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Posts Tagged ‘alluvione’

Beppe dal Prefetto

“Oggi sono andato dal prefetto di Genova con i portavoce M5S liguri e abbiamo chiesto di bloccare questa cosa vergognosa di far pagare le tasse agli alluvionati. Questo infatti vuol dire mettere in mano ad Equitalia i cittadini liguri che sono stati colpiti dall’alluvione. Questo non è più uno Stato democratico ma è diventato un’altra cosa. Il Pd ha presentato un ordine del giorno che non serve, ci vuole un decreto per dire che queste tasse devono essere posticipate di 6 mesi. (altro…)

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Contro natura

DAL 1985 LA POLITICA PERDONA GLI ABUSI EDILIZI CHE VIOLENTANO IL TERRITORIO.

L’Italia non sarebbe così sfasciata e fragile se negli ultimi trent’anni non si fosse coalizzata una santa alleanza dell’abuso edilizio che coinvolge tutti. Dai cittadini che alla meno peggio si sono tirati su la casetta, alle imprese del mattone che hanno fatto spuntare come funghi villaggi in riva al mare e interi quartieri fuori legge, fino ai sindaci e assessori, certi che con il pugno duro si sarebbero scavati la fossa, elettoralmente parlando. Ma siccome come dicono a Napoli “o pesce fete da’ capa”, il pesce puzza dalla testa, la scriteriata propensione nazionale al cemento selvaggio non si sarebbe trasformata in una catastrofe epocale, se non fosse stata tollerata, anzi, incentivata dai governi in cambio di consensi a buon mercato.  (altro…)

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SE AVETE per caso letto l’implacabile articolo di Tomaso Montanari sulla cementificazione dell’Italia ( Repubblica di ieri), o altri resoconti di analogo spessore, vi sarete fatti un’idea della catastrofe strutturale che sta a monte di ogni frana e alimenta ogni alluvione. “Strutturale” non è aggettivo che si possa usare spensieratamente. Dice che non la contingenza o l’incidente o il dettaglio, ma la struttura stessa del nostro sviluppo, la sostanza della quale esso è fatto (l’ingordigia imprevidente, figlia di una povertà secolare e della fretta cieca di allontanarsene) è la causa dei nostri mali.
Se questo è vero, altrettanto strutturale dovrebbe essere il mutamento: culturale, politico, economico.

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MilanoLe cause del dissesto
Dalla Liguria al Veneto, mezzo secolo di delirio edilizio che ha mangiato oltre 5 milioni di ettari di campagna. E mentre il Paese frana sotto la pioggia, passa la legge voluta dal governo che sblocca i nuovi cantieri.

LASCIA interdetti lo scaricabarile tra il Presidente del Consiglio e il Presidente della Liguria sulle responsabilità del dissesto del territorio italiano. E non solo perché è indecoroso mettersi a discutere mentre i cittadini e la Protezione civile lottano contro il fango: ma anche perché la questione è troppo maledettamente seria per liquidarla a colpi di dichiarazioni e controdichiarazioni tagliate con l’accetta.
Andrà scritta, prima o poi, la vera storia della cementificazione dell’Italia. Quella storia che oggi ci presenta un conto terribile. Andranno identificati, esaminati, valutati i giorni, le circostanze, i nomi, le leggi nazionali e regionali, i piani casa, i piani regolatori, i condoni, i grumi di interesse che — tra il 1950 e il 2000 — hanno mangiato 5 milioni di ettari di suolo agricolo.

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Volontari
MAI DICHIARATO LO STATO DI CALAMITÀ. MAI VISTI I 12,5 MILIONI STANZIATI DA PALAZZO CHIGI. BUIO PESTO SU RISARCIMENTI E MESSA IN SICUREZZA.
Genova, cantava Fossati, si vede solo dal mare. Matteo Renzi invece la guarda in tv: “Non vado a fare passerelle – ha detto dopo la prima alluvione del 9 e 10 ottobre – Vado a Genova quando son partiti i lavori e non le chiacchiere”. Atteggiamento meritorio, per carità, anche se ai tempi del ritorno in porto della Concordia la passerella a Genova la fece volentieri. Insomma, il problema non è tanto stare sul posto – per quanto pure i gesti simbolici contano – quanto un’impressione di generale inattività del governo rispetto a un disastro che continua a ripetersi: il suo volto, per ora, è solo quello della Protezione civile regionale e dei militari (90 fino a ieri, 140 in tutto da oggi) che sono lì a dare una mano. 

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Alluvione

L’ACQUA SI SCATENA DA PONENTE E INVESTE LA REGIONE: SEMBRA NON FINIRE MAI.

Genova – Non c’è rifugio. Non c’è posto dove nascondersi. Non la strada che sembra un fiume, non la tua casa che poggia sulla terra sempre più molle, inconsistente. Senti un boato forte, che ti entra dentro, e non sai se è un tuono o la collina che ti crolla addosso. Puoi solo aspettare, tu, i tuoi figli. Puoi pensare, uno per uno, alle persone che conosci, che ami, chiederti dove sono adesso.   È successo ancora una volta. E non ti ci abitui mai. Mai. L’orizzonte che scompare come inghiottito dalle tenebre, le case in lontananza che svaniscono, poi anche quelle più vicine come cancellate.

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Milano

Esondano il Seveso e il Lambro. La Regione: rifugiatevi ai piani alti Don Mazzi della comunità Exodus: ormai qui viviamo come accampati.

MILANO – Al buio e in umido. Una brodaglia di pioggia, foglie secche, ramoscelli e detriti in cui si immerge un larghissimo pezzo di Milano. Quello a Nord, col solito Seveso sotterraneo che esonda tra Niguarda e l’Isola. Quello più a Est, col Lambro che si ingrossa e tracima e minaccia. Una città a mollo, tra black out e divieti di circolazione twittati dall’amministrazione, camionette della Protezione civile e torri-faro a illuminare la tormenta. Un assessore regionale alla Sicurezza, la leghista Simona Bordonali, che sfiora il paradosso invitando genericamente i lombardi a «non uscire di casa e a rimanere ai piani alti degli edifici ». Il collasso di un sistema al suo ennesimo giorno della marmotta. E i milanesi dei quartieri che da decenni vivono con l’acqua sotto casa che sono stremati dall’ennesimo giro di pioggia e fango e scrivono sui social: «Basta, non ne possiamo più, si farà mai qualcosa per fermare il Seveso?».

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Genova

“Sindaco dimettiti”. De André e Baccini alla testa del corteo Soldi ai dirigenti sotto processo per l’alluvione di tre anni fa.

GENOVA – Il giorno in cui un corteo di un migliaio di cittadini con in testa i cantanti Cristiano De Andrè e Francesco Baccini assedia il Comune lanciando uova, sputando addosso ai consiglieri e chiedendo le dimissioni del sindaco Marco Doria, a Genova esplode un nuovo caso legato alle retribuzioni di risultato.
La manifestazione organizzata via Facebook al grido “#orabasta cittadini genovesi uniti” ha reso ancor più caldo il clima politico. Una delegazione con De Andrè e Baccini è stata ricevuta dal sindaco Doria che ha risposto alle critiche di immobilismo: «Ad aprile partiranno i lavori per lo scolmatore di un altro rivo, il Fereggiano, affluente del Bisagno. Io adesso non mi dimetto: l’amministrazione serve funzionante, ora». Il sindaco in consiglio ha ringraziato il governo: «A me non interessa se verrà o no a Genova Renzi. Perché io, in questi giorni, non mi sono mai sentito solo, così come il premier ci aveva promesso. Il sottosegretario Delrio, i ministri Galletti e Pinotti, il capo struttura D’Angelis è come se fossero qui da dieci giorni».

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Genova

Mi scuso. Mi scuso anzitutto con il supremo governatore Claudio Burlando per aver proditoriamente insinuato che il politico più potente di Genova e della Liguria da 30 anni sia lui, mentre tutti sanno che sono io.   Mi scuso per aver affermato che è stato, nell’ordine: assessore, vicesindaco e sindaco di Genova, poi ministro dei Trasporti, infine governatore della Liguria, mentre avrei dovuto ammettere che tutte quelle cariche le ho ricoperte io.   Mi scuso per avergli attribuito ingiustamente la cementificazione della sua città e della sua regione, il piano casa tutto cemento, l’imboscamento di 8 dei 10 milioni stanziati dallo Stato per l’alluvione del 2010, la piastra di cemento per parcheggi costruita a monte del torrente Fereggiano, il mega-centro commerciale per 5 mila persone in una zona definita dal suo stesso assessore “a rischio di alluvioni” dopo la tragedia del 2011, i porticcioli turistici per impreziosire la costa in tandem col grande Scajola, il blocco dei lavori sul torrente Bisagno non per colpa dell’ex sindaco Sansa né del Tar, ma dalla Regione che non ha fatto nulla dal 2012, mentre è universalmente noto che tutte quelle brutte cose le ho fatte tutte io. (altro…)

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La disposizione

LA DISPOSIZIONE FIRMATA DAL PREFETTO SU RICHIESTA DELL’AGENZIA. LA SPIEGAZIONE: “24 ORE BASTAVANO, LA STRADA ERA PRATICABILE”. SCARICABARILE DEL GOVERNO.

Avrete aiuti”. “Non siete soli”. Eccetera, eccetera. Le parole, le promesse, del premier Matteo Renzi si sprecano in queste ore mentre Genova cerca di rialzarsi dalla devastazione. Ma, nei fatti, la prima cosa che il governo poteva fare non l’ha fatta, cioè la sospensione delle cartelle esattoriali di Equitalia per i genovesi. Una sospensione c’è stata e qui sta la beffa, per un solo giorno, quarantotto ore fa, lunedì, mentre imperversava ancora il maltempo e vigeva l’allerta 2.   Il prefetto, così, ha lasciato chiuso l’ufficio Equitalia di via Gabriele D’Annunzio per ventiquattr’ore. Solo ventiquattr’ore. Il tempo che i genovesi si spalassero un po’ di fango da soli, con la latitanza dello Stato   – come abbiamo visto e documentato – in modo da mettersi poi in condizione di percorrere via D’Annunzio, appunto, e pagare multe e quant’altro. (altro…)

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La lettera“Sono tornato nella mia città e oggi ho fatto un giro. Le immagini sono quelle di 3 anni fa, di 40 anni fa. Non cambia niente in questa città, se non la passione delle persone, di studenti, di ragazzi che vanno ad aiutare. Sembra che la soluzione sia quella, a posteriori. Ma la soluzione è a monte, nelle scelte politiche sbagliate. Non ci credo più nelle disgrazie. Non si possono investire 8 miliardi in “gronde“, in grandi opere come la TAV e non pensare ai piccoli investimenti nel territorio. C’era già una lettera delle imprese che avevano l’incarico di mettere in sicurezza il territorio datata il 5 di agosto e mandata al governo Renzie. La lettera diceva: “con l’avvicinarsi della nuova stagione autunnale appare fondamentale partire subito con la realizzazione dell’opera in questione, atteso che rimandare e temporeggiare ancora (oltre a tutto il tempo perso finora, senza nessun giuridico motivo) espone la collettività al concreto rischio di veder riaccadere la tragedia del novembre 2011“. La tragedia c’è stata. Con un morto, migliaia di persone disperate, negozi pieni di roba che avevano ordinato per la stagione invernale, pianti di persone che sono lì con questi ragazzi meravigliosi che danno loro una mano. (altro…)

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GrilloCON I PARLAMENTARI IERI A GENOVA. CONTESTAZIONE E REPLICA: “È TUTTA COLPA DEL PREMIER. SE VOLETE INTERVISTARMI VERSATE 2 MILA EURO AGLI ALLUVIONATI”.

Genova – Dopo aver ricoperto la città, l’acqua dell’alluvione si riversa sulla politica. Tra polemiche, lotte intestine e scaricabarili. Con Beppe Grillo contestato e il Partito democratico diviso tra chi sostiene il sindaco Marco Doria e chi vorrebbe utilizzarlo come capro espiatorio.   “Andiamo a Genova”, Grillo lo aveva annunciato dal palco del Circo Massimo. Aveva promesso che sarebbe arrivato con i parlamentari M5S. Ma, anche se giocava in casa, la mossa si è rivelata azzardata: prima le contestazioni degli “Angeli del fango”. Poi l’imbarazzo dei militanti locali del Movimento che non erano d’accordo sulla decisione del loro leader. Sono le undici di mattina quando Grillo arriva in scooter in via Fiume, ancora colorata dal fango.

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genova-fango-prevenzione

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Selfie“Renzi si assuma le responsabilità politiche del disastro colposo che ha flagellato Genova: era stato informato dei rischi e non è intervenuto, aveva promesso 1,5 miliardi per la tutela del territorio e non ha stanziato un centesimo. Appena 2 mesi fa, i legali delle ditte incaricate della messa in sicurezza del torrente Bisagno avevano avvisato il premier della necessità di avviare subito i lavori per evitare le esondazioni. Lo testimonia la lettera inviata a Palazzo Chigi il 5 agosto: le ditte chiedevano di consentire l’immediato avvio delle opere per risolvere le criticità idrogeologiche del territorio: “Rimandare e temporeggiare ancora espone la collettività al concreto rischio di veder riaccadere la tragedia del novembre 2011“, quando morirono 6 persone a causa delle piogge. Il Presidente del Consiglio ha ignorato questo grido di allarme, le ditte non hanno ricevuto neppure uno straccio di risposta e puntualmente si è verificata l’ennesima catastrofe. (altro…)

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La lettera
La ditta che doveva risanare il Bisagno: si rischia la tragedia Ieri ancora nubifragi e trasporti in tilt. Paura nell’entroterra.
GENOVA – Con una diffida del 5 agosto notificata anche al premier Matteo Renzi e replicata il 6 di ottobre, cioè tre giorni prima del disastro, l’avvocato del consorzio di imprese che si era aggiudicato l’appalto per il rifacimento del secondo lotto del torrente Bisagno, scriveva alle autorità per chiedere il via libera ai cantieri poiché «con l’avvicinarsi della nuova stagione autunnale appare fondamentale partire subito con la realizzazione dell’opera, atteso che rimandare e temporeggiare ancora espone la collettività al concreto rischio di veder riaccadere la tragedia del novembre 2011».

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Genova

NIENTE “PASSERELLA” IN LIGURIA, PREFERISCE GLI ANNUNCI AGLI INDUSTRIALI.

La passerella Matteo Renzi alla fine l’ha fatta alla Confindustria di Bergamo, in diretta nazionale su SkyTg24. Mentre nella Genova alluvionata, in allerta continua, distrutta da fango e pioggia, ha scelto di non mettere piede. La motivazione, ufficiale, l’aveva data due giorni fa. “Genova e non solo”, il tweet che rimandava a un post su Facebook in cui il premier prometteva interventi. E la metteva così: “Se vogliamo essere seri, se vogliamo evitare le passerelle e le sfilate da campagna elettorale, l’unica soluzione è spendere nei prossimi mesi i due miliardi non spesi per i ritardi burocratici”. Insomma, la sua sarebbe stata una scelta di sobrietà. Proprio mentre la popolazione genovese chiede insistentemente una presenza del governo.   UN COMPORTAMENTO atipico da parte di un premier onnipresente. E allora? Fischi, proteste e contestazioni erano garantiti. La gente a Genova è arrabbiata e non avrebbe risparmiato il capo del governo. Lo ammettono anche uomini di sicura fede renziana. (altro…)

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Dal Comune fino a 17mila euro in più scoppia la polemica sulle gratifiche.
GENOVA – Mentre la piena del Bisagno, dopo case, auto e negozi, travolge anche il comune di Genova, si scopre che i dirigenti responsabili della sicurezza e della Protezione civile, hanno appena incassato un premio per il raggiungimento dei loro obiettivi. Difficilmente giustificabile alla luce della terribile Caporetto di giovedì notte. E la loro difesa, se possibile, rende la situazione ancora più grottesca. Su tutti si staglia Monica Bocchiardo, numero uno della Protezione Civile: «Non posso certo fermare l’acqua con le mani», replica piccata ai microfoni di Sky. Magari far scattare il piano d’emergenza prima che la città fosse in ginocchio sarebbe risultata un’alternativa meno velleitaria ma più utile.

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La lettera

Le ditte: “Fateci fare i lavori, rischio serio”. Era il 5 agosto.

LA LETTERA indirizzata al premier Matteo Renzi il 5 agosto scorso dai legali delle ditte che dovevano occuparsi della messa in sicurezza del torrente Bisagno, rimasta in un cassetto di Palazza Chigi senza risposta alcuna, inchioda il governo alle proprie responsabilità. “Tutti i ricorsi sono stati respinti. Nulla osta ad un avvio effettivo dell’incarico. Gli ultimi eventi alluvionali hanno evidenziato le criticità idrogeologiche del territorio di Genova e della Regione e – con l’avvicinarsi della stagione autunnale – rimandare e temporeggiare ancora espone la collettività al concreto rischio di riaccendere la tragedia del novembre 2011”. Puntualmente la tragedia, infatti, si è presentata. Il contenuto della lettera è stato rivelato dal Tgla7 nell’edizione di sabato sera e pubblicato già sul Fatto Quotidiano di ieri. Come se niente fosse, però, il premier Renzi ieri è ovviamente intervenuto sulla tragica alluvione di Genova, senza far minimamente riferimento alla questione. Silenzio di tomba sul tema. (altro…)

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Angeli del fango
NELLE belle cronache di una bruttissima storia ritornano gli angeli del fango. Non c’è stato bisogno di riandare all’origine, le magliette con “Non c’è fango che tenga” avevano tre anni, è bastato rimettersele e trasformare un privato ricordo in indumento utile e bandiera pubblica.
GLI angeli del fango sono in realtà una leva perenne nel nostro Paese. Il confronto letterario, estetico, civile con l’origine, il novembre 1966 della spaventosa alluvione fiorentina, è pieno di suggestioni, ma c’è prima di tutto un pensiero che vale la pena di proporre.

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Fango
GENOVA . «La Cei ha già deciso lo stanziamento di un milione di euro a favore delle persone colpite dall’alluvione. E la raccolta di domenica prossima nelle parrocchie della diocesi sarà destinata agli alluvionati ».
Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, risponde così alle proteste della commerciante che ieri mattina gli ha urlato contro tutta la sua rabbia denunciando che «neanche un euro è arrivato da tutte le raccolte che sono state fatte». E gli ha anche detto, fra le lacrime: «Dovete dare i soldi a chi ha perso tutto, ma dovete portarli qui direttamente, non darli a qualcuno che non lo fa».
Il cardinale è tornato a Genova dal Sinodo per visitare la sua città ferita, è andato a Borgo Incrociati, ha camminato in mezzo al fango, ha parlato con la gente, ha ascoltato, ha consolato, e ha detto senza mezzi termini che «servono interventi massicci da parte delle amministrazioni, statali e locali, e tempestivi. È vergognoso che le burocrazie, di qualsiasi tipo siano, blocchino fondi che ci sono e che sono necessari per risolvere questi problemi o per venire incontro a queste persone che veramente soffrono».

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