosiddetto pacchetto semplificazioni che prevede l’addio al «tax day», la scadenza unica ed onerosa del 16 giugno per i versamenti Irpef, Irap, Ires, Iva, Imu e Tasi. Dall’anno prossimo slitta dunque dal 16 al 30 giugno il termine per il pagamento di Irpef, Irap e Ires. La scadenza per Imu e Tasi resta invece al 16 giugno. Prevista anche una tregua estiva: saranno sospesi dal 1 agosto al 4 settembre ogni anno i termini per rispondere alle lettere di accertamento e non si applicherà il termine dei 30 giorni per pagare le somme dovute a seguito dei controlli. Come ha rilevato il vice ministro all’Economia Enrico Zanetti, viene ripristinato anche l’F24 cartaceo per i versamenti sopra i 1.000 euro e vengono ridotte le sanzioni per le nuove comunicazioni Iva semestrali e successivamente trimestrali.
Previsto anche l’allargamento della voluntary bis anche a chi ha partecipato alla prima edizione (chi ha fatto rientrate soldi dall’estero potrà ora sanare quelli detenuti in Italia e viceversa).
Articolo intero su la Repubblica del 11/11/2016.
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