L’esecutivo ottiene 2 voti di fiducia, ma i suoi consensi sono meno della metà della Camera. Ora tocca ai franchi tiratori.
La parola chiave è estenuazione”. Mentre l’aula di Montecitorio vota la prima fiducia sulla legge elettorale, così Pino Pisicchio, presidente del Gruppo Misto, descrive l’atmosfera che si respira in Parlamento, mentre si vota il Rosatellum bis. Oggi (o al massimo domani mattina) ci sarà il voto finale a scrutinio segreto. I pallottolieri dei partiti sono all’opera, perché con una legislatura iniziata con i 101 che affossarono la candidatura di Romano Prodi al Quirinale, la paura dei franchi tiratori è concreta.
Ma la percezione generale è che la forzatura della fiducia, imposta da Matteo Renzi, avallata da Sergio Mattarella e autorizzata da Paolo Gentiloni, riuscirà a far passare la legge. Le riunioni e le trattative sui posti in lista e sui collegi vanno avanti ormai da giorni, in tutti partiti.
Intanto, ieri il Rosatellum 2.0 ha ottenuto la fiducia sui primi due articoli. Il primo voto si è chiuso con 307 sì, 90 no,9 astenuti. Il secondo ha fatto registrare 308 si, 81 contrari, 8 astenuti. A favore della legge, oltre alla maggioranza (ormai senza Mdp), sono schierati Lega, Forza Italia e altri cespugli di destra, che non hanno partecipato al voto. Roberto Occhiuto (FI), in aula, ha detto “che si tratta della miglior legge possibile”. Come ha fatto notare Pier Luigi Bersani, però, il governo ha preso meno della maggioranza dei voti: “Con 307 voti Berlusconi salì al Quirinale, nessuno di Forza Italia se lo ricorda? È davvero curioso”.
I numeri alla Camera sono questi. Il Pd conta 283 deputati, Ap (Alfano) ne ha 22, la Lega 19, Civici e Innovatori (un pezzo di Scelta civica) 14, Forza Italia 50, le Minoranze linguistiche 6, i verdiniani 17, Democrazia solidale di Dellai e Centro democratico di Tabacci 12, Direzione Italia (i fittiani) 11, l’Udc di Cesa 6 e il piccolo Psi 4. In totale, i voti a favore del Rosatellum sono 441. Per arrivare ai 308 sì di ieri vanno tolti i voti delle opposizioni, che la fiducia al governo non l’hanno votata, e i verdiniani che si sono astenuti. Ma non hanno votato la fiducia anche 12 del Pd (Cuperlo, Pollastrini, Meloni, Librandi, Monaco, Lubrano, Battaglia, Boninesi, Bonomi, Casellato, Lattuca, Giorgis) e pure 11 tra i 14 “Civici e Innovatori”. In ordine sparso il gruppetto centrista di Dellai e Tabacci.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 12/10/2017.
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