La Camera approva la riforma. Intanto gli studenti bloccano l’Italia: occupato il Comune di Palermo.
Con 307 voti favorevoli e 252 contrari Montecitorio approva la riforma Gelmini (leggi l’articolo), che ora andrà all’esame del Senato. Ma un contro-emendamento presentato dal Popolo della libertà scatena la polemica: l’Italia dei Valori chiedeva il divieto assoluto di assunzione, in ogni ateneo, dei parenti di docenti. La norma emendata riguarda stringe il vincolo solo ai singoli “dipartimenti”. Secondo i deputati Idv, la regola può essere facilmente aggirata. Intanto contro il ddl universitari e ricercatori sono tornati in piazza e hanno bloccato l’Italia (leggi l’articolo). Tafferugli per le vie del centro della Capitale e scontri con le forze dell’ordine in via del Corso. A Pisa, così come a Milano, occupati i binari della stazione. Anche nel capoluogo lombardo ci sono stati momenti di tensione con la polizia. A Bari i manifestanti hanno occupato il teatro Petruzzelli. Blocchi a Bologna sull’autostrada A14. Sprezzante il commento del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi: ”Gli studenti veri sono a casa a studiare”. Bossi, a sorpresa, ha invece difeso gli studenti: “In parte hanno ragione” (leggi l’articolo). Questa mattina, il ministro dell’Istruzione è stata accolta in Consiglio dei ministri da un applauso. Poi però, alla prova dei fatti, il governo si è confermato debole ed è andato sotto in due occasioni alla Camera su emendamenti presentati da Futuro e libertà, Api e Pd.
Scoppia il caso dell’emendamento contro le “parentopoli” negli atenei. La proposta che l’Italia dei Valori aveva presentato la scorsa settimana, e su cui si erano dichiarati a votare a favore anche finiani e Lega, passa ma con un effetto notevolmente depotenziato rispetto al testo dei dipietristi. Tanto che Di Pietro lo disconosce completamente. Eppure la maggioranza, dopo il controemendamento del Pdl, si è affrettata a dichiarare alle agenzie di stampa che la norma appena passata è durissima contro le raccomandazioni nelle università. Di più, per il presidente del Consiglio Berlusconi sarebbe addirittura un “colpo mortale a parentopoli”, ennesima prova del “governo del fare”. In sostanza, dichiarano dal ministero della Gelmini, non potrà rispondere ai procedimenti per la chiamata all’insegnamento chi è parente “fino al quarto grado compreso” di un professore del dipartimento o della struttura che effettua la chiamata ovvero del rettore, del direttore generale o di un consigliere di amministrazione. E anche Fli ha votato a favore dell’emendamento.