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IL DICASTERO DELL’ISTRUZIONE: L’UFFICIO ANTI DISCRIMINAZIONE NON PUÒ DISTRIBUIRE NELLE SCUOLE I LIBRETTI SULLE DIVERSITÀ. L’UOMO IN PIÙ DELLA CHIESA È IL CIELLINO TOCCAFONDI.

Cosa ne è degli impegni assunti a livello comunitario? Si vuole o no mandare avanti la strategia LGBT e i suoi obiettivi?”. Sergio Lo Giudice , senatore del Pd e Componente della Commissione Diritti Umani, rilancia la questione riguardante la diffusione dei libretti “Educare alla diversità a scuola”. Interrogazione che sollecita una presa di posizione da parte del Ministero dell’Istruzione (Miur) e della responsabile, Stefania Giannini. Dal Ministero fanno sapere che una distribuzione nelle scuole non ci sarà e il motivo sta nel mancato confronto fra l’Unar (Ufficio nazionale anti discriminazione razziale) sulle tematiche inserite.

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Felicità è la parola migliore per definire quel composto di emozioni che il discorso della ragazza Malala all’Onu ha suscitato nelle persone di buona volontà. Il giusto che resiste all’ingiusto, l’inerme che sopravvive alla violenza, la libertà che beffa la tirannia, l’amore per i libri che ha la meglio sull’idolatria del Libro, Malala è tutto questo. Ma è anche, e forse soprattutto, la più straordinaria testimonial immaginabile della cultura come fondamento della dignità umana. Impedire alle donne di studiare è una mutilazione non solamente delle donne, come credono i feroci dementi che le hanno sparato. (altro…)

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Ieri, durante un’assemblea politica a cui ero stato invitato, a un certo punto si è alzato un l’unico under 35 presente, credo.

Ha spiegato, fra l’altro, che suo padre – licenza media – fa da sempre l’artigiano. Lui invece si è diplomato, laureato e poi ha preso un master.

Il risultato è che non solo suo padre ha sempre guadagnato molto più di lui, ma che tutto lascia pensare come anche in futuro lui resterà molto più povero del papà.

Ecco, questo mi pare il ritratto più vivido ed emblematico del famoso declino italiano e dell’altrettanto famoso scontro generazionale: non solo i figli sono più poveri dei genitori, ma lo sono avendo un titolo di studio più alto, per il quale presumibilmente i genitori hanno (inutilmente) investito. (altro…)

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Il valore del voto nei concorsi Brevi e magistrali equiparate.

ROMA — Quando ci sono contrasti forti in Consiglio dei ministri, la soluzione è mettere la materia da parte. Venerdì sull’abolizione del valore legale del titolo di studio, Monti e il ministro della Pubblica istruzione Profumo volevano andare avanti, ma hanno trovato il disaccordo dei ministri Cancellieri e Severino. Il tema resta di sicuro all’ordine del giorno ed è già pronta una serie di misure che aprirebbero la strada al provvedimento finale. La questione riguarda il fatto che oggi ogni laurea — per esempio — in Legge, conseguita in una qualsiasi delle decine di università italiane ha lo stesso valore, soprattutto ai fini dei pubblici concorsi. Il governo quindi vorrebbe cominciare abolendo il peso del voto di laurea nei concorsi, abolendo anche la differenza fra la laurea breve (3 anni) e quella magistrale (3 più 2), facendo pesare le lauree secondo le valutazioni dei diversi atenei effettuate dall’Agenzia per la valutazione delle università, assegnando valore anche ai masters, ai corsi di specializzazione, alle esperienze di lavoro, in particolare all’estero. (altro…)

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L'Università italiana sopravvive, difficoltosamente, in una condizione di disagio e di crescente emarginazione

A tutti gli insegnamenti universitari viene richiesto oggi di fornire un sapere utile, trasformabile in valore di mercato, altrimenti sono ritenuti economicamente non sostenibili. È questa l’Università che vogliamo? Di seguito, un appello nato dal confronto tra docenti e ricercatori universitari, e indirizzato al ministro Francesco Profumo e al Governo Monti, dove vengono indicati i punti programmatici cui dovrebbe ispirarsi un nuovo progetto di università.

L’Università italianasopravvive, difficoltosamente, in una condizione di disagio e di crescente emarginazione che ha pochi termini di confronto nella storia recente. Essa ha visto fortemente ridotte le risorse economiche per il suo funzionamento, molto prima che si manifestasse la crisi mondiale e malgrado le modeste dotazioni di partenza rispetto agli altri Paesi industrializzati.

Tutti i saperi umanistici e buona parte delle scienze sociali sono da tempo sfavoriti, a beneficio di discipline che si immaginano più direttamente utili alla crescita economica, o genericamente al‘Mercato’. Si tratta di una tendenza in atto da anni che ci accomuna all’Europa e a larga parte del mondo. A tutti gli insegnamenti viene richiesto di fornire un sapere utile, trasformabile in valore di mercato, altrimenti sono ritenuti economicamente non sostenibili. (altro…)

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Mi chiedo se le parole di Maria Grazia Colombo, presidente dell’Associazione genitori scuole cattoliche (Agesc), intervistata da La Stampa, siano più ridicole o più irresponsabili. In ogni caso non mi sembrano coerenti con l’orientamento religioso e morale della signora. Colombo afferma: “Proprio in questo momento di crisi economica, il sistema paritario costituisce un elemento di novità. Nonostante ciò, veniamo penalizzati”. Che il sistema paritario sia una novità è relativamente vero: facciamo i conti con questa realtà – che coinvolge soprattutto scuole cattoliche – dal 2000, quando con la L.62 le scuole private hanno potuto chiedere la parità con quelle statali. Quanti di voi, avendo deciso di non usare i trasporti pubblici, pretenderebbero il rimborso della benzina consumata per raggiungere il posto di lavoro? È ciò che le scuole paritarie hanno ottenuto e continuano a esigere, con lo Stato che – persino in un momento grave come quello che stiamo attraversando – concede loro finanziamenti, pur sottraendoli alla scuola pubblica, che esiste e offre un servizio per tutti. (altro…)

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Caro Colombo, che cosa hai pensato quando hai visto gli studenti di Milano, che tu hai sempre difeso, mettersi in marcia contro la Bocconi, come nuovo obiettivo nemico, solo perché il nuovo presidente Monti e uno dei nuovi ministri sono docenti e dirigenti della Bocconi?
Andrea
La prima cosa che ho pensato è che la distanza tra politica e opinione pubblica, e specialmente tra la politica e l’opinione pubblica giovane, è diventata immensa. Non sto giudicando le ragioni dette, che sono sensate, a cominciare dalla difesa della scuola pubblica contro la scuola privata. Ma sto dicendo che il governo di Monti non è l’associazione malavitosa Berlusconi & C. gravata di inchieste e di richieste pendenti di arresti, nota per legami di mafia, segnata da un tipo di conflitto di interessi che, per sua natura, è andato allargandosi e contagiando l’Italia, ma anche avvantaggiando notevolmente (fino alla caduta) il proprietario e primo ministro Berlusconi. I cortei studenteschi di Milano e di Roma non ci dicono che hanno torto gli studenti. Raccontano che le persone giovani ora hanno fiducia solo in se stesse e nei segnali che si scambiano tra loro. (altro…)

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Parlare di educazione dell’infanzia significa tracciare la strada verso il futuro. Nella giornata mondiale dei diritti dell’infanzia, ieri a Torino, abbiamo celebrato la prima conferenza nazionale per le politiche educative 0-6 anni. Hanno partecipato ai nostri lavori 250 esperti, amministratori locali, rappresentanti di associazioni e sindacati, educatori, insegnanti, pedagogisti. Questo Paese per tornare a crescere ha un estremo bisogno dei giovani e delle donne, proprio coloro che più sono stati umiliati dal ventennio berlusconiano. (altro…)

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Dev’essere proprio alle cozze, il ministro Gelmini, se alla fine arriva a chiamare un “giornale nemico” – quello che il suo capo voleva far strozzare dagli inserzionisti e Cicchitto definiva «network dell’odio» – per cercare di recuperare terreno, ora che il baratro le si sta aprendo sotto i piedi.

Dev’essere alle cozze, per voler cambiare improvvisamente registro, scoprendo d’incanto che i tagli alla scuola (quelli ostinatamente negati fino all’altro ieri) invece ci sono stati, ohibò; per riscoprire (lei!) la «centralità della ricerca»; per ammettere perfino che sul suo celebre tunnel «bastava chiedere scusa», cosa che peraltro non risulta sia stata mai fatta, meglio un bel ‘delete’ sul sito. (altro…)

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Al rush finale le domande per i nuovi elenchi del decreto salva precari. Il 27 settembre scorso si è tenuta l’ultima riunione di informazione ai sindacati presso il ministero dell’istruzione, durante la quale l’amministrazione ha raccolte le ultime osservazioni. Ed ora si attende solo la pubblicazione del decreto. Dopo di che scatteranno i 20 giorni canonici per la presentazione delle domande degli interessati. Le istanze dovranno essere redatte utilizzando il modello allegato al decreto e dovranno essere presentate alla scuola dove si è prestato servizio nell’anno 2010/2011 o, in mancanza, nell’ultimo triennio. (altro…)

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pasquinoweb.wordpress.com

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Scompariranno circa mille piccole scuole. O meglio, scompariranno i loro presidi. È questa la conseguenza della norma sugli istituti sottodimensionati prevista dalla manovra.

Viene infatti stabilito che – a partire dal prossimo anno scolastico – scuole dell’infanzia, scuole primarie e scuole secondarie di primo grado verranno aggregate in istituti comprensivi, «per garantire un processo di continuità didattica», come è scritto nel testo in attesa di pubblicazione.
Alle scuole con meno di 500 alunni (che scendono a 300 nelle piccole isole, nei comuni montani e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche) non sarà assegnato un dirigente scolastico, ma l’istituto verrà diretto da un “reggente” con incarico su un’altra scuola. In più, per acquisire autonomia, gli istituti comprensivi dovranno contare su almeno mille iscritti (500 per le scuole localizzate nelle isole e nelle comunità montane). (altro…)

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Il caos provocato dalla griglia digitale errata pubblicata sul sito dell’Invalsi, per correggere le prove degli studenti, è solo l’ultimo segnale della débacle del ministero di Viale Trastevere e di un Governo ormai allo sbando. L’Invalsi è commissariato da mesi e con i lavoratori precari in rivolta. Così si ridicolizza una delle giornate più importanti di un intero anno scolastico: la prova d’esame. Il problema, purtroppo, è che non c’è più un solo pezzo di scuola che si stia salvando dalla Caporetto in cui continua a trascinarla il ministro Gelmini. Un ministro indisponibile a qualsiasi forma di confronto; di fatto commissariata dal ministro dell’Economia che ha fatto del comparto scuola una cassa veloce per ripianare i conti pubblici; in prima fila per difendere le sorti del premier ma mai quelle della scuola pubblica. (altro…)

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Il riassunto migliore lo fa Jie, ultimo banco a sinistra: “Cos’è cambiato? In prima avevamo le ore di informatica, adesso non ce le abbiamo più”. Terza D della scuola media Alberto Manzi di Roma, dove la bohème del quartiere Pigneto sfuma nel popolare Prenestino. Su sedici alunni sette figli di stranieri. Il ragazzino cinese con occhiali e capelli a spazzola colpisce e affonda con una frase sola la riforma Gelmini. Quella dei tagli agli insegnanti, dell’accorpamento delle classi, della scuola come impresa. Categoria-feticcio del berlusconismo, quest’ultima, punta di sfondamento del modulo educativo delle “tre I”, con inglese e internet. Peccato che, tra gli 8 mila docenti fatti fuori quest’anno dalle elementari, metà siano proprio gli specialisti della lingua di Shakespeare. (altro…)

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Anche il tempo pieno sarà a pagamento. Perché da settembre gli insegnanti saranno talmente pochi da non riuscire più a coprire le ore in cui i bambini sono a mensa. E i genitori, pur di non rinunciare alle ore di lezione pomeridiane per propri figli, dovranno sborsare soldi per una cooperativa esterna per poter mettere una toppa sulla voragine lasciata dalla riforma Gelmini. L’ultima frontiera della scuola scarnificata dai tagli è stata toccata al comprensivo Tolstoj, in via Zuara, a Milano: una delle primarie più colpite dalla terza tranche della “dieta dimagrante” forzata del governo, che spazza via altri 455 insegnanti solo a Milano, per un totale di 1.178 posti in meno nelle elementari nel giro di tre anni. (altro…)

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Si moltiplicano i ricorsi al Tar. Meno 111 classi nella primaria. Da domani proteste negli istituti. Comincia l’orario-spezzatino con più maestri. Genitori sul piede di guerra. Nelle scuole romane sale la protesta per i tagli decisi dal ministero dell’Istruzione che in questi giorni si stanno concretizzando: ai presidi sono arrivate le disponibilità di docenti per il prossimo settembre e le richieste di tempo pieno, alla primaria, non sono state completamente soddisfatte. Mentre l’inglese perde di qualità con gli specialisti che passano da 445 a 98: insegneranno la lingua i maestri di matematica e italiano. Alle superiori, come spiegano dal liceo Croce «c’è persino il rischio che le classi del primo anno del triennio vengano accorpate senza tenere conto dell’indirizzo che il ragazzo frequenta». Ovvero, potrebbe scattare il cambio in corsa (altro…)

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«Tagliare nell’istruzione compromette il futuro»

Negli ultimi anni c’è stato un succedersi di libri dedicati alla nostra scuola intitolati allo «sfascio» , al «fallimento» . E qualcuno non ha resistito alla tentazione di sferrare un attacco agli insegnanti, accusati d’essere fannulloni oppure agitprop. Degli attacchi hanno fatto le spese anche ragazze e ragazzi, autorevolmente dipinti come svogliati e peggio. È giusto un quadro del genere? Con la sua scrittura piacevole Paola Mastrocola ha il merito di spingerci a riflettere sulle possibili risposte a questa domanda. Lei sembra non avere dubbi sulla risposta. La scuola merita di funzionare per le ragazze e i ragazzi che troviamo disponibili ad accogliere il nostro insegnamento: uno su venticinque nella sua classe. Gli altri si arrangino in canali scolastici per gli svogliati e, insomma, «tolgano il disturbo» a se stessi e a noi che vorremmo accrescere il loro sapere. Questa risposta trova consensi. E se i consensi fossero seri e dovessero persistere darebbero una mano a chi di taglio in taglio delle risorse prefigura una scuola ridotta ai minimi termini. (altro…)

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Del tardo maccartismo di questa e di altre sortite si potrebbe anche sorridere non fosse che Garagnani fa parte della Commissione cultura.

Lo scopo della sua leggina epuratrice lo chiarisce con disarmante schiettezza lo stesso Garagnani, sconvolto dalla subdola attività di propaganda “dei professori della Cgil, soprattutto in Emilia”. Del tardo maccartismo di questa e di altre sortite (per esempio l´invocata epurazione dei libri di testo “faziosi”, con buona pace della libertà di scelta del docente) si potrebbe anche sorridere, non fosse che l´onorevole Garagnani fa parte della Commissione cultura, ruolo che almeno nominalmente dovrebbe tutelarlo da una così obbrobriosa mossa anticulturale. Stabilire (per legge!) quali sono i limiti oggettivi della libertà d´insegnamento è ovviamente impossibile, per il semplice motivo che questi limiti non esistono, se non nella coscienza e nel buon mestiere di ogni singolo docente, e nella capacità di discernimento di ogni singolo alunno. (altro…)

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A pochi giorni allo sciopero generale indetto dalla Cgil il prossimo 6 maggio abbiamo incontrato Natascia Cirimele, rappresentante degli studenti alla Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza, e Luciano Governali, del coordinamento Atenei in rivolta, per provare a trarre un bilancio degli ultimi due anni di lotte nelle Università e nella scuola pubblica. 

Partiamo dall’inizio, dal movimento dell’Onda del 2008: lezioni in piazza, slogan accattivanti come “noi la crisi non la paghiamo”, “facciamo come in Francia”, “non ci rappresenta nessuno”. Proviamo a fare il punto sugli aspetti più innovativi di quella protesta.

(Cirimele) Nel 2008 e nel 2010 a sfilare nelle piazze c’era un generazione molto differente dagli anni passati, una massa studentesca dalla composizione eterogenea, meno politicizzata, senza la minima fiducia nelle istituzioni e nel sistema vigente. Autodefinirci è stato molto difficile: siamo i più precari, i più poveri, i più disoccupati e siamo sempre sotto attacco: bamboccioni, falliti, cocchi di mamma. A chi proclamava il merito abbiamo dimostrato, in piazza, che facciamo lezione… e così via. Oltre a rivendicare, abbiamo sempre dovuto dimostrare. (altro…)

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Messaggio del premier alla riunione dell’Associazione delle mamme: “Ora potete scegliere liberamente quale educazione dare ai vostri figli e sottrarli ai professori di sinistra”.

PADOVA – Silvio Berlusconi, in un messaggio inviato a Padova a una riunione dell’Associazione nazionale delle mamme, ha sottolineato che i genitori oggi possono scegliere liberamente “quale educazione dare ai loro figli e sottrarli a quegli insegnamenti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi dal quelli della famiglia”.

Un attacco frontale contro la scuola pubblica che richiama quello già fatto dal premier alla fine dello scorso febbraio in un intervento al congresso dei cristiano riformisti 1. In quell’occasione il presidente del Consiglio, citando a sua volta il suo discorso del ’94 in occasione dell’avvio del suo impegno politico, aveva detto: “Libertà vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare principi che sono il contrario di quelli dei genitori”. (altro…)

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