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Posts Tagged ‘dignità’

Per il Vaticano la scelta della malata terminale californiana Brittany Maynard di anticipare di qualche settimana una fine dolorosa e scontata è da considerarsi «priva di dignità». La Chiesa ha ovviamente tutto il diritto di fare la Chiesa e di interpretare i dettami della divinità a beneficio di coloro che le riconoscono la funzione di intermediaria. Ma definire indegna la decisione di una donna colpita da un tumore devastante al cervello significa non sapere più dove stia di casa la parola «umanità». Nelle astrazioni della dottrina si possono anche costruire scintillanti cattedrali di ghiaccio. Ma la vita, per chi la conosce e la ama, è un’altra storia e ci racconta che qualsiasi strada percorsa con coraggio conduce a destinazione. Una persona che combatte fino all’ultimo contro il dolore e l’umiliazione della malattia ha la stessa dignità di chi preferisce sottrarre il suo corpo e i propri cari a un simile strazio. (altro…)

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SUL limite tra libertà di stampa e tutela della dignità delle persone si discute da sempre e sempre si discuterà, essendo quel confine suscettibile di grandi variazioni a seconda dei punti di vista (è come la questione dei “limiti della satira”: nessuno sarà mai in grado di disegnarli con precisione sulla mappa della pubblica sensibilità). Proprio perché la questione è complicata, e di bruciante interesse pubblico, si potrebbe fare un passetto in avanti evitando di definire “legge bavaglio” qualunque provvedimento che intenda offrire una difesa alle vittime di diffamazione. Essere diffamati, o leggere notizie false sulla propria persona, non è un incidente indolore, è un’offesa grave.

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Cosa ci è successo? Un potente avanti con gli anni, sul palco di una manifestazione aziendale, imbarazza una giovane impiegata con una raffica di doppi sensi da scuola dell’obbligo («Lei viene? Ma quante volte viene?») e in un crescendo di allegra beceraggine la invita a girarsi per mostrare il resto della mercanzia come nelle compravendite di cavalli. Il minimo che mi sarei aspettato è che uno dei maschi presenti alla scenetta desse sulla voce al nonno e gli insegnasse l’educazione. Invece tutti si sganasciano dalle risate. Il giorno dopo l’azienda emette un comunicato in cui la ragazza si dichiara «divertita e onorata» di avere ricevuto le attenzioni del gallo cedrone. Mi riempio di pizzicotti: possibile che sia diventato più sensibile io di una femmina alla dignità femminile? Per fortuna, il giorno dopo ancora, l’impiegata nega di avere pronunciato la frase. Le è stata messa in bocca dai superiori, uno dei quali è candidato alle elezioni col finissimo umorista. A questo punto, da quel fesso romantico che sono, mi aspetto le scuse dell’azienda alla dipendente oltraggiata. Invece esce un nuovo comunicato che la giustifica per non avere saputo reggere le polemiche costruite intorno a un «innocente siparietto». Il mondo alla rovescia.   (altro…)

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A trenta anni di distanza dall’apertura della prima Bottega a Bolzano, oggi una vasta rete di Botteghe del Mondo – luoghi di scambi e circolazione di idee ed informazioni – che interessa ormai sedici regioni italiane, per un totale di duecentosettanta esercizi.

ROMA – Per prendere coscienza dell’importanza della realtà Equo e Solidale in Italia bisogna approfittare di eventi come quello previsto per il 14 maggio 2011: la Giornata Mondiale del Commercio Equo e Solidale. Il nostro è uno dei settanta paesi del mondo legati alla International Fair Trade Association. Italiano, dal novembre 2010, è il nuovo Presidente del WFTO (World Fair Trade Organization 1), Giorgio Dal Fiume. La sua elezione è evidentemente da interpretare come il risultato del sostanziale contributo che le organizzazioni italiane di commercio equo hanno apportato a livello internazionale negli ultimi anni. (altro…)

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Nota a margine: i momenti di gloria sono effimeri, ma le idee che ne sono alla base possono essere eterne.

La gloria è il risultato dell’adattamento di uno spirito alla stupidità nazionale. (Charles Baudelaire)

Latina, Tacconi Sud, 11-02-2011

Abbiamo avuto il nostro momento di gloria. Forse di più di quello che 29 sprovvedute potevano immaginare. La mia immensa ammirazione va allo staff di Anno Zero e a Michele Santoro per aver puntato per qualche istante i riflettori sul Paese Reale. La dicotomia che Anno Zero ha mostrato è una prova tangibile della dissociazione cognitiva tra la politica e la gente e tra la gente stessa. (altro…)

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È tempo di liberarsi dello spirito minoritario che, malgrado tutto, continua a lambire anche qualche parte della stessa opposizione. È questa l´indicazione (la lezione?) che viene dai molti luoghi che da molti mesi vedono la presenza costante di centinaia di migliaia di persone che, con continuità e passione, rivendicano libertà e diritti: un fenomeno che non può essere capito con gli schemi, invecchiati, del “risveglio della società civile” o di qualche partito “a vocazione maggioritaria”. Non sono fiammate destinate a spegnersi, esasperazioni d´un giorno, generiche contrapposizioni tra Piazza e Palazzo. Non sono frammenti di società, grumi di interesse.  È un movimento costante che accompagna ormai la politica italiana, e a questa indica le vie per ritrovare un senso. È l´opposto delle maggioranze “silenziose” che si consegnano, passive, in mani altrui. (altro…)

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Partecipazione oltre ogni attesa ai 230 appuntamenti in tutta Italia. Tanti giovani, e tanti uomini. Una marea di sciarpe bianche e nessun simbolo politico come chiesto dalle organizzatrici. Impossibile entrare in piazza del Popolo a Roma. A Milano (video) invasa la zona di piazza Castello (foto) e piazza Duomo. Proteste ad Arcore (video). Centomila a Torino, chiuso per prudenza l’accesso. Tra gli interventi dal palco un duro appello per la dignità di suor Eugenia Bonetti. Prodi: “Inizia il risveglio dell’Italia”. Gelmini: “Sono solo poche radical chic”. Migliaia a Londra, Parigi, Bruxelles, Barcellona e Madrid.

Oltre 230 città sono scese in piazza oggi alla stessa ora, per lo stesso motivo e con lo stesso scopo. Difendere la dignità, non solo delle donne, ma del Paese a cui appartengono. Con le loro famiglie, i loro mariti e i loro figli. E che non si sentono più rappresentate dai festini ad Arcore. Che sia sesso, che sia bunga bunga, che siano solo corpi in vendita senza scontrino e senza sconti. Che sia tutto quello che ormai troppo spesso viene definito solo un passatempo antistress. Ma che invece sta stressando chi non partecipa per scelta alla festa di un governo che, oggi, ha avuto gli occhi puntati 1 di tutto il mondo (MAPPA 2). (altro…)

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Centinaia di iniziative. L’appoggio di “Avvenire”: giusto ribellarsi. La mobilitazione di “Se non ora quando?” anche all’estero: previsti oltre trenta raduni  catena. A Perugia già ieri le donne in piazza in una catena umana in pieno centro storico con slogan e cartelli anti Berlusconi.

ROMA – Un urlo collettivo a Roma, dal Pincio a piazza del Popolo. Ombrelli colorati nel corteo di Torino (“Per ripararci dal fango”) e gomitoli di lana (“Perché le donne creano reti”). A Milano a piazza Castello accanto al palco, un lungo filo da bucato dove ciascuna potrà appendere pensieri, storie, immagini. E ad Andria “tutte e tutti coloro che vogliono partecipare portino con sé un fiore da offrire alla dignità di questo paese calpestata più volte”. Avezzano sarà la più mattutina, alle 9 ma, al netto del fuso orario, anche in Nepal e ad Honolulu (ultimissime adesioni) convocazioni di buon’ora. Le piazze delle donne sono oggi 234 in Italia e nel mondo: piazze “per il rispetto e per la dignità”, parole dimenticate ad Arcore e dintorni, e intorno alle quali – denunciano le organizzatrici del comitato “Se non ora, quando?” – ancora si tenta di agitare polemiche pretestuose. (altro…)

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Domani in piazza per dirlo.
C’è in quello che sta avvenendo una importante assunzione di responsabilità collettiva che deciderà della reale modernità del nostro Paese. Molte hanno capito che questo è il momento di fare massa critica, in cui non hanno spazio ortodossie da difendere, diversità da ostentare.

Non ricordo, negli ultimi anni, un così vasto movimento di opinione, una così ricca produzione di documenti pubblici, una così numerosa serie di iniziative come quella che in questi giorni si manifesta tra le donne italiane.
Perché stavolta non è in gioco né il destino di una legge per quanto definitiva sotto il profilo sostanziale e simbolico come fu quella sulla violenza sessuale, né resistono divisioni politiche e di concezione di vita e di ruolo, come accaduto con la legge sul divorzio. (altro…)

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Aspettare cosa? Che la vita passi sperando che dall’alto, qualcuno, finalmente, modifichi le nostre esistenze? Godot non arriva. Dobbiamo reagire noi. Ora.

In medio stat virtus? Dipende. Dal momento e, soprattutto, dalle circostanze. Storiche, sociali, quotidiane. Proprio adesso, ove giungono appelli alla moderazione da ogni parte, moderarsi potrebbe non essere la cosa migliore da fare. E il fatto stesso che oggi, più che in qualunque altra epoca, vi siano appelli alla moderazione, dovrebbe far sorgere la domanda sul motivo per il quale giungono tali raccomandazioni. Se c’è una tendenza – un pericolo? – a non moderarsi, e la cosa è evidente in tante parti del mondo, ciò significa inequivocabilmente che il momento storico nel quale viviamo e le condizioni sociali spingono esattamente contro la moderazione. E la responsabilità, in tal senso, non è proprio di chi non riesce a moderarsi. Anzi. In altre parole oggi diventa più difficile farlo. E i motivi ci sono, evidentemente. Insomma, non vi sarebbe una tendenza alla reazione (e dunque un tentativo di evitare tale reazione, raccomandando moderazione) se non vi fosse in primo luogo una azione in grado di scatenarla. (altro…)

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Mentre una casta di subrettine aspiranti onorevoli domina la scena mediatica, negli angoli meno illuminati della società le loro coetanee stanno dando la spallata definitiva al predominio del maschio. Qualsiasi statistica racconta ormai il sorpasso fra i sessi: le ragazze si laureano di più, conquistano più borse di studio, ottengono più posti come ricercatrici. Ma poiché lo fanno senza dimenare il sedere in televisione, non esistono. La civiltà dello spettacolo funziona così: tutto ciò che esce dal quadrilatero intrattenimento-sport-giornalismo-politica non dà visibilità e quindi non rientra nel dibattito pubblico. (altro…)

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Nelle centinaia di città che hanno aderito alla mobilitazione del 13 febbraio ci sarà un minuto di silenzio, poi una voce collettiva farà da “fischio d’inizio”. Occhi puntati della stampa estera e flash mob da oggi per le strade d’Italia. Santanché: “Queste donne sono strumento dei maschi di sinistra. Non c’entra la dignità”.

ROMA – Verso le piazze. Prima dell’urlo che le donne e gli uomini (amici delle donne) faranno insieme per aprire la giornata di mobilitazione di domenica 13 1. In tutta Italia, con un’eco che si propagherà anche all’estero (MAPPA 2). Da Amsterdam a Honolulu, da New York a Boston, da Parigi a Londra. “Continuano ad arrivare adesioni dall’estero. La stampa internazionale 3 si occupando moltissimo di questa mobilitazione nazionale”, ha spiegato Sara Ventroni che lavora al Comitato ‘Se non ora quando 4‘, promotore dell’iniziativa. “Ci sono oltre centomila contatti al giorno sul blog. Nelle scuole lavorano alla manifestazione ragazze e ragazzi. Mi ha colpito. Per loro è un discorso acquisito, da affrontare uniti e lo stanno facendo con molta naturalezza. Vogliono cambiare le cose insieme”, ha aggiunto tra telefoni che continuavano a squillare nel centro organizzativo. Mancano due giorni all’urlo delle piazze. (altro…)

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Anch’io domenica scenderò in piazza contro chi disprezza il corpo e l’anima delle donne. E cioè contro i vecchi bavosi che le riducono a gingilli. Contro gli arrivisti che le utilizzano come merce di corruzione presso i potenti. Contro le ragazze che si vendono, spacciando la loro bramosia di denaro e di fama per libertà. Contro i genitori disposti ad accettare l’idea umiliante che la carne della propria carne diventi strumento di carriera. Contro chi pensa che non esista una via di mezzo fra il burqa e il bunga bunga e invece esiste: chiamiamolo burqa bunga, oppure dignità. Contro i pubblicitari che da trent’anni riempiono di seni & sederi le tv e i muri delle nostre città per promuovere prodotti (telefoni, gioielli, giornali di sinistra) che nulla c’entrano con la biancheria intima. (altro…)

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Dopo l’esplosione dello scandalo dei festini ad Arcore un mese di febbraio di manifestazioni per rivedicare la dignità e il rispetto.

PROVE tecniche di indignazione. La manifestazione delle donne a Milano. Le loro sciarpe bianche sventolate in segno di lutto per il Paese. Poi le pentole e i coperchi di Firenze. Ieri è stato solo l’inizio, la prima di una lunga serie di giornate di mobilitazione. “Berlusconi, dimettiti”. Una richiesta che attraversa parti sempre più consistenti della società italiana. Con le donne in prima fila. A rivendicare dignità e rispetto. E a chiedere al premier un passo indietro. Il calendario delle proteste contro Silvio Berlusconi va aggiornato di continuo. Occhi puntati sulla manifestazione di Libertà e Giustizia, a Milano, sabato 5 febbraio. Poi domenica 13 febbraio. probabile data di una grande mobilitazione nazionale. Una lunga rincorsa per saltare oltre il berlusconismo. (altro…)

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Un amico sorride amaro: «Non farti illusioni, potenzialmente siamo tutti come lui e la sua corte: trombare e fare soldi, interessati solo ai bisogni primari, ai chakra bassi, per dirla alla maniera di voi che meditate e fate yoga. Sì, qualche disturbato che sogna con un romanzo o va in estasi per una notte d’amore sotto le stelle esisterà pure, ma è la buccia del chinotto: scorza sottile, percentuale insignificante».

Davvero? Davvero la maggioranza dei giovani assomiglia a quel tipo che incita sua sorella a infilarsi nel letto di un anziano miliardario, «così ci sistemiamo»? Davvero il mondo contemporaneo si divide fra padri padroni, disposti a uccidere le figlie che osano ribellarsi, e padri ruffiani che nelle intercettazioni le incitano a sgomitare perché «le altre ti sono passate davanti, svegliati!». Sarò un ingenuo, eppure vedo ancora in giro della dignità, anche in tanti poveri che una busta di 5000 euro l’hanno magari sognata, ma non la vorrebbero trovare nella borsa della figlia a quelle condizioni. Vedo donne e uomini pieni di vizi, ma che non invidiano lo stile di vita dei crapuloni e sognano di invecchiare con una persona amata al fianco e la musica di Mozart nelle orecchie. E quando, come ieri, alcuni lettori telefonano al giornale per segnalare che una luna mai così arancione è spuntata fra le colline e mi arriva sul tavolo la raccolta di poesie di una ragazza timida, allora penso che non è finita. Che la buccia del chinotto è più spessa di tutto il gas che le sta esplodendo intorno, in un enorme rutto di niente.

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Per il mezzo secolo di attività di Amnesty International esce ‘Dignity’ un volume fotografico realizzato da Dana Gluckstein. Nei volti e negli sguardi di donne e bambini del più remoti angoli del pianeta la lotta quotidiana per un mondo con più diritti.

Quasi ogni giorno, nelle tendopoli di Port-Au-Prince vengono denunciati abusi sessuali e violenze sulle donne. A un anno di distanza dal terremoto che provocò 230mila morti e 300mila feriti (senza contare le 3.500 vittime del colera, l’epidemia è ancora in corso), le donne di Haiti continuano a vivere nel terrore e nell’angoscia.

Amnesty International (www.amnesty.it) ha pubblicato un rapporto in cui ha raccolto le testimonianze di oltre cinquanta sopravvissute, molte delle quali minorenni, in balìa di bande di uomini armati che scorrazzano indisturbati nei campi degli sfollati.

Queste donne hanno scelto di collaborare con Amnesty e di raccontare gli incubi quotidiani, condividere le proprie esperienze, provare a riacquistare la dignità calpestata. Dignity, appunto, come il titolo bel libro fotografico di Dana Gluckstein pubblicato negli Stati Uniti dall’editore powerHouse books (www.powerhousebooks.com, 144 pagine, 39,95 euro) in occasione dei cinquant’anni, nel 2011, della ong premiata con il Nobel per la pace.

Dopo aver immortalato nei suoi reportage i grandi personaggi – tra gli altri Nelson Mandela, Mikhail Gorbaciov, Muhammad Ali – la fotografa americana ha rivolto l’obiettivo verso le popolazioni indigene del pianeta, lontane da sempre dai riflettori, in molti casi in via di estinzione, minacciate dallo sviluppo economico selvaggio.

Prendendo spunto dalla Dichiarazione Onu per i diritti dei popoli indigeni, adottata nel 2007 da 144 Paesi, il volume raccoglie oltre novanta ritratti in bianco e nero realizzati in giro per il mondo, il frutto di un lavoro meticoloso e appassionato svolto nell’arco di tre decenni: il sorriso lieve dei boscimani dell’Africa australe, i movimenti sinousi e aggraziati delle danzatrici di Bali e delle cantanti delle Hawai, lo sguardo fiero dei guerrieri Masai, il candore dei bambini e delle bambine Quechua in Perù, il volto segnato dal dolore delle donne di Haiti. (altro…)

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Pausa

La cosa che mi colpisce di più, quando torno a Milano, è l’ora della pausa pranzo. Resto imbambolato a guardare i piccoli gruppi di colleghi che escono e si dirigono verso il bar. Quella scena si ripete ogni giorno…

Mi pare di capire quasi tutto, solo osservando. C’è il più alto in grado che cammina con lo sguardo basso, come perso nelle sue profonde riflessioni. Accenna un sorriso, ogni tanto, come dire “ascolto, certo, ascolto…”, oppure guarda avanti e pontifica, come stesse arringando una folla. La differenza sta solo nella sua stanchezza, nel suo bisogno di conferme. Poi c’è il suo antipode naturale, il più basso in grado, che guarda i volti, da uno all’altro, sorridendo. Tutto gli sembra significativo, non osa dire la sua, a volte invece si lancia… da una battuta migliore o peggiore sente che dipende molto della sua storia. E poi gli altri, esseri occasionali, che sono media nel ruolo e nella compagnia, incerti se restare in silenzio come il più giovane o prendere parte, esprimersi, ma che non sembri troppo, che non sia eccessivo. Nessuno guarda mai in alto, verso il cielo. Eppure ci sono splendide nuvole oggi…

Quei ragazzi (che poi di ragazzi si stratta, basta immaginarli adolescenti, nel cortile, correre dietro a un pallone, ed è facile vederli) sono lì per denaro, sono lì per circostanza, per occasione e convenienza, per bisogno. Il loro buonumore deriva in parte dalla pausa che stanno effettuando, dal riposo meritato a cui hanno diritto. Per il resto galleggiano, in relazione con quello che c’è, compagni di viaggio quotidiani che non sono stati scelti, a cui non corrispondono, in luoghi assurdi, da cui dovrebbero evadere. Ma ostentano allegria, un’allegria costosissima, che li logora, che li renderà esangui, la sera, quando si ritroveranno nella loro casa dove potrebbero essere autentici, finalmente, ma troppo stanchi perfino per tentare.

Mi censuro, in questo sguardo. Provo tenerezza. Quei ragazzi fanno del loro meglio, si impegnano. Poi però non riesco, non ce la faccio… Li guardo con compassione, mi chiedo perché passare la vita su un palcoscenico tanto duro. E penso che la via c’è, che si può vivere in modo differente. Penso che qualunque sforzo, qualunque privazione sarebbero più giustificati della fatica di quella pausa pranzo a rincorrere parole, ruoli, giurisdizioni tra esseri che non comunicano, che se cambiassero datore di lavoro scomparirebbero, sostituirebbero con altri la funzione degli uni senza alcuna discontinuità.

Ogni volta che li vedo, mi ricordo. Ricordo la fatica delle parole al vento, sprecate, delle energie dissipate a non costruire niente, dello sforzo duro a essere-come-si-doveva, non come-si-poteva, come sarebbe stato giusto. Penso alla violenza di uno, due anni, dieci, trent’anni trascorsi così, o tutta la vita perfino. Sorrido, perché mi tornano a mente i discorsi di tante persone incontrate quest’anno, che hanno capito almeno questa pausa pranzo, almeno questo momento, e si rivolgono altrove. Qualunque impegno, qualunque costo, è inferiore a questo. Qualunque tentativo offre in cambio, almeno, la dignità.

simoneperrotti.com

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