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Posts Tagged ‘luca telese’

Da biagioraucci.com

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LA GRANDE PAURA DI BERSANI: IL PAPA STRANIERO
Voto in autunno? D’Alema scomunica Fassina: “Una sciocchezza politica”.
Sarà anche una ennesima leggenda metropolitana, ma un dirigente che ci ha parlato pochi giorni fa racconta una ennesima, sublime (e terrificante) battuta di Massimo D’Alema. Un’altra perla nel filone inaugurato fastosamente con l’aforisma disincantato: “La sinistra è un male. Solo l’esistenza della destra rende questo male tollerabile”. Un filone poi arricchito con quell’altra sentenza distillata a Gargonza (il direttore di Left, Giommaria Monti le chiama Massimae D’Alemae) che nel 1997 fece indignare Umberto Eco: “Vedo che discutete con molta passione della vittoria della sinistra. Ma forse non avete notato che nel 1996 la Destra ha vinto. Vi siete accorti che Casa delle libertà Ccd e Lega, anche se divisi, hanno la maggioranza dei voti”. (altro…)

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L’AMPUTAZIONE COATTA DEI PARTITI.
I controlli sui bilanci restano incerti.
Primo round aggiudicato e Montecitorio si dimezza il finanziamento elettorale. Ma non c’è gioia, in questo voto, e nemmeno verità. Un’operazione di “Pronto soccorso”, una amputazione coatta. Passa il primo articolo, quello su cui è incardinata la legge, e il resto si vota oggi. Passa con un voto blindato che non ammette, correzioni, belle o brutte che siano. E il perché lo spiega Roberto Giachetti, segretario d’aula del Pd, con la chiarezza e la brutale sincerità che tutti gli riconoscono: “Ragazzi, questo è un pacchetto blindato. Se tocchi anche solo un elemento, crolla tutto”. Si sono arrabbiati anche i deputati del Pd, a cui è stato chiesto di ritirare tutti gli emendamenti.
Eppure, anche così, la legge passa: il primo articolo è – dunque – approvato con 372 sì, 97 no e 17 astenuti. Contro votano Lega, Radicali, Noi Sud e Italia dei Valori. (altro…)

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M5S AL 13%: “DOPO STALINGRADO, BERLINO”. TSUNAMI SUI PARTITI

Ce le ricorderemo le elezioni amministrative del 2012: un terremoto bipolare e un rompicapo elettorale da decrittare, come un enigma, una giornata di sorrisi di cartapesta, sguardi torvi e di facce pietrificate. Un vortice dove tutto turbina e nulla è come appare a prima vista. Nella politica formato Polaroid, che finisce in cortocircuito fra la cosiddetta “Foto di Vasto” e la cosiddetta “Foto di Palazzo Chigi” (ovvero l’alleanza di governo twittata da Pier Ferdinando Casini), che foto è la “foto di Parma”, e cosa ci dice oggi? Quali sono le conseguenze che il “Parmacotto” grillino Pizzarotti introduce nel già terremotato sistema politico della Seconda Repubblica? Proviamo a partire dal Movimento Cinque Stelle. (altro…)

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Amministrative, B. a rischio tracollo.

Già questa è sorpresa, visto che molto dirigenti dell’ala centrista del Pd l’avevano precipitosamente dichiarata un progetto politico defunto, anacronistico e poco attraente. Sarà. Ma intanto il “patto ABC” (Alfano-Bersani-Casini) che regge il governo, ha trovato incarnazione – come ricordava Il Corriere della Sera – solo nella periferica Pozzallo. Mentre in tutte le città più importanti, il nuovo centrosinistra è stato scelto dai partiti sul territorio come la coalizione con più probabilità di vittoria: dalle regioni rosse al meridione, dal Piemonte alla Lombardia, dalla Liguria al Lazio. Infine c’è una notizia che i sondaggi e le stime di queste ore rivelano in modo pressoché unanime, ma che i media hanno quasi occultato: lunedi sera il Pdl, potrebbe essere un partito archiviato dai suoi stessi sostenitori, passando da prima forza nazionale a terzo polo. Il primo motivo è semplice: dopo la rottura con la Lega, il Pdl ha perso la sua centralità coalizionale in tutto il nord. Ma anche in alcune capitali del Sud (vedi Taranto) dove è incalzato dalla concorrenza della coalizione di estrema destra di Cito (Mario, il figlio) alla propria destra. (altro…)

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ALFANO ANNUNCIA “GROSSE NOVITÀ”, L’UDC AZZERA I VERTICI E PISANU CORRE DA SOLO.

Perepepè, perepepè, fermi tutti: ci stupiranno con effetti speciali. Ci stupiranno questi partiti bolliti che annunciano ogni giorno stupefacenti palingenesi, partiti che si rifanno il lifting dal chirurgo plastico come vecchie signore alle prese con le rughe, eccitate alla vigilia del colpo di bisturi. Primo perepepè: sentite l’entusiasmo trepido di Angelino Alfano, segretario del Pdl: “Subito dopo il ballottaggio delle amministrative annunceremo la più grossa novità della politica italiana!”. Caspita. Secondo perepepè: sentite cosa aveva detto, solo il giorno prima l’impareggiabile Lorenzo Cesa, uno dei più inverosimili evergreen transumati tra la Prima e la Seconda Repubblica:“Azzeriamo tutte le cariche dell’Udc, siamo pronti a fondare un nuovo partito della nazione”. Però. Terzo perepepè, ma guarda come è lirico Beppe Pisanu, mentre viene preso anche lui, dopo nemmeno mezzo secolo di vita politica,dall’alta febbre del nuovo:“Avvertiamo che molti liberal democratici, oggi diversamente collocati nelle istituzioni e nella società civile,sono disposti a unire le loro forze e ad avanzare, tutti insieme, una nuova proposta politica”. Bingo. (altro…)

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Annulla il pranzo con il premier e minaccia il governo: “Basta deleghe in bianco, tutto è possibile”. Anche il voto anticipato.

Oggi Mario Monti, nei saloni di Palazzo Chigi, pranzerà da solo. Silvio Berlusconi rifiuta l’invito. Lascia una sedia vuota e un avviso pesante: “Non firmo più deleghe in bianco al governo. Non riparo i danni con le pose per i fotografi e le dichiarazioni per i giornalisti. Perché azzerare il beauty contest? Non era un regalo a Mediaset”.

Quando toccano i gioielli di famiglia, l’impero barcollante del Biscione, il Cavaliere impazzisce. Ha tramato in silenzio, tanto rancore, tanta rabbia. Raffica di telefonate. Chiama l’ex ministro Paolo Romani: “Non possono cancellare il beauty contest. Perché mi trattano così?”. La notte insonne a pensare al Biscione che tramonta e al monopolio che svanisce. Poi ascolta Mario Monti, il professore in cattedra: lezioni per i partiti, le riforme, la crescita. E una promessa: “L ‘incontro di domani (oggi, ndr) con il presidente Berlusconi non prevede che si discuta di frequenze. Il ministro Passera ha fatto bene”. Una sfida lanciata in conferenza stampa. Davanti a tutti. E mentre Pier Luigi Bersani (Pd) iniettava veleno: “Buon appetito”. Berlusconi convoca Gianni Letta a Palazzo Grazioli, e ordina: “Non ci vado. Basta abbracci al governo. Anche se non posso rompere, io non ci vado”, ripete ossessivamente. E per un momento, torna la tentazione. (altro…)

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Bersani: decida il giudice tra reintegro e indennizzo. Alfano apre a un compromesso, “ma senza la Cgil”. Il Colle: “Disegno di legge tra qualche giorno”.

Un giallo, un silenzio e uno sberleffo. E così continua la danza sulla pelle degli esodati, il piccolo carnevale di mordi-e-fuggi, di parole al vento, di promesse dissipate a spese della gente che sta con il fiato sospeso. E così continua ad aggiornarsi anche il repertorio di epiteti con cui i “tecnici” continuano a definire gli italiani: i giovani sono “sfigati ” o aspiranti a posti fissi “monotoni”. Gli esodati consumatori “di caramelle ”, e adesso anche scolaretti ancora non del tutto in grado di capire – come dice il sottosegretario Gianfranco Polillo rivolgendosi a uno di loro – “che l’erba voglio cresce solo nel giardino del re”. Ieri il sottosegretario, dopo la bufera che lo ha investito domenica sera per le sue dichiarazioni a In Onda, è tornato a parlare in pubblico della vicenda: “Agli esodati dico: state tranquilli e non agitatevi più di tanto…”. Magari. Mentre Elsa Fornero (colei che quel problema lo ha creato con la sua riforma) continuava a tacere. Non a caso: l’ultimo giro di valzer si era celebrato proprio domenica pomeriggio, quando – per rispondere alle esternazioni e ai tentativi di rassicurazione di Polillo – la ministra aveva fatto diffondere dalla sua portavoce una nota sibillina: “Se il sottosegretario ha una soluzione al problema ce lo dica”. (altro…)

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I tre porcellini.

Massimo Donadi lo ha definito il “Bordellum”. E non c’è dubbio che la nuova legge elettorale su cui il “tripartito” Pdl-Pd-Udc ha trovato l’accordo abbia qualcosa di inquietante. Se non altro perché – casualmente – avrebbe l’effetto di premiare i tre partiti della coalizione che l’hanno varato. Proviamo a vedere come: per quanto annunciato con elementi di vaghezza e di ambiguità che continuano a modificare la cornice e i dettagli (ad esempio non si capisceancora a chi viene garantito il cosiddetto “diritto di tribuna” e come), il nuovo sistema elettorale ha alcuni caposaldi che non cambiano e che sono chiaramente dannosi. Il primo effetto è quello di demolire il bipolarismo in Italia, grazie all’abolizione del vincolo di coalizione. Ovvero di quella regola che oggi permette ai diversi partiti di collegarsi in un patto di alleanza prima del voto, dichiarando agli elettori come, perché, e con quale programma. Domanda: a chi serve questo emendamento? Guarda caso proprio al Pdl al Pd e all’Udc, se volessero truffare gli elettori. (altro…)

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“Non siamo qui a distribuire caramelle”. Dopo la durezza lo scherno. Così la ministra lacrimalesi è fatta vicepreside arcigna, così la Fornero è diventata “la Cattivero”. “La” con l’articolo, perché malgrado la megalomania non abbia limiti, nemmeno lei – per ora – può modificare la lingua italiana, negando ai cronisti l’articolo determinativo femminile. In qualsiasi paese civile, alla inchiesta firmata da Bernardo Iovene per il Report di Milena Gabanelli (in onda domenica su Raitre) avrebbero fatto seguito corsivi infuocati, richieste di dimissioni e interrogazioni parlamentari.
Ma chi tocca “i tecnici” nella stampa italiana trema: silenzio più completo, nemmeno un lancio di agenzia. La ministra che doveva tutelare con rigore compassionevole è diventata la caricatura della signorina Ratched di “Qualcuno volò sul nido del Cuculo”, la caposala che si realizza vessando i propri pazienti. Nei panni di tanti Jack Nicholson incolpevoli, però, ci sono quegli italiani che la riforma contributiva appena varata dal governo Monti manda in rovina. (altro…)

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Il Pd si spacca. Il segretario prova a uscire dall’angolo : “Il premier non ci può dire prendere o lasciare. Non lo farà”. Intanto la base lo insulta sul web.

Alla tedesca, non all’americana. Il sorriso di Vespa è quello delle grandi occasioni: “Bersani, ha ragione Monti oppure la Camusso?”. E il leader del Pd: “Posso fare un ragionamento?”. Comincia così la serata più lunga di Pier Luigi Bersani, negli studi di viale Mazzini. E non è una puntata facile: “Aggiustiamo il mercato del lavoro? Deve essere più alla tedesca che all’americana”. E l’Articolo 18? “Su 160 mila cause in un anno solo 500 riguardano il mercato del lavoro: è venuta fuori una cosa che non condivido perché va all’americana”. E subito dopo: “I lavoratori si sentiranno dire: te ne vai a casa, e ti darò 15 mensilità. Non va bene. Lavoreremo per correggere”. (altro…)

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Sul lavoro “Senza consenso sulla riforma nessuna paccata di miliardi”. Il no della Cgil

E venne il giorno della Paccata. Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ieri si è rivelata un esempio di nuova mutazione genetica. Prima professoressa secchiona, poi statista lacrimale, quindi sadomaso-riformista alla dottor Stranamore (“Chiedere agli ‘esodati’”), e adesso si rivela una tecno-berlusconiana intonata allo stile feroce dei tempi, anche linguisticamente riconvertita alla neolingua marchionniana: “Metto una paccata di miliardi, ma solo se dite sì”. Meno male che Luigi Angeletti e Raffaele Bonanni sembrano più indignati di Susanna Camusso (”Non ero al tavolo. Però nessuno mi ha riferito di aver visto una paccata di miliardi”, ha commento di Per Luigi Bersani). Già era folle l’idea di un ministro che apre la trattativa dicendo: “In ogni caso entro un mese varo la riforma”, una strana idea del concetto di “trattativa”, evidentemente confuso, nella testa di Elsa, con quello di “ultimatum”. Ancora più strana l’esternazione di ieri: “È chiaro – ha detto – che se uno comincia a dire no, perché dovremmo mettere una paccata di miliardi e dire ‘poi voi ci dite di sì?’ Non si fa così”. (altro…)

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I SOLITI SOSPETTI
Scajola: “Il paese ha capito che serve serenità” D’Agostino: “La sanatoria c’è e lotta insieme a noi”

Èarrivata la sanatoria occulta? Non siamo (solo) noi perfidi cattivacci del Fatto, a parlarne, ma l’icastico Roberto D’Agostino, che ieri ci regalava una mirabile sintesi politica: “Essì, il salvacondotto giudiziario per l’uscita di Berlusconi da Palazzo Chigi esiste davvero, e lotta insieme a noi”. Dopotutto ci sono giorni in cui basta una sentenza dell’immancabile Claudio Scajola per capire che aria tira: “Credo che si incominci a capire – ha dichiarato festante l’ex ministro asuainsaputezza – che questo paese ha bisogno di pacificazione”. E la pacificazione, ovviamente, sarebbe l’annullamento della sentenza per Marcello Dell’Utri, l’ennesimo giro di valzer, l’ennesimo gioco dell’oca nell’Italia in cui mentre i poveracci vanno in galera, chi si può permettere una buona difesa è già mezzo assolto. La sanatoria occulta è una costellazione di fatti giudiziari e non, tutti apparentemente casuali, che – guardacaso – hanno iniziato miracolosamente a manifestarsi in parallelo con l’avvento dell’era Monti. Nel tempo dei professori sembra che le istituzioni si siano sincronizzate magicamente sulla prima legge della tecnocrazia all’italiana. (altro…)

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La verità è che le primarie non vanno né santificate né demonizzate, ma semplicemente fatte: ogni volta che si celebrano, finiscono per stravolgere i parametri sempre più astratti della politica, fanno irrompere in scena il peso del consenso, la fatica del voto, il sudore della politica e la terrificante necessità del carisma, persino nelle pietrificate salmerie di centrosinistra. C’è stato un solo caso in cui le primarie non hanno funzionato, finora: a Napoli, con il loro corredo grottesco di manipolazioni e cinesi in fila. Il problema però non era lo strumento, ma – come è noto – la sinistra napoletana: non le regole, ma il fatto che ossero violate. A Palermo si riconta come in Florida, ma la domanda è: Fabrizio Ferrandelli ha giocato pulito? Se la risposta è sì, le chiacchiere stanno a zero. Gli elettori non hanno detto sì o no alla “foto di Vasto” o al “governo Monti” (figurarsi) ma solo mostrato, plasticamente, che due quarantenni pieni di talento sono – come in tutto il mondo – più vitali di una figura nobile e degnissima. Rita Borsellino aveva un seguito imponente sulla carta, ma aveva già corso (e perso) addirittura in un’altra era geologica. E Bersani adesso viene messo nel tritacarne dai suoi stessi compagni di partito che lo accusano di non azzeccare un cavallo vincente. I politici italiani, essenzialmente autoreferenziali, credono che basti l’aritmetica delle sue formule per chiudere le partite. (altro…)

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L’ex Pd: “Bersani mi spieghi dove ha preso i soldi per le primarie”

“Non credete alle balle di chi dice ‘Non sapevo’. Nessuno, dei dirigenti, poteva ‘Non sapere’…. Lusi non è una mela marcia. Mi fa ridere solo l’idea… Lusi è lo scoglio su cui, se non si abolisce il potere criminogeno del finanziamento pubblico, affonderà il Titanic dei partiti”. Mario Adinolfi è uno dei pochi, grandi (anche fisicamente) e irregolari uomini liberi del centrosinistra italiano. Di loro puoi dire tutto, o criticare tutto. Ma, esattamente come per Arturo Parisi, quando si sollevano i muri di omertà, sono gli unici che possono dire “L’avevo detto” (perché l’hanno fatto). E possono aggiungere quello che pensano ora (perché non hanno scheletri). Adinolfi è un blogger, è stato per anni oppositore solitario, poi nello staff di Franceschini, ora è uscito dal Pd. La ricostruzione che fa è per certi versi choccante.

Da dove partiamo?
Dal 2007? Allora conobbi direttamente il sistema Lusi. Io mi ero donchichottescamente e ingenuamente candidato alle primarie che poi elessero Veltroni con la lista Generazione U.
Tanti giovani, tanta passione, niente soldi.
Esatto. Il mio braccio destro, Marco De Amicis, correva nello stesso collegio uninominale dove era – con una lista personale! – Lusi. (altro…)

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Davvero c’è un solo responsabile della catastrofe? E che bisogna fare per evitare che si possa ripetere? Mai come ora bisogna avere il coraggio di dirlo: se la tragedia della “Costa Concordia” deve insegnare qualcosa a questo paese (e a tutti noi) non può essere solo la favola feroce e consolatoria del capro espiatorio, il pericolo pubblico, il matto solitario che libera con la catarsi della sua colpa le coscienze e le responsabilità di ognuno. Nessuno può essere solo, e messo in condizione di far danno, soprattutto se regge sulle sue spalle 4000 vite. Nessuno può più agire in
modo così arbitrario, anche se è del tutto fuori controllo. Il capitano Schettino, ovviamente, ha fatto del suo meglio per disonorare il suo grado. Ha avuto una condotta colposamente criminale e omicida. L’Italia, grazie a lui, ripiomba improvvisamente nello stereotipo del latinismo cialtrone, con la macchietta del gradasso che innesca una catastrofe per una bravata. (altro…)

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La manifestazione dei sindacati fa deflagrare il partito.

E alla fine torna il “bersanese”. “Il Pd – dice il suo segretario – è un partito di governo che non perde il contatto con la realtà sociale. Chi ha più soldi non può mica mangiare dieci volte al giorno…”. Il bersanese come tentativo di dire qualcosa di sensato mentre nel partito risuona il tana libera tutti. Chi va a destra, chi a sinistra, chi esalta il rigore, e chi dice che bisogna cambiare finanziaria: il centrosinistra, un tempo critico, sta diventando criptico. Dice Furio Colombo, deputato eretico del Pd: “Il governo Monti all’inizio sembrava una stanza calda, dopo l’inverno gelato di Berlusconi. E’ diventato una stanza tiepida dopo la lista dei ministri. Adesso, dopo la finanziaria, è una stanza gelida”. Il problema, come si diceva un tempo è politico. Quale deve essere la posizione del Pd sulla manovra? Quale è il giusto equilibro fra la legittima critica e l’opposizione pregiudiziale? (altro…)

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MATTARELLUM O PORCELLUM: UN ALTRO CAPITOLO DEL “MA NEANCHE”.

E, alla fine, scoppiò “la guerra della firma fantasma” e l’ennesimo paradosso del ma-neanche bersaniano. Il segretario del Pd ha firmato o non ha firmato i quesiti contro la legge dei nominati?

Ieri, a piazza Navona, Fiorella Mannoia diceva che l’Italia è il paese del reverse, in cui tutto funziona al contrario, in cui gli inquisiti mettono sotto accusa gli onesti, e i colpevoli tartassano gliinnocenti”. Ci deve essere qualcosa di vero, in questo paradosso, se ieri, per tutto il giorno, sulle agenzie si è combattuta una strana guerra di dichiarazioni, in cui un dirigente del Pd, Arturo Parisi, rimproverava al suo segretario di non aver firmato il referendum anti-porcellum, e l’interessato, Bersani, non rispondeva. (altro…)

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Il primo a essere contestato durante un dibattito pubblico è stato D’Alema. Poi è toccato a Bersani, alla Bindi e domenica sera a Latorre. E’ la nuova protesta dei militanti che assediano i dirigenti del partito.

Indignandos, contestatori, incazzati, insomma. C’è di nuovo il rischio della bufera per i dirigenti del centrosinistra italiano? La domanda sorge spontanea dopo quello che è successo a Fermo a Nicola Latorre, chiamato a rispondere per sé (e per il Pd) da una platea in cui faceva bella mostra un signore con un cartello: “Sono un elettore di centrosinistra, ma mi vergogno di essere rappresentato da questo Pd”. Un episodio, si potrebbe dire. Eppure ci sono molti segnali che dovrebbero far riflettere i dirigenti dell’opposizione. (altro…)

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 IL VOLTAFACCIA OBBLIGATO E IL TRADIMENTO DELLA LEGA.

 Ecco, la farsa della gheddafeide scrive una nuova puntata. Siamo di nuovo in guerra: e dunque l’Italia è di nuovo fatalmente inchiodata alla caricatura della propria storia, di nuovo “badogliana”, di nuovo cialtrona, di nuovo protagonista di un voltafaccia clamoroso, di un carosello grottesco, drammatico (e al tempo stesso comico), in una giornata di decisioni irrevocabili, di esternazioni governative surreali e di equilibrismi che in un Paese serio sarebbero accompagnati dal ricorso al sacrosanto istituto delle dimissioni.    
“È POSSIBILE una nostra partecipazione militare”, assicurava ieri Ignazio La Russa. (altro…)

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