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Archive for the ‘Film’ Category

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Se vi capita, guardatevi il film di Michele Placido, 7 minuti: si basa su una storia vera, la lotta portata avanti da operaie francesi per difendere i diritti e le condizioni di lavoro.
Il film porta la storia nella provincia italiana, in una azienda tessile che da lavoro a circa 300 operaie, gestita in modo quasi familiare da due fratelli.
Azienda che è stata comprata da una multinazionale francese che si presenta ai vecchi padroni e alle maestranze, che temono licenziamenti e chiusura della fabbrica.
E invece: la manager francese, gentile e affabile, almeno ad inizio film, chiede una sola condizione: la rinuncia a sette minuti della loro pausa giornaliera. (altro…)

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Non servono i superpoteri per salvare il mondo, non è una battaglia impossibile, anche se gli scienziati parlano di sesta estinzione, quella del genere umano. Un mondo migliore, domani, lo costruiamo già oggi, se vogliamo.

Il film documentario “Domani” – nelle sale dal 6 ottobre – è una boccata d’ossigeno, perché ci mostra come sia possibile vivere senza petrolio, in un’economia decarbonizzata; come sia possibile gestire i rifiuti facendo in modo che siano una risorsa e non un problema. (altro…)

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il-figlio-di-saulL’ANALISI – Dopo il film di Lazslo Nemes non ci potrà più essere un altro film sui campi di sterminio. Grande registi oscurati da uno sconosciuto ungherese che faceva l’assistente di Bela Tarr. La macchina da presa va oltre il filmabile, cos’altro si potrà raccontare dopo per immagini su Auschwitz o Birkenau? Nulla. Non c’è più nessuna soglia fisica o simbolica da varcare, nessuna scritta Arbeit Macht Frei sotto cui passare, nessun campo lungo con sullo sfondo cinte murarie e filo spinato da osservare con terrore.

Inutile girarci attorno. Dopo Il figlio di Saul non ci potranno più essere film sull’Olocausto. Con buona pace di Steven Spielberg,Roberto Benigni, Gillo Pontecorvo e Costa Gavras. Giusto per fare qualche nome che ha avuto l’ardire di avvicinarsi ad una materia che continua a pulsare di orrore e morte ancora 75 anni dopo. Avvicinarsi, appunto. Perché invece il regista ungherese Laszlo Nemes è andato oltre. (altro…)

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filmCi sono due passaggi che restano e devono restare nella memoria, guardando il doloroso e splendido film “La legge del mercato“, uscito venerdì: la storia di un operaio specializzato che, rimasto senza lavoro, dopo molte tribolazioni diventa una guardia privata in un centro commerciale.

Il primo passaggio è il momento in cui Thierry, il protagonista, decide di rinunciare alla lotta collettiva dopo il licenziamento. L’azienda in cui lavorava non era in perdita, anzi faceva profitti; tuttavia lui e molti altri sono stati mandati a casa per “motivazioni economiche”. Un collega cerca quindi di organizzare un’opposizione comune, vuoi sindacale vuoi legale. Ma Thierry si chiama fuori: è stanco, provato, sfiduciato sulle possibilità di successo contro chi l’ha fatto fuori. (altro…)

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inside out«Inside Out», il nuovo cartone animato della Pixar ambientato dentro il cervello di una ragazzina di undici anni, è un’opera geniale e coraggiosa. Ci vuole genio per trasformare le emozioni umane nei personaggi di una storia. E ci vuole coraggio per rivendicare, tra queste emozioni, il ruolo fondamentale della tristezza, raffigurata come una bambina occhialuta, goffa e blu: il colore dello spirito. Per buona parte del film la tristezza si accompagna alla gioia come un intralcio, una ganascia conficcata nelle ruote dell’ottimismo e della felicità. Ma alla fine la sua importanza verrà riconosciuta.  (altro…)

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GolinoVENEZIA – Ha vinto il cinema sudamericano grande protagonista a Venezia, premiato da una giuria presieduta dal messicano Alfonso Cuarón. Ha vinto il nuovo mondo, la sua forza.
Desde allá , opera prima di un venezuelano di 40 anni ha sgominato i grandi vecchi e i mostri sacri del cinema – Sokurov, Gitai, Solimoski, Bellocchio. Non la Russia, non l’America, non Israele né la Francia. Non i mongoli muti di fatica del antesco Behemoth , né il Louvre occupato dai nazisti di Francofonia , né il delitto di Rabin raccontato da Amos Gitai. Neppure gli acclamati The Danish girl del premio Oscar Tom Hooper e Remember di Atom Egoyan. I quattro film italiani, con l’eccezione della meritata Coppa Volpi a Valeria Golino, escono sconfitti. Per la prima volta alla mostra irrompe il Venezuela e fa piazza pulita dei pareri che al lavoro del finora sconosciuto Lorenzo Vigas avevano assegnato un voto modesto, in coda a molti.

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Il registaI VERDETTI.

Zero premi zero agli italiani, ha vinto il francese Jacques Audiard, ha vinto il suo dramma franco-cingalese Deephan. Non era il film migliore di Cannes 68, ma solo il migliore dei cinque d’Oltralpe in lizza per la Palma d’Oro: è bastato, e avanzato, per sbancare un festival, si direbbe, nazionalistico, piuttosto che internazionale. Fosse uscito a Venezia, un verdetto simile, il direttore Alberto Barbera sarebbe stato crocifisso in sala mensa, o Sala Grande, viceversa, il nostro Fantozzi è rimbalzato su Twitter via Croisette per scherzare Vincent Lindon, l’unico galletto meritoriamente premiato per La loi du marché, ma prolisso nei ringraziamenti: non i filologici 92 minuti di applausi, dunque, ma di discorso. C’est la France. (altro…)

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youthMentre i nostri sgovernanti cercano di rendere l’Italia famigerata nel mondo con un’altra guerra, tre registi a Cannes riescono a renderla di nuovo famosa con l’arte. Sono – lo sappiamo – Matteo Garrone, Nanni Moretti e Paolo Sorrentino che ieri per ultimo ha presentato il suo nuovo film Youth, la giovinezza. Tutto ciò che c’è da saperne lo scrive, a pagina 14  , il nostro Malcom Pagani. Qui invece parliamo della sorpresa che suscita il film. Non per il talento del regista-soggettista-sceneggiatore, né per quello degli attori: quello lo conosciamo fin troppo bene. No, lo stupore nasce di fronte a un regista che – al pari degli altri due – riesce a cavare così tanto da un paese così sfiduciato, rassegnato, ripiegato su se stesso com’è l’Italia. Garrone sogna a occhi aperti nel Racconto dei racconti. Moretti squaderna il dramma di due figli davanti allo spegnersi della madre, riuscendo persino a far ridere, e tanto. Sorrentino dedica alla giovinezza un film sulla vecchiaia, anzi sul Tempo e sulla Leggerezza (“una tentazione irresistibile, ma anche una perversione”), e anche lui, come tutti i grandi cineasti soprattutto italiani, riesce a commuovere col registro del comico e del grottesco.  (altro…)

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locandinaSe è vero –e lo è –che i grandi film sono quelli in cui si ride e si piange molto, Mia madre di Nanni Moretti è un grande film. Perché fa ridere con le lacrime agli occhi e fa piangere col sorriso sulle labbra. Ci voleva del coraggio a cimentarsi in una storia così vera e così drammatica come quella della regista che perde a poco a poco la mamma mentre gira una pellicola sulle proteste operaie in una fabbrica, visto soprattutto quel che si vede di solito nei cinema made in Italy. Ma soprattutto ci voleva del talento, vero e maturo, per riuscirci come ci è riuscito Moretti in quello che forse è il suo film, se non più bello, senz’altro più completo e compiuto. Anni fa, in una lunga e famosa polemica, Dino Risi gli aveva suggerito beffardo: “Quando vedo un lavoro di Nanni, mi viene sempre voglia di dirgli: spòstati e fammi vedere il film”. Stavolta Nanni si è scansato, eccome se si è scansato. (altro…)

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QUANDO Mario Martone ha cominciato a parlarci del progetto di un film sulla vita di Giacomo Leopardi, a tutti è venuta in mente la stessa domanda. L’unico però ad avere il coraggio (e l’autorità) di formularla apertamente è stato il grande e a volte ruvido Bernardo Bertolucci: «Mario, ma come puoi pensare di filmare la Poesia?». Filmare per giunta la poesia infinita, quella che prescinde da qualsiasi limite di epoca, luogo, biografia, e dunque tanto più dall’Italietta reazionaria e provinciale della Restaurazione, dal piccolo fascino del borgo recanatese, dall’infelice vita e povera di eventi di Giacomo Leopardi. Tutte le cose concrete, visibili, che una macchina da presa, sia pure guidata con talento e sostenuta da una bella sceneggiatura, può trasformare in immagini per colpire un pubblico chiuso in una sala. (altro…)

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Aldo_Giovanni_GiacomoSi gira in questi giorni «Il ricco, il povero e il maggiordomo». Nella zona di Brera, davanti ai ciak, anche i premiati del concorso promosso dal nostro quotidiano. Hanno conosciuto gli attori, girato scene con loro e condiviso le pause conviviali tra una ripresa e l’altra.

Il prossimo film di Aldo, Giovanni e Giacomo si gira nel cuore di Milano. Non una novità per il trio, che stavolta sceglie per il finale della favola «Il ricco, il povero e il maggiordomo» la zona di Brera. Si filma in questi giorni di mezza estate nel campetto dell’oratorio di San Marco. Gioca la squadra di pulcini Calcedonia’s allenata da Aldo e dedicata al nome di sua mamma. Nel film lui interpreta il povero, Giacomo e Giovanni sono il ricco e il maggiordomo che lo investono con l’auto ma alla fine gli chiedono aiuto in seguito a un crack finanziario al punto da andare a vivere a casa di Aldo e di mamma Calcedonia.  (altro…)

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presiperilpilDECRESCITA.

Fuggire dalle ossessioni di una vita dedicata alla crescita dei consumi – e quindi del PIL – è possibile. Anzi, in tempi di crisi economica c’è chi se ne rende conto facendo di necessità virtù. La sorpresa, per molti, è che vivere con meno oggetti inutili attorno a sé non è poi così male. Altri, invece, lo hanno capito già da molto tempo, e hanno reso la propria vita paradossalmente più ricca. Da oggi, un film-documentario intitolato “Presi per il PIL” ci aiuta a riflettere, e soprattutto ci mostra il buon esempio di chi, senza atteggiamenti settari o auto compiaciuti, può mostrare la via verso un nuovo modo di vivere. (altro…)

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AliceSECONDO PREMIO ALLA ROHRWACHER, PALMA D’ORO AL TURCO CEYLAN.
CANNES – È DI Alice Rohrwacher, questo Festival. Perché è lei la grande sorpresa, quella che lascia la sala per un secondo senza respiro. Perché il Gran Premio della Giuria è il più importante riconoscimento dopo la Palma d’oro.

PERCHÉ il turco Ceylan, l’infinito racconto di tre persone chiuse in baita in Anatolia, Winter sleep , era stato invece amatissimo dai critici titolati, quelli sempre a sopracciglio levato in specie sulle virtù di casa propria, era indicato nei pronostici e in qualche modo atteso al podio insieme ad altre storie di remoti mondi: la Siberia, un’isola al largo del Giappone, Timbuktu. Tutti sempre si aspettano il successo dell’eventuale iraniano in gara. Nessuno, quasi nessuno si aspettava invece che fosse una trentenne esile e timida che parla francese con accento di Viterbo a scalzare tutti i francesi padroni di casa, Assayas, Bonello, Hazanavicius, i grandi inglesi, Ken Loach e Mike Leigh, Cronenberg, i Dardenne. (altro…)

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incompresa

Oggi a Cannes il gran finale Sulla Croisette prevale il pessimismo sul mondo degli adulti

I bambini ci guardano

Il vero protagonista è lo stupore genuino degli adolescenti.

CANNES – I BAMBINI ci salveranno. Non importa se siamo tossici, avidi, sordi, corrotti, lucidi come serpenti in un rettilario ben tiepido, occupati e solitari come migliaia di api nell’arnia, a sciamare ciechi in un viale di Pechino o sulla Croisette di Cannes, fa lo stesso.

SIAMO quel che siamo, loro son nati qui e questo hanno. È un mondo putrido, marcio delle effimere illusioni di successo. È un mondo finito, dice il visionario ottantenne Godard, il più giovane di tutti, coi suoi fotogrammi fluo in 3D: game over. Noi che ci stiamo dentro possiamo tutt’al più non agitarci, ché come nelle sabbie mobili si va ancora più a fondo. Passare la mano, al massimo tenderla. Ai ragazzini, al mondo salvato da loro perché è certo, sì, che coi loro occhi nuovi lo prenderanno e lo faranno esplodere per costruirne un altro. Lo ripareranno solo, magari, giacché anche le rivoluzioni sono un repertorio desueto. Loro sapranno come fare. (altro…)

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Spacey

Il 9 aprile arriva in Italia la serie che ha spopolato negli Usa sugli intrighi della politica: dal Congresso alla Casa Bianca. Un ritratto del potere, tra spregiudicatezza, denaro e sesso. E un cast di primissimo livello. Perché non si fa niente di simile da noi?.

Ci sono personaggi che il pubblico ama odiare. E odia amare. Uno di questi è Frank Underwood, il cinico politico protagonista di House of Cards, la serie che finalmente giunge in Italia, inaugurando il nuovo canale Sky Atlantic il prossimo 9 aprile, a oltre un anno di distanza dalla sua uscita in streaming su Netflix. Sono ormai mesi che siti e riviste specializzate non fanno che parlare dei 13 meravigliosi episodi che raccontano le trame del personaggio interpretato da Kevin Spacey, che architetta con freddezza e cinismo ogni passo della sua scalata al potere. E lo scorso 14 febbraio sono state rese disponibili online le puntate della seconda stagione, nei paesi dove Netflix è attivo. (altro…)

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Sorrentino

Il regista: «Grazie a Fellini, Martin Scorsese e Diego Armando Maradona».

«La Grande Bellezza» di Paolo Sorrentino ha vinto l’Oscar per il miglior film straniero.

L’Oscar torna in Italia dopo 15 anni. L’ultimo ad aver conquistato la statuetta era stato Roberto Benigni con «La vita è bella» nel 1999. Ad annunciare la vittoria della «Grande Bellezza» sono stati Ewan McGregor e Viola Dacis. Sorrentino ha ricevuto il premio insieme a un entusiasta Toni Servillo e il produttore Nicola Giuliano.    (altro…)

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Il capitale umanoVa beh, prima di tutto facciamo fuori la sciocchezza più sesquipedale: “Il capitale umano” non è un film sulla Brianza, come ha scritto qualcuno. D’altro canto il libro da cui è tratto è ambientato nel Connecticut e lì Serena si chiamava Shannon. Insomma il dubbio che parli un po’ di tutto l’Occidente contemporaneo, e non solo di quello, poteva forse venire pure ai leghisti. Che poi uno scenario di ville miliardarie in collina e teatri di provincia dismessi serva ad ambientare meglio la storia, è tutto un altro discorso: ma si tratta appunto di uno strumento narrativo. (altro…)

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Diretto dalla scrittrice ed attivista Helena Norberg-Hodge, “L’Economia della Felicità” è un film rivoluzionario su come migliorare il benessere dell’uomo e del Pianeta. L’1, il 2 ed il 3 ottobre 2012, in occasione della Giornata mondiale della non violenza, il film verrà proiettato in Italia sul grande schermo delle 36 sale del circuito The Space Cinema.

Ben distante dalle vecchie istituzioni di potere, la gente sta cominciando a forgiare un futuro diverso.

“L’Economia della Felicità” offre non solo un’analisi a tutto tondo della globalizzazione, ma anche un potente messaggio di speranza per il futuro.

I pensatori e gli attivisti che sono intervistati nel film vengono da ogni continente e rappresentano gli interessi della più grande maggioranza di persone sul pianeta. Il loro messaggio è chiaro: se vogliamo rispettare e rivitalizzare la diversità – sia biologica che culturale – dobbiamo tornare a localizzare l’attività economica. (altro…)

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I fatti del G8 di Genova, il pestaggio dentro la scuola Diaz, le torture nella caserma di Bolzaneto. Una delle pagine più drammatiche e controverse della storia italiana contemporanea diviene un’opera cinematografica diretta da Daniele Vicari, nelle sale dal prossimo 13 aprile. La recensione in anteprima.

“Non avevo mai visto nulla del genere”. In queste parole si è condensato lo spaesamento di tanti testimoni delle violenze che segnarono le strade di Genova nei giorni del vertice del G8, fra il 20 e il 22 luglio 2001. Un’incredulità ispirata anche dalle immagini televisive, spesso amatoriali, lungo uno degli eventi mediatici più ‘coperti’ nella storia.

L’uccisione di Carlo Giuliani, le cariche della polizia, le manganellate a freddo, le devastazioni del blocco nero, il sangue: abbiamo rivisto ogni cosa, spesso nei modi di un’informazione distorta, spiccia, o voyeuristica, più raramente in quelli di una ricostruzione ragionata. Solo ciò che è accaduto dentro lascuola Diaz ci è stato impossibile vedere.Dell’irruzione della polizia e del pestaggio che si è svolto all’interno dell’improvvisato dormitorio dei manifestanti, ci sono rimaste solo le successive immagini dei feriti, delle ambulanze e della calca in via Cesare Battisti. Oggi – undici anni dopo – quei fatti costituiscono il cuore della coinvolgente ricostruzione cinematografica di Daniele Vicari. (altro…)

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Il film, interpretato e diretto da Denzel Washington, racconta una storia vera: le sfide “oratorie” del gruppo di dibattito del college nero di Wiley, nel Texas degli anni 30.

Sfide in cui due gruppi di ragazzi (di ciascun college) dovevano argomentare a favore e contro un determinato argomento: i sussidi governativi e la disoccupazione, la necessità di scuole separate per bianchi e ragazzi di colore, la disobbedienza civile ..
I quattro ragazzi di Wiley, diretti dal professor Melvin Tolson (professor nonché poeta e sindacalista), arrivarono a battere il gruppo di oratori di Harvard.
In una sfida  dove l’asserzione su cui dibattere riguardava la disobbedienza civile, questo è il discorso finale di James Leonard Farmer Junior: è sempre giusto rispettare le leggi? Anche quando sai che lo sceriffo non farà nulla per difendere un nero dal linciaggio (il cui nome deriva dallo schiavista Willy Linch)? (altro…)

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