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Posts Tagged ‘spot’

Prende avvio il 25 settembre la campagna di raccolta fondi di ‘Famiglie Sma’, l’associazione Onlus composta e gestita esclusivamente da genitori di bambini e da adulti affetti da Sma (atrofia muscolare spinale).

Da dagospia.com

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RenziDa Rai3 lancia l’ennesimo sito di governo per controllare quanto spende lo Stato.

Renzi contro i giudici: “Basta coi comunicati”.

LO SPOT NATALIZIO SU RAI3.

Con l’espressione un po’ torva, Matteo Renzi aveva appena domandato a Fabio Fazio: “Perché la Rai non deve essere a servizio della riforma della scuola che stiamo facendo?”. A servizio, sai che novità. E poi Renzi ha finto di scrutare l’orologio, e ha scandito i minuti: “Sono le 21 e 9, il sito soldipubblici.gov.it   è stato varato”. Fazio ordina ai suoi collaboratori di controllare, compare una schermata, una stringa di numeri con il simbolo euro. Adesso, Renzi è tronfio. Chi prova a collegarsi al portale è respinto perché il traffico non viene retto. Più tardi, funzionerà. Non importa. Il successo per Renzi è l’annuncio, opportuno che sia in televisione. (altro…)

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Il Metodo Supercazzola, tutto chiacchiere e distintivo, non l’ha certo inventato Renzi: la cosiddetta seconda Repubblica è piena di annunciatori, promettitori, declamatori che a parole ci hanno salvati non una, ma cento volte, poi nei fatti ci han rovinati. Renzi l’ha solo affinato ed elevato alla massima potenza. Funziona a tappe. 1. Scoppia uno scandalo o giunge una notizia negativa. 2. Il piè veloce Matteo lancia subito un messaggio di segno opposto – via Twitter, Facebook, slide, conferenza stampa, Leopolda, video – per scacciare o declassare il precedente dai titoli di tg e giornali. 3. La stampa più credulona del mondo abbocca compiacente e strombazza la reazione del premier oscurando l’azione che l’ha provocata: “svolta”, “stretta”, “giro di vite”, “linea dura”, “così cambierà”, “rivoluzione”, “subito”, “ora”, “scatta”, “spunta”. (altro…)

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Renzi-VespaSALTA LA CONFERENZA STAMPA CON SCHULZ. PREFERISCE IL COMIZIO IN TV. GIÀ SI PARLA DI ELEZIONI ANTICIPATE IN PRIMAVERA.

Mancano pochi minuti alla fine del Tg 1 ed ecco che irrompe il collegamento. Musica di “Via col vento” in sottofondo, appare lo studio di “Porta a Porta”. Abito blu e cravatta rossa, Matteo Renzi, in piedi. Accanto a lui Bruno Vespa, anche lui in piedi. Il premier chiarisce subito lo “spirito” della sua presenza: “Siamo andati in Europa, abbiamo detto le nostre cose. Ma il tempo in cui andavamo a farci fare le lezioncine è finito. Anche basta”. Per dare la sua versione dei fatti sull’apertura di “’sto semestre”, Renzi ha fatto addirittura riaprire il salotto di Vespa. Pre-meditando l’auto spottone, Matteo salta pure la conferenza stampa rituale a Strasburgo. E unisce l’utile al dilettevole: dove l’utile è la possibilità di fare un comizio tv, il dilettevole è evitare di rispondere alle domande dei giornalisti europei. L’apertura del semestre però è stata tuttaltro che trionfale: ma Renzi non si perde d’animo. Porta avanti la sua filosofia: “Se facciamo l’Italia, questo paese lo portiamo fuori dalla crisi. Io sono molto tranquillo”. (altro…)

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LandiniIl sindacalista Maurizio Landini (Fiom).

Se Renzi vuol cambiare verso, lo cambi davvero, altrimenti non va da nessuna parte. La fase degli spot è finita”. Maurizio Landini, segretario Fiom che con il premier ha costituito un rapporto diretto tale da infastidire la segreteria Cgil, invita il presidente del Consiglio a prendere le distanze da Sergio Marchionne con cui domani parteciperà al convegno degli Industriali di Torino alla Maserati di Grugliasco.
C’è il rischio che il convegno di domani sia uno spot alla Fiat?
La fase degli spot è finita. In Italia la disoccupazione cresce, la maggioranza dei lavoratori Fiat è in cassa integrazione, si continuano a fare accordi separati, come pochi giorni fa a Melfi. (altro…)

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Lo spotFESTIVAL DELL’ECONOMIA.

Un decreto “sblocca Italia”, la legge elettorale, il ribaltamento delle politiche europee, la nomina del commissario mancante della Consob, l’autorità che vigila sulla Borsa, e la riforma della giustizia civile. Il Matteo Renzi che arriva sul palco del Festival dell’Economia di Trento è un’altra persona rispetto al leader affaticato, con qualche capello bianco recente e con camice che gli stringono perché non ha il tempo di rifare il guardaroba dopo essere ingrassato per lo stress, che soffriva guardando i sondaggi una settimana fa. Dopo il 40,8 per cento del Pd alle europee Renzi sembra perfino più magro, camicia e jeans, entusiasta come non era da mesi.  (altro…)

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GavaDOMANI IL DECRETO DEL GOVERNO, STANGATA SU SANITÀ E STATALI. POLEMICA DI FORZA ITALIA SUL PAREGGIO DI BILANCIO RINVIATO AL 2016.

Dicevano che era una televendita. Poi che non c’erano le coperture. Poi le coperture sì, ma non quelle. #Amicigufi ma aspettare venerdì no?”. Matteo Renzi su Twitter occupa così lo spazio mediatico in attesa del decreto che domani dovrebbe garantire a dieci milioni di italiani la “quattordicesima”, vale a dire circa 900 euro l’anno in più da spendere. Al di là dell’insofferenza del premier, è notevole come “l’operazione 80 euro” si trasformi ogni giorno che passa in uno spot elettorale: è difficile, infatti, realizzare qualcosa di equo e sensato a partire dalle detrazioni (il rischio – come sottolinea l’Istat – è che la maggior parte dei soldi finiscano alle fasce di reddito più alte) e quindi a palazzo Chigi stanno di nuovo puntando sull’idea del bonus, che ha pure il vantaggio di risultare evidente in busta paga.  (altro…)

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La retata di ultras della Lazio a Varsavia viene giudicata con serena rassegnazione dalla nostra ambasciata, che segue la vicenda nella convinzione che «la Polonia è un paese civile», e cerca di assistere come può gli italiani fermati dopo gli scontri con la polizia; non così il direttore sportivo della Lazio, Igli Tare, secondo il quale «non avevano fatto niente di male, erano a Varsavia per vedere una partita di calcio». I coltelli e le asce al seguito dei vivaci supporter erano, evidentemente, oggetti d’uso personale: chi di noi, quando va all’estero, non completa la sua borsa di viaggio con un’ascia? Le dichiarazioni di Tare sono la miliardesima conferma della impossibilità congenita di risolvere la questione del tifo violento in Italia. (altro…)

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IL CDA VOTA UN PRIMO TAGLIO DI 85 MILIONI ALLE SPESE
La Rai non riesce a vendere gli spot del Tg1.
Non c’è un euro. E per rimediare, meglio tagliare: le sedi estere, le testate giornalistiche, i programmi sportivi. Mai cacciare chi provoca danni economici e d’immagine, però. Con un bel paradosso: il Cda di viale Mazzini approva un piano di rientro per 85 milioni di euro (che si sommano ai 70 di una prima manovra), mentre il Tg1 di Augusto Minzolini ripete minimi storici imbattibili per il passato, presente e futuro Rai. E la Sipra che denuncia al Fatto:“Facciamo fatica a vendere la pubblicità del telegiornale di Rai1”.


Ieri il Consiglio di amministrazione ha votato senza contrari e astenuti il palliativo studiato dal direttore generale Lei: Rainews si fonde con Televideo (per riflettere la redazione unica di Mediaset, roba vecchia), meno corrispondenti in giro, meno risorse per il prodotto. Un buon calmante, nulla di più, per sistemare i 350 milioni di euro di debiti, i 700 di esposizione bancaria, nonostante sei anni fa le casse fossero piene. (altro…)

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Con l´irrevocabile responso emesso dal Giurì per l´autodisciplina pubblicitaria, su ricorso dei senatori Francesco Ferrante e Roberto della Seta (Pd), il bombardamento mediatico a favore del nucleare per il momento è stato interrotto. Ispirata dal presidente del Consiglio per persuadere e convertire gli italiani a questa scelta, come se si trattasse di un detersivo, di una bibita o di una crema miracolosa, la campagna a colpi di spot è stata sovvenzionata dal “Forum nucleare italiano”, organizzazione ufficialmente non profit di cui però i soci fondatori sono l´Edf e l´Enel, cioè i due soggetti maggiormente interessati al business atomico: dalla vigilia di Natale all´Epifania, oltre 400 passaggi televisivi, per un costo di circa 6 milioni di euro. (altro…)

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Obiettivo, illustrare in modo ironico e disincantato, con un commento di voce fuori campo, i meccanismi che stanno sotto l’utilizzo inadatto, fuori luogo, a volte grottesco della figura della donna. Questa la mission di La Réclame, progetto video in formato web series che parte dalle pubblicità – manifesti o spot – che colpiscono l’immaginario collettivo attraverso l’uso inappropriato del corpo femminile. Ideato da  Non Chiederci La Parola, casa di produzione video nata nel 2008 e specializzata in documentari, docu-reality e format artistici crossmediali per tv e newmedia, il format è stato presentato oggi al Senato nell’ambito dell’evento “Questione femminile, Questione Italia”. Ogni settimana sul sito della casa di produzione ci sarà l’analisi di una nuova “réclame”: “Fare pubblicità è un’arte. Ormai, quasi, cultura – spiega Cristina Tagliabue, presidente di Non Chiederci La Parola -. Perché art director e agenzie creative sono gli ideatori di immaginari che si riflettono in tutto il nostro quotidiano. E quando oggetto delle pubblicità sono le donne, diventa particolarmente importante sapere chi ha originato un manifesto, uno spot, un claim. Generare immagini che permeano il nostro quotidiano è una professione, ma anche una responsabilità”.

L’ultimo lavoro di Cristina e delle sue collaboratrici ha preso di mira (definendolo “una caduta di stile”) il calendario che Oliviero Toscani ha realizzato per ”Vera pelle italiana conciata al vegetale”, un Consorzio che “raggruppa concerie pisane che producono pellami conciati con sostanze derivate da piante e cortecce”. Questa volta la “pelle” è il pube femminile: “Qui si mostra l’essenziale e non quello che si vede nei soliti volgari calendari delle pin up – ha commentato il fotografo – mostrano tutto, meno che quello. Un disvelamento al contrario. Queste dodici, magnifiche “tarte au poil” senza età, sono autentiche”. Oliviero Toscani ha rivendicato il suo lavoro come “strumento di denuncia”, ma il collettivo artistico per la creazione di video al femminile guidato da Cristina Tagliabue – giornalista e scrittrice – e Anna Maria Aloe – manager e ingegnere atipico – ritiene che questo ultimo lavoro del fotografo rappresenti appunto “una caduta di stile”. (altro…)

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In una settimana ha raccolto un milione e mezzo di visite. Un minuto per una lunga storia d’amore, raccontata da un bambino, che ribalta le teorie della pubblicità. La storia di “Perché mi piaci” è un fenomeno del Web 2.0, perché questa pubblicità, che tutti vogliono, inizialmente era stata snobbata.

Lo spot riprende il concetto latino di “scripta manent” (quel che è scritto resta) e sta facendo innamorare la Rete, come i suoi creatori, tre giovani creativi milanesi, non avrebbero mai immaginato. Soprattutto se si considera che la loro idea era stata scartata dagli addetti ai lavori perché considerata deprimente.

Il racconto, infatti, lascia intendere un ideale passaggio dalla freschezza delle parole del bambino verso la sua fidanzatina alla vecchiaia di una coppia, la malattia e l’inesorabile fine di un’esistenza. Eppure, colpisce e commuove.

Davide Mardegan, 26 anni, co-fondatore dell’agenzia Cric insieme al coetaneo Clemente De Muro, copywriter, e Niccolò Dal Corso, 28enne produttore esecutivo, hanno avuto l’idea di girare comunque lo spot e postarlo su Vimeo e sui loro rispettivi profili.

Il successo è stato incredibile: il video è cliccato in tutto il mondo (grazie ai sottotitoli in inglese) e sta diventando un allegato ideale per le dichiarazioni d’amore. C’è chi manda il link al video, chi trascrive il testo e lo pubblica sul proprio blog, sul profilo Facebook o sulla bacheca di un amico o un’amica.

Dalla stroncatura, probabilmente frettolosa, dei soliti esperti, ora la società ha aperto le trattative per garantire al miglior offerente questo medesimo spot, da girare nuovamente inserendo il marchio.

Miracoli delle reti sociali, del rating dal basso al quale ogni prodotto, ogni tipo di comunicazione dovrà sempre più abituarsi a sottostare. E come insegna la vicenda di questi tre ragazzi che hanno deciso di fare in proprio, dietro l’angolo c’è la grande occasione.

oneweb2.0

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La Campagna per la sicurezza sul lavoro, promossa dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali recita “Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuole bene”. Un messaggio e due spot rivolti solo al lavoratore e non a tutti gli  “attori” coinvolti. Dopo aver frantumato il Dlgs 81 del 2008 del Governo Prodi,hanno ben pensato di correggerlo con il decreto correttivo Dlgs 106/09 (sanzioni dimezzate ai datori di lavoro, dirigenti, preposti, arresto in alcuni casi sostituito con l’ammenda, salvamanager, ecc.). Ora il governo cerca di rifarsi la “verginità” con spot inutili che costano alle nostre tasche ben 9 milioni di euro. Questi spot sono inutili, anzi dannosi, per l’immagine di chi ogni giorno rischia la vita, non perché gli piaccia esercitarsi in sport estremi, ma colpevolizzando sottilmente il lavoratore stesso, nascondendo una realtà drammatica: l’attuale organizzazione del lavoro offre ben poche possibilità al lavoratore di ribellarsi a condizioni di lavoro sempre più precarie in tema di sicurezza. E’ una campagna vergognosa perché oggi il lavoratore ha ben poche possibilità di rispettare lo slogan “SICUREZZA SUL LAVORO. LA PRETENDE CHI SI VUOLE BENE “, quasi che se non c’è sicurezza la colpa è imputabile al fatto che il lavoratore non vuole bene a se stesso ed ai suoi familiari. Non dice nulla di chi deve garantire la sicurezza per legge, ovvero i datori di lavoro, sottovaluta i rapporti di forza nei luoghi di lavoro, non accenna minimamente al fatto che i lavoratori, specialmente di questi tempi, sono sempre più ricattabili e non hanno possibilità di scegliere di fronte ad un lavoro in nero, un lavoro precario, un lavoro a tempo determinato. I lavoratori devono sottostare a ritmi da Medio Evo. La campagna deve avviare un processo di comunicazione diffusa, in modo da rendere nota a tutti la necessità di un impegno costante da parte di tutti gli “attori” coinvolti, soprattutto di chi deve garantire la sicurezza. (altro…)

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