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Posts Tagged ‘etica’

LupiUn anno fa Lupi firmò il codice etico del suo dicastero che vieta di ricevere doni o benefici come un Rolex o un lavoro.

LA REGOLA che dovrebbe spingerlo a dimettersi subito, il ministro Maurizio Lupi l’ha scritta lui stesso il 9 maggio dell’anno scorso. E’ il Codice Lupi, un decreto che fissa in maniera chiarissima cosa è tassativamente vietato a tutti i dipendenti del suo ministero, applicando il Codice Etico approvato dal governo Monti. Articolo 4: «Regali, compensi e altre utilità». Comma 2: «Il dipendente non accetta, per sé o per altri, regali o altre utilità, salvo quelli d’uso di modico valore», ovvero «non superiore a 150 euro». Queste sono le regole etiche di cui il ministro pretende l’assoluto rispetto da parte dei dirigenti e dei funzionari che lavorano con lui: mai accettare, «per sé o per altri», regali imbarazzanti come un Rolex o «altre utilità» come l’assunzione di un figlio.

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tifosi-leeds vestiti da mafiosi

Ormai è un complotto planetario. Ogni notizia dall’estero sembra fatta apposta per renderci ridicoli, ancor più di quanto già non siamo. Ricordate le geremiadi dei politici italiani e dei giornalisti e commentatori al seguito contro il vizio dei nostri magistrati di intercettarli (peraltro su telefoni di altri, perlopiù delinquenti loro amici) e contro il malvezzo dei giornali di pubblicare le loro conversazioni? “Siamo il paese più intercettato del mondo, l’unico che spia i politici e li sbatte in prima pagina violandone l’immunità e la privacy”. Anche le recenti cronache politico-giudiziarie francesi si incaricano di smentirli: Nicolas Sarkozy è stato intercettato, prima da un collaboratore poi dai magistrati di cui lui tentava di spiare le mosse, e la stampa francese ha pubblicato tutto.

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«La borsa di Gucci ce l’ha chiunque», dice la fidanzata di Fiorito sinceramente sbalordita da uno scandalo decisamente al di fuori della sua comprensione. È una frase perfetta, è la spiegazione di quello che è accaduto a milioni di italiani negli ultimi vent’anni: la ricchezza vista non come una possibilità o una conquista (tanto meno come una responsabilità di fronte agli altri), ma come uno status da frequentare a qualunque costo (anche rubando), una sorta di obbligo identitario. (altro…)

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CI SONO dei temi che nessuno dovrebbe poter strumentalizzare. Eppure succede. Fin troppo spesso. Come se, in Italia, tutto fosse lecito. Soprattutto in periodo elettorale. Anche quando sono direttamente in gioco la sofferenza, la fine della vita, il senso della morte, come nel caso del disegno di legge sul testamento biologico. Perché morire è una della caratteristiche della condizione umana. La vita è mortale proprio “perché” è la vita, come scriveva il filosofo Hans Jonas. Ma ognuno di noi dovrebbe poter essere riconosciuto come soggetto della propria vita fino alla fine, anche in punto di morte. Si può allora anche soltanto osare utilizzare il tema della fine della vita a scopi politici? Si può pensare di imporre, a chi ha chiaramente espresso la volontà di interrompere inutili terapie, l´alimentazione e l´idratazione forzata? Di cosa si parla quando si sventola la bandiera del “valore inalienabile della vita”? (altro…)

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Cambiamo il mondo, una storia alla volta.

Abbiamo immaginato un social network fondato su basi etiche.
Lo abbiamo costruito intorno alle storie delle persone, per le persone che sanno rintracciare nel quotidiano una scintilla di positività e speranza.
Perché nessun uomo è un´isola.

Si chiamerà “Shiny Note” e sarà pronto tra poche settimane, abbracciando un mondo rilevante in Italia. Utile a chi vuole raccontare belle storie o entrare in contatto con il mondo non-profit. “Tutto si fonderà su basi etiche e sarà destinato a chi ha ancora una scintilla di speranza”.

 Il Facebook della bontà sarà pronto tra poche settimane. Si chiama Shiny Note, ed è un progetto che ha l’ambizione di conquistare il mondo, partendo, stavolta, dall’Italia. Se Time ha incoronato il ragazzino Marck Zuckerberg come uomo dell’anno, inventore di una rivoluzione nel modo di comunicare, il nuovo social network che alla fine di gennaio sarà operativo su internet, ha tutte le caratteristiche per essere la novità di questi anni. Sul sito, che non è ancora operativo, ma che ha già raccolto un piccolo drappello di sostenitori, viene spiegato così: “Abbiamo immaginato un social network fondato su basi etiche. Lo abbiamo costruito intorno alle storie delle persone, e lo abbiamo destinato a coloro che sanno rintracciare nel quotidiano una scintilla di speranza”. Se su Facebook si cercano i vecchi compagni di scuola, su Shiny Note di troveranno, come in un salotto virtuale, gli amici con i quali lavorare.

Gli strumenti di scambio restano quelli universali della rete; ma l’obiettivo è completamente diverso. Basta chiacchiere “da bar” trasferite sul pc. I “mi piace”, non saranno riservati alla Nutella o alla Coca Cola, ma andranno a premiare i progetti migliori. Perché nella società afflitta dalla crisi economica globale, nel mondo alle prese con la necessità di ridisegnare il welfare, Shiny Note vuole essere uno strumento per intervenire sulla realtà. Per aiutare i tanti che hanno bisogno da una parte; e per consentire a chi vuole fare qualcosa per il bene collettivo di trovare il suo posto dall’altra. Soprattutto, vuole essere un faro acceso sulla speranza di costruire un mondo migliore. In Italia si tratta di una realtà di grande rilievo: l’8 per cento della popolazione dai 14 anni in su (4 milioni di persone, secondo i dati Istati del 2002), lavorano per gli altri, con un incremento a partire dal ’97 del 55 per cento. Sono le regioni del Nord Italia ad essere quelle più generose, con il Trentino Alto Adige che guida la classifica (21 per cento), seguito dal Veneto (oltre il 14), dal Friuli e dalla Lombardia (10 per cento). Il problema non è la volontà di partecipare; spesso è la difficoltà a far incontrare domanda e offerta e naturalmente il finanziamento. (altro…)

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