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Posts Tagged ‘massimo gramellini’

Quando Di Maio, faccia da genero di tutte le mamme, ha presentato l’ammiraglio Rinaldo Veri come «il meglio dell’Italia», ogni anima sensibile ha provato un brivido di emozione. E quando «il meglio dell’Italia» ha illustrato le originalissime ragioni della sua candidatura (il futuro dei nostri figli), il brivido è aumentato, anche per merito di un mancato congiuntivo esploso tra le sue labbra per dovere di ospitalità. Ma i brividi sono diventati fremiti all’ora di pranzo, quando il Nelson dei Cinquestelle è stato costretto a ritirare la candidatura, dopo la scoperta che faceva il consigliere comunale a Ortona in una lista di centrosinistra collegata al Pd.

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I coniugi Trump hanno avuto l’ardire di chiedere in prestito al Guggenheim un quadro di Van Gogh per appenderlo alla Casa Bianca. Se l’idea fosse venuta agli Obama, tra i gourmet dell’intelligenza progressista si sprecherebbero le lodi per la sensibilità artistica della coppia presidenziale. Invece la curatrice del museo newyorchese ha perfidamente rilanciato, proponendo al posto del Van Goghun’altra opera presente nelle sue sale: America, water d’oro massiccio «simbolo degli eccessi e della ricchezza americana», come ama definirlo il suo creatore, l’eccessivo e ricchissimo Maurizio Cattelan.

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Una modella italiana di diciotto anni — racconta il giornale britannico «Sun» — ha messo all’asta la sua prima notte d’amore su un sito internazionale di escort di lusso per potersi pagare gli studi a Cambridge. Siamo in presenza della notizia perfetta, a tasso garantito di perbenismo. Impossibile criticarla senza passare per bacchettoni, moralisti e nemici del libero mercato, che per qualsiasi merce si limita a incrociare domanda e offerta senza altri scrupoli che la fissazione del prezzo (un milione di euro, per ora). La ragazza è maggiorenne e libera di disporre del proprio corpo a suo piacimento, anche per soddisfare la fantasia erotica di qualche riccone.

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A che cosa serve ancora la scuola? Il signor Nayak lo sa. Fa il fruttivendolo in un villaggio sperduto dell’India Orientale, è analfabeta e desidera che i tre figli possano frequentare quel mondo di segni e di sogni per il quale gli è sempre mancato il biglietto di ingresso. Ogni mattina i ragazzi impiegano tre ore per andare in classe e tre per tornare a casa. Quel che è peggio, l’unico cammino praticabile è una trappola infinita di rocce acuminate. Così Nayak prende la zappa, il piccone, lo scalpello e decide di costruirne un altro. (altro…)

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Quand’è che un approccio si trasforma in molestia? Juliana Corrales è un’adolescente californiana in gita scolastica a Parigi e scommette con le compagne che bacerà uno sconosciuto sulla Tour Eiffel. Lo individua, lo abborda e lo bacia con il suo pieno consenso. Fin qui nessuna molestia, solo molta faccia tosta (ma noi timidi siamo brontosauri destinati all’estinzione). Tornata a casa, Juliana si strugge. Quel bacio le è rimasto impigliato alle labbra, ma di lui conserva soltanto il nome, Gavin, e il volto immortalato sul telefonino. Munita di quei due indizi, si affaccia al balcone di Twitter e chiede aiuto alla comunità globale: «Aiutatemi a trovare questo ragazzo». Sarà romantica, però è invadente.

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Ho visto un adulto. Ne esistono ancora, lo giuro. Sta dentro un video amatoriale, ma giustamente gli hanno oscurato la faccia per evitare che la gente lo riconosca e lo porti in trionfo, affidandogli la presidenza del Consiglio e della Federcalcio, la «reunion» degli Oasis e quella, assai più complicata, della sinistra. Questo panda dell’ umanità fa l’autista di scuolabus e dall’ accento si direbbe cuneese. Dopo che uno studente è rimasto sordo ai suoi richiami di abbassare la musica, ferma il pulmino e si fa consegnare lo stereo con la forza tranquilla di un educatore che non ha bisogno di dare in escandescenze per farsi obbedire: «Devo tutelare gli altri passeggeri, oltre ai miei timpani». (altro…)

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Il «Caffè» di ieri sul parroco bolognese che non prova pietà per l’adolescente ubriaca di piazza Verdi stuprata alla stazione ha ricevuto le critiche di alcuni lettori. Li ringrazio per la partecipazione al dibattito, pur respingendo l’accusa di mirare al facile consenso con i buoni sentimenti. Semmai è vero il contrario: oggi per ottenere consenso è consigliabile essere cinici e il conformismo maggioritario è quello della cattiveria, come si sono incaricati di dimostrare gli interventi pro-parroco di Salvini e Giovanardi. Riconosco di avere espresso in sole tre righe, dandola per scontata, la necessità di suggerire ai ragazzi comportamenti prudenti che non li espongano a rischi facilmente prevedibili.

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Interpretando un’opinione largamente diffusa, una giovane lettrice mi ha scritto parole intense sulle ragioni per cui si rifiuta di collocare Asia Argento nel pantheon delle vittime del sistema. Perché avrebbe avuto la possibilità di ribellarsi ai ricatti del maschio di potere e non lo ha fatto. Lei invece sì: alla vigilia della laurea, quando ricevette le avance del professore con cui stava preparando la tesi. Non disse nulla, ma stracciò la tesi e cambiò professore, preferendo diventare dottoressa con qualche mese di ritardo piuttosto che venire meno ai suoi principi.  (altro…)

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Per essere ammessi al club dei Rispettabili bisogna ribadire a ogni piè sospinto che Trump è il nemico numero uno dell’umanità. Macron può prendere in giro gli operai in sciopero e rimane uno statista illuminato. Trump invece è responsabile di ogni sciagura, comprese quelle minacciate dagli altri. L’ultimo ad attaccarlo è stato Eminem, il leggendario rapper che abita da vent’anni sotto il cappuccio di una felpa. Gli ha dedicato una canzone dove l’epiteto più gentile è «kamikaze nucleare». (altro…)

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Katia GhirardiKatia Ghirardi è la direttrice di una filiale di Intesa San Paolo in provincia di Mantova. Con i suoi impiegati ha girato un video autopromozionale per il circuito interno. L’effetto è spontaneo come una recita scolastica e l’esibizione canora intonata come una grattugia. Un video grottesco, ma privato. Almeno finché qualche manina maliziosa lo ha messo in circolo, offrendolo ai conati dell’impunito ruttodromo dei social. Nel giro di qualche ora Katia è diventata la vittima sacrificale di migliaia di bulli mediatici, che l’hanno irrisa e mortificata come persona, oltrepassando i limiti di un bonario sfottò.

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In un suo racconto Dino Buzzati immagina l’inferno come una enorme sala d’aspetto in cui i defunti attendono una decisione sul loro destino, senza sapere se e quando arriverà. Approssimata per difetto, è la situazione della giustizia italiana. In queste ore tiene banco il caso di Roberto Saviano e Rosaria Capacchione. Quando l’avvocato del clan dei Casalesi li minacciò nel bel mezzo di un processo, anche un pessimista avrebbe scommesso sulla rapida conclusione della vicenda. Il reato era stato commesso sotto gli occhi di tutti, addirittura in un’aula di tribunale, non richiedeva indagini o interrogatori particolari. E invece la macchina dell’imbroglio si è messa inesorabilmente in moto. (altro…)

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Un pendolare in pensione si è autodenunciato alle Ferrovie, confessando di avere timbrato più volte – due, tre, forse addirittura quattro – un biglietto scaduto. Il crimine risalirebbe al 1967, appena cinquant’anni fa, quando il pendolare era un adolescente sensibile al richiamo della trasgressione. Nella sua lettera rivela di avere pagato quel breve momento di follia con una vita di rimorsi: «Sono tormentato dai sensi di colpa e vorrei rimediare al danno che vi ho causato». La cifra sottratta alla società si aggirerebbe sui settanta euro, meno di un bonus di Renzi, e le Ferrovie gliel’hanno benignamente condonata. Ma è con orgoglio patriottico che qui si segnala questa storia esemplare di onestà civica.  (altro…)

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Lo vide per la prima volta sul treno dei pendolari, mentre leggeva un libro che lei aveva amato. Zoe cominciò a sbirciarlo ogni giorno, per un anno. Rimpiazzò i jeans con abiti eleganti, ma lui non staccava gli occhi dalla pagina. Una mattina lei gli si sedette davanti e lasciò cadere il biglietto del treno. Lui si chinò a raccoglierlo e glielo porse, senza smettere di leggere. Zoe era cocciuta e il giorno del suo compleanno, al momento di scendere alla stazione londinese di King’s Cross, si festeggiò mettendogli in mano una lettera in cui lo invitava a prendere un drink e gli lasciava la sua mail. Lui rispose soltanto la sera. Si chiamava Mark e si complimentava per il coraggio, ma rimbalzava l’invito perché non era certo che la sua fidanzata lo avrebbe gradito. (altro…)

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L’assurda pretesa di licenziare un dipendente che ruba ha trovato finalmente un argine nella storica sentenza emessa dalla giudice Ilaria Pozzo del tribunale di Chieti. Si tratta del caso lacrimevole di un impiegato delle Poste che aveva sottratto quasi 15.000 euro dalla cassaforte dell’ufficio per devolverli in opere di beneficenza a se stesso. A tradirne gli slanci vitali era stata una sordida intercettazione telefonica, durante la quale il brav’uomo, ferito dalle allusioni malevole dei colleghi, manifestava a un amico la nobile intenzione di ricollocare i bigliettoni nel loro precedente alloggio.  (altro…)

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Complimenti alle forze dell’ordine per la brillante operazione con cui, certamente dopo un lungo appostamento, hanno sorpreso in piena notte due ragazzi delle Cinque Terre nell’atto di estrarre l’arma di ordinanza per liberare in mare le eccedenze liquide della giornata. Colti in fallo, i debosciati si sono arrampicati sui muri del vittimismo. Dicono di avere invano cercato un bar aperto, prima di arrendersi alle ragioni della prostata, e di avere scelto l’angolo più buio del molo. Si sono quasi vantati di averla dispersa in mare, dove sarebbe andata a confondersi con quella depositata durante il giorno da migliaia di bagnanti. (altro…)

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Al culmine della crisi atomica il senatore Razzi si offre come mediatore tra Kim e Trump. Perché no? In fondo ha il cognome adatto e dei tre non è neppure il più ignorante. Spende per truccatori e parrucchieri la metà di Macron senza averne l’insopportabile prosopopea. E conosce venti parole di inglese: cinque meno di Trump, ma tre più del ministro Alfano. Inoltre è un grandissimo esperto di calcio nordcoreano, l’unico argomento capace di distrarre Kim dalla sua passione per i missili intercontinentali e gli sgozzamenti dei parenti prossimi. In attesa di salire sul volo Pescara-Pyongyang — o di trasformarsi in un Razzi missile con circuiti di mille valvole, come nella sigla di Ufo Robot — ha già colto il punto debole del bombarolo asiatico. (altro…)

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«Lo stupro è un atto peggio, ma solo all’inizio, poi la donna diventa calma e si gode come un rapporto sessuale normale». Ad avere scritto queste parole allucinanti che fanno violenza anzitutto alla lingua italiana è stato un mediatore culturale. Si chiama Abid Jee e vive a Bologna, dove studia Giurisprudenza a dispetto della medesima, ma percepisce regolare stipendio da una cooperativa per svolgere la nobile professione che, secondo la Treccani, consiste nel «mediare tra due o più culture, talora molto distanti l’una dall’altra, al fine di favorire l’inserimento di persone immigrate». (altro…)

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Immaginate di essere una donna occidentale e di leggere in un boccheggiante Caffè di mezza estate che il fisioterapista giapponese Masayuki Ozaki di anni 45 vive con la moglie, la figlia e Mayu, una bambola di un metro e settanta conosciuta in un negozio specializzato, con cui condivide il letto e i pensieri più intimi. Immaginate di apprendere dalla viva voce di Ozaki che egli è innamorato perso della sua Mayu, capace di ascoltarlo senza mai dargli addosso e di amarlo senza mai accampare un mal di testa, a differenza della moglie con cui non fa sesso dall’epoca dei samurai. Immaginate infine di scoprire che Ozaki sarà anche un caso clinico ma non è un caso isolato, essendo solo uno dei duemila giapponesi che ogni anno aggiungono una protesi di plastica ai loro matrimoni sciancati. E adesso provate a mettervi nei panni di lei.  (altro…)

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Non c’è dubbio che uno dei temi più sentiti dalla popolazione mondiale sia la condizione drammatica in cui versano i miliardari. Sono sempre di meno e per esorcizzare il fantasma della solitudine ricorrono ai pretesti più vari, come il ritrovarsi al matrimonio di uno di loro, il calciatore Leo Messi. In calce all’invito era precisato che, invece del classico regalo di nozze, gli sposi avrebbero gradito una donazione a favore dell’edilizia popolare argentina, perdurando anche in quel Paese il rifiuto dei poveri di abitare nelle ville. La colletta ha raccolto una somma pari a 37 euro per invitato, meno di quanto versa a Telethon un ragioniere di Busto Arsizio. (altro…)

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