A due anni dal disastro nucleare di Fukushima, va avanti quella che la Croce Rossa ha definito una “crisi umanitaria in corso” che rischia di durare per decenni. Sono 160 mila i cittadini costretti a evacuare e decine di migliaia quelli che lo hanno fatto volontariamente. Vite distrutte, senza che ancora una sola persona abbia avuto una compensazione adeguata per i danni ricevuti. Qual è il quadro che emerge a due anni dall’incidente? Quali le lezioni da trarre?
1. L’industria nucleare non paga i danni che provoca. A fronte di un danno stimato fino a 169 miliardi di euro, di fatto c’è stata la nazionalizzazione dell’azienda proprietaria dell’impianto. A pagare il conto, dunque, saranno i contribuenti giapponesi e se guardiamo le convenzioni sulla responsabilità civile in campo nucleare, vediamo che o esistono limiti molto ridotti alle compensazioni cui è tenuta l’azienda esercente dell’impianto (al massimo nell’ordine di 1,5 miliardi di euro) o, laddove la responsabilità è legalmente illimitata, di fatto non esistono strumenti finanziari di protezione. (altro…)