Alla convention il primo confronto, Emiliano parla dall’ospedale: “L’elettorato 5Stelle è anche nostro”. Duello su Ue, lavoro e Italicum.
ROMA – Le parole d’ordine del segretario in pectore. La chiamata a sinistra del futuro capo dell’opposizione interna. «Chi perde non dovrà bombardare il quartier generale nei prossimi quattro anni », mette le mani avanti Matteo Renzi ancora segnato dal logoramento di chi poi ha abbandonato il Pd. «Dal primo maggio si lavora insieme, ma questo non sia il partito della rivincita ma del riscatto », avverte Andrea Orlando non senza infierire con continui richiami al «fallimento del referendum » per lanciare la sua sfida: «Dobbiamo uscire dall’isolamento in cui siamo finiti e ricostruire alleanze, il nostro errore principale è stato fare le riforme senza il popolo».
Sullo sfondo, perché è solo dal maxischermo che si materializza dalla stanza d’ospedale in cui è ricoverato, ecco l’outsider Michele Emiliano che – asta da flebo alle spalle – usa toni più pacati , invoca perfino la “comunità” partito: «Sono stato spesso scambiato per un rompiscatole, mi dispiace». Convenzione Pd, Ergife di Roma, mille delegati, per la prima uscita dei tre candidati ufficiali vincitori dei congressi in vista delle primarie del 30. Divisi e diversi su tutto.
LEGGE ELETTORALE
Il Guardasigilli chiede di dire addio al Mattarellum che è solo «tatticismo» per andare a parare sulle larghe intese. E no, gli ribatte l’ex premier dal palco, «quello che è successo in settimana in commissione al Senato è grave ed è la dimostrazione che in Parlamento c’è la stessa maggioranza che ha detto no al referendum, quindi ora avanzino loro una proposta». Mentre viene smentita l’indiscrezione sulla richiesta di rinvio a dopo le primarie dell’esame della riforma in commissione alla Camera.
CINQUE STELLE
È il vero avversario al quale Renzi dedica il cuore del suo intervento: «Il M5s ha fortunatamente trovato un leader in Davide Casaleggio, loro per dinastia, noi con la democrazia. Loro credono nella paura e nelle scie chimiche, noi nella scienza». Ma aggiunge: «A Ivrea hanno lanciato un’opa sul futuro dell’Italia, la sfida la accettiamo a viso aperto». Michele Emiliano la vive diversamente, la sfida: «Basta con questo rapporto così difficile con l’elettorato del M5S che in grande parte è nostro e sta ancora lì, a metà strada». Abbassare i toni, è il consiglio.
IL LAVORO
È il botta e risposta più acceso. «Va bene Marchionne che guadagna come mille operai, ma vogliamo parlare anche dei restanti 999?» attacca Orlando ricordando di essere stato ai cancelli di Mirafiori «e non mi sarei sorpreso se mi avessero mandato via a calci». Renzi: «Se non lo hanno fatto è perché in questi anni abbiamo salvato, anche con Marchionne, impianti e migliaia di posti».
EUROPA
«Contro i populisti-fascisti 4.0 serve più Europa, da segretario terrò un membro della segreteria a Bruxelles e ci riuniremo lì una volta al mese» dice lo sfidante. L’ex premier rilancia: «Se vinco, metterermo il veto all’inserimento dei Fiscal compact nei trattati europei».
Articolo intero su La Repubblica del 10/04/2017.
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