In Senato Mdp esce dall’aula, Ala invece dà una mano al governo sui conti pubblici: da oggi solo i 14 amici di Denis garantiscono a Gentiloni e Padoan i numeri di cui hanno bisogno.
Denis Verdini non si vedeva in Senato da un po’ di tempo. È tornato ieri, in occasione del voto sul Def, per dare una mano (anzi 12 mani, come i senatori di Ala presenti) al governo di Paolo Gentiloni. E così alle 13 e 25 il tabellone di Palazzo Madama ha visualizzato il risultato ottenuto dalla risoluzione di maggioranza alla nota di aggiornamento al Def: i sì sono stati 164 e 108 i voti contrari (un astenuto). Plasticamente, proprio in occasione del voto sui conti pubblici, dalla maggioranza esce Bersani ed entra Verdini: i 16 senatori di Mdp, infatti, sono usciti dall’aula.
E così i verdiniani sono giunti in soccorso del governo, esattamente come facevano con quello di Matteo Renzi. È la prima volta che accade da quando Gentiloni è premier: Ala era in rotta di collisione dopo che nessuno dei suoi era stato portato all’esecutivo.
Sulla votazione più delicata (per la quale era richiesta la maggioranza assoluta, 161 voti), quella che dà il via libera alla modifica dei saldi di finanza pubblica (richiesta dal governo) e fissa il deficit 2018 all’1,6 anziché all’1,2% del Pil, i favorevoli sono stati 181 e 107 i contrari.
Mdp ha detto sì, “per responsabilità”, il Pd si aspettava addirittura qualche voto in meno. Poi si è passati al voto sulla risoluzione di maggioranza e, come detto, i conti del governo hanno ricevuto 164 sì: 98 del Pd, 24 di Ap, 12 di Ala, 10 del Misto (tra cui anche Monti e i senatori che si vorrebbero affiliati a Campo progressista capitanati dall’ex Sel Dario Stefàno), 16 del gruppo Autonomie, 3 di Gal (Zizza, Naccarato e Villari) più Nicola Morra del M5S che poi ha spiegato di “aver commesso però un errore materiale votando insieme alla maggioranza”. Senza l’occasionale Morra, sono 163 voti: tolto il gruppo verdiniano (che conta 14 senatori e ieri aveva due assenti), la maggioranza si sarebbe fermata a 151. Qualche voto, tra senatori a vita e in missione, il governo può recuperarlo: ma senza i “liberali” di Ala non ha la maggioranza a Palazzo Madama.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 05/10/2017.
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