La misura anti terrorismo applicata da Stati Uniti e Regno Unito Canada e Francia ci pensano. Interessate dieci nazioni musulmane.
NEW YORK – Nuovo allarme terrorismo aereo, e un nuovo disagio serio per chi viaggia. La decisione arriva improvvisa, dall’Amministrazione Trump, poi si adegua in parte il Regno Unito; altri Paesi occidentali potrebbero seguire l’esempio. Vietati i computer portatili (laptop) e i tablet sui voli da otto Paesi del Medio Oriente e Nordafrica, diretti agli Stati Uniti. Che fare nelle 17 interminabili ore di un volo Abu Dhabi- Los Angeles? La Emirates la butta sul marketing, coglie il pretesto per esaltare ai passeggeri la qualità del proprio “entertainment” a bordo: non solo film e musica, anche degli speciali tablet in dotazione ai sedili di business, con accesso a Internet.
E qualcuno insinua che il terrorismo non c’entra niente: guarda caso, tre delle compagnie arabe prese di mira (Emirates, Etihad, Qatar) sono da tempo accusate di concorrenza sleale da parte dei big americani. I quali sono esenti dal nuovo divieto, “perché non hanno voli diretti da quegli scali”. Sta di fatto che su quelle compagnie e da quegli scali, il viaggio diventa un tormento di noia e d’inattività, per tutti quei passeggeri in trasferta di lavoro, abituati a usare il sedile dell’aereo come una prolunga del proprio ufficio.
La spiegazione ufficiale, da Washington la fornisce il Dipartimento della Homeland Security: «Abbiamo ragioni di temere attentati terroristici che aggirerebbero le procedure di sicurezza attuali». Stavolta — a differenza da quel che accadde con il decreto sigilla-frontiere di Trump — l’America non risparmia i suoi alleati più fedeli come Arabia saudita e Giordania. Il monito alle compagnie aeree è duro: chi non si adegua entro il 25 marzo, perderà la licenza di atterraggio sul suolo Usa. Tra i precedenti che avrebbero fatto scattare le preoccupazioni dell’intelligence, vengono citati la caduta del volo Egyptair 804 Parigi-Cairo il 19 maggio scorso, e l’esplosione di un Airbus A321 decollato da Sharm El Sheikh e diretto in Russia il 31 ottobre 2015 (224 morti). Gli americani avrebbero avuto segnali che gruppi terroristici siriani e somali (tra cui al-Shabaab) stavano studiando nuove modalità di attentati all’esplosivo sugli aerei.
Tuttavia, si levano subito voci scettiche e sospetti: sia fra gli esperti indipendenti di anti-terrorismo, sia fra i tecnici dell’aviazione. Le contraddizioni delle nuove normative balzano agli occhi. L’intelligence britannica sembra avere informazioni diverse da quella americana: la lista dei sei Paesi a cui si applica il divieto inglese è diversa da quella Usa (estende il divieto a Tunisia e Libano).
Un’altra incongruenza sta nella direttiva ai passeggeri, di mettere laptop e tablet nelle valigie che imbarcano in stiva. Ma se i computer portatili possono nascondere un esplosivo, la pericolosità non si riduce mettendoli in stiva. Anzi, molti tecnici della sicurezza aeroportuale fanno osservare che i controlli a cui viene sottoposto il nostro bagaglio a mano (inclusi gli apparecchi elettronici) sono molto più dettagliati rispetto alle verifiche sul bagaglio in stiva. Non si può minimizzare la gravità del disagio: molti passeggeri esiteranno a consegnare il proprio computer dentro una valigia che può andare smarrita (i disservizi sono frequenti) o il cui contenuto può essere rubato. E c’è l’incognita spionaggio: ai nostri danni. Soprattutto chi viaggia per lavoro, custodisce nel proprio computer portatile tante informazioni riservate.
Articolo intero su La Repubblica del 22/03/2017.
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