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Posts Tagged ‘libia’

In Libia abbiamo due o forse tre governi, in lotta tra loro e che (chiaramente) nemmeno si riconoscono l’uno con l’altro.
Ieri un presunto governo di unità nazionale di Fayez al Sarraj si sarebbe insediato, non si capisce con quanto potere e per quanto tempo.
Aspettiamo che un governo si instauri e che chieda un intervento militare all’Onu, per arrivare qui in Libia ad una situazione analoga a quella iraqena o afgana, dove Karzai era definito il sindaco di Kabul (per quanto presidiava il territorio).
La differenza è che la Libia è qui vicina e un altro intervento militare aiuterrebe la propaganda dell’Isis, nel reclutare altri giovani contro i crociati invasori occidentali. (altro…)

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al-serraj

Il premier designato del governo di unità nazionale – che non è riconosciuto né da Tobruk né da Tripoli – è giunto “dal mare”, attraccando alla base navale di Abusetta (Abu Sittah), che sarà il quartier generale temporaneo. Una forzatura voluta dalle Nazioni Unite: ora “è urgente un pacifico e ordinato passaggio dei poteri”, ha detto l’inviato speciale dell’Onu, Martin Kobler. Ma le premesse sembrano non esserci: più volte negli ultimi giorni le autorità islamiste tripoline hanno respinto l’insediamento, minacciando una “lunga guerra”.

Come prevedibile e come minacciato da giorni l’arrivo a Tripoli del premier designato Fayez Al Sarraj ha attivato una bomba ad orologeria. Al Sarraj, l’uomo voluto dalle Nazioni Unite, per interloquire con i governi occidentali ma perlopiù sconosciuto ai libici, è di fatto “circondato”.

Ci sono le milizie ostili che annunciano “un’azione congiunta”, infiltrazioni di Daesh, ma soprattutto il congresso libico di Tripoli (Gnc), che ha fatto “appello a tutti i rivoluzionari a schierarsi contro questo gruppo di intrusi, che infiammerà la situazione a Tripoli e ci imporrà la tutela internazionale”, e che bolla come “illegale” l’ingresso del consiglio presidenziale. (altro…)

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Di Battista

Renzi sembra un “Badoglio al contrario”. Quello del 1943 trattava la pace mentre diceva che la guerra andava avanti. Questo di oggi dice nel suo “incontro bilaterale con Barbara D’Urso” che non si va in guerra in Libia ma poi, di fatto, ci pensa eccome ed è pronto ad assecondare le pressioni francesi. (altro…)

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Nel corso dei secoli in cui finora si sono dipanate le vicende umane, sono stati fatti quasi tutti i tipi di guerra: d’aggressione, di difesa, di convenienza, di colonizzazione, d’indipendenza, di liberazione, di rivoluzione, di prevenzione e così via.

Ultimamente però ci stiamo specializzando nella guerra stupida.

Intendo stupida proprio secondo il celebre Quadrante di Cipolla: apporta danni agli altri senza alcun vantaggio per se stessi, anzi procurando grandi svantaggi anche a chi la dichiara. (altro…)

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Vauro

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Le milizie

I jihadisti un pericolo: l’attacco dopo l’accordo tra le milizie per il governo.

ROMA – «Ogni azione degli americani è concordata con noi». La sintesi che arriva da Palazzo Chigi dopo la notizia dell’accelerazione dei piani d’attacco Usa in Libia svela la sostanza del “patto”. «L’Italia è pronta ad azioni militari: se sarà necessario, agiremo con i nostri alleati, su richiesta del governo di Tripoli e nel quadro dettato dalle risoluzioni dell’Onu». Per la prima volta, arriva la conferma a quello che ormai trapelava da troppi segnali convergenti. Il livello di minaccia militare dell’Is in Libia ha raggiunto una pericolosità insostenibile, tanto da spingere il premier Renzi a lasciarsi le mani libere per diversi scenari.

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renziIl suo nome era Aylan e si è addormentato senza poter vedere il futuro. È morto a 3 anni sulla spiaggia di Bodrum”. Nel suo intervento all’Onu, Matteo Renzi  non si discosta dal  suo stile: agisce sulle leve della commozione e delle emozioni. Fa l’affabulatore e si tiene distante dalla discussione che ha tenuto banco in questi giorni: la Siria. In maniera volutamente polemica sposta l’attenzione sulla Libia: “I fratelli libici devono sapere che non sono soli, che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite non si è dimenticata di loro…”. Di Libia in questi giorni si è parlato poco, nonostante i tentativi di Renzi di imporla all’agenda internazionale. Il premier ribadisce quello che va dicendo da mesi: “Siamo pronti ad assumere un ruolo guida in Libia”, che è poi quello che gli ha chiesto mesi e mesi fa Obama. (altro…)

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Giannelli

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Italian Prime Minister Matteo Renzi (L) and Foreign Affairs Minister Federica Mogherini are seen during a debate for a confidence vote at Italian Senate on February 24, 2014 in Rome.  Italy's new Prime Minister Matteo Renzi was to unveil details of his ambitious government programme as he faced a confidence vote in parliament in a key test of his power to unite warring factions and secure a solid majority. The new premier is expected to present plans for rapidly overhauling the tax system, job market and public administration in his speech to the Senate, which will put his newly-formed cabinet to a confidence vote.        AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO        (Photo credit should read ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Nessuno ha il coraggio di dire “guerra”: ma è questo che stiamo per fare in Libia. L’ennesima guerra. Difficile camuffarla da “missione umanitaria”, o da “esportazione della democrazia”, o da “soccorso dei civili” – le supercazzole escogitate per le guerre degli ultimi vent’anni, tutte con esiti catastrofici. Quindi se ne sta cercando un’altra sufficientemente ambigua, per nascondere l’orrore e fregare la gente dei paesi coinvolti. O meglio, dell’unico paese che ha già fatto sapere con certezza che parteciperà: l’Italia. Quanto agli altri, si parla di Gran Bretagna, Francia, Spagna, Malta (mai più senza), ma è tutto da vedere. (altro…)

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sulla-lunaRidere di questi tempi, con tutti questi morti, è davvero difficile. Ma il compito del Foglio – peraltro all’insaputa dei potenziali lettori –è sempre stato questo: farci ridere. Ieri, sull’house organ della parrocchietta renziana capitanata da Claudio Cerasa e curiosamente stipendiata da Berlusconi a suon di milioni, è comparso un pensoso articolo di Giorgio Tonini. Uno normale dirà: chi era costui? Nientepopodimenochè il vicecapogruppo del Pd al Senato, già guardaspalle di Veltroni, poi ovviamente folgorato sulla via di Pontassieve e convertito al renzismo. Un tipo dalla coerenza rocciosa: nel 1993 era nel comitato promotore del movimento referendario di Mario Segni per la riforma elettorale uninominale affinché i cittadini potessero scegliersi i parlamentari, ora è un trinariciuto dell’Italicum affinché i parlamentari se li scelgano tre o quattro segretari di partito. Del resto, si laureò in filosofia con una tesi su Giovanni Battista Vico, quello dei corsi e ricorsi della storia. L’altro giorno, anche per giustificare la laurea, ha avuto un’idea. (altro…)

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Premier
Il rappresentante italiano presso il Palazzo di Vetro, Sebastiano Cardi, ha spiegato ieri che il nostro paese intende “contribuire al mantenimento della pace”. Il premier: “È un successo che l’Onu se ne occupi”.
“Italia pronta a un ruolo guida” La scommessa di Renzi e il mandato delle Nazioni unite Il rischio dei terroristi sui barconi.
ROMA – «La riunione del Consiglio di sicurezza sulla Libia, al di là dei contenuti della dichiarazione, è un chiaro successo italiano. Finalmente stanno aprendo gli occhi. Ora bisogna fare un passo in avanti». Renzi guarda con soddisfazione a quanto accaduto al palazzo di vetro. Convinto che senza la costante pressione italiana i Quindici non avrebbero nemmeno iscritto la questione all’ordine del giorno, ora il premier punta al traguardo successivo: un «investimento politico al massimo livello» nella missione diplomatica delle Nazioni Unite per arrivare a un accordo anti-Is tra le fazioni libiche. Il che, fuori dal linguaggio felpato delle diplomazie, significa una cosa sola. Bernardino Leon, l’inviato speciale di Ban-Ki-Moon, ha fatto il massimo che poteva fare, ha operato bene.

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Non siamo in guerraIl Palazzo di Vetro: “Siamo fiduciosi” Obama al vertice contro la jihad “Uniti per battere l’ideologia dell’odio”.
NEW YORK – No all’intervento militare in Libia, non si «rifà il 2011», all’Onu passa la linea occidentale che privilegia una soluzione politica. E l’inviato delle Nazioni Unite per la Libia Bernardino Leon non nasconde il suo ottimismo: «L’Is ha trovato terreno fertile nell’instabilità del Paese, ma il dialogo politico sta facendo progressi. Un accordo può essere raggiunto presto». Nel frattempo Barack Obama ospita a Washington un summit senza precedenti: dal mondo intero arrivano sindaci e intellettuali, politici ed esperti di terrorismo, per prevenire l’avanzata del jihadismo in mezzo a noi, scongiurare attacchi come quello contro Charlie Hebdo. Valorizzando, dice Obama, «il ruolo delle comunità locali, della famiglia, della scuola, dei religiosi, per contrastare l’attrazione dell’estremismo verso i giovani disadattati».

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NatangeloIL PREMIER DETTA UNA LINEA PRUDENTE AI SUOI MINISTRI (ESTERI, DIFESA E INTERNO): DIPLOMAZIA AVANTI TUTTA. L’AZIONE MILITARE RIMANE COMUNQUE POSSIBILE.

L’intervento militare in Libia è l’ultima ratio: dopo tre giorni di dichiarazioni bellicose e la frenata di Renzi lunedì, la linea ufficiale del governo italiano è questa. Ieri, il presidente del Consiglio ha riunito il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, il titolare del Viminale, Angelino Alfano e il sottosegretario con delega ai servizi, Marco Minniti, per chiarire la posizione dell’esecutivo. Che spinge per l’intervento della diplomazia e lascia sullo sfondo l’azione militare. (altro…)

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migrantiVENTI BELLICI.

La linea è tracciata, si va avanti a suon di dichiarazioni di guerra (e di interviste sui giornali). Il governo ha scelto di mostrare al mondo i muscoli, e chissà che alla fine non si riesca a convincere anche l’Onu. Poco importa se prima di informare il parlamento, si scelga la stampa come megafono internazionale. La cosa che conta è far arrivare il messaggio forte e chiaro, alle Nazioni Unite e pure all’Isis, che l’altro giorno ha dato del “crociato” al ministro degli Esteri Gentiloni. E allora anche ieri è stata una giornata di parole, e di un fatto importante.  (altro…)

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Andare-o-tornare

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Hanno suscitato nervosismo in Occidente le dichiarazioni del presidente del Consiglio Nazionale di Transizione (Cnt) libico, Mustafa Abdel Jalil, circa la volontà di fare della sharia «la fonte del diritto» per la nuova Libia. Del resto, il timore che nel mondo arabo alla colorata primavera rivoluzionaria dovesse seguire un grigio inverno islamista non ha mai davvero abbandonato i governi e le opinioni pubbliche occidentali. Dopo aver visto rafforzarsi di mese in mese le prospettive di successo del partito islamista Ennahda nelle elezioni per l’Assemblea Costituente in Tunisia, esserci rassegnati alla possibilità che i Fratelli Musulmani arrivino al potere in Egitto e dovuto preoccupare per la popolarità dei salafiti (sospettati di essere coinvolti nella strage dei Copti del 13 ottobre scorso), le dichiarazioni di Jalil sembrano fatte apposta per dare corpo ai peggiori fantasmi che da mesi agitano i sonni dell’Occidente. (altro…)

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Tripoli, capitale della Libia:

Da nonleggerlo.blogspot.com

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Kalashnikov e telefonini lo scempio del branco che cancella la giustizia.

La guerra non è che la caccia all´uomo. E anche il più abominevole tiranno esce da sé quando è ridotto a un animale braccato e denudato, e costringe chi guarda da lontano alla vergogna e alla pietà.
Le scene finali di Sirte sono immagini di caccia antica, la preda sbigottita e insanguinata, il branco sfrenato e invasato. Non l´hanno divorato, Muammar Gheddafi: è la sola differenza. Gli umani non cacciano per nutrirsi.
Quando finalmente Ettore si vergogna di fuggire e affronta Achille, deciso a uccidere o morire, lo invita al rispetto reciproco del vinto. Gheddafi non è certo Ettore, al contrario, un torturatore della propria gente, né la brigata di Misurata somiglia ad Achille (se non, forse, per quella olimpica protezione della Nato). Se ne fa beffa il furioso Achille, “ti divorerei brano a brano”, dice, e lo finisce, e gli altri Achei accorrono e non ce n´è uno che non affondi il proprio colpo nel cadavere, e il vincitore gli fora i piedi e lo lega al carro e lo trascina di corsa facendone scempio. (altro…)

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Ucciso dai miliziani del Cnt a Sirte, città natale del Colonnello, il rais è stato portato a Misurata.

Quello che resta di quaranta anni di potere è un corpo, ferito, rigirato nella polvere. Lamorte di Gheddafi, dopo i dubbi delle prime ore, è confermata dal Consiglio Nazionale di Transizione (Cnt), l’autoproclamato organo di governo provvisorio degli insorti libici. La Nato, per ora, non conferma. E non offre la sua ricostruzione degli avvenimenti, cosa che non chiarisce se il raid decisivo per l’uccisione del Colonnello Gheddafi abbia visto o meno protagonisti i caccia bombardieri dell’Alleanza Atlantica.

Le uniche informazioni che si hanno per il momento, a parte il video trasmesso da al-Jazeera e poi da tutti gli altri, dove Gheddafi ricorda il Mussolini di piazzale Loreto, parlano della salma in viaggio per Misurata. Sarà portato in un luogo segreto. Secondo le informazioni frammentate, Gheddafi si nascondeva sottoterra. In un bunker, per alcuni, in una cantina per altri. Secondo altri ancora in fuga su un convoglio che ha tentato (ancora Mussolini) la fuga all’ultimo secondo. Sarebbe stato ferito durante la cattura, avrebbe implorato pietà, morendo poco dopo per le ferite riportate. E sollevando insorti e alleati Nato dalla gestione di un prigioniero scomodo, che avrebbe fatto del Tribunale Penale Internazionale dell’Aja che lo attendeva una tribuna politica molto scomoda per tutti coloro che in questi quaranta anni lo hanno sostenuto e finanziato. (altro…)

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