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Posts Tagged ‘Luca De Carolis’

Strappo – S’era presentato con lo slogan ‘mai con Alfano’, ora Pisapia sponsorizza a Palermo l’accordo coi centristi: Articolo 1 candida Fava.

Stupiti. Irritati. E forse anche un po’ stufi, tanto che ora invocano “un chiarimento politico a settembre”. Dentro Mdp esplode il malessere per il Giuliano Pisapia che benedice l’alleanza di necessità tra Pd e Ap in Sicilia, con la regìa del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, e candidare così alla Regione il rettore di Palermo, Fabrizio Micari. (altro…)

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Il capogruppo Rosato ieri alla Camera ha sondato gli sherpa grillini Replica: “Presentatela e valuteremo” (in realtà è la loro stessa proposta).

Il capogruppo renzianissimo ha sondato tutti i partiti sulla legge elettorale. E alla fine ha calato l’apertura al grande nemico, i 5Stelle. Offrendo il Legalicum, ovvero l’Italicum riscritto dalla Corte costituzionale. Perché lo stallo su una nuova legge in Parlamento prosegue e perché i voti sono sempre voti, soprattutto se sono tanti: come quelli del M5S. (altro…)

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Ai tempi – Da premier e anche prima pretese l’addio di vari ministri, anche non indagati.

Il garantismo, o presunto tale, può anche essere un vestito. Da indossare a seconda della stagione politica. E a Matteo Renzi, apostolo della rottamazione, cambiare piace. Per esempio, già da aspirante segretario del Pd invocava dimissioni per i ministri di Enrico Letta: magari neppure indagati, però impelagati in casi politicamente scomodi. E pare un altro Matteo, rispetto a quello ombroso e tanto garantista delle ultime settimane, in cui il caso Consip ha mietuto un avviso di garanzia per Luca Lotti, renziano prima che ministro. Anzi, dal Lingotto Renzi ha ringhiato contro “chi ha confuso la giustizia con il giustizialismo”. E non una parola sul Lotti indagato. (altro…)

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Conferenza stampa del Comitato per la democrazia costituzionaleAlfiero Grandi – Il vicepresidente del Comitato del No: “Questa vittoria non è la fine del nostro impegno a difesa della Carta, continuiamo a vigilare”.

Celebra l’affluenza: “Nella mia città, Bologna, alle Regionali aveva votato il 37 per cento, e oggi invece quasi il doppio: se gli italiani capiscono che la cosa è seria, alle urne ci vanno”. Ma soprattutto “ringrazia” il grande avversario: “Con il suo ricatto, ‘se perdo me ne vado’, Renzi ha allertato tanti italiani e ha contribuito a mandarli a votare”. Il vicepresidente del comitato del No, Alfiero Grandi, parla al Fatto dalla base degli anti-riforma a Roma, nel quartiere popolare di San Lorenzo. Tra un collegamento tv e un brindisi, semina fendenti contro il premier ormai dimissionario. E assicura: “Questa vittoria per il nostro Comitato non rappresenta il rompete le righe, abbiamo proposte da fare e vogliamo vigilare”. (altro…)

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grillo

Nella città della Raggi, il fondatore guida il corteo dei 5Stelle per il No ma guarda già al dopo referendum: “Il 5 dicembre saliamo al Colle e chiediamo le elezioni”.

Il fondatore regge un cuore di plastica e cade in una buca, nella città di Virginia Raggi. Esorta: “Votate con la pancia, la mente è stronza”. Ma soprattutto prova a rassicurare quelli che muovono i soldi e forse i governi: “I grandi poteri, la finanza, non si spaventino: se andiamo al governo noi del Movimento non succederà nulla”. Giacca blu e camicia azzurra, Beppe Grillo guida il corteo del M5s per il No, in una Roma soleggiata. Ma già guarda oltre, alle Politiche prossime venture. “Il No vincerà con una grande differenza” assicura. (altro…)

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grilloPer il voto arriva a Montecitorio pure Beppe Grillo, ma la maggioranza affossa la legge 5 Stelle: “Sono senza vergogna”.

Le forbici restano nel cassetto, la palla finisce in tribuna. Sotto gli occhi dell’Avversario, di Beppe Grillo seduto sugli spalti della Camera, il Pd dice no al taglio degli stipendi dei parlamentari, ma senza pronunciarlo dritto e chiaro. Come previsto, strangola la proposta del M5s per il dimezzamento delle indennità e la riduzione delle diarie giocando di regolamento. Il disegno di legge a prima firma Roberta Lombardi non viene bocciato, ma rimandato in commissione Affari costituzionali, da dove l’avevano scagliato in aula senza relatore. Meglio rispedirlo alla casella di partenza a prendere polvere, piuttosto che ucciderlo con un no a caratteri cubitali, perché è già battaglia da referendum, e bisogna limitare i danni di immagine. Ma la sostanza è che il Pd sbarra la porta ai tagli, con buona pace del M5s che ha mobilitato fondatore e militanti, peraltro pochini, in piazza di Montecitorio. (altro…)

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Il governatore della Puglia: “Dopo il 4 dicembre rischiamo l’invasione delle trivelle, a Palazzo Chigi basterebbe una legge“.

Se vince il Sì le lobby dell’energia e del petrolio non dovranno più confrontarsi con le comunità e con i loro rappresentanti, non avranno più un contraltare. Al massimo passeranno per il corridoio di un ministro, magari scelto da un governo non eletto…”. Il governatore della Puglia, il dem Michele Emiliano risponde al Fatto dopo aver diffuso una nota rovente contro il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. La miccia sono state alcune dichiarazioni di Emiliano, tornato a chiedere lo spostamento di 30 chilometri del gasdotto Tap che dovrebbe arrivare fino in Salento: “Ci sono problemi geologici e l’approdo capita in una spiaggia bellissima”. Un’eresia per Calenda, ieri durissimo: “Abbiamo il nostro governatore della Vallonia, Emiliano sa benissimo che spostare di 30 chilometri il gasdotto vuol dire non farlo. Serve responsabilizzarsi, altrimenti diventa il gioco a chi è più irresponsabile”. E il governatore ha risposto a stretto giro. (altro…)

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sindacoDomenica i consiglieri comunali hanno eletto le assemblee delle città metropolitane: come si farà per il Senato.

Le Province devono ancora sparire dalla Carta, perché nel frattempo Renzi le ha solo “annacquate”, per citare l’ammissione del rottamatore su Rai Uno di domenica. E tanti saluti ad anni di propaganda e slide “sull’abolizione delle Province” e dei relativi costi. Loro, sempre descritte come emblema dello spreco, continuano ad esistere sotto traccia, enti svuotati (e non elettivi) ma ancora presenti laddove le Regioni le usano per occuparsi come prima di strade e scuole. Ma le Città metropolitane, le loro bizzarre eredi nei centri più grandi, non le toccherà nessuno, neppure la riforma costituzionale renzianissima. (altro…)

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emilianoIl governatore su Twitter. E l’ex portavoce di Bersani fonda i Democratici per il No.

Sul Sì renzianissimo piovono minoranze. Con Michele Emiliano che va dritto: “Più leggo la riforma più sembra invotabile, mi pare chiaro cosa farò”. E con lo storico portavoce di Pier Luigi Bersani che fonda i Democratici per il No.

È una piccola marea, rossa per identità e rancore, quella che monta per il No in un sabato italiano. E a guidarla è il governatore pugliese Emiliano, dem di nuovo ai ferri corti con il premier. L’ex pm ha appena impugnato di fronte alla Consulta la legge salva-Ilva, quella che converte l’ultimo decreto del governo sull’impianto di Taranto, perché “l’esclusione di qualunque strumento collaborativo con la Regione rende incostituzionale la disposizione”. (altro…)

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raggi

Palermo – La sindaca di Roma prima parla con Beppe Grillo, che le assicura autonomia, poi arringa la folla da leader nazionale: “Ci prenderemo prima la Sicilia e poi l’Italia”.

Nella ressa saluta, ride e balla, come una diva. Sul palco parla, tanto, come una figura nazionale, che attacca Matteo Renzi e lancia il guanto: “Il no ai Giochi li ha fatti tremare, il referendum sarà la loro fine”. Tanto da scandire perfino gli obiettivi “del progetto” del M5s: “Prima Palermo, poi la Sicilia, quindi l’Italia”. Eccola, la sindaca di Roma Virginia Raggi, la star di Italia5Stelle, che muove più persone e caos di Luigi Di Maio, forse perfino di Beppe Grillo. È lei a trasformare il Foro Italico di Palermo in un catino da concerto rock. Le macchine di scorta, i poliziotti, il nugolo di telecamere e taccuini, i militanti che la vogliono vedere e intanto insultano e strattonano i giornalisti: tutti e tutto per Raggi, nella domenica di cielo grigio in cui la sindaca cala in Sicilia, dopo il forfait di sabato per la palazzina crollata nella capitale. (altro…)

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RaggiLa sindaca M5s Virginia Raggi chiude all’evento.

Sorrisi, poi le stilettate, che valgono come un muro: “Roma deve ancora pagare un miliardo per gli espropri per i Giochi del 1960, i nostri 160 impianti sportivi sono in condizioni disastrose, e parliamo di Olimpiadi?”. Applausi, a 5Stelle. La parola “no” non la scandisce mai. Ma sul palco della festa del Fatto Quotidiano al Campo Boario, a Roma, la sindaca a 5Stelle Virginia Raggi appare più che contraria alla candidatura olimpica della Capitale. È questo il tema più atteso dalla folla che nel tardo pomeriggio assiste al dibattito con tre giovani sindache, coordinato da Gianni Barbacetto. Due sono del M5s: Raggi appunto e, in collegamento telefonico, la torinese Chiara Appendino. (altro…)

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Provincia

Nel 2014 il Pd ne aveva celebrato la cancellazione, ma esistono ancora come organi riservati a sindaci e consiglieri comunali. E i Consigli vengono rinnovati in mezza Italia.

Il trucco c’è, e si vede. Perché al di là di tweet e celebrazioni da #cambiaverso, le Province vivono e lottano (si fa per dire) insieme a noi. Anche quando si chiamano “città metropolitane”, sigla diversa che sotto la sua pomposità cela sempre loro: i vecchi enti locali. Così coriacei che votano per riprodursi anche in agosto, con urne riservate a sindaci e consiglieri comunali, proprio come avverrebbe per il Senato sfigurato dalla riforma renzianissima. Quella che le Province giura di ucciderle per davvero, togliendone menzione dalla Carta. Una promessa di oggi, che fa già a cazzotti con quelle di ieri. Un paio di anni fa l’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio (ora ministro dei Trasporti), festeggiava: “Le Province sono state abolite nella loro classe politica, da adesso sono solo agenzie al servizio dei Comuni”. Lo giurava il Delrio “padre” dell’omonima legge, la 56 del 7 aprile 2014. Una svolta epocale che doveva svuotare di poteri e funzioni enti costosi e pletorici, giurava il Pd. Con risparmi, assicuravano, per un miliardo all’anno. (altro…)

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PdLa fronda dei 10 “punita”: vietato criticare le riforme alla festa dell’Unità.

La minoranza bersaniana fa un passo in più verso la resa dei conti. E ora le condizioni le pone nero su bianco: “Senza modifiche all’Italicum voteremo No al referendum”. Mentre i dieci dissidenti del documento contro la riforma renzianissima dicono No e basta. E già scontano il contrappasso: “Se si parla di referendum non ci invitano alle feste dell’Unità”. Nel Pd ammaccato dalle Comunali i pezzi cominciano a scollarsi. E non tiene più neanche il mastice del tatticismo, della cautela. È (anche) un contraccolpo della prova di forza sulla Rai, con i tg blindati dai renziani in nome del referendum. (altro…)

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BersaniGotor e Fornaro lasciano la Vigilanza in polemica con Renzi. Fronda di 10 per il No.

Basta con i segnali, i distinguo, i sopraccigli alzati. Da ere di parole e mal di pancia repressi ai fatti concreti, ecco un pezzo di minoranza del Pd che va alla guerra. Nero su bianco. Con i bersaniani Federico Fornaro e Miguel Gotor che mollano la Vigilanza Rai, “perché il Pd non può essere il partito della normalizzazione”. E Pier Luigi Bersani che benedice: “Gesto forte e coerente, una politica che pensasse di garantirsi lo storytelling per via di informazione sarebbe patetica”. Poi ci sono dieci parlamentari dem che annunciano il loro No nel referendum costituzionale, con un documento che mette in fila i nodi della riforma renzianissima.

 

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Raggi

Pioggia di congratulazioni dem all’assessore del M5s appena venne nominata, il 7 luglio.

Le ultime cannonate, le più violente, prima dell’addio. “Sull’impianto di Rocca Cencia forse c’è un’inchiesta che riguarda Paola Muraro” sibila il presidente dell’Ama, la municipalizzata romana dei rifiuti, Daniele Fortini. Ormai è un uscente: ieri il sindaco Virginia Raggi ha accettato le sue dimissioni, e quella di domani sarà la sua ultima assemblea nel Cda di Ama. Ma davanti alle telecamere di Agorà il dirigente alza l’asticella, evocando un avviso di garanzia per l’assessore all’Ambiente del Campidoglio, la sua “nemica”. (altro…)

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ficoOra in tanti gridano allo scandalo dei mega-stipendi, ma se è emerso è grazie al M5s. Adesso però sul tetto dei 240 mila euro deve muoversi il governo, di cui fanno parte anche gli esponenti del Pd che oggi si lamentano”. Roberto Fico, presidente della commissione di Vigilanza della Rai e deputato dei Cinque Stelle, lo ripete più volte: “La Vigilanza ha fatto tutto quello che poteva e doveva”.

Lei rivendica il lavoro della commissione, ma un suo esponente, il renziano Michele Anzaldi, la invita “a chiedere chiarezza su altri benefit che si aggiungerebbero ai mega-compensi: parti variabili dello stipendio, carte di credito, abitazioni”.

Anzaldi fa sempre finta di non sapere. Eppure sa benissimo che nei prossimi giorni convocherò in Vigilanza il direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, proprio sul piano trasparenza. E il collega potrà porgli tutte le sue domande su eventuali extra nei contratti. (altro…)

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BoschiLa ministra: “Per avere un’Europa unita contro il terrorismo serve un Paese forte, con una Carta che dia stabilità”.

Il fondo del barile l’avevano già raschiato. Ma in nome del Sì si può anche scavare, nel pozzo della retorica. Mentre giornali e tv sono colmi degli orrori di Nizza e del caos in Turchia, il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi si presenta in quel di Termoli, nel pacifico Molise. E va di slogan, sdrucciolevole: “Abbiamo bisogno di un’Europa più forte e in grado di rispondere insieme, unita, al terrorismo internazionale, e all’instabilità. E per riuscirci abbiamo bisogno anche di un’Italia più forte verso l’Europa, più credibile: quindi di una Costituzione che ci consenta maggiore stabilità”. Ed è subito sillogismo: se volete un’Unione europea pronta a controbattere al terrore, urge un’Italia robusta grazie alle riforme. Ergo, bisogna votare Sì nel referendum d’autunno, anche per difendersi dal terrorismo. (altro…)

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iTALICUMDa Fioroni agli alfaniani, fino a Re Giorgio: il mito non è più intoccabile.

Un tempo qui era (quasi) tutto Italicum. Quanto “semplificava”, la legge elettorale del rottamatore che non doveva chiedere mai. Come “smuoveva”. Un prodigio, anzi “una vittoria culturale”, “un importante raggiungimento”. Lo salmodiavano (quasi) tutti: la gran parte del Pd, gli alfaniani, gli alleati di multiforme natura, financo destrorsi ammutinati e schegge varie, in un Parlamento che è tutto un gruppuscolo. (altro…)

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Raggi

La sindaco Cinque Stelle presenta la giunta e lancia un “monito” ai suoi: “Siamo e resteremo cittadini”. Per il Movimento inizia la prova più difficile.

Un saluto ai cittadini qui presenti e a chi ci segue in streaming”. Benvenuti nella Roma a Cinque Stelle. Eccola Virginia Raggi, che in un pomeriggio di afa equatoriale porta il blog di Grillo nella pancia del Campidoglio. La sindaca che cita come esempi due ex sindaci del Pci, quello del Berlinguer della questione morale, e parla di “città in macerie”. La neofita che mette in fila parole come codici: “umiltà”, “onestà”, “casa di tutti i romani”. Ovviamente giacobina, nella traduzione del M5s: “Siamo cittadini e tra i cittadini dobbiamo rimanere”. Così debutta la neo sindaca di Roma Raggi, in un Comune stracolmo di giornalisti e tifosi. Parte con un discorso di insediamento, corretto a braccio, dove si annida il senso della sfida per i 5Stelle a Roma. (altro…)

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Fassino

Il confronto su Sky dei due sfidanti nella città della Fiat La candidata Cinque Stelle: “Serve il reddito di cittadinanza”.

Se le sono educatamente date, soprattutto sul debito e sui poveri. Un duello sabaudo quello di ieri sera su Sky tra i due candidati sindaco a Torino, il dem Piero Fassino e la 5Stelle Chiara Appendino.

Si parte con il dem che rivendica “la produzione industriale” di Torino: “La crisi ha colpito non ha piegato la città”. La 5Stelle punge subito: “La disoccupazione giovanile è al 44 per cento”. Poi si discute dell’enorme debito del Comune. Fassino: “Abbiamo ridotto il debito di 600 milioni in cinque anni (da 3 miliardi e 400mila a 2 miliardi 800mila, ndr) senza toccare i servizi”. Appendino contesta: “Ci sono anche i debiti delle società partecipate, e il ‘rosso’ è stato abbassato svendendo partecipate”. (altro…)

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