La linea è decisa: “Non sarà Matteo il nostro candidato al governo, sbarramento all’8%”.
ROMA – Buoni rapporti con l’Eliseo, prima di ogni ragion politica. «Perché oggi gli unici guadagni veri li ricavo da La Cinque» traduce in spiccioli il pragmatico patron di Mediaset nel chiuso di Arcore. Detto questo, la svolta di Parigi muta gli scenari e anche l’ottantenne Silvio Berlusconi vede ora meno plumbeo il suo futuro politico.
«Io e Renzi abbiamo solo un’arma per mettere all’angolo anche in Italia i populisti Grillo e Salvini: una legge elettorale con premio alla lista e lo sbarramento alto, all’8%». È la convenzione del Cavaliere che non crede al patto Pd-M5S per cambiare l’Italicum, offre la sua di mano e rilancia la sfida all’altro Matteo. La sconfitta di Le Pen diventa così la conferma che «anche Salvini non potrà mai guidare il governo di un grande Paese europeo». Correremo da soli, lo provoca il capo della Lega durante il Consiglio federale in via Bellerio. Noi siamo pronti, gli manda a dire il leader forzista.
Dopo il voto si aprirà un’altra partita e le larghe intese, questo è il sottinteso della tesi di Arcore, «salveranno l’Italia e l’Euro, come in Germania». Ma perché Pd e Forza Italia possano avere un numero di parlamentari sufficienti a dar vita a un governo – è il ragionamento fatto nei giorni scorsi da emissari del Cavaliere a esponenti dem – sarà necessario far “pulizia” di tutte le forze minori, dai centristi alla sinistra passando anche per Fratelli d’Italia. Una ghigliottina al 7-8%. Che consenta una redistribuzione dei parlamentari non assegnati alle forze minori tra gli unici partiti che sopravviveranno: Pd, M5S, Fi e Lega. Berlusconi sogna così di toccare quota 20 e col Pd che magari superi per lo stesso meccanismo il 30, allora si aprirebbero nuovi scenari. Per Giorgia Meloni, nonostante la leader di Fdi ancora ieri sera sostenesse che «l’Italia non è la Francia e qui è possibile un sovranismo di governo», sarebbe pronta una scialuppa di salvataggio. Altrimenti, «può sempre fare la lista dei lepenisti italiani», taglia corto il Cavaliere in privato.
Nei colloqui riservati della scorsa settimana i senatori dem hanno fatto presente ai loro colleghi forzisti come l’introduzione dello sbarramento all’8, colpo di grazia per Ncd e altri, equivarrebbe ad aprire una immediata crisi di governo. Che pochi possono permettersi. «Legislatura fino al 2018, ho stima del premier», si è affrettato a dire lo stesso Berlusconi entrando alla fiera “Tuttofood” di Rho. Non fosse altro perché per la fine dell’estate Strasburgo dovrebbe pronunciarsi sulla sua riabilitazione politica.
E ancora: «È bene che anche Salvini possa verificare che certe teorie non portano a convincere gli elettori e che quindi non vale la pena di perseguirle ». Altro che addio all’Ue e all’euro. Il governatore Giovanni Toti continua a sponsorizzare la santa alleanza con Salvini, sulla stessa linea Paolo Romani, Daniela Santanché, più defilato Renato Brunetta.
Articolo intero su La Repubblica del 09/05/2017.
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