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Posts Tagged ‘professori’

Riforma

Le associazioni dei disabili si dividono sulla proposta del Pd “Discriminante per alunni e docenti”. “No, occorrono percorsi ad hoc”.

ROMA – Sulle deleghe, anche lì, il governo della Buona scuola deve subire contestazione. Su una delega in particolare (ne ha in grembo otto): la legge sul sostegno. Entro diciotto mesi il sottosegretario Davide Faraone, che ne è promotore da inizio legislatura insieme alle federazioni Fish e Fand e ne ha presentata una a sua firma lo scorso settembre, dovrà varare quella definitiva come iniziativa autonoma dell’esecutivo. Provando a superare la legge quadro del 1992, la riforma del sostegno a scuola si fonda su quattro elementi: laurea speciale per gli insegnanti interessati, carriere separate tra docenti di curriculum e docenti di sostegno, continuità didattica per i secondi e i loro alunni, quindi, specializzazione per le diverse forme di disabilità.

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Natangelo

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Scuola

LA SITUAZIONE.

La “buona scuola” sono facce. Milioni di volti che ti passano accanto la mattina presto nel traffico, una cartella portata in spalla da una mamma. È il liceo Colombo di Genova – quello di Mazzini e De Andrè
– a mezzanotte, stracolmo di ex studenti venuti ad ascoltare il loro vecchio professore che declama il Notturno di Alcmane. Ma all’alba ce n’è un’altra molto più prosaica, fatta di graduatorie, tetti che crollano, conti in rosso. E numeri. In chiaroscuro.
Un milione di studenti in più
Sono lontani i tempi della “scuola-carrozzone” affollata di insegnanti (malpagati) e povera di studenti. Oggi gli stipendi sono rimasti al palo, ma gli alunni crescono sempre di più: sono 7 milioni e 900mila quelli censiti nell’ultimo anno scolastico, tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie (1 milione in più rispetto al 2007-08), mentre nello stesso periodo i docenti di ruolo sono calati dagli 840.000 di 7 anni fa agli attuali 600.839. (altro…)

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Protesta

Critiche anche dal Pd: “Chieda scusa e ascolti di più” In vista dello sciopero, l’Invalsi pronto a rinviare i test.

ROMA – Il ministro non ha ritrattato quello “squadristi”. Lo aveva detto a caldo, nel venerdì della Festa dell’Unità di Bologna con cinquanta contestatori a zittire le sue parole battendo su pentole e coperchi, e ribadito nell’intervista di ieri a “Repubblica”. «Mi hanno insultata. Non mi hanno permesso di parlare. Come li vuole chiamare? Squadristi. Insegno linguistica da tempo e non trovo altro termine. Sono stata aggredita da cinquanta squadristi. Vivaddio, solo verbalmente».
Nel suo partito — il ministro Stefania Giannini si è iscritta di recente al Pd — è stato Stefano Fassina a censurarla, a metà mattina, con questo tweet: «Ministra, sono inaccettabili le sue parole su insegnanti: “Maggioranza abulica, minoranza aggressiva”. Chieda scusa alla scuola ». E Roberto Speranza, che si è appena dimesso da capogruppo alla Camera del Pd, ha detto: «Le accuse di squadrismo me le sarei risparmiate. Non si fa muro contro muro, ma ci si siede e si prova a migliorare. Non possiamo fare finta di non vedere e provare ad asfaltare tutto».

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Ci sono circa 10 mila professori di ruolo da ricollocare. Patroni Griffi riapre la partita del settore pubblico: flessibilità in uscita al tavolo con i sindacati. Nel balletto di dichiarazioni del governo, Patroni Griffi aveva aperto all’applicazione dell’articolo 18 agli statali, scuola compresa, il ministro del lavoro, Elsa Fornero, aveva smentito, la stessa Fornero ha poi però ammesso che se ne potrebbe parlare. E da ultimo il ministro competente per il settore pubblico, Filippo Patroni Griffi, ha detto che sì, di flessibilità in uscita si parlerà con i sindacati al tavolo aperto a Palazzo Vidoni su contratti e relazioni sindacali. (altro…)

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Note sui problemi di attuazione della legge Gelmini. In Parlamento si torna a discutere della legge Gelmini. Giovedi scorso la Commissione Cultura ha esaminato il primo dei numerosi decreti attuativi, quello relativo alle procedure di abilitazione dei professori universitari. Un decreto chiama l’altro, ma i concorsi restano bloccati. Arriva già con grande ritardo, più del doppio del tempo previsto. Ma non fatevi illusioni che si possano sbloccare i concorsi; il decreto definisce solo alcuni aspetti propedeutici e formali della procedura, e non sarà in grado, per molto tempo ancora, di risultare immediatamente attuativo. Ci sarà bisogno di altri decreti che definiscano la sostanza del processo, in particolare gli aspetti più complessi e delicati: i criteri di valutazione e i settori concorsuali. Tali procedure andrebbero attivate entro 90 giorni, secondo quando è scritto solennemente nel testo; ma è poco credibile in quanro anch’esso è arrivato in Parlamento avendo già superato di gran lunga la medesima scadenza. Un decreto chiama l’altro, ma non sono ciliegie. (altro…)

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Il Pd: appuntamento a palazzo Chigi. Le reazioni dei sindacati per l’attacco del premier.

Immancabili, il giorno dopo sono arrivate le reazioni dei diretti interessati. E a rispondere alle parole di Berlusconi (guarda il video), che al convegno dei Cristiano-Riformisti ha attaccato la scuola pubblica, oggi tocca ai sindacati. Sorpresi, infastiditi, arrabbiati. Più di tutto non è piaciuto quel passaggio in cui il premier ha parlato dei professori come qualcuno che vuole “inculcare” agli alunni i propri principi. E ha addossato a loro le colpe di un sistema istruzione che fa acqua da tutte le parti. Così i rappresentanti della categoria hanno risposto per le rime. Il più duro di tutti è stato Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil, che ha sferrato un attacco diretto: “Il premier non ha né l’autorità morale né quella etica per parlare di scuola pubblica”, ha commentato, “è evidente che dietro alle sue parole c’è l’idea di distruggere l’apprendimento garantito a tutti in favore di una scuola privata in cui diffondere il suo credo autoritario e regressivo di una società svuotata di ogni valore”. E per concludere: “Chi fa bunga bunga non può parlare di scuola pubblica”. (altro…)

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Non c’è un euro in più per l’Università. Non ci sono i soldi per assumere i 9 mila professori associati in sei anni, la cosidetta norma salva riceratori.  E’ sparito l’importo minimo di 20mila euro per gli assegni di ricerca, unica fonte di sostentamento per  molti precari.  Ed è stato tolto anche il fondo per il merito accademico che prevedeva la valorizzazione economica dei dipendenti (docenti e ricercatori) migliori. La legge Gelmini di riforma degli Atenei italiani è stata svuotata di tutto: dal provvedimento sono state eliminate tutte le norme che comportano una spesa. L’ordine di Tremonti è stato ascoltato alla lettera. Ma la ministra ‘unica’ dell’Istruzione, come al solito, è soddisfatta, perchè la maggioranza ha fatto quadrato e ha licenziato il provvedimento per l’Aula. Ma il testo -che approda domani – è uscito dalla commissione Cultura di Montecitorio ‘sterelizzato’ di tutto le voci di spesa. Insorgono le opposizioni, Pd in testa. E anche i finiani annunciano battaglia, perchè l”intoppo’ non è mica solo finanziario. Aveva proprio ragione Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil, nel gridare ai quattro venti il rischio del commissariamento degli Atenei. E così è.

COMMISSARIATA LA GELMINI
Ai fininani non piace proprio l’aggiuta fatta all’art.25 del ddl che, di fatto si traduce in un commissariamento dell’Istruzione da parte di quello dell’Economia. «Il ministro dell’Università, secondo una delle vergognose modifiche introdotte – spiega Pantaleo -, provvede al monitoraggio degli atenei e riferisce al ministro dell’Economia il quale interviene ‘con proprio decreto’ per modificare gli stanziamenti in bilancio a favore dell’università». Scalpitano i fininiani: ‘Senza i nostri voti – sottolinea Fabio Granata – la riforma non passa. Ci sono da risolvere nodi politici ed economici’. Una dichiarazione che suona come un ultimatum: ‘Senza copertura – sottolinea Granata – proporemo di rimandare il voto sulla riforma a dopo il 10 dicembre”.

La relatrice Paola Frassinetti (Pdl) auspica che le risorse mancanti si trovino. ‘I punti di forza sono rimasti tutti” – sottolinea. Ed eccola l’ossatura del (vero) provvedimento Gelmini: governance, fondo per il merito, accreditamento degli atenei, abilitazione nazionale.. Sulle risorse in Finanziaria conta assai poco il Pd. (altro…)

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Solo in due atenei cerimonie per il nuovo anno. A Milano sciopero «limitato»: un giorno al mese.

In ritardo, a singhiozzo e con grandi buchi, sotto forma di corsi cancellati o spostati al secondo semestre. Ma dopo il rinvio della riforma Gelmini, l’anno accademico sta partendo in tutte le università italiane. Perché un avvio così faticoso? Mancano i soldi in cassa, molti professori vanno in pensione senza essere rimpiazzati con il record di Giurisprudenza a Roma, 27 uscite e zero assunzioni. Ma il problema più urgente è ancora la protesta dei ricercatori che, proprio per dire no alla riforma Gelmini, hanno deciso in massa di non fare lezione, rispettando alla lettera la legge che riserva la cattedra ai professori. In realtà qualche piccola crepa in un fronte finora super compatto si comincia a vedere. E riguarda due facoltà della Statale di Milano, Medicina e Agraria. Qui, per limitare il disagio degli studenti alle prese con un calendario pieno di buchi, i ricercatori hanno proposto di riprendere a fare lezione e limitare lo stop ad una sola, simbolica, giornata al mese. La decisione finale sarà presa lunedì dai consigli di facoltà. Ma, se arrivasse il sì, sarebbe un piccolo segnale in controtendenza.

Nel resto d’Italia i loro colleghi tengono ancora duro, e per far partire l’anno rettori e presidi hanno fatto i salti mortali. Alla Statale di Torino tutti i corsi tenuti dai ricercatori in «sciopero» sono stati rinviati al secondo semestre. In altri casi – come a Roma e Napoli – gli studenti che seguono la stessa materia in facoltà diverse sono stati uniti in un’unica classe. A Napoli – facoltà di architettura – hanno tagliato il numero di ore dei singoli corsi per usare gli stessi professori su più materie. Ma a volte non resta che alzare le mani e cancellare un corso. Astrofisica «tace» (cioè è stata soppressa) come si legge sulla bacheca della Sapienza. Alla Federico II di Napoli, facoltà di Scienze, è saltato un terzo dei complementari. Detto in soldoni le università italiane sono più povere. Ma i ricercatori non mollano e il perché lo spiega Alessandro Pezzella, riferimento a Napoli della Rete 29 aprile, la più battagliera tra le associazioni di ricercatori: «Dalla protesta contro la riforma stiamo passando alla protesta contro il disastro delle nostre università senza soldi». (altro…)

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Questa cattedra si ottiene grazie al bene stare del vescovo. Ma una una volta che un insegnante ha ottenuto questo posto a tempo indeterminato, non lo perde più.

In un anno la scuola italiana ha perso 40 mila cattedre. Tutte le discipline sacrificate, tranne l’insegnamento della religione (l’Irc) che vede un incremento di 395 posti. Sono dati forniti senza alcun pudore dal MIUR che nella foga di tagliare per fare cassa, chiude tuttavia un occhio per quel che riguarda i meccanismi che regolano la formazione delle classi relative a chi sceglie di “avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica”. Infatti, mentre i docenti di altre discipline oggi sono chiamati ad avere di fronte alla cattedra un numero crescente di alunni (in certi casi ben oltre 30), per quello di religione ne basta anche solo uno. Una linea di tendenza già al centro di infuocate polemiche. (altro…)

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