Il governo smentisce se stesso e riscrive una seconda manovra finanziaria: tutti contro tutti prima del voto.
Una roba del genere non s’era vista mai: 100 emendamenti alla manovra, tanti ne sono arrivati dai vari membri del governo al ministero dei Rapporti del Parlamento, che li ha diligentemente catalogati. Gli Esteri vogliono 4 modifiche come la Difesa, 7 i Beni culturali e la Salute, 11 l’Economia, 14 il Lavoro e addirittura 18 il ministero delle Infrastrutture. Due, incredibilmente, arrivano pure da Palazzo Chigi e sulla tanto sbandierata edilizia scolastica.
Una cosa mai vista. Per capirci, in genere dai ministeri arrivano una ventina di emendamenti e ne vengono presentati sei o sette. Nei casi più difficili si è saliti alla trentina richiesti e alla dozzina presentati: 100 è un inedito ed è pure difficile capire chi “premiare” e chi no. In sostanza, i ministeri stanno scrivendo una seconda manovra via emendamenti, smentendo la Legge di Bilancio che il governo – con la procedura opaca che sappiamo – ha depositato in Parlamento.
Parecchi dei proponenti intanto – e s’intende i ministri – telefonano in giro per raccomandarsi e raccontare la loro preoccupazione: “Qui non è detto che il 5 dicembre ci sia ancora un governo”, il refrain. Tra le proposte c’è di tutto: minuzie, mancette, proroghe (cose che in genere vanno nel decreto di fine anno, ma non si sa mai…), norme interpretative, cose sacrosante, cantieri, ma soprattutto assunzioni.
Assumere tutti prima che sia troppo tardi
Ora che i ministri temono la morte politica svuotano tutto l’armadio delle proposte, ma con un occhio di riguardo al personale. È un diluvio che, venisse approvato, potrebbe aiutare le statistiche sul lavoro assai più del Jobs Act. Il record spetta al ministero della Giustizia, che tenta il colpaccio (su richiesta di Procure e Tribunali): l’assunzione di 2.500 unità di personale amministrativo al costo di circa 85 milioni l’anno. Fuori da questi, al ministro Orlando piacerebbe avere anche 60 persone in più al Dipartimento giustizia minorile. Numeri meno alti, ma variegati, per il ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Si parte dalle assunzioni dirette per “esigenze varie”: 270 unità al costo di 10 milioni l’anno. Poi c’è la “stabilizzazione e relativa assunzione” degli ispettori di volo Enac, oggi a tempo determinato (costo: 1,1 milioni). E ancora: altre assunzioni di personale “per esigenze del Consiglio superiore dei lavori pubblici” (32 unità, costo: 1,8 milioni a regime). Infine c’è l’incremento dell’organico (300 unità) per le Capitanerie di Porto – Guardia Costiera. Costo a regime: 9 milioni l’anno.
Anche il ministero dell’Istruzione vuole le sue assunzioni: 164 unità di personale non docente per 7,5 milioni e pure misure per inserire nell’organico di diritto – cioè stabile – posti dell’organico di fatto (cioè supplenti). Finita? Macché. L’Agenzia per l’Italia digitale dovrebbe passare da 93 a 250 dipendenti in due anni: il costo del lavoro passerebbe da 6,6 a 23,3 milioni l’anno. Il ministero dello Sviluppo chiede invece di potenziare le attività dell’Istituto per il commercio estero con 50 assunzioni per un costo di 8,4 milioni nel triennio. Non mancano il ministero dell’Ambiente (124 unità per 5 milioni di spesa l’anno) e quello del Lavoro, che chiede 50 milioni per “effettuare assunzioni a tempo indeterminato di Lavoratori socialmente utili (Lsu) che operano da molti anni presso enti pubblici”.
Poi ci sono le variazioni sul tema: il ministero della Salute vuole 30 persone per tre anni (1 milione l’anno) per prendersi le competenze, oggi in carico alle Prefetture, sul rimborso delle spese sanitarie degli stranieri; alla Giustizia vogliono fondi per prorogare i progetti di formazione dei tirocinanti e per pagare gli straordinari del personale amministrativo che abbia “raggiunto gli obiettivi assegnati”; il Viminale chiede di “incrementare le componenti retributive del personale dei Vigili del fuoco” e, già che c’è, pure la diminuzione dei tempi di formazione dei prefetti (così entrano in carica subito e a stipendio pieno) e l’estensione alla categoria del “trattamento economico di missione all’estero”. Il ministero dell’Economia propone un bizzarro emendamento per “procedure riguardanti i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità della Regione Calabria” e la Funzione Pubblica – tra le altre cose – di ricollocare i professionisti della Croce Rossa in eccedenza al ministero della Salute.
Cosette, mancette, pie illusioni e colpacci
C’è il capitolo di quelli che ci provano a futura memoria: Giuliano Poletti propone di mettere 1 miliardo di euro sulla lotta alla povertà e 200 milioni sul Fondo Non Autosufficienze. Poi c’è il capitolo di quelli che tentano il colpaccio. Gian Luca Galletti con due emendamenti vorrebbe cambiare la gestione dell’Ambiente in Italia: la nomina di un commissario unico nazionale per le bonifiche e la liquidazione di Sogesid Spa, chiacchierata società del ministero, a favore dell’altrettanto chiacchierata Invitalia. Graziano Delrio, invece, spende un paio di fiches su Anas (un fondo da 700 milioni per ridurre il contenzioso e soldi per vari cantieri in giro per lo Stivale) e vuole 45 milioni per incentivare il “lavoro in somministrazione” nei porti.
Poi ci sono le cosette: Orlando vuole prorogare il commissario al Palazzo di Giustizia di Palermo; Alfano 25 milioni per una piattaforma informatica; Lorenzin chiede un Centro Nazionale Sangue (2 milioni), Carlo Calenda i Centri di competenza ad alta specializzazione per l’Industria 4.0 (30 milioni), Franceschini 20 milioni per l’apertura dei musei.
Poi ci sono le mancette, piccoli stanziamenti, magari pure meritevoli. Regnano i Beni culturali: 5 milioni per la scuola del ministero; 500 mila euro a ogni istituto di interesse nazionale per istituire una segreteria tecnica; 30 milioni dal 2017 alle Fondazioni lirico-sinfoniche; 200 mila euro ciascuno a Istituto Luce, Biennale di Venezia e Centro sperimentale di cinematografia: 120 mila euro al Centro di documentazione ebraica.
La Difesa vuole soldi per i suoi dipendenti e le associazioni combattentistiche; Delrio 7 milioni per lavori in 28 Comuni e 63 in tre anni per le ciclovie turistiche; la ministra Giannini propone di dare 577 mila euro alla Scuola Europea di Brindisi.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 19/11/2016.
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