L’attacco via Twitter viene rilanciato dalle agenzie di stampa, alla notizia della tesi plagiata solo un accenno. Silenzio da tg e siti dei grandi giornali.
“Per trasparenza, ecco la mia tesi di dottorato. Nessuna anomalia. Valuteranno i giudici il danno che ho subito oggi”. Il ministro della Funzione pubblica Marianna Madia non risponde nel merito ma si limita a minacciare, dopo l’inchiesta del Fatto Quotidiano che ieri ha dimostrato come oltre 4000 parole della sua tesi di dottorato presentata nel 2008 all’Imt di Lucca siano prese da altre pubblicazioni, senza indicare in modo chiaro le citazioni. L’agenzia Ansa rilancia il tweet del ministro (la tesi, peraltro, è sempre stata pubblica, sul sito dell’Imt) e solo in un lancio successivo accenna all’inchiesta del Fatto (“cacciatori di plagio”).
Silenzio completo anche dai principali telegiornali e dai siti dei grandi giornali. La notizia del metodo “copia & incolla” circola fin dal mattino sui social network, ma viene ignorata dai grandi media e dai siti dei principali giornali. Nel 2012 e 2013, a titolo di esempio, sia il Tg1 che Repubblica.it avevano invece rilanciato le notizie relative alle accuse di plagio all’allora ministro della Difesa Theodor zu Guttenberg, che poi si è dimesso.
Anche la politica, inclusa l’opposizione, sceglie a grande maggioranza la linea del silenzio: un attacco frontale potrebbe portare alle dimissioni di Marianna Madia e destabilizzare il governo Gentiloni mentre in tanti ora hanno interesse a evitarlo. L’unica reazione esplicita di cui si trova traccia viene – sempre via Twitter – dal deputato del Movimento 5 Stelle Danilo Toninelli: “Dei tedeschi ammiro la serietà istituzionale. Un ministro si è dimesso per una tesi copiata. Se non chiarisce, Madia dovrebbe fare lo stesso”.
Il ministro, per la verità, ha già fornito la sua versione, come riportato ieri dal Fatto che l’ha interpellata prima di pubblicare l’inchiesta: “Non sta a me giudicare la qualità del prodotto, ma sono molto sicura della serietà del metodo. Di certo ogni fonte utilizzata è stata correttamente citata in bibliografia”.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 29/03/2017.
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