L’ex premier scappa e parla di regole, ma nel 2012 fece due dibattiti con Bersani. Scontro con Lucia Annunziata.
Primarie, -10 (giorni). Temperatura del dibattito tra i candidati, all’incirca la stessa: -10. I sondaggi lo danno in nettissimo vantaggio e Matteo Renzi si attiene a una strategia precisa: silenziare il più possibile la competizione, non alzare il livello dello scontro, non dare occasione ad Andrea Orlando e Michele Emiliano di rosicchiare qualche punto, evitare di creare l’effetto 4 dicembre, ovvero il tutti contro di lui. Dunque, niente confronti tv con gli sfidanti, se non quello già deciso su Sky, il 26 aprile. E poca tv, con argomenti circoscritti e in programmi “amici”.
Sul confronto televisivo tra i candidati “ci sono delle regole che non ho messo io, ma Bersani. Il confronto viene fatto in un giorno specifico e si è sempre mantenuta quella consuetudine”, ha detto Renzi ieri sera a Night tabloid, su Rai2. Peccato che non sia vero: nel Regolamento per le primarie del 2017 non c’è nessuna norma che riguardi i dibattiti tv. E non c’era neanche nel Regolamento 2012. Bersani era in vantaggio nei sondaggi e fece resistenza all’idea di fare più di un confronto. Ma alla fine, i duelli furono comunque due: uno su Sky il 12 novembre (c’erano, oltre a Bersani e Renzi, gli altri candidati, Vendola, Puppato, Tabacci) e uno su Rai1 tra Renzi e Bersani, arrivati al ballottaggio, il 28. Bersani cedette alle richieste dell’allora sindaco di Firenze che voleva si facesse sulla tv di Stato. Poi, nel 2013 i tre candidati alla segreteria Pd – Renzi, Cuperlo e Civati – si incontrarono su Sky il 29 novembre. Ma Renzi insiste: “Vogliono cambiare questo meccanismo? Se c’è l’accordo di tutti…”. L’accordo ci sarebbe. “Il confronto tv lo facciamo quando vogliamo e io sono sempre disponibile”, risponde Orlando, che chiede da giorni di fare almeno un altro confronto sulla Rai. E ieri uno dei suoi “uomini di punta”, Daniele Marantelli: “Attaccarsi ad aspetti burocratici per impoverire l’informazione, scoraggiando la partecipazione alle primarie del 30 aprile, non è una scelta che rafforza il Pd”. Per Emiliano parla Dario Ginefra: “Sui confronti tv Emiliano e Orlando sono d’accordo”.
D’altra parte, Renzi fissa un’asticella decisamente bassa: “Se alle primarie votasse anche 1 milione di persone sarebbero sempre 999.999 in più di quelli che decidono ad Arcore o sul sacro blog”. I gazebo, insomma, stavolta sono un accidente verso la corsa per la riconquista di Palazzo Chigi.
A contestare la versione dell’ex premier ieri è arrivata anche Lucia Annunziata con una nota scritta: “Matteo Renzi è stato invitato regolarmente a In Mezz’ora dopo il 4 dicembre. Non ha mai accettato. Abbiamo copia di questi inviti. In occasione delle primarie è stato poi invitato a un confronto con gli altri due candidati. Ha rifiutato il confronto, accettando invece una intervista individuale per domenica 23 aprile. L’intervista è stata cancellata oggi (ieri, ndr), senza nessuna spiegazione”. Renzi, che con la giornalista Rai non ha un rapporto idilliaco, risponde: “Io non le ho dato la mia disponibilità per il 23 aprile. Lei ha spostato dal 9 al 23 l’ipotesi di un’intervista. Io ci ho provato, ma non ci riesco. Andrà Richetti”. Altra cosa non vera: il 9 aprile, dopo Emiliano e Orlando, doveva andare Richetti (dopo l’attacco alla Siria di Trump si decise alla fine di intervistare Prodi).
Ma per il 23 Annunziata ha continuato a invitare l’ex premier. “Ho avuto conferma scritta per il 23: è arrivata da uno dei suoi portavoce il 15”. Prima di sbugiardare Renzi con la nota ufficiale ha avvertito i vertici Rai: “Ognuno può scegliere di andare dove vuole, ma Renzi è un candidato e io rappresento la Rai. Non vorrei che poi ci fossero polemiche”.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 21/07/2017
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