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Posts Tagged ‘informazione’

giornaliDice il presidente del Consiglio che i giornali italiani hanno dormito alla grande sulla vicenda delle banche, spolpate dai politici locali e nazionali per ingrassare le loro clientele (come MPS).
Forse i giornali dormono, ma di certo Renzi e i suoi stanno ben attenti a come usare inchieste e scandali per la narrazione che più fa comodo.
Ho cercato le notizie che Il fatto quotidiano mette in prima pagina oggi: MPS e le dimissioni di Viola, il finto annuncio dei 600 posti di lavoro al centro Apple e il sospetto di assunzioni clientelari e infine la nomina a commissario per l’Agenzia digitale di un manager che ha lavorato per Amazon.

Qualche annuncio, la notizia che viene data ma non commentata.. Si, forse ci sono giornali che dormono ma spesso sono proprio quelli più graditi al palazzo. (altro…)

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Travaglio

Scontro tra Marco Travaglio (direttore de Il Fatto Quotidiano, ospite a ‘Otto e mezzo’(La7) insieme alla giornalista spagnola Angela Rodicio, sul tema delle intercettazioni. Secondo la corrispondente dell’emittente spagnola TVE, in Italia vi sono troppe pubblicazioni di intercettazioni. “Si dovrebbe sapere – dichiara la Rodicio – la fonte di queste intercettazioni”. “Te lo spiego io se vuoi?“, replica Travaglio che spiega quale è l’iter legale. “Sono atti pubblici” precisa. “Se è un reato lo pubblichi, altrimenti non si pubblica. Secondo me è molto pericoloso questo, perché danneggia la difesa”, ribadisce la corrispondente iberica. (altro…)

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Ieri sera mentre seguivo Otto e mezzo, dove si parlava del tema della pubblicazione delle intercettazioni, mi è sembrato di tornare indietro nel tempo.
Ai tempi di B, quando i suoi uomini televisivi tiravano fuori i soliti argomenti: la barbarie, la violazione della privacy, politici dalla carriera rovinata..

Sono cambiati i tempi e non c’è più la Santanché, la signora che non voleva vivere ai tempi della DDR e della Stasi.
Ora c’è l’esponente del PD Alessia Rotta, più giovane, più social, ma con le stesse argomentazioni. (altro…)

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StatisticaIl silenzio da parte dei media è stato quasi assoluto. In pochi hanno raccontato come da 76 ore su Twitter uno sparuto gruppo di autorevoli economisti stesse chiedendo spiegazioni all’Istat e come in risposta non arrivassero secche smentite, ma solo comunicati interlocutori. Numeri alla mano, i professori dicevano che i conti non tornavano. Che il Pil italiano non poteva essere cresciuto dello 0,8 per cento come aveva sostenuto l’Istituto nazionale di statistica il primo marzo. Ieri finalmente la verità: il nostro Paese nel 2015 ha incassato un modestissimo 0,6 per cento in più che, nella classifica della crescita, ci fa scivolare al terzultimo posto in Europa. Lo 0,8, ha ammesso l’Istat, era un dato grezzo ed era stato diffuso senza ricordare che lo scorso anno si era lavorato tre giorni in più rispetto al 2014. (altro…)

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Notizie importanti sul mondo dell’informazione.
FCA esce da RCS per dedicarsi al core business, ovvero la produzione e vendita di auto (e magari riaprendo gli stabilimenti oggi in cassa integrazione e investendo quei miliardi promessi).
Marchionne esce da La Stampa e le quote del gruppo verranno vendute ai De Benedetti: nascerà un nuovo polo nell’editoria, che mette assieme La Stampa e Repubblica (e anche il Secolo XIX).
A parte i discorsi sull’occupazione (che forse interessano solo ai giornalisti delle tre testate coinvolte) c’è un ragionamento anche sul futuro dell’editoria e dell’informazione in Italia.

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“Pakistano molesta una 14enne – Residenti assaltano il centro d’accoglienza dei rifugiati”

Questo è il titolo scelto dal Corriere, per raccontare un episodio di cronaca avvenuto a Salerno (e che è stato ripreso da altre testate).

Il racconto della ragazza e il «raid»Tutto è cominciato con una presunta molestia subita dall’adolescente, avvicinata dal giovane migrante. Quando la ragazza ha raccontato prima a casa e poi nel quartiere quanto avvenuto, è scattata la rappresaglia. Un gruppo di persone, domenica sera, si è recato dinanzi al centro di accoglienza che si trova nello stesso rione, cercando di sfondare il portone d’ingresso per linciare il presunto molestatore.Esplosi colpi di pistolaGli extracomunitari si sono barricati all’interno, in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine che poco dopo sono giunte sul posto bloccando l’assalto. Oltre a numerose pietre, sarebbero stati esplosi anche alcuni colpi di pistola contro il palazzo che ospita il centro di accoglienza.

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editoria“Il premier sa di essere quasi il più odiato tra gli italiani e per cercare di non far crollare definitivamente la sua popolarità, ha pensato bene di regalare 120 milioni di euro agli editori. Tra questi anche Carlo De Benedetti presidente del Gruppo Editoriale L’Espresso nonché tessera numero 1 del PD. Cioè, se non è chiaro, con 9 milioni di italiani che vivono al di sotto della soglia di povertà, il premier del Pd,di quello che dovrebbe essere un partito di sinistra, cosa fa? Regala 120 milioni a chi dovrebbe disorientare gli italiani per far sembrare buono colui che sta rovinando il nostro paese.
Adesso capite perché i giornali fanno disinformazione? Condividete, tutti devono sapere!

Scena uno. Aprile 2014:
Matteo Renzi, nella sala stampa di Palazzo Chigi, annuncia il decreto sugli 80 euro di bonus Irpef e i relativi tagli di spesa per finanziarlo: una slide dice che i bandi di gara dal 2015 sarebbero stati pubblicizzati solo online – e non più con (l’obbligatoria) “pubblicità legale” sui giornali di carta – e così lo Stato “risparmierà 120 milioni di euro l’anno”. (altro…)

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Il diniego all’iniziativa di due mamme di cantare canti natalizi nella scuola di Rozzano viene trasformato nell’attacco alla religione cattolica e alle sue tradizioni da parte di un preside sciagurato.
Che poi sono gli stessi presidi che dovrebbero avere poteri super per assumere personale ma non, evidentemente, per scegliere come festeggiare Natale.
La falsa notizia, ben amplificata da giornali e TG ha permesso alla Lega e a FI di fare il loro consueto teatrino di fronte all’istituto.

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giannelli

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GiannelliDa una parte ci sono i giornaloni, cioè il mondo dell’irrealtà. Prendete questo titolo del Corriere: “Caso Azzollini, Ncd contro il sì all’arresto. Il Pd frena. Orfini: voteremo a favore. Poi telefona a Quagliariello: saranno valutate le carte”. L’Ncd è contro il sì, dunque – par di capire – per il no. Il Pd è per il sì, ma poi parte una chiamata al partito dell’arrestando per dire che nulla è deciso, bisogna valutare le carte, potrebbe uscirne anche un no. Diciamo che siamo al ni. In ogni caso il Pd frena. Ma ecco un titolo arrembante di Repubblica: “Azzollini, il Senato accelera”. (altro…)

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legge-bavaglioVe li immaginate Bob Woodward e Carl Bernstein che dopo lo scandalo Watergate si presentano dolenti e contriti in tv, il capo cosparso di cenere, per attaccare la loro fonte anonima della Cia (“Gola Profonda”) e scusarsi per lo scoop sul Washington Post che valse a loro il premio Pulitzer e al presidente Nixon le dimissioni? Difficile: in America tutti i giornalisti sognano di stroncare la carrieraall’uomopiùpotentedel mondo. L’altra sera, non sul Washington Post ma più modestamente a Porta a Porta, non Woodward né Bernstein, ma più modestamente Marcello Sorgi, editorialista della Stampa, si è autodenunciato per aver pubblicato una notizia vera: le intercettazioni dell’inchiesta che, nel gennaio 2008, portò all’arresto di mezza Udeur a Santa Maria Capua Vetere, compresi la moglie e il consuocero del ministro della Giustizia Clemente Mastella, lui stesso indagato. Già che c’era, pentitissimo, ha mezzo scoperto una presunta fonte, un funzionario della Questura di Napoli che avrebbe passato a lui e ad altri giornalisti al caffè Gambrinus di Napoli cinque chiavette Usb con gli atti dell’indagine. (altro…)

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QUALCOSA dev’essersi rotto, nel vecchio mestiere del giornalista, se è diventato così facile saltare lo steccato che separa la parola privata da quella pubblica. Mi riferisco alle mail furibonde che una giornalista di Report ha inviato a un giornalista di Libero che l’aveva chiamata in causa; ritrovandosele poi sul giornale, papali papali, in tutta la loro frettolosa irritazione, tipica di una comunicazione che si crede privata e si scopre poi, a tradimento, essere in pasto al pubblico. Al di là di ogni considerazione deontologica (ormai scappa da ridere al semplice suono della parola), vale, per me che scrivo da una vita e non so fare nient’altro, una valutazione semantica e perfino estetica: quando si scrive per la pubblicazione si usano un lessico, dei modi e una cura che non ha parentela alcuna con la veemenza istintiva di una letteraccia privata. (altro…)

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stefano folliS’è accesa una folle polemica su Stefano Folli, il riportino più elaborato del notismo politico, che i birdwatcher paragonano al nido di cinciallegra, e sul suo trasloco dal Sole-24 Ore a Repubblica. E non per le malelingue che parlano di un atto di gratitudine di Ezio Mauro all’uomo che portò il Corriere, da direttore, al minimo storico (altrimenti Riotta, dopo la catastrofica direzione del Sole-24 Ore, ora dovrebbe dirigere Italia Oggi). Ma per il velenoso saluto che gli ha dedicato il direttore del Sole, Roberto Napoletano: “La nota politica con quell’atmosfera delle recite in famiglia e la sua lingua da iniziati, il salotto quotidiano dello scambio, appariva già vecchia a Enzo Forcella nel ‘59. Il principe moderno di questo salotto, Stefano Folli, ha scelto di prendere un’altra strada (auguri di cuore) e, per rispetto a lui e a noi, abbiamo deciso di cogliere l’occasione per chiudere il salotto e il suo racconto quotidiano di una politica che appartiene al passato”. Una prece, ti sia lieve la terra. Il De Profundis l’ha poi intonato Giuliano Ferrara, uno che riempie il Foglio di encicliche e bolle papali ma soprattutto antipapali: “La nota politica è una boiata pazzesca… pensosa e pomposa. Era utile quando i giornali servivano a forgiare l’opinione del notaio dell’Aquila, dell’avvocato di Verona… Oggi quel pubblico è scomparso o non conta. (altro…)

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Stato-mafia

L’altro giorno anche i giornali italiani hanno celebrato Ben Bradlee, il leggendario direttore del Washington Post scomparso a 93 anni che era entrato nella storia del giornalismo e della politica pubblicando i Pentagon Papers sulla sporca guerra in Vietnam e poi l’inchiesta di Bernstein & Woodward che scoperchiò lo scandalo Watergate e abbatté il presidente Nixon, sempre in barba alla ragion di Stato e in nome della ragion di cronaca. Sono gli stessi giornali che da due anni tacciono su uno scandalo che fa impallidire il Watergate e riguarda non la Casa Bianca, ma il Quirinale a proposito della trattativa fra lo Stato e la mafia. Hanno nascosto il ruolo di Giorgio Napolitano nelle manovre del consigliere D’Ambrosio per sottrarre l’inchiesta alla Procura di Palermo. Hanno ribaltato la verità, trasformando i pm da vittime in aggressori del Colle. (altro…)

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Bavaglio al webNella riforma della diffamazione sanzioni da 50 mila euro e interdizione per i direttori. 
ROMA -Quando di mezzo ci sono i giornalisti la voglia di bavaglio è sempre dietro l’angolo. Adesso l’obiettivo è soprattutto il web, le testate online, considerate troppo libere e incontrollabili. Non solo dovranno rettificare subito, ma soprattutto dovranno cancellare tutto. Per legge. Ci hanno provato con le intercettazioni a mettere il bavaglio, adesso passano per la diffamazione. Quel singolare ddl «Loch Ness» (come lo chiama Gasparri) che compare e scompare come lo storico mostro. Ora che rispunta al Senato, dopo un anno di misterioso sonno, rivela subito di che pasta è fatto. Pasta punitiva, tutta giocata su rettifiche capestro ad horas, su multe per migliaia di euro (fino a 50mila per un falso cosciente), sull’interdizione per sei mesi, sulla responsabilità dei direttori per qualsiasi notizia diffamatoria anonima. Come dice il Dem Felice Casson «di positivo, nel ddl, c’è che finalmente viene cancellata la previsione del carcere per i giornalisti…». Ma il prezzo da pagare per la cella (assai rara) che non c’è più è uno stillicidio pesante giornaliero che colpirà pesantemente anche le testate online. Ieri il testo, già votato alla Camera ma assai rimaneggiato in commissione Giustizia al Senato, è giunto in aula. Discussione generale. Se ne riparla tra un paio di settimane, ma bisogna dire subito che la legge, così com’è, proprio non va. Emendamenti compresi.

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Informazione

POSIZIONAMENTI.

Non è piaciuto il gelato, ma non ha entusiasmato nemmeno il “big bang”. I giornali del dopo consiglio dei ministri di venerdì non ci vanno leggeri né con la pantomima del gelataio dentro al chiostro di Palazzo Chigi, né con le norme “sblocca-Italia” emerse dal confronto tra i ministri. Nel Paese arrivato al punto più basso degli ultimi anni nella propria parabola economica, mentre gli italiani imparano sulla propria pelle il significato della parola “deflazione”, le slide sugli investimenti in cantieri vecchi e nuovi e le proposte sulla giustizia, hanno trovato davanti un muro di gufi scettici. Da Repubblica al Corriere della Sera, alla Stampa, le bocciature sulla capacità dei provvedimenti di produrre un qualche sviluppo sono state nette. Resistono, in alcune ridotte, gli estimatori del presidente del Consiglio. Se Mario Ajello sul Messaggero, annota, in un discorso tutto politico, che Matteo ha imparato a cambiare ritmo, la Gualmini, sulla Stampa, si lancia in una perorazione al di là di ogni qualsivoglia analisi economica auspicando che, probabilmente, l’ottimismo ostentato dal premier “non sia proprio l’unica cosa da fare”. Dopo, effettivamente, non resta che pregare. (altro…)

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renzi-raiNel paese dove Daniele Luttazzi non può metter piede in tv dal 2001, salvo una fugace parentesi su La7 subito soppressa nel 2007, si torna a parlare di “editto bulgaro”. Non, naturalmente, quello emanato da B. il 18 aprile 2002 e subito eseguito dai suoi manutengoli alla Rai di allora e dai loro successori di ogni colore e risma. Ma quello firmato dai parlamentari M5S in commissione di Vigilanza, che hanno chiesto la cacciata del direttore del Tg1 Mario Orfeo e di due giornalisti per i servizi sulle dichiarazioni di Alessandro Di Battista e poi di Beppe Grillo sul terrorismo jihadista. Diciamo subito che quello di Grillo e dei suoi eletti non è un editto bulgaro: non stanno al governo, non controllano nemmeno una tv di quartiere (semmai un blog autofinanziato) e anche volendo in viale Mazzini non riuscirebbero a spostare di un millimetro un soprammobile o una fioriera: figuriamoci un direttore e due mezzibusti. In ogni caso sbagliano gravemente a chiederne la testa (ove mai esista). (altro…)

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La Repubblica

Repubblica

Il Fatto Quotidiano

Il fatto

 

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Oggi La Stampa di Mario Calabresi, che somiglia sempre di più a un’edizione torinese della vecchia Pravda, ci informa tra il lusco e il brusco che va beh, Renzi «i miracoli non li può fare», nonostante «la velocità, il ritmo e il carisma», perché «è pur sempre a capo di un governo di compromesso»; però «detta l’agenda» e la sua «”rivoluzione gigantesca” si giocherà sulla riforma del Senato», «la sua partita della vita», un punto su cui «il presidente del Consiglio ha davvero innovato» battendosi contro «le resistenze corporative», che la Stampa identifica nella proposta di Vannino Chiti, definita «una battaglia di retroguardia» e sposata dal Movimento 5 Stelle perché «messo in difficoltà ogni giorno da Renzi».

Ora, ciascuno valuti come crede la narrazione complessiva di cui sopra, ma su un punto vorrei che ci soffermassimo tutti: la retroguardia.

Cioè, l’editorialista della Stampa ha letto davvero la proposta di legge costituzionale di Vannino Chiti e le aggiunte in merito del M5S? E ha letto, per contro, il disegno di legge del governo? In base a quali criteri storici, politici e/o filosofici la prima sarebbe «di retroguardia» rispetto alla seconda? No, ma parliamone, veramente, con i due testi in mano, punto per punto.  (altro…)

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Punti di vista

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