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Posts Tagged ‘islam’

Dopo avergli parlato una decina di volte, l’avvocato del presunto leader degli stragisti islamici che insanguinarono Parigi è giunto alla conclusione che Abdeslam Salah sia «un povero coglione che ha l’intelligenza di un posacenere vuoto, pensa di vivere in un videogioco e del Corano ha letto solo qualche interpretazione su Internet». «Per spiriti piccoli come il suo» ha aggiunto l’avvocato, «il web è il massimo che siano in grado di capire». Ora gira sotto scorta.  Dunque il male, prima ancora che banale, è stupido. Anche il bene, come dimostra la polizia belga che ha impiegato mesi per acciuffare il «povero coglione», benché l’avesse sotto il naso. (altro…)

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Incriminato“Il reporter resta incriminato ma prove insufficienti” La Casa Bianca: l’Europa faccia di più per la sicurezza.

BRUXELLES – «Colpevole». «Forse si». «Certamente si». Anzi no. In un’ennesima disarmante capriola l’Antiterrorismo belga si offre candida alla gogna del mondo. Il giornalista free-lance Faysal Cheffou non è il terzo uomo del commando di Zaventem. Resta indagato per terrorismo ma, in 48 ore, le fonti di prova che avevano convinto la Procura federale ad arrestarlo come uno degli esecutori della strage, si rivelano improvvisamente troppo fragili per privarlo della libertà. La sua scarcerazione è annunciata nel primo pomeriggio da un comunicato di due righe della Procura Federale — «Gli indizi presupposto del suo fermo non sono stati confortati dalla prosecuzione dell’indagine» — e assume contorni più precisi con il passare delle ore.

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L'omaggio

L’intelligence comune è una ragnatela di burocrazia Solo dopo la strage di Charlie Hebdo nel Vecchio continente è cominciata una vera collaborazione.

Dal 2001 a oggi, l’Ue non è riuscita a creare un organismo unitario Con regole diverse e apparati lenti non si fermano i jihadisti.

DOPO ogni strage si alza un coro di grandi progetti, che finiscono lentamente insabbiati nella solita piccola politica di Bruxelles. In questo settore le gelosie nazionali sono massime e finora si è cercato solo di allestire organi che facessero da consulenti ai paesi meno capaci, senza mai pretendere un ruolo da protagonisti. Così, quindici anni dopo le Torri Gemelle, l’Europa si trova di fatto senza organismi unitari per fronteggiare una minaccia globale, che colpisce e prospera sfruttando anche la disparità di legislazioni e apparati preventivi.

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la fuga
BRUXELLES – ECCOLO l’ex uomo più ricercato d’Europa. Salah Abdeslam compare di fronte al giudice per le indagini preliminari di Bruxelles ancora con la felpa bianca con la quale è stato arrestato l’altro ieri nel cuore di Molenbeek, quartiere di Bruxelles ad alto tasso di immigrati magrebini e già ribattezzato capitale del Belgistan.
FINO a mezzogiorno e mezzo di ieri non ha spiaccicato una parola con gli inquirenti belgi. Questa la linea concordata venerdì sera in una breve telefonata dall’ospedale di Saint-Pierre con l’avvocato Sven Mary. «Ho avuto paura che mi volessero uccidere», aveva detto a poche ore dall’arresto al legale fiammingo, da queste parti una star mediatica per avere difeso i più malfamati delinquenti del regno belga. Dopo essersi offerto di difenderlo quando ancora era latitante, Mary è rimasto in contatto con il fratello di Salah, Mohamed, dipendente del comune di Molenbeek che dalla strage del 13 novembre si è messo in malattia.

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islamUcciso l’oppositore Al Nimr . Usa: “Rischio di tensioni” Teheran, ambasciata saudita incendiata. Proteste arabe.

ROMA – Lo scontro settario fra sunniti e sciiti che da oltre dieci anni infiamma il Medio Oriente ha toccato ieri un nuovo, pericolosissimo apice: l’Arabia Saudita ha mandato a morte uno dei principali volti dell’opposizione sciita nel Paese, lo sceicco Nimr Al Nimr, 56 anni, l’uomo che nel 2011 aveva cercato di portare nella Provincia orientale, l’unica a maggioranza sciita, gli ideali della Primavera araba e che per questo aveva raccolto intorno a sé il consenso di migliaia di giovani. Insieme a lui, in esecuzioni avvenute all’alba in 12 diverse città del regno, sono state uccise altre 46 persone, alcune fucilate, altre decapitate: si tratta per lo più di esponenti di Al Qaeda giudicati responsabili dell’ondata di attentati che fra il 2003 e il 2006 sconvolse il Paese e di quattro oppositori sciiti accusati di sedizione.

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Natangelo

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L'emergenteLa strategia.

Il 38enne addetto alla comunicazione dell’Is è un fedelissimo del Califfo. Ha addestrato il capo del commando di Parigi e coordinato le operazioni.

WASHINGTON – I recenti attentati a Parigi e Beirut e l’abbattimento dell’aereo di linea russo in Egitto sono i primi risultati di una campagna terroristica pianificata a livello centrale da un’ala della leadership dello Stato Islamico che si occupa di obbiettivi “esterni”: lo affermano fonti delle intelligence americane ed europee. La cellula che pianifica operazioni dell’Is oltremare offre guida strategica, addestramento e finanziamento per azioni finalizzate a provocare il maggior numero possibile di vittime civili, ma per lo più affida il compito di scegliere tempi, luogo e modalità degli attentati ad agenti di fiducia sparsi sul territorio.

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Caro poliziotto che fermi i sospetti per strada,

ti ho visto ieri, all’Esquilino, con un collega e due tizi davanti: arabi, dall’aspetto, e malmessi negli abiti così come nel portamento.

E mentre vi vedevo – tutti e quattro, più o meno coetanei tra di voi – ho cercato di immaginare i vostri stati d’animo, in questi cupi giorni di paura e di allarmi: voi due in divisa a rischiare la vostra pelle per salvare la nostra, gli altri due che esibivano una (finta?) indifferenza nell’aspettare la fine del controllo, sigaretta in bocca e sguardo verso il cielo. (altro…)

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islamIn piazza Le comunità islamiche si radunano a Roma contro il terrore del Califfato. Politici, bandiere, striscioni. E qualcuno prega (anche) per noi.

La pioggia è una benedizione di Dio, nel Corano.Sono lacrime di angeli. Recita una sura: “Allah è Colui che invia i venti che sollevano una nuvola; la distende poi nel cielo come vuole e la frantuma, e vedi allora le gocce uscire dai suoi recessi. Quando poi ha fatto sì che cadano su chi vuole tra i Suoi servitori, questi ne traggono lieta novella”. E la lieta novella è che ieri, per la prima volta in Italia, le comunità islamiche si sono radunate contro il terrorismo dell’Isis, dopo le sanguinose azioni belliche di Parigi.   (altro…)

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bruxellesIl premier Charles Michel annuncia il “livello di allerta 4”; due jihadisti sarebbero pronti a farsi esplodere, uno potrebbe essere l’ottavo uomo sfuggito alle retate francesi.

Bruxelles – Strade quasi deserte. Piazze silenziose. Centro pedonale pattugliato dalla polizia. Grandi magazzini chiusi. Stadi vuoti: rinviate le partite dei campionati di calcio della Prima e della Seconda divisione.   Bruxelles è spettrale, cupa sotto nubi scure come le parole del primo ministro Charles Michel che ha annunciato una minaccia “seria e imminente” e decretato il “livello d’allerta terrorista 4”.Significa evitare posti “con alte concentrazioni di persone”. Significa evitare le stazioni ferroviarie e gli aeroporti. Significa che bisogna utilizzare con la massima prudenza possibile i trasporti pubblici.

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SICCOME siamo in guerra ci servirebbero le parole giuste. Per esempio, gente che se sai a memoria un versetto del Corano ti lascia vivere, se no ti ammazza (come ieri mattina nel Mali, come molte volte negli ultimi anni), è sufficiente, è calzante chiamarla “nazista”? Il nazismo era genocida su basi razziali. Il jihadismo è genocida su basi confessionali. Il criterio sterminatore è ugualmente paranoico, ma molto difforme nel suo pretesto. “Razzismo religioso” non si usa dire (anche perché “religio” è termine che etimologicamente accorpa e lega, non che divide). Come definire, allora, chi classifica “impuro”, e dunque indegno di vivere, non l’altra razza, ma l’altra fede o cultura? A loro basta dire “jihadismo”, che dell’Islam è la lettura arcaica e l’applicazione violenta (come se ebrei e cristiani volessero prendere alla lettera e mettere in atto i tanti passi sterminatori del testo biblico). (altro…)

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islam

Bene il «Not in my name», però non basta.

Due dipendenti torinesi della catena di grandi magazzini Zara hanno denunciato problemi di convivenza con i facchini pachistani , uno dei quali si sarebbe rifiutato di stringere la mano alla responsabile di reparto perché la sua religione gli consente di toccare un’unica donna, la moglie.

Spesso i piccoli episodi aprono squarci su temi enormi. Questo ne evidenzia almeno due. Intanto che la psicosi seguita agli avvenimenti di Parigi ha acuito certe sensibilità islamofobiche, dando vita anche a siparietti surreali. (altro…)

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falsi allarmi

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C’è un terrorismo delle parole a cui siamo particolarmente esposti in questi giorni. Vorrebbe convincerci che un miliardo di islamici sogna la sottomissione dell’Occidente e si accinge a passeggiare sui ruderi morali di una civiltà esangue, la nostra, incapace di credere nei propri valori e indisponibile a difenderli con la stessa dedizione disumana. Le ricostruzioni che stimolano il nervo della paura possiedono una certa efficacia narrativa. Però questa risulta smentita da un semplice dato di realtà: l’Isis vede calare di continuo il numero delle proprie reclute. Successe già ai tempi delle Brigate Rosse: un manipolo di estremisti che gode di protezioni ampie e inconfessabili nel campo avverso compie atti di guerriglia urbana, nella speranza di trasformarli in guerra civile attraverso il «risveglio delle masse». (altro…)

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DOPO avere “rubato” un tappeto di preghiera musulmano che era stato srotolato in una saletta del Municipio, due consiglieri leghisti di Torino, Carbonero e Ricca, hanno spiegato così il loro gesto: «Il Comune è un luogo laico e istituzionale e non deve avere al proprio interno luoghi di preghiera, a prescindere dal tipo di religione». Perfetto e condivisibile. Ma per fugare ogni dubbio sull’intenzione islamofoba del loro gesto, i due campioni della laicità dovrebbero provvedere a rimuovere personalmente, o a battersi perché venga immediatamente rimosso, qualunque simbolo religioso da qualunque edificio pubblico, perché le loro stesse parole non offrono varchi a equivoci o compromessi: «a prescindere dal tipo di religione».

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la fedeUn documentario racconta le storie di dieci convertiti. Persone dentro una città in trasformazione da sempre ricca di spiritualità. E capitale di tolleranza, di dialogo con le minoranze. Dove prima che in altri luoghi si è registrato il fallimento sociale che diventa premessa per una nuova scelta religiosa. Ecco perché “Napolislam” rischia di cambiare davvero la percezione della quotidianità italiana.

Napoli, Islam? Davvero Napoli si sta islamizzando? Ci sono dei documentari che cambiano per sempre la percezione del tema che affrontano. È stato così per Inside Job , film premio Oscar di Charles Ferguson che ha raccontato la crisi economica dimostrando la colpevole responsabilità della finanza. È stato così per
Sugarman , la storia di Sixto Rodriguez, cantante sconosciuto nel suo Paese, gli Stati Uniuti, ma che era diventato, a sua insaputa, famoso come Elvis in un’altra parte del mondo, il Sudafrica, e per tutta la vita ha continuato a fare il manovale.
Il documentario che rischia di cambiare la percezione della quotidianità italiana è Napolislam .

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POTESSIMO riavvolgere il filo del nostro lavoro, rimediare agli errori, riparare almeno qualche ferita, tornerei volentieri agli anni Novanta in Algeria. Lo ricordava l’altro giorno Gad Lerner commentando la strage di Tunisi. Centomila algerini massacrati dal jihadismo. Entravano nei villaggi considerati “ostili”, macellavano uomini, donne e bambini, era già in pieno atto la guerra genocida che poi prese il nome di Al Qaeda, Isis, Boko Haram e apparentati. Da qualche parte conservo una mia poesia (retorica, ma sentita) sulle ragazze di Algeri sgozzate dai maschi islamisti perché indossavano i jeans. La pubblicai su Cuore, che era un giornale di satira e dunque felicemente marginale; difficilmente avrebbe trovato spazio altrove. (altro…)

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tunisi
Un commando di uomini armati ha tentato l’assalto al Parlamento Poi gli spari contro un bus davanti al Bardo. Prese decine di ostaggi Le forze speciali in azione: un arrestato, due uccisi, almeno due in fuga.
TUNISI – Gli schizzi di sangue scendono lentamente sulla figura di un antico romano in tunica bianca, come se la ferita fosse del personaggio sul mosaico. Corpi di turisti straziati giacciono per terra, in mezzo alle sale del Museo del Bardo, che racconta la nobiltà del passato tunisino. In un angolo, davanti a una parete bianca crivellata di colpi, c’è un giovane vestito da poliziotto, più avanti un altro in tuta da ginnastica. Tutt’e due sono ancora avvinghiati al kalashnikov con cui dovevano dimostrare che l’unica via verso Allah è quella del loro credo fanatico. Hanno massacrato i turisti, risorsa fondamentale del Paese, senza esitare nemmeno quando davanti al mitragliatore vedevano bambini terrorizzati.
Ma se volevano mettere la Tunisia in ginocchio, non ci sono riusciti. A fine giornata, il bilancio del sangue è impressionante: 22 persone uccise, fra cui almeno quattro turisti italiani, e una quarantina di feriti, con due terroristi abbattuti dalle forze speciali, uno arrestato e due o tre in fuga. Il bilancio politico è ben diverso.

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TEORIA e prassi del terrorismo islamista sono facilmente riassumibili: colpire chiunque e colpire ovunque. Il nemico è tutto il mondo e tutti gli abitanti del mondo, eccetto chi fa parte del terrorismo islamista. Il nemico è dunque una quasi infinita moltitudine, e perfino definirla “maggioranza” è improprio: è molto più di una maggioranza, è la specie umana quasi al completo. Musulmani compresi, anzi musulmani per primi, come dicono spietatamente le statistiche e come conferma l’attacco a Tunisi.
Il numero esorbitante è dunque ciò che ci rende, al tempo stesso, vulnerabili come individui (ognuno di noi è nel mirino) ma invincibili come collettività. (altro…)

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VA BENE che pecunia non olet ; ma la facilità con la quale, in Occidente, si fanno affari d’oro con le dinastie feudali che reggono le sorti della penisola araba (e sono fortemente sospettate di finanziare il jihadismo) stride con la profonda diffidenza nei confronti delle comunità di immigrati che chiedono, quasi sempre senza successo, una moschea per pregare. Vedi le recenti vicende milanesi, con la mezzaluna che svetta metaforicamente sui grattacieli. Zero minareti, così gli islamofobi non si spaventano, ma gli sceicchi, come tutti gli straricchi e gli strapotenti del pianeta, bene insediati a pochi metri dal cielo. Già dopo le Due Torri nacquero molte domande sui rapporti cordialissimi tra il clan dei Bush e i sauditi. Si disse, e forse non era una battuta, che esiste un inevitabile feeling tra i reazionari di tutte le latitudini. Le tradizioni possono essere diversissime, i tradizionalisti si assomigliano ovunque. (altro…)

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