Le truppe dell’esodo dall’Emilia di Errani al partito pugliese.
ROMA – Quando partirà la valanga della scissione non è dato saperlo, per ora. Ma ci sono smottamenti dappertutto. Addii al Pd, che si mormorano e tuttavia non si annunciano, perché – come spiega Massimo Paolucci, eurodeputato già con un piede fuori, amico personale di Massimo D’Alema – «non vogliamo fornire indizi». Come in battaglia. Non si danno informazioni sulle truppe, i movimenti e i futuri spostamenti.
«La prima palla di neve saranno i parlamentari che abbandonano il gruppo del Pd: da lì parte la valanga nei territori», parola di Federico Fornaro, il senatore bersaniano, esperto di modelli elettorali. Il Pd è del resto un partito già segnato da profonde ferite e cicatrici. Per esempio la spaccatura in Liguria dopo la sconfitta di Sergio Cofferati alle primarie per la presidenza della Regione. O la diaspora dem, innescata dalla congiura dei 101 franchi tiratori contro l’elezione al Quirinale di Romano Prodi, il “padre” del Pd.
Però proprio in Emilia Romagna, la terra di Pierluigi Bersani, la scissione non prende ancora piede. Un po’, come sostiene l’ex segretario, perché «c’è già stata: la vera scissione è stata tra il Pd di Renzi e la nostra gente». Ma anche perché abbandonare una identità, per chi è abituato dalla scuola del Pci alla disciplina di partito, non è facile. Quindi se a Modena sono almeno tre i consiglieri comunali di rito bersaniano che vengono dati in uscita dal Pd, il sindaco Giancarlo Muzzarelli ha voluto chiarire che lui, al di là della simpatia personale per Pierluigi non intende lasciare il Pd: «Fino all’ultimo voglio sperare che la scissione non ci sia. In ogni caso io sto nel Pd, per un partito perno di una più vasta coalizione di centrosinistra».
I timori dei renziani dell’Emilia si concentrano soprattutto su possibili smottamenti a Ravenna, dove Vasco Errani è sempre stato il dominus. L’ex governatore dell’Emilia Romagna, ora commissario per il terremoto, non subito forse, però seguirà certamente Bersani nella nuova forza politica. Sabato andrà nel suo circolo a Ravenna, per dire quello che pensa: sto con Bersani.
A Bologna la consigliera regionale Silvia Prodi, nipote di Romano, eletta nelle liste del Pd (ma non iscritta) è tra i fondatori dell’associazione “Democraticisocialisti” di Enrico Rossi, lo scissionista.
LA CHAT “ARANCE E MARTELLO”
Si può partire dalle chat per raccontare lo spaesamento dei militanti. Scissionisti o fedelissimi del Pd – spiega la senatrice veneta Laura Puppato, che si autodefinisce “nativa democratica” – il sentimento è l’amarezza di chi si sente «frastornato». Puppato ha già attivato una rete di ascolto. In Veneto del resto due leader bersaniani, Davide Zoggia, parlamentare, e Flavio Zanonato, eurodeputato ed ex ministro, hanno un radicamento sul territorio e quindi un buon seguito. Accadono anche paradossi come quello di Giovanni Tonella. Candidato alla segreteria regionale in quota sinistra dem, sfidante del renziano Luigi Alessandro Bisato, Tonella non intende per ora ritirarsi dal congresso veneto che è già fissato il 7 maggio. Contraddizioni in seno alla scissione.
Il governatore della Puglia, Michele Emiliano si porta via mezzo Pd pugliese se va via. Ha costruito il suo consenso pezzetto per pezzetto. Già ieri i dem pugliesi facevano sapere che sono disposti a seguirlo nella scissione almeno cinque dei 13 consiglieri del Pd. Sarebbero Michele Mazzarano, Mario Loizzo, Ernesto Abaterusso, Pino Romano, Giovanni Giannini. Nessuna dichiarazione ufficiale ancora. Anche perché Emiliano formalmente non ha deciso e punta alla trattativa con Renzi. Potrebbero esserci altri scissionisti, una volta che il dado fosse tratto. Comunque nessun timore per la tenuta della giunta, rassicura del Pd locale.
Nel grande campo aperto a sinistra dagli scissionisti, particolarmente presenti e attivi sono esponenti del sindacato. Dappertutto, da Milano a Palermo, molti ex Cgil, oggi nelle file del Pd, sono pronti a salutare e impegnarsi con la nuova forza politica. In Lombardia, al Pirellone, tentato dalla scissione è Onorio Rosati, ex segretario della Camera del lavoro, una lunga storia nella Cgil. Ci sono anche in bilico Enrico Brambilla, attualmente capogruppo dem in consiglio regionale, ex sindaco di Vimercate e Massimo D’Avolio , che è stato primo cittadino di Rozzano. Così come in Sicilia l’assessore regionale alla formazione Bruno Marziano, che è stato segretario provinciale della Cgil a Siracusa, è più fuori che dentro il Pd. A seguire i bersaniani sarebbero altri due consiglieri regionali siciliani Mariella Maggio, lei pure ex Cgil, e Pino Apprendi. La macchina della scissione si è messa in moto. A oliare i motori sono due parlamentari: Angelo Capodicasa e Giuseppe Zappulla, quest’ultimo ex Cgil. Il calcolo dei renziani è che la metà circa dei militanti ex diessini è da considerarsi perduto alla causa del Pd.
Se qualche altro pezzo da novanta ex ds dovesse decidere di lasciare, la perdita della quota di elettorato sarebbe totale.
Nelle ultime ore è il tormentone. In Toscana, dove Enrico Rossi, a capo della scissione, è governatore, a pensarci sono i consiglieri regionali Paolo Bambagioni, Simona Bezzini, Ilaria Bugetti, Alessandra Nardini, Serena Spinelli. Benché sia la Regione di Matteo Renzi, l’onda lunga della scissione è arrivata anche qua.
A pensarci, ma ancora in bilico, sono tanti dem anche in Liguria. Dopo la sconfitta del centrosinistra in Regione, consegnata al forzista Giovanni Toti proprio per le divisioni nel Pd, a Genova è nata l’associazione “Il pane e le rose” per iniziativa di alcuni dem, tra cui il bersaniano Mario Tullo. Può essere il seme di una sinistra post Pd? Tullo esclude «per ora» di lasciare il partito. Penso che non me ne andrò, ma vorrei parlare di quelli che sono già andati via».
Interviste, dichiarazioni e note da parte di chi ha deciso. Francesco Todisco, primo dei non eletti della lista di Vincenzo De Luca “Campania libera”alle regionali, ha annunciato che va, si butta a sinistra. Così come Alberta De Simone, sempre in Campania. Mentre il notaio Antonio Lo Schiavo, consigliere comunale di Vibo Valentia, ha comunicato che sta con gli scissionisti. I segretari dem della Basilicata, luogo d’origine di Roberto Speranza, il delfino di Bersani, sono con lui.
E ci sono poi gli eurodeputati che stanno per dare l’addio al Pd: Massimo Paolucci, Flavio Zanonato, Antonio Panzeri.
Articolo intero su La Repubblica del 21/02/2017.
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