Il premier magnifica la manovra. E sui 50 milioni tolti alla città pugliese per la sanità dà la colpa alla Commissione Bilancio. Ma è falso. Imbarazzo pure sui soldi per il sisma.
La Camera approva col voto di fiducia la legge di Bilancio 2017. L’occasione è buona per uno show a Palazzo Chigi mentre in aula si vota: attori Matteo Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Le slide a fare da sfondo. Inizio e fine coincidono: “È ricca di buone notizie, non è all’Achille Lauro”; “spero che una manovra così bella vi dia argomenti per i vostri lettori”, il congedo dai giornalisti. In mezzo, i tasti noti – pensionati, imprese, sanità, Equitalia etc. – ma difficoltà a illustrare le risorse della manovra sul sisma e qualche bugia, una clamorosa.
Quest’ultima il premier la riserva alla scelta del governo di bocciare un emendamento che dava 50 milioni alla Puglia per aumentare (o meglio non tagliare) i presidi sanitari a Taranto, alle prese con l’emergenza legata all’inquinamento dell’Ilva. La cosa ha scatenato molte polemiche e Sabato ci sarà un sit-in sotto Palazzo Chigi con il governatore Michele Emiliano, invitato dall’associazione Genitori Tarantini. “Pensavo di avere il supporto del governo, abbiamo preso una botta”, aveva spiegato Emiliano la scorsa settimana dopo la bocciatura. La proposta era stata avanzata dalla Commissione Bilancio della Camera all’unanimità. “La polemica su Taranto è molto strumentale – spiega Renzi – Il sit in nel silenzio elettorale lo dimostra. C’è una mistificazione della realtà: è il presidente della commissione Bilancio (Francesco Boccia, Pd, ndr) ad aver deciso sull’emendamento dichiarandolo inammissibile”. Renzi così smentisce lo stesso relatore del Pd, Mauro Guerra e il sottosegretario Claudio De Vincenti, che solo sabato scorso spiegava: “Abbiamo detto no perché il testo non chiariva l’utilizzo effettivo delle risorse. Se serve interverremo al Senato”. De Vincenti e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin si erano pubblicamente spesi per quelle risorse. Cos’è successo? L’emendamento, firmato dal deputato pugliese Ludovico Vico era stato presentato in Commissione, ma dichiarato inammissibile dagli uffici della Bilancio perché scritto male e privo di copertura (come altri duemila). Quando serve, però, maggioranza e governo si riprendono quelli bocciati (o le norme stralciate) e li fanno ripresentare riformulati dal relatore. È successo con i 5 milioni per Venezia, i 20 per la coppa del mondo di sci o il centro meteo di Bologna. Taranto era uno di questi casi. L’accordo c’è, il testo viene riscritto con le coperture, c’è l’ok del Tesoro, di Palazzo Chigi e della Ragioneria. Mercoledì notte, però, il governo cambia idea. Il Tesoro, nella persona del sottosegretario Pier Paolo Baretta comunica in una affollata riunione notturna alla Camera che il governo ha cambiato idea. Boccia prova allora a inserire i soldi all’ultimo nelle “tabelle”, ma viene stoppato. Il relatore Mauro Guerra (Pd) ha confermato tutto: “I pareri contrari venivano dal governo”. Nella maggioranza la lettura è unanime: non si voleva dare un aiuto a un governatore poco allineato, critico sulla riforma costituzionale e potenziale avversario del premier nel prossimo congresso del Pd.
Renzi, durante la conferenza stampa, finisce in imbarazzo anche sulle spese per la ricostruzione. Domanda: “Avete mandato a Bruxelles una valutazione che stima in 5 miliardi i costi e dite di aver stanziato 4,5 miliardi, ma nella manovra ci sono 400 milioni di credito d’imposta e 135 per adeguamento sismico e nuovi bonus edilizi”. La risposta del premier è questa: “È difficile fare previsioni, le cifre saranno passibili di modifiche. Il dato non è ancora ufficiale ma stanno fuori dal computo del patto, almeno questo è condiviso. Ai sindaci, poi, abbiamo detto di tornare a progettare sull’edilizia scolastica ma se torni a progettare ci vuole tempo prima di passare alla fase esecutiva”. L’Italia ha chiesto all’Ue di poter fare extra-deficit per le “spese eccezionali” (3,2 miliardi) legate al sisma ma il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, in un momento di leggerezza ha svelato che quei soldi l’Italia non li spende davvero. E infatti sul sisma per il 2017 la manovra stanzia 400 milioni di credito d’imposta, 200 per la ricostruzione pubblica e 135 di sgravi per chi ristruttura casa.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 29/11/2016.
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