Di sicuro ciò che ha detto il presidente della Repubblica non sarà piaciuto all’ex premier in vacanza sulle nevi di Ortisei e forse gli avrà fatto andare di traverso tutto il classico cenone.
Poco più di un quarto d’ora per liquidare bruscamente quasi tre anni di governo Renzi, mai nominato ma continuamente evocato nella rappresentazione di un paese più fermo che mai, privo di una ripresa economica accettabile, nella tenaglia della disoccupazione e con i giovani abbandonati al loro destino, che quando costretti a fuggire all’estero “meritano sostegno e rispetto” e non le derisioni alla Poletti (parole che con altre sensibilità avrebbero già portato alle dimissioni del ministro). Da sempre, la sera del 31 dicembre, il messaggio del capo dello Stato viene commentato dalle varie forze politiche con i consueti salamelecchi e come fa più comodo.
Questa volta però l’unico suono avvertibile è quello del silenzio. Di sicuro, ciò che ha detto Sergio Mattarella non sarà piaciuto all’ex premier in vacanza sulle nevi di Ortisei e forse gli avrà fatto andare di traverso il cenone. Lo stile non è certo quello di Sandro Pertini che quando legnava i partiti del tempo faceva nomi e cognomi e certi silenzi democristiani dell’attuale Presidente sono apparsi sinceramente fuori luogo. Il fuggevole cenno al referendum del 4 dicembre, per esempio, come se il plebiscito di No alla riforma Boschi che ha sconvolto il quadro politico e di governo si potesse semplicemente archiviare con l’ampia partecipazione al voto e non come un forte segnale democratico di rivolta. Anche perché da quello straordinario risultato deriva direttamente la questione delle elezioni anticipate, definite “contro ogni interesse del Paese” e che Mattarella ha risolto buttando la palla in tribuna, chiedendo cioè alle forze politiche un accordo sulla legge elettorale: ma non un accordo qualsiasi visto che per sciogliere il Parlamento egli pretende che vi sia armonia tra il sistema di voto per la Camera è quello per il Senato. Una sorta di quadratura del cerchio da cui, sembra di capire, trarrà vantaggio il governo Gentiloni destinato a durare nelle intenzioni del Quirinale ben oltre la scadenza di giugno fissata dai ventriloqui di Renzi. Ciò che traspare dalle parole di Mattarella è cioè una sorta di commissariamento dell’attuale fase politica, determinata dal suicidio politico dell’uomo solo al comando. Un vuoto di cui secondo il capo dello Stato sono responsabili anche coloro che non fanno abbastanza per contrastare “l’odio come strumento di lotta politica”, diffuso soprattutto dal web (i Cinquestelle) e chi colpevolmente equipara immigrazione e terrorismo (Salvini). Ecco perché più che un messaggio augurale quello di Mattarella appare come una messa in mora.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 02/01/2017.
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