ROMA – Incentivare le assunzioni stabili dei giovani. In particolare di quelli scoraggiati e di chi vive al Sud. Offrendo alle aziende un insieme di sconti. Che nel caso dell’apprendistato possono raddoppiare in durata, fino a sei anni. Il pacchetto occupazione che il governo intende inserire in manovra prende forma. E anche grazie ai fondi strutturali europei potrebbe costare molto meno del previsto, poco più di mezzo miliardo. Almeno nel 2018. Gli assi portanti sono quattro: decontribuzione per gli under 29, rifinanziamento di Garanzia Giovani e del bonus Sud, apprendistato incentivato.
La misura cardine rimane il dimezzamento permanente dei contributi per tre anni alle imprese che offrono un contratto a tutele crescenti (l’ex indeterminato) a giovani sotto i 29 anni. L’ipotesi di alzare l’età a 32 non è del tutto accantonata, ma sempre meno probabile. Perché deve essere autorizzata da Bruxelles. E sin qui non sembra convincere. E perché i trentenni possono essere aiutati in modo selettivo.
Grazie al bonus Sud, ad esempio. Che garantisce una decontribuzione del 100% per un anno (fino a un massimo di 8.060 euro) alle aziende del Mezzogiorno che assumono in pianta stabile under 24 oppure disoccupati da oltre sei mesi, quindi anche trentenni. Uno sconto analogo (100% per un anno) è assicurato anche dal bonus ancorato al programma europeo di Garanzia Giovani. In questo caso lo sgravio totale si incassa solo con l’assunzione di under 29 che non studiano e non lavorano: i Neet. Un modo per «schiodarli dal divano», ha ricordato ieri il presidente Anpal Maurizio Del Conte. I due canali – bonus Sud e Garanzia Giovani – saranno rifinanziati anche nel 2018, grazie ai fondi Ue. Ma il governo pensa di renderli cumulabili anche con l’altro incentivo. E dunque funzionerebbe così: se assumi un Neet o un giovane al Sud hai il 100% di sconto sui contributi per un anno, poi il secondo e terzo anno lo sconto diventa del 50%.
La quarta gamba del pacchetto lavoro riguarda l’apprendistato, contratto già oggi più conveniente di quello ordinario: 17% di contributi e zero Inail per tre anni contro il 40% e passa ordinario. L’idea di Palazzo Chigi è di agganciare al primo triennio leggero un altro triennio con lo sgravio al 50% dei contributi, se l’apprendista viene stabilizzato. Cioè se passa ad un contratto a tutele crescenti. Un’azienda potrebbe risparmiare in sei anni il 18% sul costo del lavoro, secondo i primi calcoli della Uil, Servizio politiche economiche. Il 26% nel primo triennio e quasi l’11% nel secondo. Considerato uno stipendio medio (24 mila euro lordi annui) si tratta di quasi 38 mila euro. Non poco.
E con un altro vantaggio: la possibilità di spalmare gli sconti fino ai 35 anni di età del lavoratore, grazie a una piccola modifica alla normativa sull’apprendistato. Basta assumere un giovane come apprendista a 29 anni, l’età limite per gli sgravi. E dopo tre anni stabilizzarlo, così da usufruire per un altro triennio del bonus al 50%. Sei anni di fila con un costo del lavoro più basso.
Articolo intero su La Repubblica del 28/09/2017.
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