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Posts Tagged ‘Federico Rampini’

Viaggio in Ohio, dove il dietrofront ambientale degli Usa è già realtà “Così le energie fossili saranno di nuovo la prima fonte d’America”

Nella “terra nera” delle miniere Usa “Addio rinnovabili”.

RITORNO AL PASSATO.

BELLAIRE (OHIO) – «Cinquant’anni fa questa era la terra del King Coal, il re carbone. Oggi non siamo più dominanti ma siamo pur sempre della famiglia reale». Così riassume la rinascita del capitalismo a carbone Ed Spiker, manager di Westmoreland Resources. Mi rivela in anticipo un sorpasso clamoroso: «L’anno prossimo, secondo i dati ufficiali del governo, il carbone tornerà ad essere la prima fonte di alimentazione delle centrali elettriche americane, il 38% della corrente la produrremo noi, contro il 36% del gas naturale ».

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Attacchi personali risse pubbliche e offese: ne ha per tutti, dagli avversari politici allo sport.

I suoi predecessori, anche quelli eletti con margini ridotti, cercavano di presentarsi come “ i presidenti di tutti”. Ma lui non tenta mai una riconciliazione Fedele alla strategia che lo ha portato alla Casa Bianca.

NEW YORK – Al ruolo di Commander-in-Chief lui ha aggiunto quello, senza precedenti, di Litigatore Capo. La rissa pubblica con cui si è inimicato i giocatori di football è solo l’ultimo esempio di una lista di categorie di Donald Trump ha offeso platealmente. D’altronde, uno che riesce a twittare parole furiose perfino contro papa Francesco (sul Muro, e sul proprio tasso di cristianità) deve avere un talento innato in questo campo. Mike Allen sul sito Axios ha coniato per lui anche un’altra “job description” (mansionario): The Great Divider.

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Il presidente Usa invia una portaerei e valuta “opzioni” contro la Corea del Nord Lo spettro di un conflitto lambisce una delle zone più nuclearizzate del pianeta.

PRIMA arrivano i tweet. Poi si muove la U.S. Navy. Dopo la Siria, Donald Trump alza la pressione sulla Corea del Nord. A 64 anni dalla fine della guerra di Corea, lo spettro di un nuovo conflitto lambisce una delle zone più armate e nuclearizzate del pianeta. Reduce dal blitz missilistico contro Assad, il presidente americano al suo risveglio martedì mattina rilancia via Twitter la minaccia contro la “monarchia rossa” di Pyongyang: «La Corea del Nord cerca guai. Se la Cina decide di aiutarci sarà ottimo. Altrimenti risolveremo il problema senza di loro».

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Dopo ogni attentato ci si interroga sulle misure di sicurezza da adottare. Ma dall’11 settembre al suv Londra, i terroristi hanno continuato a colpire.

Muri e check-in: così cambia la nostra vita.

NEW YORK- Muraglie nei centri cittadini, barriere contro auto o camion assassini: così fermeremo il prossimo Khalid Masood? Salveremo vite umane, con una nuova escalation di restrizioni e controlli? È uno scenario verosimile dopo Londra. Per fermare i terroristi che usano l’auto come arma di distruzione di massa, avanzano proposte di isolare ermeticamente i centri cittadini, impedire gli accessi vicino ai luoghi di potere, più di quanto non lo siano già.

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La misura anti terrorismo applicata da Stati Uniti e Regno Unito Canada e Francia ci pensano. Interessate dieci nazioni musulmane.

NEW YORK – Nuovo allarme terrorismo aereo, e un nuovo disagio serio per chi viaggia. La decisione arriva improvvisa, dall’Amministrazione Trump, poi si adegua in parte il Regno Unito; altri Paesi occidentali potrebbero seguire l’esempio. Vietati i computer portatili (laptop) e i tablet sui voli da otto Paesi del Medio Oriente e Nordafrica, diretti agli Stati Uniti. Che fare nelle 17 interminabili ore di un volo Abu Dhabi- Los Angeles? La Emirates la butta sul marketing, coglie il pretesto per esaltare ai passeggeri la qualità del proprio “entertainment” a bordo: non solo film e musica, anche degli speciali tablet in dotazione ai sedili di business, con accesso a Internet.

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una-settimana

“ Tassa del 20% sulle importazioni”. Poi lo stop a Nato, Onu e Ue Il primo obiettivo del presidente: difendere confini e imprese.

NEW YORK – Al settimo giorno, riposerà? La Creazione di Donald Trump procede a ritmi travolgenti. In una settimana ha disegnato un Mondo Nuovo. Costruirà il Muro e lo farà pagare ai messicani: 20% di dazio sulle loro esportazioni. Ha cancellato dai suoi orizzonti l’Europa unita, ha indebolito la Nato, ha preso le distanze dal ruolo tradizionale in Medio Oriente. Protezionismo e reindustrializzazione. Niente lotta al cambiamento climatico. Basta con tutto ciò che è sovranazionale, incluse le convenzioni sui diritti umani o la tortura. Nuovo approccio su etica, democrazia, ruolo dei media. Ecco il Mondo di Trump in sei mosse.

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trump

Il nuovo presidente prepara una svolta radicale rispetto a Obama e agli ultimi quarant’anni di diplomazia Usa. Rapporti stretti con Putin per arginare Pechino, ormai considerata un partner sleale. E con l’invito del Cremlino ai colloqui di pace riparte la trattativa sulla Siria.

L’asse con Mosca e gli anti-euro così rovescia le strategie americane.

NEW YORK – Rivoluzione copernicana. Il mondo di Trump è un capovolgimento di prospettive e strategie, una rotazione a 180 gradi rispetto a Barack Obama. La Russia al posto della Cina come partner indispensabile. Gli anti-europei come interlocutori privilegiati sul Vecchio continente. Patto di ferro con Israele. Pugno duro su Iran e Cuba. Il vero ostacolo da superare per questo ribaltamento è all’interno del partito repubblicano dove la destra classica non è certo filo- russa.

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trumph

Prima conferenza stampa del presidente eletto: “Piaccio a Putin? Questo è un vantaggio, non un handicap”.

The Donald ammette il ruolo russo ma le rivelazioni sulla sua vita sessuale sono un caso Lui nega e attacca Cia e Cnn: “Questo poteva accadere nella Germania nazista”.

NEW YORK. Si vergognino i giornali (e pure la Cia) che hanno pubblicato notizie-spazzatura su di lui. La smettano di chiedergli quanto paga di tasse (non interessa nessuno). Lui potrebbe benissimo fare due mestieri, imprenditore e presidente, ma il primo lo delega ai figli. Il Messico pagherà per la costruzione del Muro, eccome se pagherà. E guai alle aziende che non rimpatriano capitali e fabbriche di qua dal Muro. (altro…)

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La telefonata dopo una notte di sesso e coca a New York: “Mi ha rapito una donna, vuole diecimila dollari” Alla consegna dei soldi però è arrivata la polizia che lo ha fermato. E per un giorno i tabloid dimenticano Trump.

NEW YORK – Boccata d’ossigeno per i tabloid newyorchesi. Per qualche ora, grazie a Lapo Elkann, hanno potuto offrire ai lettori una variante rispetto all’ossessiva onnipresenza della famiglia Trump. Il primo a tagliare il traguardo con lo scoop di lunedì sera è stato Page-Six, seguito a ruota dal Daily News, The Daily Beast, New York Post.
Alla fine pure il composto New York Times ha dovuto adeguarsi e coprire le ultime gesta di Lapo. Che il New York Police Department, distretto numero 13, ha multato e colpito con un mandato di comparizione, con l’accusa di avere inscenato il proprio sequestro. L’obiettivo: procurarsi subito 10mila dollari cash, per saldare il conto finale di 48 ore di stravizi a base di alcol, marijuana e cocaina, consumati inseme ai servizi di una escort transgender di 29 anni.

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stati-uniti

Tour in New Hampshire, Pennsylvania e Michigan, utili per la soglia dei 270 elettori Trump ci crede: “Vittoria senza precedenti”.

Tre comizi in un giorno per convincere gli operai tentati dal tycoon.

NEW YORK – RICORDATEVI in che stato eravamo otto anni fa. Date a Hillary la fiducia che allora avete avuto per me». Barack Obama si lancia nel suo ultimo tour de force elettorale, «con un po’ di commozione».
TRE COMIZI in un giorno, tre Stati diversi: Michigan, New Hampshire, Pennsylvania. Una sintesi geografica del “fire-wall”, muraglia antincendio che deve arginare le fughe di voti democratici. In primo luogo Obama parla agli operai metalmeccanici tentati da Donald Trump.

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Obama

I leader mondiali cercano la ricetta contro la stagnazione. Pechino e Washington ratificano l’intesa di Parigi sull’ambiente. Obama: “Così salviamo il pianeta”.

HANGZHOU – «Rilanciare la crescita facendo leva su ogni strumento possibile. Difendere un’economia aperta, respingere il protezionismo, promuovere il commercio globale». Il vertice G20 si apre all’insegna della stagnazione secolare. Il male oscuro della globalizzazione domina la bozza di documento finale, su cui oggi si confrontano i leader che rappresentano l’85% della ricchezza del mondo. La presidenza cinese raccoglie l’allarme lanciato dal Fondo monetario e incalza: «Guai se vincono i nazionalismi, le barriere e i muri ».

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Impoverimento

La ricerca.

La quasi totalità delle famiglie ha redditi inferiori rispetto alle generazioni precedenti. In un rapporto di McKinsey il record negativo del nostro Paese Un trend che riguarda il 70 per cento della popolazione nell’Occidente sviluppato.

L’ULTIMO decennio ha sconvolto l’ordine economico: i figli sono più poveri dei genitori, e forse destinati a rimanerlo. Non era mai accaduto dal Dopoguerra fino al passaggio del Millennio. L’Italia si distingue, fra tutti i paesi avanzati, come quello in cui questo ribaltamento generazionale è più dirompente.
L’impoverimento generalizzato e l’inversione delle aspettative sono i fenomeni documentati nell’ultimo Rapporto McKinsey. Il titolo è Poorer than their parents? A new perspective on income inequality (Più poveri dei genitori? Una nuova prospettiva sull’ineguaglianza dei redditi). Il fenomeno è di massa e praticamente senza eccezioni nel mondo sviluppato. Contribuisce a spiegare – secondo lo stesso Rapporto McKinsey – il disagio sociale che alimenta populismi di ogni colore, da Brexit a Donald Trump. Per effetto dell’impoverimento e dello shock generazionale, una quota crescente di cittadini non credono più ai benefici dell’economia di mercato, della globalizzazione, del libero scambio.

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Globalizzazione

Perché il mercato unico è in crisi.

NEW YORK – LA COMPETIZIONE globale — dice Barack Obama — dà a molti lavoratori la sensazione che li abbiamo abbandonati. Provoca diseguaglianze ancora maggiori. I privilegiati accumulano straordinarie ricchezze e potere. L’angoscia è reale. Quando la gente è spaventata, ci sono politici che sfruttano queste frustrazioni». Pronunciate poche ore dopo il risultato del referendum inglese, queste parole del presidente degli Stati Uniti abbracciano fenomeni comuni a tutto l’Occidente. Da Brexit a Donald Trump, forti correnti dell’opinione pubblica appoggiano i politici che promettono un ritorno all’indietro, verso un’Età dell’Oro pre-globalizzazione.

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orlando

Con i parenti delle vittime della strage al Pulse Club Bufera sulle donazioni di sangue vietate.

ORLANDO – «È ANGOSCIANTE, non so più nulla di lui da due giorni, chiamo continuamente il suo numero e scatta sempre la segreteria telefonica. Per pietà, qualcuno mi dica dov’è». Maria Arocho ancora cerca disperatamente suo cugino, Martin Torres: era dentro il Pulse Club in quelle tre ore atroci, iniziate alle due del mattino di domenica con l’irruzione di Omar Mateen, finite alle cinque del mattino dopo la strage e il blitz delle teste di cuoio. Vivo? Morto? “Solo” ferito? Maria Arocho soffre, si dispera, non nasconde la rabbia per la lentezza con cui polizia e ospedali distillano notizie. Per il ventenne Andy Moss è peggio: all’ospedale non ha titolo per rivolgersi. Lui è un sopravvissuto, fuggito per miracolo, ma ha perso di vista Chris Summer: «È il mio migliore amico e non so dove sia finito. All’ospedale non mi ci lasciano andare. A me non rispondono. Vorrei svegliarmi da questo incubo atroce, scoprire che non è accaduto».

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EllekappaLa diplomazia.

Al G7 Tusk preme su Canada e Usa. Renzi: “Da noi italiani un lavoro strepitoso”.

Le tragedie del Mediterraneo irrompono al G7 in Giappone. «La comunità mondiale deve dimostrarci la sua solidarietà, e riconoscere che questa è una crisi globale». E’ l’appello di Donald Tusk, presidente del Consiglio Ue, ai leader riuniti qui a Ise-Shima.
E’ un S.O.S. che il Vecchio continente lancia ai suoi alleati: Stati Uniti, Giappone, Canada. E’ un segnale di grave difficoltà, al summit va in scena la crisi di leadership europea; la richiesta di aiuti esterni viene dopo mesi di dissensi e divergenze tra gli Stati membri dell’Unione europea. Sembra passata un’eternità dall’ultimo G7, che si tenne solo un anno fa sotto la presidenza tedesca, quando ancora Angela Merkel era convinta che l’Europa potesse governare la crisi dei profughi con energia e lungimiranza, con le proprie risorse e una visione comune.

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La terra

Via libera all’accordo di Parigi. Ban Ki-moon: “Ora rispettare gli impegni”. Renzi: “Facciamolo per i nostri figli e nipoti”.

I leader del mondo firmano per il clima L’Onu: “Possiamo cambiare la Storia”

NEW YORK – In una cerimonia solenne al Palazzo di Vetro i leader di 175 nazioni hanno firmato gli accordi per combattere il cambiamento climatico. È una giornata che «può essere storica», dice il segretario generale Ban Kimoon, se gli impegni presi al summit Cop21 di Parigi verranno mantenuti. Cina e Usa promettono: ratifichiamo entro quest’anno. Per Matteo Renzi è una giornata in cui «la politica può dare speranza». C’è anche l’attore Leonardo di Caprio che in un intervento appassionato descrive ai leader «Pechino asfissiata, le foreste indonesiane incendiate, i ghiacciai che si sciolgono, le siccità distruttive dalla California all’India». E gli scienziati avvertono: i piani nazionali non sono ancora sufficienti.

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I tassi

Anche la Fed pensa a tassi d’interesse negativi ma Giappone e eurozona dimostrano che contro i prezzi in discesa e la stagnazione le banche centrali sono impotenti.

NELL’ELENCO di tutte le cose che vanno giù — le Borse, il petrolio, la fiducia degli investitori — oggi bisogna aggiungerne un’altra: il morale dei banchieri centrali. Dalla Federal Reserve alla Bce, dalla banca centrale del Giappone a quella della Cina, l’impotenza è il dato comune.
PER molti di loro è quasi cambiata la descrizione del mestiere. Devono ingegnarsi a fabbricare inflazione. E non ci riescono, per quanto si sforzino. Ieri anche Janet Yellen, la presidente della Federal Reserve, ha dovuto ammettere di “prendere in considerazione” che un giorno la Fed possa spingere i suoi tassi d’interesse sotto lo zero. E’ già avvenuto in Europa e in Giappone.

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greggioLo scenario.

Dalle incognite del nuovo modello di sviluppo di Pechino al controshock energetico: così arriva il peggior inizio dell’anno sui mercati. Le mosse della Fed.

NEW YORK – Cina, petrolio, debiti: tre motori della crisi si stanno avvitando a vicenda. Le condizioni di una “tempesta perfetta” si addensano sull’economia globale. È il peggiore inizio d’anno in assoluto, da quando si misurano i valori di Borsa. L’indice mondiale Dow Jones — che le riassume tutte — ha perso il 20% dai massimi ed è quindi tecnicamente un periodo dell’Orso. La turbolenza non riguarda solo chi ha investito in azioni: petrolio e valute ci stanno indicando problemi in arrivo anche per l’economia reale.

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NEW YORK – E’ di nuovo allarme-banche, dagli Stati Uniti alla Cina. Per ragioni molto diverse dalla crisi che affligge alcuni istituti creditizi in Italia, anche nelle due maggiori economie mondiali la finanza torna ad essere un focolaio d’instabilità. A prima vista misterioso, almeno per quanto riguarda Wall Street dove le banche hanno subito una “cura da cavallo” nel dopo-2009, a colpi di ricapitalizzazioni ingenti. Tant’è che i 31 maggiori istituti americani all’ultimo “stress test” somministrato dalla Federal Reserve vantavano 1.100 miliardi di capitali “common equity” contro i 460 miliardi del 2009. Anche la redditività è florida, per adesso.

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lottaIl presidente: “Non abbiamo mai colpito così duramente” Poi il riconoscimento agli alleati. Oggi Kerry vola a Mosca.

NEW YORK – «Non potete nascondervi. Sarete i prossimi ad essere colpiti». Barack Obama lancia l’avvertimento ai capi dello Stato Islamico, dopo una sessione speciale di lavoro coi vertici del Pentagono. Il presidente Usa sottolinea il rafforzamento del ruolo per i partner della coalizione e cita il nostro paese: «L’Italia sta aumentando il suo impegno nella lotta contro l’Is». È un riconoscimento esplicito che Obama affianca a quello di altri paesi come Inghilterra e Francia, Germania e Australia, più direttamente coinvolti nei raid aerei contro le forze jihadiste in Siria e in Iraq.

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