
Quello della salvaguardia delle foreste è stato uno dei temi più controversi dibattuti alla conferenza sul clima di Cancun, chiusa nella notte con una bozza di accordo contenente la creazione di un fondo per sostenere i paesi poveri nella lotta ai cambiamenti climatici. Se tutti sono d’accordo sull’importanza di salvare i polmoni tropicali molto si litiga sulle modalità. La soluzione cui si lavora da tempo è il REDD +, il protocollo sulla lotta alla deforestazione, che a Cancun sembrava cosa fatta.
Il suo destino, tuttavia, è tutt’altro che definito, nonostante la promessa sulla carta, sia quella di dare vita a un gioco vincente per tutti. REDD, acronimo di Reducing Emissions from Deforestation and forest Degradation (Riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado forestale)) è uno schema che prevede di pagare gli stati affinché conservino le foreste che si trovano sul loro territorio.
Il taglio degli alberi, per fare spazio a piantagioni industriali e coltivazioni estensive provoca ogni anno circa il 20 per cento delle emissioni di gas serra, più di quelle causate dall’intero sistema dei trasporti mondiale. Da qui la proposta, avanzata nel 2005 da Papua Nuova Guinea e Costa Rica per conto della Coalition for Rainforest Nations: dare vita a un vero e proprio mercato sulla falsariga di quello delle quote di CO2 in vigore nell’Unione Europea.
A comprare sarebbero i paesi e le aziende più inquinanti a vendere gli stati tropicali che spenderebbero i soldi per la salvaguardia delle foreste. Il meccanismo non è mai stato recepito in un’intesa internazionale vincolante, ed è di questo che si è discusso a Cancun. Un sistema denominato REDD+ che va oltre l’idea iniziale di pura conversazione e include anche progetti di gestione e sfruttamento sostenibile delle foreste. Come debba essere attuato concretamente, è materia di scontro.
Nei giorni scorsi alcune migliaia di attivisti e membri di associazioni come La Via Campesina e Friends of the Earth hanno protestato per le vie della città messicana che ospita il vertice Onu, issando drappi contro il “capitalismo delle foreste”.
Secondo molte ong ambientaliste, REDD più che una soluzione al problema del cambiamento climatico rischia di essere una scappatoia per i grandi inquinatori che potrebbero continuare ad avvelenare l’atmosfera comprandosi l’indulgenza sotto forma di ettari di alberi. Ma anche un modo per privare popolazioni, già povere, della loro primaria fonte di sostentamento. (altro…)
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