L’ultimo omicidio di donna, consumato in punta di coltello nella camera da letto di una coppia siciliana a Caltagirone, ha guadagnato l’attenzione dei media grazie a un particolare che la dice lunga sulla nostra sudditanza nei confronti dei social network: la vittima aveva scritto su Facebook di avere trascorso una domenica piacevole con il convivente-assassino. Se l’avesse confidato a un’amica, sarebbe parso un particolare fra tanti, forse nemmeno meritevole di finire in un titolo. Invece, che la signora abbia urlato il suo abbaglio d’amore dal balcone di un social ha immediatamente dato alla rivelazione un crisma di solennità e autorevolezza. «Era proprio stata soggiogata da quel mascalzone per arrivare a postare la sua felicità su Facebook!».
Da troglodita mediatico quale sono, mi ostino a considerare i social una forma di comunicazione meno significativa e veritiera di quella tra due persone che si guardano negli occhi. Facebook è la piazza. E in piazza si mente, o comunque ci si dà un tono, per fare apparire la propria vita migliore di quanto non sia. Rivolgendosi a una platea, si tende a fingere: anche con se stessi. A Caltagirone i social ci consegnano l’immagine riduttiva di un’innamorata illusa e inconsapevole della balordaggine di colui che amava. Ma non è detto che fosse davvero così, e in ogni caso è secondario rispetto all’unica cosa che conta: l’ennesimo assassinio di una donna che si fidava del suo carnefice al punto da dormirgli accanto.
Da ilcorriere.it
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