Ma i 5Stelle che vogliono fare da grandi? O meglio: vogliono crescere davvero, oppure invecchiare senza diventare adulti? A furia di lamentarsi perché nessuno li prende sul serio, volenti o nolenti sono diventati una cosa terribilmente seria. Ma sono loro che troppo spesso non si prendono sul serio. Non perché non abbiano una buona opinione di se stessi, anzi in certi casi dovrebbero demolire i propri super-ego con un po’ di sana autoironia. No, il fatto è che non sempre tengono comportamenti all’altezza delle aspettative che suscitano. Ma si rendono conto che tra qualche mese potrebbero vincere le elezioni ed essere chiamati a mettere insieme una squadra di governo, formata da centinaia tra ministri, sottosegretari e dirigenti pubblici?
E, per farlo, dovranno presentare programmi completi e credibili per diventare “attrattivi” negli ambienti delle università, delle professioni, delle imprese, della burocrazia che finora li hanno guardati con sospetto, quando non con terrore? Il movimento continua a dibattersi fra buone battaglie (difesa della Costituzione, legge dimezza-stipendi parlamentari) e uscite sconcertanti (le sparate grillesche sul premier “serial killer” e “scrofa ferita”), idee innovative e scelte vecchie, buone intenzioni e cattive pratiche.
Ieri, a Firenze, i parlamentari M5S hanno srotolato un assegno simbolico da 80 milioni, pari ai soldi risparmiati in due anni e mezzo sulle diarie non spese e devolute al microcredito per le piccole e medie imprese. Un bel colpo per sbugiardare i “tagli alla Casta” della controriforma costituzionale (una quarantina di milioni l’anno, non i 500 millantati dal premier Pinocchio): se facessero così tutti i partiti, si risparmierebbe un miliardo a legislatura, cioè il quintuplo dei ricavi del nuovo Senato, senza toccare la Costituzione. Purtroppo, nelle stesse ore a Palermo, due parlamentari e un attivista M5S – Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Pietro Savino, tutti indagati – si avvalevano della facoltà di non rispondere davanti ai pm di Palermo che indagano sul mega-pasticcio delle firme per le Comunali 2012, ricopiate nel maldestro tentativo di sanare un banale errore di residenza. Ora, la facoltà di non rispondere è un diritto riconosciuto dalla legge agli indagati. Ma non tutto ciò che la legge consente ai privati cittadini è opportuno per i politici, specie di un movimento che sbandiera trasparenza e diversità. I politici, appena indagati, dovrebbero correre in Procura a rivendicare la propria estraneità ai reati di cui sono sospettati. Sempreché siano estranei.
Se invece sono colpevoli, se ne devono andare. Tertium non datur. La sola cosa che non possono permettersi di fare, anche se il Codice glielo permette, è rispondere “non te lo dico” al pm che domanda “sei colpevole o innocente?”. Perché la stessa domanda gliela rivolgono implicitamente gli elettori, che hanno tutto il diritto di ottenere risposte esaurienti e sincere. Una forza politica che si rispetti non può consentire a un suo parlamentare di avvalersi del diritto al silenzio: se è innocente, lo dica e poi il pm verificherà se ha detto il vero; se è colpevole, taccia pure (nessuno è obbligato ad autoaccusarsi), ma se ne vada o venga espulso subito, senz’attendere il rinvio a giudizio. Siccome il M5S è in ritardo (ha appena nominato i probiviri dopo 2 anni e mezzo di presenza in Parlamento), dovrebbe perlomeno sospendere Nuti, Mannino e Savino e invitarli a fare subito chiarezza davanti ai pm, agli iscritti e agli elettori. È vero che nessun partito, con quell’esercito di inquisiti, imputati, condannati e prescritti in Parlamento e negli enti locali, può dare lezioni di trasparenza e legalità al M5S.
Ma chi vuol essere diverso non può continuare a dire che gli altri sono peggio: dovrebbe poter dire “noi siamo meglio”. E dimostrarlo. L’altroieri Virginia Raggi s’è attivata per revocare l’incarico di delegata ai finanziamenti pubblici per la riqualificazione urbana all’architetto Vittoria Crisostomi, dirigente comunale ereditata dalle passate amministrazioni. Con sorpresa, la sindaca ha scoperto dai giornali che la Crisostomi è indagata per corruzione, dopo che aveva giurato nell’interpello dei dirigenti capitolini di non avere procedimenti penali. È sospettata di interventi su un assessore Pd della giunta Marino per favorire il costruttore Cerasi. Marino e il commissario Tronca la lasciarono al suo posto, come se nulla fosse. E ora il Pd, con la consueta faccia tosta, tuona e fulmina contro la Raggi, come se la Crisostomi in Campidoglio l’avesse portata lei, e getta nello stesso calderone le nomine di Romeo e Marra (due rari dirigenti comunali mai indagati, ma trattati come criminali perché vicini alla prima cittadina). La sindaca ha chiesto conferma alla Procura sull’indagine per poi revocare la nomina. Una scelta che, questa sì, confermerebbe la diversità dei 5Stelle. Un conto è l’assessore Paola Muraro, che si scoprì indagata dopo la nomina, non è neppure iscritta al M5S e resta al suo posto in attesa delle conclusioni dei pm (anche se era meglio allontanarla per aver negato l’indagine a suo carico che lei stessa aveva scoperto chiedendo notizie alla Procura). Un altro è l’indagata che verrebbe promossa dopo aver giurato di non esserlo e va subito rimossa. A Roma, si sa, trovare un amministratore non indagato è più difficile che trovare una strada pulita e non bucata. Ma i 5Stelle, se vogliono diventare adulti, la diversità devono praticarla ogni giorno.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 29/11/2016.
I 5stelle sono adulti e finora hanno fatto molto bene. Hanno solo qualche indagato e la loro diversità dal pessimo pd è enorme, ovviamente.