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Posts Tagged ‘Giovanna Casadio’

E nell’arringa l’ex segretario dem ricorre al greco: “Il Rosatellum come un hapax legomenon”.

ROMA – Sarà a causa dell’hapax legomenon che ha stranito l’aula della Camera, o forse del riferimento al cubo di Rubik per dire che assicurarsi una sedia in Parlamento è un rompicapo non prevedibile altro che giochetti e calcoli, ma il video del discorso di Pierluigi Bersani contro il Rosatellum nella mattinata di ieri ha avuto in poche ore venticinquemila visualizzazioni. Che sia il più popolare a sinistra lo sanno tutti e i compagni demoprogressisti più di tutti. «Figuriamoci se non riconosco la sua leadership, per me c’è addirittura un conflitto d’affetto» premette Roberto Speranza, il delfino bersaniano, consapevole che trovare un leader della sinistra è ugualmente un cubo di Rubik.

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Il segretario rilancia un consuntivo che dà al centrosinistra il primato dei Comuni oltre i 15 mila abitanti. Orfini: macchè Caporetto.

Orlando: tavolo unitario con la sinistra, senza Pisapia si perde In piazza con Campo progressista anche la ministra Finocchiaro.

ROMA – Matteo Renzi twitta un grafico (fonte Youtrend) che dà il Pd in bilico però non del tutto colpito e affondato ai ballottaggi di domenica: 67 amministrazioni comunali al centrosinistra contro 59 al centrodestra. Ma non basta a esorcizzare quanto è accaduto: la vittoria del centrodestra e il ritorno di Berlusconi. Il malcontento dilaga nel Pd fino allo scontro senza esclusione di colpi. L’ennesima resa dei conti è cominciata e avrà lo showdown nella direzione del partito convocata per il 10 luglio.

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Diciannove mesi fa il sì della Camera Ora Pd e sinistra tentano il tutto per tutto contro Lega, 5Stelle e Forza Italia.

ROMA – Senza i 5Stelle difficile farcela. Ma sul blog di Grillo la linea è: “Ius soli, repetita iuvant”. Indica che la posizione del Movimento dal l 2013 è sempre la stessa, e cioè “meglio no”. Perché «una decisione che può cambiare nel tempo la geografia di un paese, non può essere lasciata a un gruppetto di parlamentari e di politici in campagna elettorale permanente». Per dare la cittadinanza italiana ai bambini figli di immigrati ma nati e cresciuti in Italia – secondo Grillo – ci vorrebbero casomai un referendum e anche una discussione e una concertazione con gli Stati della Ue. In pratica, se tra una settimana (come previsto) la legge sulla cittadinanza che archivia per sempre lo ius sanguinis – per cui si è italiani se figli di italiani – sarà votata nell’aula del Senato, i grillini voterano contro o si asterranno (che a Palazzo Madama equivale a pollice verso).

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L’ex premier contro Bruxelles: “Non basta la delegazioncina a Norcia”. Resta alta la tensione con Padoan sulla manovra.

ROMA – Enrico Letta voterà Andrea Orlando alle primarie dem. L’ex premier dice che darà «una ultima chance al Pd», partecipando quindi alle primarie. La scelta di Letta, annunciata a “In mezz’ora”, cade su Orlando, come del resto quella di molti prodiani, perché «è uno che vuole unire, il Pd è un campo largo, non il comitato elettorale di un capo». Stoccata a Matteo Renzi, l’ex segretario ora ricandidato che prese il suo posto a Palazzo Chigi. Dario Franceschini ribadisce invece il suo sostegno all’ex premier: «Il centrosinistra ha già triturato troppi leader».

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La mozione ribadisce: anche con il proporzionale scatta l’automatismo L’ex segretario: “Sbaglia chi pensa che ho paura”. E invita Bonino al Lingotto.

ROMA – Il primo a depositare le firme: Michele Emiliano. L’ultimo: Matteo Renzi, però con il commento a margine: ne servono 2 mila ma ne sono state raccolte 37 mila e ancora arrivano, quindi «potrebbero essere oltre 40 mila ». Andrea Orlando, a metà del pomeriggio di ieri, consegna 1996 sottoscrizioni alla propria candidatura a segretario e spiega che il numero è simbolico: è quello dell’anno in cui si presentò l’Ulivo di Prodi.

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la-mappa

Le truppe dell’esodo dall’Emilia di Errani al partito pugliese.

ROMA – Quando partirà la valanga della scissione non è dato saperlo, per ora. Ma ci sono smottamenti dappertutto. Addii al Pd, che si mormorano e tuttavia non si annunciano, perché – come spiega Massimo Paolucci, eurodeputato già con un piede fuori, amico personale di Massimo D’Alema – «non vogliamo fornire indizi». Come in battaglia. Non si danno informazioni sulle truppe, i movimenti e i futuri spostamenti.

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bersaniIl retroscena.

Franceschini cerca una mediazione ma la rottura è sempre più vicina. D’Alema: subito mobilitazione sui territori. Sms di Letta: che tristezza.

ROMA – «Potete immaginare con quale sofferenza ve lo dico…». Pierluigi Bersani ripete che il Pd ha un problema «molto, molto serio, perché un collettivo non può essere un gregge, così si va a fondo». L’ex segretario dem cammina con il passo lungo della pianura in Transatlantico a Montecitorio, chiacchiera con i cronisti e si ferma in mini riunioni volanti con i suoi. «Io gli voglio bene al Pd, ma non al PdR, al partito di Renzi, da lui non mi aspetto nulla, ma da quelli a lui vicini sì: chi ha buonsenso ce lo metta. Siamo a un bivio serio, la scissione è già avvenuta tra la nostra gente, come la recuperiamo quella gente lì». Il giorno dopo la Direzione, non c’è stato alcun passo avanti per allontanare lo spettro della scissione.

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hanno-dettoLa mossa in vista della direzione dem. Lettera di 17 senatori: “Si voti presto”. In 13 avevano firmato anche per il contrario.

ROMA – Lo scontro nel Pd precipita verso il congresso anticipato. Renzi è pronto a dimettersi. E nella direzione di lunedì prossimo metterà i dem davanti al bivio. «Non mi faccio logorare». Dirà il segretario: perciò o facciamo un patto per le elezioni a giugno, trovando subito un accordo nostro, interno, sulla nuova legge elettorale oppure io mi dimetto e andiamo al congresso in tre mesi.

E dai renziani parte su Twitter l’hashtag # famostocongresso. A lanciare il tormentone è il senatore iper renziano Stefano Esposito, facendo il verso alla mobilitazione social di Luciano Spalletti per lo stadio della Roma. I consiglieri più vicini a Renzi, da Lorenzo Guerini a Ettore Rosato, spiegano che è l’ultima chiamata per cercare di restituire al Pd una unità possibile e abbassare i venti di scissione. Graziano Delrio, il ministro delle Infrastrutture, commenta l’intervista di Massimo D’Alema ieri a
Repubblica.

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tandemVarato un documento pro Gentiloni. Offensiva delle correnti contro il voto anticipato. Il segretario potrebbe dimettersi lunedì in direzione per avviare subito il congresso. Bersani: urne nel 2018, in estate assise del partito.

ROMA – Accade tutto e il contrario di tutto. Nel caos del Pd l’ultima mossa è quella di quarantuno senatori che chiedono a Renzi di smetterla di giocare con le elezioni anticipate e di sostenere invece il governo Gentiloni fino al 2018, e di fare il congresso del partito nel quale intendono saldamente restare, senza tentazioni di scissione.

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vendolaL’intervista.

Nichi Vendola disegna il possibile listone: “Dagli ex dem a De Magistris”.

ROMA – «Non so se un Movimento popolare di riscossa della sinistra che vada da D’Alema a De Magistris e dopo la crisi del Pd oggi sulle labbra dei suoi stessi fondatori come Bersani, arriverebbe al 10% dei consensi, o a quanto. So però che mettendo insieme le esperienze, le pratiche, la cultura di chi ha resistito a sinistra, si può diventare punto di riferimento e speranza di milioni di italiani. Ma per farlo non basta sommare forze occorre un progetto di radicale discontinuità».

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berlusconi

Lo stop di Zanda al proporzionale scatena la rivolta azzurra Berlusconi allontana le urne, ma Calderoli apre ai dem.

ROMA – «Noi a queste condizioni neppure ci sediamo al tavolo di una trattativa sulla legge elettorale ». Levata di scudi di Forza Italia dopo che il capogruppo dem al Senato, Luigi Zanda, haspiegato a Repubblica che quella è una strada da non percorrere: «Si condanna il Paese al l’ingovernabilità », ha spiegato Zanda nel rilanciare il Mattarellum, ovvero i collegi uninominali.

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pisapia

Renzi accelera e lavora a un testo da presentare dopo le feste: “Bene la Lega, anche gli altri dicano sì o no” Delrio: serviranno primarie di coalizione. Pisapia, Merola e Cuperlo rilanciano il centrosinistra.

ROMA – Dall’annuncio ai fatti. Il Pd presenterà la legge elettorale Mattarellum in Parlamento subito dopo le ferie natalizie. Oggi intanto la discussione fissata nella riunione ristretta della commissione Affari costituzionali della Camera che potrebbe dare il via libera all’esame a inizio gennaio .
Matteo Renzi insiste e punta a stanare Forza Italia e i 5Stelle: «Ho tutto il Pd con me sulla legge Mattarellum. Significa collegi e territori. Le forze politiche che non la vogliono devono dirlo e prendersene la responsabilità». All’indomani dell’Assemblea dem, il segretario è soddisfatto del risultato portato a casa, almeno sulla carta.

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L’ex capogruppo si candida segretario: “Davide contro Golia”. Nasce il correntone.

ROMA – «Io ci sarò nella sfida a Renzi. Come Davide contro Golia..». Roberto Speranza, il giovane delfino di Bersani, si candida alla guida del Pd.
«Roberto, abbiamo un avversario davvero particolare davanti…, io verrò in tour per l’Italia con te, ti raggiungo il sabato e la domenica». Lo appoggia il governatore della Puglia, Michele Emiliano.
Nasce così il ticket Speranza-Emiliano, alla vigilia dell’Assemblea dei mille del Pd e delle mosse a sorpresa di Renzi. E nasce anche il “correntone dem”. Pierluigi Bersani, l’ex segretario del Pd, che benedice l’iniziativa, arrivando al centro Frentani – una copia di Le Monde sotto il braccio – avverte subito: «Questo non è un semplice convegno della minoranza, qui c’è un fatto politico… creiamo una alternativa possibile nel Pd».

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governatori

Renzi convoca l’assemblea nazionale il 18 dicembre Congresso subito. Svolta De Luca: “Matteo strafottente”.

ROMA – «Chiusa la partita-governo, partirà l’operazione-partito ». Matteo Renzi lo va ripetendo nonostante le ore convulse a Palazzo Chigi. In un Pd lacerato e confuso, sotto schiaffo per le divisioni tra il Sì e il No sul referendum costituzionale, è saltato il gioco delle parti: non è la sinistra dem a fare pressing per una resa dei conti nel congresso anticipato, ma è lo stesso Renzi a giocare in contropiede. E convoca l’Assemblea dei mille, il “parlamento” del partito, tra una settimana, il 18 dicembre. Lì Renzi si presenterà con una proposta per il congresso subito, a marzo-aprile. Si dichiarerà stabilmente in sella per traghettare il Pd a congresso.

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ciaoneGuerini convoca la direzione per domani. Deirio: “Non è escluso che Matteo si dimetta anche da segretario”.

La rivincita dei “rottamatf “Congresso e nuovo leader”.

roma. «La vedete ora la mucca nel corridoio? Si è capito che c’era un problema nel governo e nel Pd?». Pierluigi Bersani è a Piacenza e ricorre alla vecchia metafora. Ha guardato in tv l’annuncio di dimissioni del premier. Per l’ex segretario che si è schierato con il No portandosi dietro una nutrita pattuglia di dem, la sconfitta del Sì e di Renzi non può non avere conseguenze anche nelPd.
Facile prevedere che la riconquista del partito da parte della minoranza partirà subito. Bersani e Massimo D’Alema, leader del No, giudicano di fatto la leadership di Renzi al capolinea. Ma lui forse giocherà d’anticipo.

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D'alemaIniziativa per lanciare la campagna sul referendum e sfidare Renzi. “Un pastrocchio che spacca il Paese” Polemica sul voto a dicembre: “Cercano la prescrizione…”. L’assemblea di Roma disertata dalla sinistra del Pd.

ROMA – La molla forse scatta. «E se scatta, allora il No vince». Massimo D’Alema lo confida salendo sul palco del raduno del “centrosinistra per il No” al referendum, che ha convocato a Roma in un paio di mesi. Con soddisfazione può sostenere: «Abbiamo sbagliato, abbiamo cambiato tre volte luogo perché abbiamo avuto bisogno di un posto molto più grande, abbiamo sottovalutato la spinta alla partecipazione, del resto non potevamo essere insensibili… ». Sarcastico, il lider Massimo.

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D'alema

Il sindaco e Errani: “Renzi cambi la legge elettorale” Orfini invita l’Anpi. Serracchiani: ma niente ricatti.

A REGGIO EMILIA STAND PER IL NO.

ROMA – Mediatori al lavoro per evitare lo scontro nel Pd sul referendum costituzionale. Ma nonostante le buone intenzioni – Vasco Errani, l’ex presidente dell’Emilia Romagna è in prima linea tentando di ricucire il rapporto con l’Anpi, l’associazione dei partigiani – i fronti del No e del Sì si agguerriscono, la contrapposizione si esaspera.
Il 5 settembre a Roma si terrà un’assemblea per sostenere il No al referendum, che vede tra gli organizzatori Massimo D’Alema. Inviti sono stati spediti ai bersaniani Speranza, Stumpo, Zoggia, Gotor, Fornaro, oltre che ai parlamentari del Pd che hanno già sottoscritto un documento contro la riforma della Carta voluta da Renzi, come Franco Monaco e Angelo Capodicasa.

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Il premier.

Oggi la direzione del Pd convocata per analizzare il voto nei comuni. Resa dei conti con la sinistra interna che senza chiarimenti è pronta a sostenere il no al referendum.

ROMA – Nessun tagliando al governo e al Pd, per ora. No a cambiamenti dell’Italicum, dal momento che «non vedo maggioranze per modificare la legge elettorale, non ho potere di vita o di morte, questa non è una dittatura ». No alla distinzione tra segretario del partito e premier, che è «un dibattito lunare ». No a scendere sul terreno di D’Alema che voterà contro nel referendum costituzionale di ottobre e, del resto, è uno che «parla spesso ma si sono visti i risultati in questi venti anni», non ha condotto in porto nulla.

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Guerini: “Orfini non deve lasciare, Madia sbaglia” Governo battuto, Verdini e centristi votano con FI.

ROMA – Una cinquantina di deputati ma soprattutto 23 senatori potrebbero fare mancare la fiducia al governo, se Renzi non cambia strada. La sinistra dem vuole più sinistra nel Pd: la resa dei conti è cominciata in vista della Direzione del partito che si riunirà oggi per parlare della sconfitta alle amministrative.

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D'AlemaIl retroscena.

Dopo la sconfitta, secondo la minoranza, Renzi deve lasciare la carica di segretario.

ROMA – «Renzi lasci la segreteria del Pd». La sinistra dem si prepara all’attacco. Per la “ditta”, ovvero quella parte del partito che fa capo a Bersani e Speranza, una sconfitta di questa portata alle amministrative deve segnare una svolta vera. Di linea politica e di gestione del partito. Non basta un restyling, come il premier-segretario ha fatto già trapelare, prendendo atto di un partito in crisi profonda, commissariato a Roma con Matteo Orfini, in Liguria con Davide Ermini, in mezza Sicilia con Ernesto Carbone e tra poco a Napoli e in Veneto. Ma per la minoranza non è sufficiente qualche ritocco all’organigramma.

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