Grandi manovre – Oggi direzione Dem. La presidente scende in campo per l’ex sindaco.
La seconda e la terza carica dello Stato si contendono la leadership della diaspora della sinistra alla sinistra del Pd. Uno spazio per ora ristretto, affollato e diviso sul da farsi, a cominciare dall’atteggiamento da tenere con la casa del grande fratello dem, per ora stabilmente occupata da Matteo Renzi.
Dopo il presidente del Senato, Pietro Grasso, che ha aperto da qualche settimana lo sportello delle consultazioni per la “reunion” di Mdp, SI e Possibile, anche la presidente della Camera, Laura Boldrini scende in campo ma per l’altro competitor a sinistra del Pd, Giuliano Pisapia. Ma parlando dal palco di “Diversa”, il convegno di area convocato ieri a Roma da Campo progressista, Boldrini dà subito un dispiacere all’ex sindaco di Milano: “Di fronte a tante espressioni di indisponibilità, allo stato attuale purtroppo non sembrano esserci i presupposti per un’alleanza con il Pd”. La posizione della presidente della Camera piace invece all’esponente di Mdp, Roberto Speranza, che accoglie con entusiasmo la sua agenda politica, definita “eccezionale”. Chi è progressista non può non essere anche femminista, premette Boldrini che poi boccia in seguenza il Jobs act (“il lavoro dovrebbe tirare fuori le persone dalla povertà, non tirarle dentro. Non è stato creato lavoro, ma lavoretti”), i bonus a pioggia (“gli incentivi devono essere strutturali e non elargiti come oboli”) e dice un No tondo alla flat tax, ingiusta “perché fa parti uguali tra disuguali”, proponendo di ripristinare per chi ha grandi patrimoni la tassa sulla prima casa: “Come prevede la Costituzione, chi ha di più deve contribuire di più”. Infine l’Europa: “Tutti dobbiamo contribuire per creare gli Stati Uniti d’Europa. Disgregare l’Unione europea è un atto autolesionistico”.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 13/11/2017.
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