L’ex premier alla conta nel partito, Toti ormai è fuori Attesa per la sentenza della Corte di Strasburgo.
ROMA – «Silvio is back, sì credo proprio che si possa dire così», spiega un compiaciuto Niccolò Ghedini al telefono a chi dal partito lo chiama dopo la mezzora di Berlusconi sulla poltrona bianca di Barbara D’Urso negli studi di Canale5. Per capire se è tutto un bluff, se è fuffa elettorale, o se il capo fa sul serio, se è tornato stavolta per davvero.
E che importa se Matteo Renzi ha chiuso subito dopo con un’intervista più incisiva. Il leader di Forza Italia la sua partita la sta giocando sul fronte tutto interno al centrodestra, c’è una leadership insidiata da difendere. Il passaggio di domenica prossima è una tappa del percorso che – nella strategia messa a punto ad Arcore – dovrebbe portare l’ex premier a riprendersi il “suo”, in termini elettorali. E non solo. Perché il ritorno pianificato è trino. E spazia dal Milan alla trattativa per Mediaset con Vivendì.
Silvio Berlusconi intanto è rientrato un paio d’ore al San Raffaele ieri pomeriggio, proprio dopo l’intervista tv. «Controlli programmati » dopo l’intervento al cuore di giugno, ha precisato Alberto Zangrillo, medico personale che si è affrettato anche a suggerire pubblicamente «prudenza e qualche test in più». La macchina funziona ma è pur sempre quella di un ottantenne fresco di intervento. Che di gettare la spugna non ne vuole tuttavia sapere. Anzi. C’è uno scettro da riprendersi, poche ore dopo che a Roma, in una manifestazione pubblica organizzata da Giorgia Meloni, l’ala “sovranista” del centrodestra – composta con lei da Matteo Salvini e il governatore forzista Giovanni Toti – rivendica ormai senza mezzi termini le primarie per la leadership. «Pensavo al ritiro, ma torno in campo per senso di responsabilità verso i nostri elettori, intanto per questo referendum, poi vedremo» gli manda a dire il Cavaliere da Canale5. «Mi ricandiderò, il leader resto io», aveva detto due giorni fa.
Una trovata per mobilitare l’elettorato forzista per il No, intanto, dato che al momento e fino al 2018 Berlusconi resta incandidabile per gli effetti della Severino e della condanna definitiva. Per la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo bisognerà attendere maggio, forse giugno. Eppure il lader ci crede, in questi ultimi giorni ha messo alle strette l’intero stato maggiore: «Che fate? State con me o andate con i lepenisti?» Considera Toti “andato” e la presenza sul palco di Roma ieri mattina, con tanto di selfie con Salvini e Meloni e i segnali di guerra che sono scaturiti da quel teatro, una conferma dei suoi sospetti. Altro che primarie, Berlusconi ancora in queste ore ha spiegato ai fedelissimi che sarebbero «un suicidio per Forza Italia e un regalo a Salvini». Per il semplice fatto che «nessuno dei nostri trascinerebbe in blocco l’elettorato» forzista: correrebbero Toti, Gelmini, Carfagna e altri, frammentando così i consensi. E addio leadership.
Si va alla conta, allora. I due capigruppo si sono schierati col capo, garantendogli che il resto del partito lo seguirà dopo il 4 dicembree il big bang che si aprirà a destra. «Con Berlusconi in campo, il leader c’è» chiude Brunetta, «torniamo al proporzionale» gli fa eco Paolo Romani, il meccanismo ideale per evitare il partitone unico coi lepenisti e tornare a pesare magari in un nuovo governo di larghe intese.
Un clamoroso ritorno (sui suoi passi) Berlusconi lo sta meditando anche sul gioiello di famiglia, il Milan. C’è il closing con la cordata cinese per il 13 dicembre (possibile lo slittamento di un mese), ma «privarmi del Milan è un grande sacrificio, vorrà dire che se questi capitalisti cinesi non dovessero concludere , dovrò reinteressarmene, ho già un nuovo progetto » dice sorridente alla D’Urso tra gli applausi. E la trattativa in prima persona la sta conducendo anche sul terreno più delicato, quello dell’impero Mediaset. La società ha rinunciato al ricorso d’urgenza per il sequestro del 3,5% delle azioni di Vivendi che erano parte integrante dell’accordo per la cessione della pay tv Premium, poi saltato.
Articolo intero su La Repubblica del 27/11/2016.
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