Carburante, Rc auto, treni, bollette, tasse sui rifiuti, acqua, servizi postali: è la stangata prevista con il nuovo anno. Il tutto porterà a una maggiorazione di 771 euro per una famiglia media.
Carburante, Rc auto, treni, bollette, tasse sui rifiuti, acqua, servizi postali: su famiglie e imprese si sta per abbattere una tempesta perfetta di aumenti che in alcuni casi rompe una tregua anti-crisi, imposta dalla politica e dal mercato, durata anni. I rincari della benzina, dei trasporti e delle “utilities” si ripercuotono generalmente sulla filiera dei prezzi di prodotti e servizi. Ci sarà quindi da aspettarsi una ripresa dell’inflazione che non andrà a sostenere il reddito delle imprese più produttive ma in gran parte gli utili dei petrolieri, delle assicurazioni e dei gestori di autostrade, che con il 2017 sono tornati a fare cartello. L’Onf, l’Osservatorio Nazionale di Federconsumatori, ha provato a fare qualche conto e ha calcolato che nel 2017, la stangata di prezzi e tariffe porterà a una maggiorazione di 771 euro annui per una famiglia media. A trainare verso l’alto i prezzi, specialmente quelli dei trasporti, è l’aumento delle quotazioni petrolifere, che va di pari passo con un deprezzamento della valuta europea.
Nel dettaglio, sono previsti aumenti annui di 161 euro per l’alimentazione, 18 per l’assicurazione auto, 27 per costi bancari, 39 per le tariffe autostradali, 78 per i trasporti, 33 per la Tari, 48 per tariffe luce e gas e 23 per l’acqua. L’elenco prosegue con l’aumento delle tariffe professionali-artigianali di 134 euro, delle tariffe postali di 14 euro, dei prodotti per la casa di 59 euro, delle spese per la scuola (mense, libri, ecc.) di 96 euro e dei ticket sanitari, di 41 euro. Più pessimista un’altra associazione a tutela dei consumatori, il Codacons, secondo la quale nel corso del 2017 gli italiani dovranno mettere mano al portafoglio per almeno 986 euro a famiglia.
Per la Bce l’aumento dei prezzi alla pompa su benzina e gasolio, già schizzato in alto nel periodo natalizio, sarà una stangata che potrà toccare a fine 2017 un +25%. I 13 paesi produttori di petrolio aderenti all’Opec hanno raggiunto nei giorni scorsi, dopo quattro anni di tentativi e di quotazioni in calo, un accordo con altri undici stati che non ne fanno parte, tra cui la Russia, perché riducano l’offerta giornaliera di 558mila barili. La sola Russia ha accettato di rinunciare a 300mila barili al giorno. L’Opec aveva già concordato tra i suoi componenti un taglio di 1,2 milioni di barili. L’obiettivo, raggiunto, è far rialzare il prezzo mondiale del greggio dopo anni di caduta. “Oggi per un pieno di benzina si spendono circa 4,45 euro in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; per un pieno di diesel addirittura l’aggravio di spesa raggiunge +6,2 euro – spiega il Codacons – la verde costa mediamente il 6,1% in più rispetto al 23 dicembre 2015; per il gasolio i rincari sfiorano il + 10% (+9,8%)”. Secondo il Centro Studi Promotor, a novembre 2016 gli automobilisti e le aziende hanno speso alla pompa 19 milioni in più rispetto a novembre 2015. E la situazione non potrà che peggiorare. Un’analisi dell’ufficio studi inglese Wood Mackenzie pronostica che grazie al recupero dei prezzi e ai risultati delle attività di esplorazione nel 2017 i colossi petroliferi torneranno a guadagnare.
Le conseguenze di un rialzo del petrolio si faranno sentire anche sulla bolletta del gas e dell’elettricità. Su quest’ultima influisce anche il blocco delle centrali nucleari francesi, da cui l’Italia si rifornisce. “In media – avverte il numero uno di Nomisma Energia Davide Tabarelli – prevediamo un incremento del 3% per luce e gas“. Ma per gli utenti della rete elettrica è in arrivo una seconda mazzata. Da qualche giorno l’Autorità per l’Energia ha lanciato una campagna per annunciare la seconda fase della “riforma” per i clienti domestici che scatta dal 1° gennaio 2017.
I siti specializzati calcolano che il nuovo schema, eliminando la progressività, porterà un beneficio economico solo a chi consuma più di 2.700 kWh l’anno. I conti sono presto fatti. I punti di prelievo che registrano consumi inferiori a questa soglia sono circa l’82% degli oltre 29 milioni di utenti domestici italiani. A rimetterci saranno quindi 24 milioni di utenze. Chi consuma 1.500 kwh, tanto per fare un esempio, nel 2018 si troverà a regime a sborsare 71 euro in più rispetto al 2015.
Anche i gestori delle autostrade battono cassa, dopo un anno passato a bocca asciutta. A dicembre del 2015 infatti i ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti e dell’Economia hanno congelato gli aumenti spettanti, in attesa dell’aggiornamento del Piano economico finanziario. Per ora i ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture hanno riconosciuto già aumenti dal primo gennaio che oscillano tra lo 0,24% della Cisa e il 7,88% per la Brebemi, l’autostrada deserta. Ma promettono alle società di gestione di recuperare “il pregresso” degli anni precedenti in seguito, spalmando i rincari in più riprese “al fine di contenere gli effetti per l’utenza”. La Fita-Cna, la federazione degli autotrasportatori che aderiscono alla Confederazione nazionale dell’artigianato, non ci sta: “Oggi come negli anni scorsi continuiamo a richiedere un congelamento degli aumenti richiesti dai concessionari che hanno goduto nell’ultimo decennio, come ha più volte evidenziato la stessa Autorità dei Trasporti, di incrementi tariffari annuali che vanno oltre le medie economiche di altri settori e della stessa inflazione. Per esempio negli ultimi 13 anni, sulle A24 e A25, i pedaggi sono cresciuti del 187%”.
Tra le grandi compagnie di assicurazioni Rc auto torna la voglia di far cartello, al punto che l’Antitrust ha avviato un’istruttoria per capire cosa intendessero alcuni manager quando hanno pubblicamente dichiarato che la “guerra dei prezzi”, cioè la competizione tra le compagnie che ha permesso ai premi di scendere per lungo tempo “è finita”. I 5 grandi gruppi coinvolti sono Unipol (Unipol Gruppo finanziario, UnipolSai Assicurazioni, Linear), Generali (Assicurazioni Generali, Generali Italia, Genertel), Allianz (Allianz e Genialloyd), Cattolica (Società Cattolica di Assicurazione, Fata e Tua) e Axa. Il sospetto che si siano messi d’accordo è sorto in particolare quando Carlo Cimbri, Ad di Unipol, a novembre ha spiegato che dopo una lunga discesa, “i prezzi sono destinati ora a salire”. Ha fatto eco qualche giorno dopo Alberto Minali, Dg di Generali, che prevedeva “qualche movimento al rialzo soprattutto in Italia, dove pensiamo che la guerra dei prezzi stia per finire o forse è già finita”.
Intanto i pendolari liguri sono in rivolta, dopo che Trenitalia ha annunciato un aumento delle tariffe sulle linee regionali del 5% in cambio di servizi sempre più scarsi. Una lamentela che accomuna più o meno per gli stessi motivi tutta Italia, dalla Sicilia al Piemonte. Ma alla tentazione di aumentare il prezzo d biglietti e abbonamenti nei prossimi giorni non sfuggono neppure Frecce e Intercity.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 02/01/2017.
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