
Moisés Naim– non esattamente un ‘indignato confuso’ – sui movimenti del 2011:
«Uno degli errori più gravi che si possano commettere oggi è pensare che tutto quello che sta accadendo si riduca semplicemente a qualche giovane ribelle o a qualche hippy smarrito. Può darsi invece che questi movimenti riflettano delle domande più sentite e permanenti: le loro aspirazioni, rivendicazioni e proteste – la disuguaglianza, l’ingiustizia, la mancanza di dignità – permarranno molto presenti. Ritenere che si tratti di proteste generiche e passeggere può indurre a commettere errori gravi.
Un’altra cosa che sta accadendo è che oggi tutti sappiamo di più. I più potenti devono stare molto attenti e tenere ben presente che ora ci sono a disposizione dei meccanismi molto più sensibili per individuare le menzogne. Oggi è molto più difficile che in passato ingannare le persone. Avviene ancora, ma meno impunemente che in passato. La trasparenza è qui per restare.
Noi, i cittadini, oggi capiamo di che cosa ci stanno parlando e, inoltre, abbiamo imparato a leggere tra le righe dei discorsi e delle promesse e sappiamo quindi che cosa ci stanno dicendo veramente.
E’ sorta una rinfrescante ipersensibilità alle bugie e alla mancanza di sincerità. Le manifestazioni che abbiamo visto nelle varie parti del mondo sono intrise di una nuova e furibonda allergia alla falsità. E di una iraconda intolleranza alla disuguaglianza».
Da PIOVONO RANE di Alessandro Gilioli
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