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Posts Tagged ‘massimo giannini’

SEQUEL DELLA “PARANZA DEI BAMBINI”.

NON per la fame, né per l’iPhone. Se i bambini di Napoli rubano, sparano, molto spesso uccidono, lo fanno perché le cose “vanno accussì”, in quel paradiso abitato da diavoli. Lo fanno perché dove regna la camorra, dove non esiste il diritto e dove le strade non hanno nome, “la vita di ogni criaturo sfida la morte, così come deve essere, finché la morte non se lo piglia…”. Eccola, nel linguaggio ruvido del disincanto, la morale di Bacio feroce, l’ultimo regalo di Roberto Saviano a un Paese che non si vuolespecchiare nelle sue miserie.

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C’È SOLO una cosa che indigna di più, di fronte all’insopportabile ondata della “mitologia social-xenofoba”: l’eclissi della sinistra, la scomparsa della società civile. Non un pensiero, non una parola che riescano non dico a confutare (sarebbe chiedere troppo, in questi tempi di buio culturale) ma almeno ad arginare l’uso politico della paura e dell’odio contro i migranti. Solo un silenzio colpevole, che asseconda quiescente (se non addirittura consenziente) il cosiddetto “sovranismo” della destra, che lucra rendite elettorali all’incrocio fatale tra il malessere identitario e l’impoverimento economico.

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Il retroscena.

Il segretario dem tra emergenza migranti e rivolta dei centristi. Così la sua legge più di sinistra si arena.

LA LEGGE sullo Ius soli è un atto di civiltà. Ma la civiltà può aspettare, in questo Medio Evo Occidentale dominato dalla paura e dai muri, morali e materiali. È quello che sta per succedere in Italia, com’è ormai chiaro a tutti: nonostante le promesse solenni, le nuove norme che riconoscono il diritto di cittadinanza a chi è nato sul nostro territorio non vedranno la luce. Almeno non in questa legislatura. Mancano le condizioni etiche.

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È INUTILE sdottoreggiare di bail in e di burden sharing.
Il grande Sacco Bancario di questi anni, alla fine, lo stiamo pagando noi. Montepaschi, Etruria e le altre tre “banchette”, fino ad arrivare alle due popolari venete: cosa resta del mesto Carnevale inscenato dai Signori del Credito, se non la maschera di Pantalone che apre il portafoglio e copre i buchi con il denaro pubblico? In queste ore politica e mercati brindano al presunto “salvataggio” della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca. Nel deserto della finanza tricolore incede fiero il tanto agognato Cavaliere Bianco. Banca Intesa, si prende le due venete ed evita la temuta procedura di “risoluzione” che avrebbe scaricato i costi del default non solo sugli azionisti, ma anche sugli obbligazionisti senior e (pro quota) i depositanti oltre i 100 mila euro.

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SULLE banche andremo fino in fondo!”, gridano tronfi i parlamentari di centrosinistra, pronti a regolare qualche vecchio conto in sospeso nel derby dei veleni Mps-contro-Etruria.
“CHI ha sbagliato deve pagare!”, aggiungono i cinici mozzorecchi di centrodestra, pronti a salvare il soldato Minzolini ma a sparare sul quartier generale di Bankitalia. “Poteri Forti tutti al rogo”, chiosano furenti i pentastellati, pronti a bruciare sulla stessa pira complottarda, banchieri e bancarottieri, controllati e controllori.
Nasce in questo clima, la Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario, che ieri sera ha ricevuto il sì del Senato e ora passa alla Camera per il via libero definitivo.

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NELLA grandiosa svendita di fine stagione che si sta consumando su Telecom non si salva nessuno. Al dolo di un capitalismo indecente, che scappa col malloppo e lucra i suoi ultimi affarucci sulla pelle di utenti, risparmiatori e lavoratori, si somma la colpa di una politica impotente, che piange le solite lacrime di coccodrillo sul latte già versato. All’inconcludenza dei controllori, che assistono silenti alle nefandezze di un «mercato» sospeso tra Far West e parco buoi, si somma l’impudenza dei manager, che bruciano risorse umane e finanziarie senza mai pagare dazio ma facendosi pagare bunus milionari. È agghiacciante scoprire che una delle ultime grandi aziende del Paese, per quanto fiaccata dalla concorrenza e schiantata dai debiti, possa passare di mano dall’oggi al domani senza che nessuno abbia saputo o abbia visto alcunchè. Non sapeva niente il presidente del Consiglio Letta, che adesso promette la sua tardiva «vigilanza». Non sapeva niente il presidente di Telecom Bernabè, che dichiara addirittura di aver appreso la notizia del blitz spagnolo dai comunicati stampa. (altro…)

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Il metodo del Cavaliere un sistema di corruzione per proteggere gli affari
Ecco il business illiberale e tangentaro dell’ex premier
L’analisi

I BARDI della corte di Arcore, ancora una volta, la sparano grossa. Gridano al «golpe rosso », all’«attacco concentrico», all’«esproprio proletario». Molto più banalmente, depurate dal falso ideologico e politico al quale ci ha abituato la propaganda populista e vittimista del quasi Ventennio berlusconiano, le motivazioni della Cassazione sul Lodo Mondadori sono solo l’ovvia conseguenza civilistica di una verità giudiziale ormai acquisita. Una verità definitiva, al di là di ogni ragionevole dubbio, che a questo punto diventa anche storica. Una verità che sveste il Sovrano di tutti i suoi finti orpelli e i suoi falsi scudi. E lo espone, nudo, di fronte alla legge e al Paese. (altro…)

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PRIMA o poi doveva succedere. Il bipolarismo propiziato dal ventennio berlusconiano ha assunto un profilo “psichico” più che politico. Destabilizzato dalla condanna in Cassazione e dalla mancata “pacificazione”, per lui unico movente che giustifica le Larghe Intese, il Cavaliere alterna i giorni dell’ira a quelli della paura. La sera siede a tavola con la pitonessa Santanchè e annuncia la crisi. La mattina siede sul divano con il barboncino Dudù e si rimangia tutto. Così non si può andare avanti. E dunque, a tre giorni da un 9 settembre italiano che la destra tinge con i colori dell’Apocalisse, è fatale che il presidente della Repubblica sia costretto a riscendere in campo. Per presidiare ancora una volta le istituzioni. E per inchiodare Berlusconi alle sue responsabilità. Non solo verso il governo, ma verso il Paese. (altro…)

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DUNQUE, le Larghe Intese non moriranno per l’Imu. Non è ancora escluso che possano «morire per il Twiga», come vorrebbero le pitonesse del Pdl, sempre pronte a immolare se stesse e l’Italia sull’altare della decadenza e dell’incandidabilità del pregiudicato Silvio Berlusconi. La cancellazione totale dell’imposta sulla prima casa per il 2013 è un compromesso che allunga la vita del governo. Resta da capire se salva anche quella dei molti italiani che soffrono i morsi della recessione e della disoccupazione. Quando si riducono le tasse, in un Paese che vanta il peggior livello di servizi e la maggior pressione fiscale d’Europa, una boccata d’ossigeno arriva comunque. (altro…)

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Intervista al segretario Pd: no a qualunque salvacondotto. Letta: evitare l’autolesionismo. Lupi: uscire dalla guerra dei Vent’anni. Bufera sulla Santanchè.

“Voteremo sì alla decadenza”. Ma il Pdl rilancia:mercoledì via l’Imu o è crisi.

Il segretario del Pd: la responsabilità tocca alla destra.

«IL PD respinge con forza qualunque ricatto o ultimatum del Pdl. Quella di Berlusconi non è una “questione democratica”. È un caso di assoluto rilievo politico, ma riguarda principalmente la destra. Non tocca a nessun altro risolverlo: né a Napolitano, né a Letta, né al Pd. Il Pdl decida cosa vuole fare, e se ne assuma la responsabilità di fronte al Paese». Guglielmo Epifani respinge l’editto di Arcore, che può sancire la fine del governo Letta. Per il leader Pd sull’«agibilità politica » del Cavaliere non si tratta. (altro…)

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ORA tutto è chiaro, al di là di ogni ragionevole dubbio. La rottura consumata a Palazzo Chigi sulla fantasmatica «agibilità politica» di Berlusconi apre gli occhi anche a chi, per mesi, settimane e giorni, ha fatto finta di non vedere. O ha provato a manomettere la realtà dei fatti e a manipolare la verità delle parole con la fumisteria delle formule. Alfano, pena la sopravvivenza stessa della «strana maggioranza», chiede al governo di farsi carico di ciò che al governo non compete: salvare il Cavaliere, condannato in via definitiva per frode fiscale, dalla decadenza e dall’incandidabilità. Una proposta indecente. E dunque irricevibile. (altro…)

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SOMMERSA dalle grida berlusconiane contro la magistratura, riaffiora dunque l’“altra emergenza”. Quella che morde la carne viva di famiglie e imprese, che incide sul futuro collettivo di un’intera nazione e conta molto di più del destino personale di un pregiudicato eccellente.

Entro il 30 agosto il governo deve decidere se confermare l’eliminazione dell’Imu, o se rimodulare il prelievo sugli immobili. È una scelta fondamentale, che può decidere la vita del governo quanto una sentenza di condanna per il Cavaliere. A dispetto di un “pensiero debole” ricorrente e purtroppo dominante, incline ad annullare le distanze e ad azzerare le differenze, il Fisco è una frontiera che può dividere la sinistra dalla destra. Esattamente come la Giustizia, che esige tutti i cittadini uguali di fronte alla legge, anche il Fisco è uno strumento che aiuta a combattere le disuguaglianze. (altro…)

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LA TRAGICOMMEDIA del “Santo Martire della mala-giustizia italiana” è giunta infine al suo climax. Dopo la condanna definitiva decisa dalla Cassazione per Silvio Berlusconi, si dispiegano con geometrica potenza l’improvvisa drammatizzazione del suo ricatto politico e la messinscena mediatica della Grande Banalizzazione dei suoi processi penali. Il ricatto è ultimativo, e chiama in causa il Quirinale: o mi date un salvacondotto, o salta tutto. La banalizzazione è suggestiva, e chiama in causa le coscienze: ho salvato il Paese dai comunisti, quindi sono innocente per definizione.

Nell’anomalia berlusconiana non c’è spazio per la realtà. Anche se la realtà è molto semplice. Per lo Stato, in rappresentanza del quale si sono espressi i giudici della Suprema Corte, il Cavaliere è colpevole di un reato gravissimo, provato al di là di ogni ragionevole dubbio in tre gradi di giudizio. Per questo, come qualunque altro cittadino e secondo il principio costituzionale di uguaglianza di fronte alla legge, merita la pena che gli è stata inflitta. In qualunque altra democrazia occidentale non ci sarebbe altro da aggiungere. Il condannato prende atto, e sconta il suo debito con la giustizia, pagandone tutte le conseguenze. Comprese quelle politiche, se ne esistono. (altro…)

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Quello che invece non dice ai senatori, il ministro dell’Interno, è ciò che è scritto nelle sette cartelle precedenti di quel rapporto, intitolate “Cronologia dei fatti”, dove alla pagina 2 si può leggere ciò che accadde davvero «il 28 maggio», «nella serata»: «Il ministro dell’Interno, a seguito di ulteriori telefonate dell’Ambasciatore, cui non ha risposto, fa incontrare lo stesso con il suo Capo di gabinetto». Quello che non dice ai senatori, il ministro dell’Interno, e ciò che invece riconosce il suo stesso Capo di Gabinetto, ora costretto alle dimissioni e finora unico capro espiatorio dell’intera vicenda, nell’intervista non smentita rilasciata ieri a “Repubblica”. Alla domanda di Carlo Bonini: «Era stato il ministro Alfano a chiederle di ricevere l’ambasciatore kazako?», Giuseppe Procaccini testualmente risponde: «Sì. Ero stato informato che l’ambasciatore doveva riferirmi una questione molto delicata ». E poco più avanti, alla domanda: «Dunque il 29 maggio il ministro dell’Interno sapeva che la diplomazia kazaka aveva chiesto l’arresto di un latitante? », il funzionario ammette: «Sì. Di un pericoloso latitante». (altro…)

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C’È UNO scandalo politico da illuminare, nella linea d’ombra che attraversa gli Stati e gli apparati, la diplomazia e la burocrazia, i diritti e gli affari. Solo in Italia può succedere che cittadini stranieri, ma domiciliati qui, possano essere «sequestrati» in gran segreto dalle autorità di sicurezza e rispediti nel Paese di provenienza, dove si pratica abitualmente la tortura. Solo in Italia può accadere che questi cittadini siano rispettivamente la moglie e la figlia minorenne di un noto dissidente del Kazakistan, rimpatriati a forza con il pretesto di un passaporto falso per fare un «favore» a un premier «amico» come Nazarbayev, con il quale si fa business ma del quale si parla come di un dittatore violento e senza scrupoli. Solo in Italia può avvenire che un simile strappo alle regole dei codici nazionali e internazionali sia scaricato, tutto intero, sulle spalle dei funzionari della pubblica amministrazione, mentre i ministri del governo della Repubblica si lavano serenamente le mani e le coscienze. Perché questo è, alla fine, il comunicato con il quale Palazzo Chigi prova a chiudere l’oscuro caso Ablyazov-Shalabayeva: un atto di viltà politica e di inciviltà giuridica, che invece di ridimensionare lo scandalo,
lo ingigantisce. (altro…)

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NON serviva una particolare virtù divinatoria, per sapere che a dispetto della propaganda populista la vera bomba a orologeria innescata sotto al tavolo delle Larghe Intese non è l’Imu, non è l’Iva, e non è nemmeno il lavoro. Erano e sono, molto più banalmente, i processi di Berlusconi, che purtroppo paralizzano l’Italia ormai da quasi vent’anni.

La novità è che la Cassazione ha attivato il timer. Il 30 luglio, a questo punto, il Cavaliere rischia dunque una condanna definitiva per frode fiscale, punita con 4 anni di reclusione (che non sconterà) e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici (che invece dovrà scontare, salvo clamorosi e vergognosi colpi di spugna decisi dal Parlamento). Com’era prevedibile, la decisione della Suprema Corte solleva altissima l’onda dello sdegno cavalcata dai surfisti dell’impunità. Nel Pdl si involano i falchi, si infuriano le amazzoni, sibilano le pitonesse. Da Cicchitto a Sacconi, da Bondi a Matteoli, le formule sono più o meno le solite: «complotto politico-giudiziario per colpire Berlusconi e far cadere Letta», «giustizia sommaria contro un uomo solo », «attentato alla democrazia» che apre «serie incognite sul futuro del governo». (altro…)

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BISOGNA avere fiducia in Silvio Berlusconi. Bisogna seguire le sue ossessioni, credere alle sue tentazioni, scommettere sulle sue esagerazioni. È accaduto così, ormai da quasi vent’anni. Lo “statista” prova qua e là a farsi spazio, nei pochi interstizi psicologici e politici lasciati aperti dallo “sfascista”. Ma alla fine il peggio prevale sempre. È nell’indole del leader, che vive di semplificazioni populiste e di pulsioni cesariste. Una miscela esplosiva, e tecnicamente eversiva, che spinge naturalmente il Cavaliere a concepire le regole della democrazia come una camicia di forza, e dunque a volerne ostinatamente fuggire. Sta accadendo anche oggi. Esasperato dai processi ai quali si sottrae scientificamente dai tempi della sua discesa in campo, ma rassegnato a sostenere una maggioranza di Larghe Intese che gli consente di restare comunque seduto al tavolo del potere, Berlusconi si muove nello schema dell’Uomo senza qualità di Musil. (altro…)

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Così funzionava la macchina del fango l’irriducibile anomalia del Cavaliere. Ecco la prova regina del patologico conflitto di interessi.

CI DEVE essere ancora uno spazio pubblico per la verità, in questa Italia punita dalla matematica della recessione e intorpidita dalla retorica della pacificazione. Le motivazioni della condanna di Berlusconi, nel processo Unipol-Bnl, occupano quello spazio con un frammento di verità impossibile da non vedere. In quelle 90 pagine non c’è solo la “pistola fumante” del gigantesco conflitto di interessi che il Cavaliere si porta sulle spalle fin dalla sua discesa in campo nel 1994.

MA c’è anche la “prova regina” che spiega perché, oggi, non ha senso costituzionalizzare l’irriducibile anomalia berlusconiana, e negoziare con l’uomo che la incarna addirittura il passaggio dalla Repubblica parlamentare a una Repubblica presidenziale. (altro…)

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IN UNA democrazia evoluta come quella tedesca, le Grandi Coalizioni producono tendenzialmente «equilibri più avanzati», come si diceva un tempo. In una democrazia involuta come la nostra, le Larghe Intese tendono inevitabilmente a generare compromessi al ribasso.

Il presunto accordo Pd-Pdl sulle modifiche alla legge elettorale è un fumoso esempio di equilibrismo politico, oltre che un penoso esercizio di minimalismo giuridico. Il Porcellum, invece di finire al meritato macello, figlia il «Porcellinum ». Un altro mostro, appena un po’ più piccolo, che ancora una volta non esiste in natura ma esiste in Italia. Un altro pasticcio, concepito per aiutare i partiti allo stremo e far durare il «governo di servizio ». Non per restituire agli elettori il diritto di scegliere i propri eletti, e nemmeno per garantire al Paese un sistema democratico solido ed efficiente. Non per ristabilire i principi di costituzionalità invocati dalla Corte di Cassazione che rimanda al giudizio della Consulta, ma per perpetuare i rischi di un’ingovernabilità che è funzionale alla conservazione del nuovo assetto politico. Dal quale l’unico a trarre vantaggio, fino ad ora, è con tutta evidenza solo Silvio Berlusconi. (altro…)

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L’onestà è nel riconoscere esplicitamente i limiti di un provvedimento che per ora congela soltanto il pagamento dell’Imu sulla prima casa, e impegna l’esecutivo a riformare entro l’estate l’intera tassazione sugli immobili. La responsabilità è nell’ammettere implicitamente che, a dispetto delle troppe promesse seminate dai partiti prima del voto di febbraio, allo stato attuale l’Italia non ha le risorse necessarie per finanziare interventi più massicci ed «espansivi». E nonostante i ripensamenti della Merkel e la svolta di Hollande, non si può permettere il lusso di riallargare i cordoni della borsa, e di sfondare il tetto del 3% di deficit strutturale in rapporto al Pil. Almeno fino alla chiusura ufficiale della procedura d’infrazione. Almeno fino alle elezioni tedesche del 22 settembre. È il paradosso tricolore di questa fase eccezionale da tutti i punti di vista: siamo stati addirittura troppo virtuosi, pagando un prezzo altissimo al rigore ma rispettando l’impegno al pareggio di bilancio al netto del ciclo. Oggi Bruxelles ci può al massimo dire «continuate così». (altro…)

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