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Posts Tagged ‘Paola Zanca’

SatiraIl caso – La conduttrice Fornario lascia il programma.

Niente imitazioni, niente personaggi, niente satira politica, tanto meno su Matteo Renzi. A Mamma Non Mamma avrebbero finito per occuparsi della “piaga degli spremiagrumi”, uno dei pochi argomenti rimasti liberi dal veto della direzione di Radio2. E ogni weekend di agosto avreste potuto assistere all’irripetibile miracolo on air di una trasmissione satirica che di satira non ne fa. Per questo, dopo un pomeriggio di passione, Francesca Fornario scrive la parola fine: “Non ci sono le condizioni per continuare a lavorare serenamente, lascio il programma”. (altro…)

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Partigiani

Tutti contro i partigiani: ma la discussione va avanti da mesi e i risultati, da Nord a Sud, sono sempre gli stessi.

Travolti da un insolito destino nella campagna referendaria di ottobre, i partigiani italiani fronteggiano nel fortino di via degli Scipioni un assalto mediatico un filino anacronistico. Nella sede nazionale dell’Anpi – quartiere Prati, centro di Roma – lunedì pomeriggio il telefono squilla in continuazione. Le troupe dei tg inquadrano i cimeli di anni di battaglie. Marisa Ferro, la più stretta collaboratrice di Arrigo Boldrini, il comandante Bulow, si aggira quasi imbarazzata: “Scusate, non siamo abituati a tutta questa gente”. (altro…)

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BoschiStile Boschi – La numero due di Palazzo Chigi al timone del ministero strategico.

Ha ragione Maria Elena Boschi quando dice che, di emendamenti del governo, ne firma tutti i giorni. È il suo lavoro. Nè le si può contestare di portare in Aula i provvedimenti di Palazzo Chigi, di intrattenere rapporti con gli eletti, di informarsi (e informare) sull’andamento dei lavori parlamentari. È il suo lavoro pure quello. Per capirci: se dice a un ministro che fine farà un emendamento, non fa nulla di strano. Se sappia o meno a quale amico, fidanzato, lobby o banca quell’emendamento possa essere utile, è materia inintelligibile con gli strumenti a nostra disposizione. Di certo, però, da quando siede al ministero dei Rapporti con il Parlamento ha cambiato il modo di interpretare quel ruolo, e non solo perché si occupa anche delle riforme che l’hanno tenuta per mesi al centro del dibattito sul ddl che porta la sua firma.

 

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Boschi

In Senato – L’attivismo per la norma preziosa anche per la società di ingegneria di Gemelli.

Alla storia di Gianluca Gemelli – ingegnere, compagno dell’ex ministro Federica Guidi, ora indagato dalla procura di Potenza – mancava solo un tassello per scrivere un lieto fine come si deve. Quel mancato lieto fine, ora naviga tra gli emendamenti alla legge annuale per il mercato e la concorrenza che in questi giorni è all’esame della commissione Industria del Senato: è la norma che permetterebbe di accedere al mercato dei lavori privati anche alle società di ingegneria, pensate un po’, come la sua. (altro…)

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la cartaLa carta della non-vittoria a Roma per logorare 5Stelle.

Come la matematica insegna, cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia: Matteo Renzi se ne sta drammaticamente rendendo conto, mentre guarda i sondaggi riservati sulle prossime elezioni politiche. Stampelle a sinistra, appoggi a destra, rinforzi al centro: comunque la giri, ad oggi, il ballottaggio dell’Italicum lo perde il Pd e lo vincono i Cinque Stelle. (altro…)

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Family_GayDue piani opposti: i renziani aspettano sabato per contare i manifestanti e decidere che fare sulle adozioni.

Domenica scorsa il senatore cattodem Giorgio Pagliari si affannava a smentire alle agenzie: “Non è vero che ho firmato il ‘canguro’ con Andrea Marcucci”. Aveva ragione, il parlamentare Pd: il suo nome non aveva nulla a che vedere con l’emendamento del suo collega che – secondo gli annunci – dovrebbe servire a “saltare” tutte le proposte di modifica che vogliono azzoppare il disegno di legge sulle unioni civili. La confusione, a dire il vero, si era facilmente ingenerata. Perché i nomi di Pagliari e Marcucci sono affiancati sì, ma in un emendamento di segno opposto. Uno di quelli, appunto, che il ddl Cirinnà lo vogliono azzoppare. (altro…)

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troncaIl commissario post-Marino brancola nel buio. I problemi sono sempre lì, solo che ora non si capisce chi decide su cosa.

Dice Francesco Paolo Tronca che“un prefetto non deve mai essere preoccupato, perché altrimenti la preoccupazione alla fine si trasforma in negatività”.Così, il successore “straordinario” di Ignazio Marino non si preoccupa. E poco importa se nelle sue due prime settimane in Campidoglio, la “negatività” lo ha seguito come un’ombra. Colpa del calendario, si dirà: ma dal 1 novembre a oggi, il commissario chiamato a rimettere in piedi Roma ha passato la maggior parte del suo tempo a deporre corone. Due volte al cimitero del Verano, poi gli omaggi di rito alla Sinagoga, alla lapide di Porta San Paolo e alle Fosse Ardeatine,poi all’Altare della Patria per la festa delle forze armate, di nuovo a messa, stavolta all’Ara Coeli, per ricordare i caduti di Nassiriya, infine la tragedia di Parigi: e pure qui, c’è chi nota che il Campidoglio, anzichè colorarsi del tricolore francese,ha preferito spegnere prima la Fontana di Trevi e poi il Colosseo.   (altro…)

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Turista per sempreLA STORIA La faida dei due anni   Il feeling con Marino non è mai scattato. Così a Roma il partito Democratico ha fatto la guerra al “suo” uomo.

Chi bazzica il Campidoglio (e il Pd) da almeno un decennio, la riassume così: “Le fasi sono due: quella in cui questi non lo sostenevano e quella in cui questi hanno cominciato a sostenerlo”. Dietroilsipariocalatosull’esperienza romana di Ignazio Marino si scorgono le macerie di un partito che nella Capitale d’Italia è riuscito a dare il peggio di sé. Lontani i fasti delle giunte Veltroni,passato senza troppa acrimonia illustro di Gianni Alemanno, i democratici romani hanno riservato al sindaco marziano un trattamento da peggior nemico. (altro…)

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ignazio-marino-spazzaturaTutte le spese Le cifre del Campidoglio per i primi due anni di mandato. I 5Stelle: “Ha confuso il suo incarico con quello di ministro degli Esteri”.

Di tutte le 492 pagine di determinazioni dirigenziali e ricevute fiscali che raccontano i primi due anni di mandato di Ignazio Marino, ce n’è una che dà manforte ai Cinque Stelle quando dicono che “il sindaco ha confuso mestiere”. Immaginate la terrazza del ristorante ARoma – lussuosa location vista Colosseo-inunaseradimetà settembre dello scorso anno. Il primo cittadino è lì seduto con alcuni “chirurghi di fama internazionale”. Suoi colleghi, insomma, venuti nella Capitale per “partecipare ad un congresso sul traf-fico di organi per trapianto”e “per essere accolti in udienza privata da sua Santità, Papa Francesco”.Dunque,achi rivolgersi se non al sindaco che si accredita come l’ambasciatore vaticano per eccellenza? Marino paga la cena, il conto è di 1270 euro, ma la fattura non specifica il numero dei commensali. Lo salda con la carta di credito comunale, quella con cui sostiene tutte le spese impreviste che il suo cerimoniale non ha potuto preventivare.   (altro…)

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Grasso

Il premier insiste con la linea dura. Il presidente pure: “Se continuiamo così, verranno giorni convulsi”.

La smentita alle agenzie è arrivata alle 7 e mezza del mattino. Furibondo, lo descrivono così, il presidente del Consiglio. Non ha gradito che, in un articolo de La Stampa, gli si attribuisse un’idea, piuttosto bizzarra, sul futuro di palazzo Madama: “Abolisco il Senato e ci faccio un museo”. Così ha mandato avanti i suoi portavoce indignati: “Una frase volgare e assurda che Renzi non ha pronunciato, né pensato o riferito”.   La galleria dei busti   e la fiction della Boschi   A dargli fastidio, par di capire, non è tanto la notizia sul progetto di chiudere per sempre i battenti della Camera alta. (altro…)

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Carrozza

IL FUNERALE Nella stessa chiesa che negò le esequie a Welby, l’addio a Vittorio Casamonica sulle note del Padrino. Il Vicariato: “Show a nostra insaputa”. Ma i cartelli erano lì dalla mattina.

In piazza San Giovanni Bosco, quartiere Tuscolano, Roma, c’è una carrozza trainata da cavalli e un tappeto di petali dirose,che un elicottero,qualche minuto prima, ha scaricato come pioggia dal cielo. Non è una festa patronale, non è un matrimonio kitsch:è un funerale.È il funerale: nella bara c’è Vittorio Casamonica, esponente del potentissimo clan romano. Come colonna sonora per l’addio al pregiudicato 65 enne, hanno scelto le note del Padrino. E sul sagrato hanno esposto gigantografie del “loro” Vittorio, vestito da Papa, santificato come il “re di Roma”.   (altro…)

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marinoAffronto al governo: “sfiduciato” a sorpresa l’assessore renziano ai Trasporti.

La “renzata” di Ignazio Marino si consuma in dieci minuti, attorno alle 14 di un venerdì di fine luglio. Entra nella sala della Protomoteca dove è convocata una conferenza stampa sul trasporto pubblico locale, chiede scusa ai romani che stanno vivendo giorni di disagio tremendo, annuncia l’azzeramento dei vertici di Atac e fa sapere di avere chiesto a Guido Improta, assessore alla Mobilità, di formalizzare le dimissioni che ha presentato un mese fa. La velocità, per il sindaco di Roma, in queste ore è tutto.Deve fare in fretta perché ha una scadenza imminente. Martedì sera, alla Festa dell’Unità della Capitale, parla Matteo Renzi. E il capo del Campidoglio non può permettersi strigliate dal palco dove, solo poche settimane fa, è stato applaudito, quasi osannato. Così, il sindaco, gioca la carta a sorpresa. Cacciare Improta: cari romani, è lui – l’assessore renziano – quello che vi sta facendo passare mattinate e pomeriggi di inferno.   LA SITUAZIONE della metropolitana cittadina,infatti,è ormai oltre ogni livello di sopportazione: lo “sciopero bianco” dei macchinisti va avanti da giorni (protestano contro l’introduzione del cartellino da timbrare), le corse che saltano fanno diventare i vagoni dei carri bestiame,i dipendenti Atac rischiano quotidianamente il linciaggio dei cittadini esasperati.  (altro…)

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M5S-Roberto-FicoL’INSEGUIMENTO 26-27%, il Pd è vicino.

L’INTERVISTA

“Stiamo diventando grandi: attenti agli opportunisti”

Roberto Fico Analisi di due anni in Parlamento: tra errori dell’inizio, strategie che hanno pagato e occhi aperti su chi è in cerca di poltrone.

Nel direttorio voluto da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio per governare i Cinque Stelle, Roberto Fico è quello che ha l’orecchio più a terra. Ha la delega ai meet up, la base in carne e ossa del movimento nato sul web. Quelli che nei partiti di oggi sono stati ribattezzati “circoli” e che un tempo conoscevamo come “sezioni”: le chiamavano così anche nella Democrazia Cristiana che ieri, a sorpresa, Ilvo Diamanti ha paragonato proprio all’M5S. La nuova Balena (gialla) è quel soggetto politico che acchiappa voti da operai e dirigenti, che supera le tradizionali divisioni tra destra e sinistra e che i sondaggi danno ormai stabilmente attorno al 25 per cento (Diamanti azzarda anche un paio di punti in più). (altro…)

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melillaGrasso e Boldrini non danno il via libera ai rimborsi perché non c’è certificazione sulla veridicità dei bilanci.

   Le lettere accorate dei tesorieri sono arrivate mercoledì sera, alla vigilia degli uffici di presidenza di Camera e Senato, chiamati a decidere che fare con l’annosa questione dei rimborsi elettorali. Tra venti giorni scade la “rata” che lo Stato dovrebbe pagare ai partiti: un malloppo da 46 milioni di euro, da spartire in base alle donazioni private ricevute e dal numero di voti ottenuti alle ultime elezioni. L’ultimo rimasuglio (si fa per dire) di finanziamento pubblico che, almeno per i prossimi due anni, garantirà ancora la sopravvivenza dei partiti così come li conosciamo.   L’incasso della rata però è seriamente a rischio. Perché, come Il Fatto vi ha raccontato, la Commissione di garanzia,controllo e trasparenza che doveva certificare i rendiconti dei partiti si è rifiutata di farlo, perchè non ha gli strumenti necessari a verificare la correttezza dei bilanci presentati.   (altro…)

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Vietato criticare

AL SALONE DEL LIBRO LO SCRITTORE SE LA PRENDE CON IL GOVERNO: ”SOLO NEL FASCISMO DAVANO DEI DISFATTISTI A CHI CRITICAVA”.

Volendo ricorrere a un motto, Roberto Saviano avrebbe potuto dirla così: “Gufo chi molla”. Perché in estrema sintesi, ieri al Salone del Libro di Torino, l’autore di Gomorra ha dato del fascista a Matteo Renzi. L’articolato ragionamento dello scrittore si basa su due pilastri: primo, non si può dare del disfattista a chiunque muova un critica; secondo, succedeva ai tempi di Benito Mussolini.   DEV’ESSERE CHE a Roberto Saviano non è piaciuto il silenzio in cui per un paio di giorni è caduto il suo j’accuse sulle liste in Campania. Solo allora, evidentemente, ha rimesso insieme i pezzi dello spettacolo a cui assisteva da un po’. (altro…)

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EllekappaCIVATI ANNUNCIA L’ADDIO AI DEMOCRATICI: “ORA SONO IN PACE CON ME STESSO” SUBITO SI MOBILITANO SEL ED EX CINQUE STELLE: “PRONTI A UN NUOVO PROGETTO”.

La prima cosa che non avresti mai detto, è che nel giorno in cui tutti lo cercano, “Pippo” non c’è. Che fine ha fatto Civati, pilastro della sala fumatori per ogni cronista in cerca di una battuta fuori dal mainstreaming? Si è intravisto di mattina, seduto a battere sui tasti di un computer di Montecitorio. Forse è lì che ha buttato giù il suo “Ciao”: 4761 caratteri in cui annuncia il suo addio al Pd. Ed eccola, la seconda cosa che non avresti mai detto: alla fine, Pippo, se n’è andato davvero. Dalla prima volta in cui l’aveva minacciato, è trascorso un periodo di tempo sufficiente a stampargli addosso la patente di eterno indeciso (“Una mossa fulminea durata due anni”, lo ha gelato ieri il pd David Sassoli). Eppure, a cinque anni di distanza dalla prima Leopolda, quella in cui lui e Matteo Renzi diedero il via al fortunato cammino della rottamazione, il quarantenne di Monza ha girato le spalle al suo coetaneo di Firenze.   (altro…)

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Renzi

ALLA TERZA FIDUCIA SULL’ITALICUM, LE OPPOSIZIONI DECIDONO DI NON PARTECIPARE AL VOTO. IL PD ETTORE ROSATO PROVOCA: ”SONO PARTITI PER IL PONTE”. LUNEDÌ IL SÌ FINALE ALLA LEGGE.

La parabola della battaglia contro l’Italicum si consuma nelle quaranta ore che vanno dalle 23.46 di martedì sera, vigilia della prima fiducia sulla legge elettorale, alle 16.53 di ieri, quando è in corso il terzo referendum sul governo Renzi. Nel giro di un giorno e mezzo, il fronte delle opposizioni si è squagliato irrimediabilmente. E l’allarme fascismo, il lutto e i crisantemi sono finiti sommersi dal rumore delle ruote di un trolley. Non c’era motivo di restare a Roma, sia chiaro: il dibattito nell’aula di Montecitorio lo ha azzerato chi ha voluto imporre il sì incondizionato alla riforma. Ma concedere al capogruppo reggente, il Pd Ettore Rosato, la possibilità di dire: “Hanno fatto l’Aventino perché molti di loro se ne erano già andati a casa”, non è stata una strategia azzeccatissima.   D’ALTRONDE, per dire, i cinque stelle avevano valutato il rischio dall’inizio. Nell’assemblea di mercoledì avevano discusso di quale atteggiamento tenere in aula. Qualcuno aveva suggerito proprio l’Aventino, ma l’ipotesi era stata bloccata sul nascere da Alessandro Di Battista, uomo immagine dei grillini: “Ho fatto un tweet ieri sera, non possiamo”. (altro…)

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DissidentiStazza robusta e spalle coperte, i guardiani dell’Italicum – Emanuele Fiano e Gennaro Migliore – cercano un po’ di adrenalina in un caffè alla buvette di Montecitorio. Sono appena usciti dall’ennesima seduta della commissione Affari Costituzionali, ma lì dentro, ammettono “non si è avvertita nessuna tensione”. La truppa dei dieci dissidenti che ha annunciato il no alla riforma elettorale ha già posato le armi. E ieri, a poche ore dalla loro defenestrazione d’ufficio, hanno pensato bene di portarsi avanti, sparendo in anticipo. Solo Alfredo d’Attorre si è presentato nell’auletta: ha illustrato i suoi emendamenti, ultima fiammata prima di finire nel congelatore. IERI SERA, come previsto, l’ufficio di presidenza del gruppo (alla guida Ettore Rosato, reggente dopo le dimissioni di Roberto Speranza) ha messo nero su bianco la “sostituzione ad rem ” di dieci esponenti democratici fuori sincrono con il cronoprogramma di Matteo Renzi. Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo (la frattura con la “ditta” è tale, che nessuno dei due parteciperà alla Festa nazionale dell’Unità che si inaugura oggi a Bologna), Rosy Bindi, Andrea Giorgis, Enzo Lattuca, Alfredo D’Attorre, Barbara Pollastrini, Marilena Fabbri, Roberta Agostini, Marco Meloni: tutti chiedevano modifiche che avrebbero inevitabilmente rallentato la corsa dell’Italicum. (altro…)

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NatangeloOGGI ALLA CAMERA IL VOTO SULLA LEGGE PER IL REATO DI TORTURA
M5S, FAMILIARI DELLE VITTIME E ASSOCIAZIONI DENUNCIANO:
”COSÌ COM’È NON SERVE A NULLA, SARÀ IMPOSSIBILE TROVARE LE PROVE”

L’avvocato Fabio   Anselmo scuote la   testa piuttosto nervoso:   “Oh, io ho la   tessera del Pd eh… sia chiaro!   Ma questa volta hanno ragione!”.   Il soggetto sottinteso sono   i parlamentari del Movimento   Cinque Stelle. Davanti a lui – diventato   il legale “ufficiale” dei   morti di Stato – hanno appena   annunciato che oggi, se non   verrà accolto nessuno dei loro   emendamenti, voteranno contro   il disegno di legge per l’introduzione del reato di tortura.   Il consueto ragionamento sui   grillini che troppo vogliono e   nulla stringono questa volta vacilla,   e l’avvocato Anselmo vuole   dire proprio questo quando   tira in ballo la sua tessera del Pd.  (altro…)

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Tortura

LA CORTE EUROPEA CONDANNA: MA IL PARLAMENTO LA IGNORA DA TRENT’ANNI.

La settimana in cui Diaz è in programmazione nella sala del cinema Tibur, quartiere San Lorenzo, Roma, il bilancio è di un malore a sera. Ogni spettacolo , c’è qualcuno che non regge l’urto delle immagini che ricostruiscono la notte del 21 luglio 2001, quelle in cui la polizia fa irruzione nella scuola dove dormono i manifestanti del G8 di Genova. Siamo a maggio del 2012 e nella stessa città, a un paio di chilometri di distanza, c’è un’altra sala in cui va in onda lo stesso film. È quella dell’aula dei gruppi della Camera dei deputati. Stesse scene, ma pochi disagi. Anche perché dei 915 parlamentari invitati si sono presentati in 13. Basterebbe girare il collo tra questi due schermi per intuire perché è dovuta arrivare la Corte di Strasburgo a dire che in quella notte genovese l’Italia ha violato il divieto di tortura.

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