L’indagine sulle abilitazioni partita da Firenze: sette professori agli arresti, 22 interdetti Tra gli indagati anche Fantozzi. Le frasi: “Vince la logica del baratto, è un mondo di m…”.
FIRENZE – «Anche io mi son piegato a certi baratti per poter mandare avanti i miei allievi… La logica universitaria è questa: è un mondo di m… Purtroppo è un do ut des». Il professor Pasquale Russo, già ordinario di diritto tributario, fotografa così la situazione dell’Università italiana, forse non a caso tagliata fuori da tutte le classifiche globali sulla qualità degli atenei.
Dalla denuncia di un ricercatore bocciato nel 2013, nonostante la qualità del suo lavoro, dalla commissione per l’Abilitazione scientifica nazionale all’insegnamento del Diritto tributario è nata l’inchiesta “Chiamata alle armi” dei pm di Firenze Paolo Barlucchi e Luca Turco e della Guardia di finanza: un’inchiesta che ha investito l’intero settore scientifico disciplinare e che dimostra — ha scritto il gip Antonio Pezzuti — «il totale spregio per il rispetto del diritto proprio da parte di professori che sarebbero deputati ad insegnarne il valore». Fra gli indagati ci sono l’ex ministro Augusto Fantozzi e l’ex deputato di Rinnovamento Italiano ed ex sottosegretario Giovanni Eugenio Marongiu.
Il do ut des, il baratto, il «pagherò » (così si esprime uno degli indagati) è il sistema con il quale venivano pilotate le abilitazioni all’insegnamento di prima o seconda fascia (ordinari o associati), necessarie dopo la riforma Gelmini del 2010 per accedere ai concorsi. In commissione accadeva di tutto. Si sacrificavano «candidati meritevoli « e si promuovevano «non meritevoli » (talvolta mogli, figli o amanti). Si predisponevano lettere anonime per indebolire un commissario riottoso. Si convinceva il commissario straniero a votare secondo gli accordi offrendogli docenze e soggiorni a Venezia. Si consumavano «grandi ingiustizie».
I magistrati di Firenze contestano la tentata concussione per induzione a due professori e la corruzione a ben 59 docenti di diritto tributario. Sette sono da ieri ai domiciliari: sono Guglielmo Fransoni, tributarista dello studio Russo di Firenze e professore a Foggia, oltre che ex collaboratore di Stefano Ricucci; Fabrizio Amatucci, professore a Napoli; Giuseppe Zizzo, dell’università di Castellanza; Alessandro Giovannini (Siena); Giuseppe Maria Cipolla (Cassino); Adriano Di Pietro (Bologna); Valerio Ficari, ordinario a Sassari e supplente a Tor Vergata a Roma. Ventidue docenti sono stati interdetti per un anno dallo svolgimento delle funzioni di professore universitario. Fra loro Giuseppe Marino dell’Università di Milano, delegato di Confindustria presso l’Ocse; Roberto Cordeiro Guerra, ordinario a Firenze e difensore dei titolari della Menarini farmaceutici nel maxi-processo per riciclaggio; Livia Salvini della Luiss, nel Cda del Sole24Ore. Altri sette professori, fra cui l’ex ministro Augusto Fantozzi, Giovanni Eugenio Marongiu, Andrea Parlato, Pasquale Russo, Francesco Tesauro, saranno ascoltati dal gip che poi deciderà se interdirli. Nell’inchiesta era coinvolto anche il defunto professor Victor Uckmar. Le intercettazioni documentano la rivalità, le guerre e infine le sistematiche spartizioni di posti fra l’Associazione italiana professori di diritto tributario (Aipdt), di cui fanno parte — fra gli altri — Francesco Tesauro, Giovanni Marongiu e l’ex ministro Giulio Tremonti (estraneo alle indagini) e la Società studiosi di diritto tributario, il cui principale esponente è l’ex ministro Fantozzi. In una cena ai Parioli il 9 giugno 2014 il professore deplorava il sistema delle selezioni dove «ognuno va con il coltello alla gola», invocava regole e l’istituzione di una sorta di gruppo di garanzia, che scherzosamente chiamava «una nuova cupola».
Articolo intero su La Repubblica del 26/09/2017.
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