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Posts Tagged ‘NICOLA LOMBARDOZZI’

isisIl Cremlino.

Il presidente parla al Paese e dice che Mosca è in guerra insieme alla Francia. Pioggia di fuoco sulla capitale del Califfato. Conferma sull’attentato all’Airbus con 224 vittime: “Ordigno a bordo tra i bagagli”.

MOSCA – LA Russia è entrata ufficialmente in guerra ieri mattina «al fianco dell’alleato francese» e in attesa di eventuali nuove adesioni sul fronte occidentale. «Uniti contro il terrorismo come accadde contro Hitler, nonostante tutte le nostre divergenze», dice il Cremlino tagliando corto sulle sottigliezze diplomatiche e lasciando la parola alle armi. Bombardieri a lungo raggio, partiti da basi russe, tempestano Raqqa e Deir Ezzor, roccaforti siriane del Califfato, mentre missili da crociera lanciati dai sottomarini di Mosca nel Mediterraneo coprono, tra Aleppo e Idlib, la prima avanzata dell’esercito di Assad, rinvigorito e protetto dai fidati alleati, che comincia a strappare posizioni preziose alle milizie jiahdiste. Per la prima volta in simultanea gli attacchi sono stati seguiti da quelli dei caccia Dassault Rafale e Mirage francesi partiti dalle basi giordane e degli emirati arabi.

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doping

L’inchiesta dell’agenzia mondiale antidoping sconvolge lo sport: agenti dei servizi russi e laboratori per coprire gli atleti. “Falsate le Olimpiadi di Londra” Ombre anche sui Giochi di Sochi.

MOSCA – ARRIVA a sorpresa dal mondo dello sport un colpo devastante all’immagine internazionale della Russia e dello stesso Vladimir Putin. Un’accusa senza precedenti lanciata dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping: Mosca ha barato sui test di centinaia di suoi atleti sabotando di fatto le più importanti manifestazioni internazionali a cominciare dalle Olimpiadi di Londra 2012. Ma la cosa più grave è che il sistema di occultamento delle prove di doping sarebbe stato organizzato e gestito da personaggi chiave del potere russo come il ministro dello Sport Vitalij Mutko, da agenti dei servizi segreti dell’Fsb, e da una rete molto complessa di corruzione che intreccia sottobosco politico e malavita organizzata.
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Nemtsov
Migliaia alle esequie dell’oppositore ucciso vicino al Cremlino. Mistero sul ritorno in Ucraina della fidanzata.
MOSCA – C’è un pezzo di Russia “perdente” attorno ai due ragazzi in tuta blu che piantano una croce ortodossa sulla tomba di Boris Nemtsov. Negli anni successivi al crollo dell’Urss erano ministri, oligarchi rampanti, banchieri. Adesso si stringono a Naina e Tatyana, vedova e figlia dell’allora presidente Boris Eltsin che li aveva lanciati e protetti. E si offrono agli sguardi delle altre centinaia di presenti mostrandosi per la prima volta insieme come una squadra compatta di liberali, anti-Putin, dichiaratamente filo occidentali. Quelli che i nazionalisti chiamano la «quinta colonna che minaccia la Russia». Ma non c’è troppo spazio per altre considerazioni in una giornata dominata da due grandi assenti all’ultima cerimonia funebre per il leader dell’opposizione assassinato ai piedi del Cremlino.

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Russia
I leader dell’opposizione e tanta gente comune fronteggiano l’imponente schieramento di polizia Molti cori e cartelli contro la guerra in Ucraina E c’è chi grida: “Ora una Russia senza Putin”.
MOSCA – PUTIN non c’è dietro le finestre del Cremlino, ma guardano tutti lassù verso le cupole dorate che ci dominano dall’alto. Si sporgono da una nuvola mai vista di tricolori nazionali, si fanno largo tra cartelli, fotografie, mazzi di fiori, e telefonini che immortalano una scena storica. E non date retta alle versioni ufficiali, sono almeno ottanta, forse centomila, la più grande manifestazione spontanea mai arrivata così fisicamente vicino al simbolo del potere russo da oltre trent’anni. Un ragazzo dalla barba incolta e l’aria stravolta versa lacrime vere e mormora un pensiero comune a molti: «Anche se solo per piangere, ci hanno almeno lasciato arrivare fin qui. Boris ne sarebbe felice».

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Ucraina
Oggi Merkel e Hollande incontrano lo zar e Poroshenko per la mediazione C’è una bozza di tregua con il ritiro delle armi pesanti. Ma resta il nodo dei confini.
MOSCA – Nel giorno dell’ennesima strage, dopo giorni di minacce indirette e di attacchi reciproci a distanza, Barack Obama e Vladimir Putin hanno finalmente affrontato direttamente la questione della guerra civile d’Ucraina. Il presidente americano, pressato anche all’interno del suo staff per mandare al più presto armi all’esercito di Kiev, ha chiamato al telefono il capo del Cremlino in partenza per il vertice di pace che si terrà oggi a Minsk. Vertice che ora potrebbe avere un esito più positivo di quello che si immaginava fino a poco prima. E stato uno scambio, dicono, molto fuori dai denti in cui Obama ha ribadito accuse che Mosca ha sempre negato, come la presunta partecipazione diretta alle offensive dei ribelli russofoni. Putin ha risposto, anch’egli a muso duro. Ma ha confermato di voler fare il possibile proprio stamattina per dimostrare la buona volontà della Russia. Probabilmente ha funzionato la frase di Obama: «Se l’escalation continua, i costi per la Russia aumenteranno».

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BoeingJet malese partito da Amsterdam colpito da un missile, quasi 300 morti. A bordo olandesi, inglesi e australiani

Scambio d’accuse tra Mosca e Kiev. Telefonata Obama-Putin. Giù le Borse, la Ue chiude lo spazio aereo.

MOSCA – LA GUERRA d’Ucraina è arrivata fino a diecimila metri di altezza per uccidere 298 ignari passeggeri di un volo delle vacanze. I loro corpi giacciono su un’area di circa quattro chilometri in una distesa di miniere di carbone e campi di girasole intorno alla cittadina di Shaktarsk, nel cuore dei combattimenti tra le milizie filorusse e l’esercito regolare ucraino. Erano partiti da Amsterdam diretti a Kuala Lumpur su un aereo della Malaysia Airlines. (altro…)

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I punti

Il “ Perekhod”, la transizione, semina caos in Crimea
Il reportage.

VUOL dire “transizione” e bisogna farla in fretta. Perché come dice uno stravolto signore dal cappotto “grigio Soviet”, tornato improvvisamente di moda, «Non basta cambiare bandiera per passare da uno Stato a un altro ». E dopo i giorni della retorica, gli inni, gli eroi, si scende tutti sulla Terra a parlare di cose piccole ma fondamentali: le tasse, la benzina che costerà meno, il passaggio di proprietà dell’auto, i passaporti, l’ora solare che dal 30 marzo slitta due ore avanti per allinearsi a Mosca, i libri di scuola, quel prestito da saldare non si sa più a chi. (altro…)

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Lo scenario

Voci di un ultimatum alle navi di Kiev. Il Cremlino smentisce.

KERCH – (base guardia costiera sullo Stretto tra Crimea e Russia)
ALLE sue spalle, si distingue però nella penombra un soldato russo in tuta mimetica e cappuccio sul volto che gli fa cenno di rientrare e di non dire altro. La porta si chiude, loro scompaiono. E li senti che ridono e scherzano insieme ad alta voce. Il piazzale resta deserto davanti all’ultima teorica difesa da un’invasione russa già completa e totale ormai da tre giorni. Dal marciapiede sul mare sale un forte odore di alghe marce, e si distinguono nella foschia le case bianche di Port Kavkaz, regione di Krasnodar, la Russia “vera”, a soli quattro chilometri di acque placide che i traghetti passeggeri percorrono in poco più di un’ora, quattro volte al giorno. Una grossa nave militare è appena entrata nello Stretto di Kerch e risale lentamente verso il Mar d’Azov, che bagna terre russe di pescatori e di cosacchi. (altro…)

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TymoshenkoIl dittatore in fuga. Yiulia:“ Non è finita, resistete”.

KIEV – E ALMENO centomila persone, arrivate nella piazza simbolo di Kiev, si commuovono con lei guardando la lunga fila di bare di legno esposte tra le bandiere bruciate e gli ospedali da campo. La vedono agitarsi sulla sedia rotelle con cui l’hanno issata sul palco, restano in silenzio aspettando le parole che non riesce proprio a pronunciare, scrutano la collina da dove, fino a ieri, la polizia sparava sulla folla, e temono altri attacchi. Poi finalmente Yiulia ce la fa: «Siete voi gli eroi di questo Paese». E continua con il piglio di una volta parlando da presidente, da chi sa che vincerà le prossime elezioni già convocate per il 25 maggio. (altro…)

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Kiev

Massacro in Ucraina, cento morti. Obama e Merkel: fermatevi.

Le strade invase dai cadaveri. La Ue accusa Yanukovich, la replica di Mosca: non siamo lo zerbino dell’Occidente.

KIEV – GLI spari non li senti, vedi solo un ragazzo che crolla a terra e si dimena tenendosi una gamba; e una donna, un po’ più avanti, che cade a faccia in giù e resta immobile proprio sotto a quella bandierina europea che brucia lentamente. E poi tutti gli altri che ti indicano un palazzone.

QUELLO che incombe dalla collina sulla fortezza assediata della Majdan. Sul tetto, sdraiati tra i tralicci che reggono l’insegna dell’hotel Ucraina, si distinguono nettamente agenti di polizia con tanto di cappuccio nero che fanno roteare sulla folla le canne dei loro fucili di precisione. (altro…)

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FreeTheArtic30

Sarà scarcerato anche l’italiano D’Alessandro. La madre: “Siamo felici, lo aspettiamo”.

MOSCA— Una buona notizia, ma per far festa è meglio aspettare. Le accuse rimangono pesanti e la burocrazia russa fa di tutto per uccidere gli entusiasmi. Dodici dei trenta attivisti di Greenpeace arrestati esattamente due mesi fa mentre tentavano una dimostrazione di protesta contro una piattaforma Gazprom nel Mar Glaciale Artico, saranno presto scarcerati su cauzione in attesa del processo per il reato di teppismo che comporta fino a cinque anni di carcere. Non potranno lasciare la Russia ma intanto alloggeranno in albergo lasciando finalmente la prigione. Lo hanno deciso i tribunali Kalininskij e Primorskij di San Pietroburgo che stanno esaminando una per una le posizioni di tutti i membri della nave della ong ecologista sequestrata dai servizi segreti della Marina Russa. (altro…)

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No more war

Siria, svolta sulle armi chimiche mossa anti raid di Mosca e Damasco “Sì al controllo internazionale” 
Speranze per la diplomazia. Gli Usa: “Proposta da esaminare”
Le trattative.

MOSCA— Dal cupo palazzo staliniano, sede del ministero degli Esteri russo, si apre improvvisamente uno spiraglio di pace sulla crisi siriana. Forse per un colpo di genio della burocrazia del Cremlino, o più probabilmente per un piano concordato in segreto tra Obama e Putin nel turbolento incontro di venerdì a San Pietroburgo, il regime di Assad ha accettato di mettere sotto il controllo internazionale il suo micidiale arsenale di armi chimiche e di consentirne la distruzione sotto l’egida dell’Onu. Decisione che la Casa Bianca ha prontamente deciso di prendere in seria considerazione. E che è stata al centro di una lunga telefonata tra il segretario di Stato Usa, John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. (altro…)

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