Dopo giorni di silenzio, il governo è “ pronto a riferire in Parlamento” Ma ormai è guerra di tutti contro tutti. Il ministro dell’Economia Grilli si difende e scarica su Bankitalia la responsabilità sui mancati controlli, ma Napolitano si schiera con la Banca centrale. L’imbarazzo dei democratici.
Ore 17.03, in simultanea. A Davos, Mario Monti, versione primo ministro, manda avanti Vittorio Grilli: “Il ministro dell’Economia è disponibile a rispondere al Parlamento su Mps”. A Roma, Gianfranco Fini, in uniforme da presidente di Montecitorio, divulga il colloquio con il professore e ripete il concetto. Mezz’ora più tardi, da Torino, Giorgio Napolitano schiera il Quirinale al fianco di Banca d’Italia, da molti sospettata di non aver fatto abbastanza durante la gestione Draghi, anche se la responsabile della vigilanza era Anna Maria Tarantola, oggi presidente in Rai su proposta di Monti. “È una questione grave – dice Napolitano – e se ne sta occupando la Banca d’Italia. Non sono esperto di banche, ma la questione è grave bisogna occuparsene. E io ho pie- SIENA È DIVENTATA capitale d’Italia e il Monte dei Paschi ha spedito al macero le agende elettorali. La politica ha cercato di sotterrare l’argomento, di non sentire la paura di un bilancio a groviera riempito con miliardi pubblici: ora la politica, dai palazzi più alti ai più bassi, interviene e s’accapiglia. È lo stesso Fini a invocare un chiarimento di Palazzo Chigi in Parlamento. E un commento di Grilli, che vuole tenersi lontano dal rimpallo di colpe, viene letto come un’accusa a via Nazionale: “La vicenda non è un fulmine a ciel sereno. Sappiamo da un anno che Mps è in una situazione problematica. Sui controlli dico solo che spettano a Banca d’Italia”. La miccia innesca il duello politico e così il Tesoro precisa le condizioni pattuite mesi fa sui 3,9 miliardi (non ancora versati) per l’istituito di Rocca Salimbeni, di cui 1,9 per rimborsare i precedenti Tremonti bond, sempre concessi dal governo. (altro…)
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