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La Repubblica

 

La Repubblica del 17/04/2014.

Il Fatto Quotidiano

Il Fatto Quotidiano del 17/04/2014.

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Antagonisti

Care redazioni dei giornali, così non va. Della manifestazione di ieri non ci abbiamo capito niente.

A Roma non c’ero, ma ho visto i video non montati che ha realizzato il team della Gabanelli, in cui si constata che gli scontri di ieri a Roma sono stati generati da una ventina di incappucciati che, nei pressi del Ministero dell’economia, ha volutamente assediato, per meno di mezzora, un piccolo nucleo di agenti della Guardia di finanza. Qualche petardo, qualche fumogeno da stadio, qualche contatto, un cassonetto incendiato. Non molto altro. Certo, un episodio deprecabile, grave se vogliamo, come è grave sempre ogni atto di violenza. (altro…)

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Stampa esteraDIMMI CHI TI INTERVISTA E TI DIRÒ CHE GRILLO SEI
LUI PARLA SOLO CON LA STAMPA ESTERA, IN ITALIA LE SUE FRASI VENGONO STRAVOLTE. E I COLLEGHI STRANIERI SI ARRABBIANO.

(DIS)INFORMAZIONE: Denunce sempre più frequenti di manipolazioni sulle interviste al leader M5S.

Nel cortocircuito tra stampa italiana e M5S si sta verificando un fenomeno paradossale che ha innescato una spirale perversa. Grillo non parla con i media nazionali perché sostiene che la stampa no-strana fa parte della casta e manipola le informazioni ad uso e consumo dei propri padroni e referenti politici. Per non essere manipolato quindi Grillo rilascia interviste solo ai giornali stranieri. Ma i giornali italiani riprendono le interviste di Grillo ai giornali stranieri e l’effetto è delirante. Perché fraintendimenti o cattive traduzione (casi di buona fede) e manipolazioni vere e proprie (casi di malafede), si innesta la rincorsa alla smentita e alla rettifica.
I GIORNALI ITALIANI fanno dire a Grillo cose che lui non ha detto. Lui smentisce. E i giornalisti stranieri, che non sono fessi, a loro volta chiarificano e smentiscono. Così, come se non bastasse la miseria nazionale di una stampa che ha perso ogni credibilità in patria, fioccano le figuracce internazionali. E la indiretta conferma della tesi di Grillo, che i giornali italiani sono come minimo cialtroni, poco accurati e inattendibili. (altro…)

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DAL DIRETTORE GENERALE DELLA RAI, LORENZA LEI IN GIÙ: TUTTI GLI UOMINI LEGATI A PONTEFICE E CURIA.

Stavolta la televisione è davvero uno schermo: respinge d’istinto il documento esclusivo su Benedetto XVI che pubblica il Fatto e che numerosi quotidiani, italiani e stranieri, commentano o discutono. Soltanto i canali d’informazione – Rainews, Skytg24 e Tgcom24 – dedicano spazio e creano dibattito, i telegiornali classici ignorano semplicemente l’argomento, tranne i servizi di Tg3 e TgLa7.

Nei secoli fedele a se stesso, il Tg1 si distingue in serata: in tre secondi tre, il conduttore Attilio Romita cita una smentita del Vaticano senza spiegare la notizia. L’importante è smentire, il resto è noia.
Il legame tra le televisioni e il Vaticano è più temporale che spirituale, figure che si mescolano, interessi che s’incrociano. Anche la pubblicità ha un valore (economico). Quei milioni che la Santa Sede spende attraverso la Conferenza episcopale per promuovere l’otto per mille o le missioni evangeliche: la Cei ha comprato spazi televisivi che costano oltre 12 milioni di euro nel 2011, sommetta non propriamente caritatevole. (altro…)

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Ieri in Val di Susa c’era la nebbia. Non era solo quella dei fumogeni. Era la nebbia della disinformazione. Oggi sono additato dai media di Stato (se un giornale è pagato con finanziamenti pubblici diretti o indiretti è, per definizione, un giornale di Stato) come fomentatore di violenti. Questo non è assolutamente vero. Ieri ho chiamato eroi i valsusini che manifestavano pacificamente, come fanno da anni, per il loro territorio. Sono il primo a condannare e a voler sapere chi sono i black bloc annunciati dai media da giorni. Li trovino, li arrestino.
La nebbia dei media è calata sulle ragioni della protesta. Sempre ignorate. Non ha speso una parola sui motivi per i quali un’intera valle è contraria alla Tav. Non ha spiegato le ragioni dei valsusini. La Tav, l’ho scritto decine di volte in 7 anni, non serve. (altro…)

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Con l´irrevocabile responso emesso dal Giurì per l´autodisciplina pubblicitaria, su ricorso dei senatori Francesco Ferrante e Roberto della Seta (Pd), il bombardamento mediatico a favore del nucleare per il momento è stato interrotto. Ispirata dal presidente del Consiglio per persuadere e convertire gli italiani a questa scelta, come se si trattasse di un detersivo, di una bibita o di una crema miracolosa, la campagna a colpi di spot è stata sovvenzionata dal “Forum nucleare italiano”, organizzazione ufficialmente non profit di cui però i soci fondatori sono l´Edf e l´Enel, cioè i due soggetti maggiormente interessati al business atomico: dalla vigilia di Natale all´Epifania, oltre 400 passaggi televisivi, per un costo di circa 6 milioni di euro. (altro…)

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Con tutto il rispetto per gli operai, specie quelli che hanno la fortuna di stare sotto Marchionne, il mestiere più usurante del mondo rimane quello del giornalista berlusconiano. O “terzista”, che è la stessa cosa. Questi scudi umani alla lingua ipertrofica passano la vita a nascondere le notizie su B. e, quando proprio non si può, si producono in acrobatiche e spericolate arrampicate sui cornicioni, giocandosi quel che resta della loro eventuale reputazione a difendere l’indifendibile. A dimostrare che così fan tutti, che male c’è, dov’è lo scandalo. A rovistare nei libri di storia alla ricerca di precedenti illustri. “E Kennedy, allora? Se la faceva con Marilyn Monroe”, disse lo zio Tibia Sallusti all’esplodere del caso Ruby. Ora denuncia “la violenza fisica e psicologica”: ma non dei vecchi malvissuti che sbavano nei Bunga bunga di Arcore, bensì dei pm che han teso “l’agguato” al sant’uomo che gli paga lo stipendio. Ancora sul Giornale, il sempre bisognoso Sgarbi scomoda Mozart, Giorgione, Tiziano, Bosch, Rita Pavone, Teddy Reno, Walter Block (giusto, ha scritto Difendere l’indifendibile) per dimostrare che il padrone non ha fatto nulla di male, parola di giureconsulto: “Non esiste il reato di scopata”. Su Libero il povero Facci si affanna a dimostrare che, in 17 anni, tutte le indagini su B. sono finite in “una comica, una parodia” (2 amnistie, 5 prescrizioni, 2 falsi in bilancio depenalizzati dallo stesso imputato, 3 processi in corso, 2 o 3 indagini aperte). Intanto i titolisti del Corriere inventano strani vocaboli della neolingua pompieresca, priva di attinenza con la realtà, pur di sopire e troncare i fatti, anche quelli raccontati dai cronisti del loro giornale che si ostinano a portare notizie anziché farsi i cazzi propri. Primo titolo sulla prima pagina del Corriere: “Le accuse dei pm, l’ira del premier”. Secondo titolo: “Disse di avere 24 anni. Mai rapporti con me”. Il povero lettore, munito di Gps satellitare, deve inoltrarsi nelle pagine interne per raccapezzarsi in quella giungla di titoli paraculi che mettono sullo stesso piano le panzane di B. e i fatti già accertati. Pigi Cerchiobattista, nel chiedere “la verità prima di tutto”, affianca due tesi opposte, come se avessero la stessa plausibilità. (altro…)

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Grazie di cuore a Pierluigi Battista, editorialista del Corriere, per aver mirabilmente riassunto in un solo articolo com’è ridotto il giornalismo italiano. Il punto di partenza del noto tuttologo esperto in niente sono le cimici che Bossi dice di aver trovato un paio di mesi fa nel suo ufficio al ministero (perché non sembra, ma Bossi è un ministro) e nella sua casa a Roma, ma si guardò bene dal denunciare. Di lì Cerchiobattista parte in quarta con un excursus storico (si fa per dire) nel mondo dello spionaggio politico-giudiziario, con citazioni dotte dei film “Le vite degli altri” e “Minority Report” (ma poteva pure starci, per coerenza, “Quel gran pezzo dell’Ubalda”). Da buon orecchiante, Battista si limita a evocare vicende che gli ronzano nella memoria smemorata, senz’avere la più pallida idea di come si siano concluse e quindi dell’importanza e del significato da attribuire a ciascuna. Ne esce un blob indistinto e lattiginoso dov’è tutto uguale: intercettazioni legittime su gravi reati e dossier criminali per screditare avversari politici, verità e menzogne, delitti e patacche, complotti e bufale, tragedia e farsa. Chi legge ha la sensazione di vivere in un paese dove tutti spiano tutti, un “onnipotente stato di polizia” modello “Gpu o Stasi o Kgb”, dove lo sport prediletto è “distruggere privacy e reputazione”. Così alla fine ha sempre ragione B. (ma anche il governo brasiliano, no?). Cogliamo fior da fiore. “…Berlusconi mostrò una cimice (poi ribattezzata ‘il cimicione’) che avrebbe violato la sua residenza…”. Battista non dice come andò a finire: il Gup di Roma archiviò il caso perché scoprì che, a piazzare il cimicione (un ferrovecchio non funzionante), era stato l’amico dell’addetto alla sicurezza di B. incaricato di “bonificargli” l’ufficio. Un caso di auto-spionaggio. Ma intanto il falso scandalo era servito a gettare un po’ di fango sulla magistratura impicciona e a tirare la volata alla Bicamerale. “…Nel magazzino di Gioacchino Genchi sono passate milioni di record riguardanti tabulati telefonici (non proprio intercettazioni dunque) della classe dirigente, fra cui innumerevoli utenze di persone non indagate… informaticamente annotate per gravare come una nube di panico per chi, politico o non, vedeva distrutto e violato, in modo perfettamente legale beninteso, l’ambito della propria riservatezza…”. (altro…)

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Sempre più spesso una classe politica con “standard etici una tacca sotto quelli di chi inchiappetta i bambini” (Woody Allen) pretende d’insegnare ai giudici come fare i giudici: chi interrogare, intercettare, arrestare, assolvere, condannare. Il ministro Sacconi che, essendo stato craxiano, di manette dovrebbe intendersi un po’, spiega ai giudici di Torino che bisogna arrestare Rubina Affronte, la sciagurata attivista di un centro sociale, figlia di un magistrato fiorentino, che ha colpito Raffaele Bonanni con un fumogeno. Anche Gasparri, che quando si tratta di dire una scempiaggine non si tira mai indietro, vuole “capire dai magistrati di Torino perchè non è stata arrestata la ragazza” e non vorrebbe “che non fosse stata arrestata perché è figlia di un magistrato”. Stesse idiozie scrive Paolo Granzotto sul Giornale (e dove se no?). Il Pg di Torino, Marcello Maddalena, soddisfa subito la curiosità di cotali giureconsulti: la ragazza non è stata arrestata perché non si può, il Codice penale non prevede la custodia cautelare per il reato di lancio di oggetti pericolosi (altrimenti sarebbero in galera i responsabili di Radio Vaticana e di altre più note emittenti, indagati per lo stesso reato avendo diffuso onde elettromagnetiche cancerogene). “Polizia e magistratura – scrive Maddalena – si sono limitate ad applicare scrupolosamente la legge, che non contempla nessuna possibilità di misure restrittive della libertà personale, la cui adozione nei casi non consentiti comporterebbe addirittura una responsabilità dello Stato per ingiusta detenzione”. E toccherebbe pure risarcire la tipa. (altro…)

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