Il retroscena.
Larghe intese, le richieste di Fi: voto nel 2018, ministri nell’esecutivo e proporzionale.
ROMA – Da Arcore arriva una grossa mano d’aiuto al Quirinale. No a elezioni immediate, prima la nuova legge elettorale, solo dopo al voto. Il comunicato che Silvio Berlusconi fa partire da Villa San Martino, al termine del pranzo con cui riunisce lo stato maggiore di Forza Italia, stoppa i progetti di Renzi ma anche quelli di Salvini e Grillo, sponsor delle «elezioni subito». Il centrodestra si lacera al primo bivio post referendum.
L’ex premier non apre per ora a un governo istituzionale. «Renzi è stato un irresponsabile ad allestire questa sorta di giudizio universale, adesso sentiamo cosa intende fare, dato che aveva preannunciato le dimissioni e ancora non le abbiamo viste», dice il Cavaliere davanti ai capigruppo Romani e Brunetta, Toti e il rientrante Schifani, Carfagna e Gelmini, Bernini e De Girolamo, Gasparri, Biancofiore e Brambilla oltre ai “soliti” Gianni Letta e Niccolò Ghedini.
Davanti ai piatti fumanti di polenta con tartufi e ai carfiofi – per un pasto insolitamente abbondante per le abitudini della casa -Berlusconi lo dice anzi chiaro: «Non possiamo partecipare ad alcun governo, hanno i numeri per continuare, la nostra disponibilità la daremo solo limitatamente alla legge elettorale. Se poi Renzi vuole il voto subito, siamo pronti… ». Detto questo, «abbiamo la massima fiducia nel capo dello Stato Mattarella», come dire, ci affidiamo a lui, lascia intendere il leader forzista sorprendendo i commensali, dato che si riferisce ormai all’inquilino del Colle incontrato un mese fa come se fosse il presidente da lui voluto ed eletto. Sulla legge elettorale, sarà al lavoro una commissione di esperti, mentre Romani e Brunetta avranno la delega a trattare. E dovrà essere una legge che garantisca «rappresentanza» e «governabilità », ovvero a forte impronta proporzionale, corretta da un premio (di coalizione però).
Fin qui la linea ufficiale. Ma Berlusconi oltre che leader politico è a capo di un impero economico che non può permettersi attacchi speculativi, instabilità e tempeste finanziarie sull’Italia. Altra cosa dunque è la diplomazia che tramite Letta – potrebbe mettersi in movimento a partire dalle consultazioni di domani o venerdì. Se la proposta di Renzi di un governo di larghe intese dovesse essere fatta propria dal Colle, allora Forza Italia porrebbe le sue condizioni. E avrebbero un prezzo molto alto, stando a quanto trapelato solo a margine del vertice di ieri. Governo che si prolunghi fino alla scadenza naturale della legislatura (nel 2018 Berlusconi sogna di tornare candidabile), presenza di ministri forzisti a pieno titolo nel governo, legge elettorale proporzionale (per garantirsi larghe intese anche nella prossima legislatura). Tre pesantissimi paletti dunque, non fosse altro perché su questo si consumerebbe lo strappo definitivo col resto del centrodestra. Già a pranzo il governatore filoleghista Toti si è spinto a differenza di altri fino a chiedere «subito il voto, nessun governo, legge elettorale maggioritaria per tenere unita la coalizione ». Non a caso. Salvini nelle stesse ore ha riunito e infiammato i suoi gruppi parlamentari a Montecitorio: «Subito al voto con qualunque legge elettorale e primarie subito », ha tuonato, avendo già incassato il via libera di Meloni e Fitto. Ma un’altra novità annunciata da Berlusconi ha mandato in corto circuito i suoi.
Articolo intero su La Repubblica del 07/12/2016.
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