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Posts Tagged ‘tifosi’

È UN importante atto politico, non solamente sportivo o manageriale, la lotta a viso aperto che il presidente della Roma, l’italoamericano James Pallotta, ha dichiarato ai violenti che occupano la curva giallorossa. Liberare una curva da certi branchi organizzati è tal quale voler liberare il quartiere di una città dalla cosca che lo controlla. Identica la mentalità intimidatoria, identica l’extraterritorialità (“qui la legge siamo noi”). Molte curve di stadio sono fisicamente sequestrate, da anni, da bande che ne dispongono come credono. L’umiliante “inchino” dei calciatori ai capibastone (si sono viste squadre sconfitte “convocate” sotto la curva per consegnare le maglie agli ultras in segno di umiliazione) è una delle più incredibili manifestazioni di resa civile del calcio e non solo. (altro…)

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“FUCKING idiots”, fottuti idioti, è la definizione che il presidente della Roma calcio, James Pallotta, ha dato degli ultras romanisti autori e espositori di striscioni (fottuti e idioti) contro la povera madre napoletana di un ultrà morto ammazzato in modo fottuto e idiota. È la prima volta che un presidente si rivolge ai suoi ultras con tanta precisione sociologica, psichiatrica e semantica. Glisia resa lode. Un solo dubbio. L’epiteto di Pallotta rischia, seriamente, di essere molto apprezzato dai suoi destinatari. Se leggete i nomi dei gruppi ultras, un campionario formidabile di violenze e demenze rivendicate con giubilante entusiasmo, vi renderete conto che “fucking idiots” sarebbe un’eccellente ragione sociale per una nuova aggregazione di questi giovanotti. (altro…)

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La fidanzataL’appello di Simona, la fidanzata: il suo era un tifo pulito De Magistris: ora paghi chi non ha garantito l’ordine pubblico.

NAPOLI – «Sotterrate la violenza. Non facciamo che accada ancora ad altri giovani perché così lo uccidete due volte». Lo urla con la voce che trema per l’emozione, Simona, la giovane fidanzata di Ciro Esposito, il tifoso ferito il 3 maggio scorso prima della finale di coppa Italia a Roma e morto dopo 53 giorni di agonia. Forse è il momento più toccante della cerimonia che richiama in piazza, sotto un sole che brucia la pelle, oltre 20 mila persone per dare l’ultimo saluto al giovane di 29 anni che qui era nato e viveva. Il funerale, con rito evangelico, si celebra in piazza Grandi eventi che per l’occasione cambia nome: i tifosi hanno sistemato una nuova targa in marmo con la scritta “Piazza Ciro Esposito”. (altro…)

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CiroMORTO ESPOSITO, FERITO IL 3 MAGGIO PRIMA DI NAPOLI-FIORENTINA: AVREBBE RICONOSCIUTO IL KILLER.

 Il cuore di Ciro Esposito ha smesso di battere ieri mattina alle sei. Si è spento in un lettino della sala rianimazione del Policlinico Gemelli, dove il ragazzo era ricoverato da 54 giorni. Precisamente dalla sera del 3 maggio, quando un proiettile gli ha perforato un polmone, prima della partita di calcio tra Napoli e Fiorentina. A sparare sarebbe stato Daniele De Santis, un ultras romanista. Lo stesso Ciro, nei momenti di lucidità durante la degenza, avrebbe riconosciuto il volto del suo assassino nelle fotografie dei giornali: “È stato lui a spararmi… il chiattone… è quello che mi ha ferito”. In quel momento, erano presenti nella sua stanza il padre Giovanni, la madre Antonella Leardi, il fratello Michele e lo zio Pino; ieri pomeriggio sono stati ascoltati dalla questura di Roma per raccontare i dettagli del riconoscimento.  (altro…)

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ciroDASPO PER CINQUE ANNI AL CAPO DEI MASTIFFS CHE TRATTÒ NELLA FINALE DI COPPA ITALIA AL SAN PAOLO SCIOPERO DEL TIFO, MA NESSUNA MAGLIA CONTRO LE FORZE DELL’ORDINE.

La squadra gioca bene, segna subito, le famiglie con bambini che sono entrate nei tranquilli “distinti” sono soddisfatte. Nelle curve dominate dagli ultras c’è tensione. I guaglioni con il cappellino verde e la faccia dura sono orfani, non c’è il loro leader, l’uomo della trattativa dell’Olimpico: Gennaro De Tommaso, ‘a carogna. Per i prossimi cinque anni non potrà frequentare nessuno stadio d’Italia, né avvicinarsi nelle aree limitrofe a stadi di calcio. Insomma, ’a carogna è finito, non potrà più dominare sugli spalti, dettare legge a giocatori e società. Daspo per cinque anni, lo hanno deciso le questure di Napoli e Roma e lo ha comunicato il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Lo Stato cerca di riprendersi dalla pessima figura dell’Olimpico. (altro…)

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FassinoACCHIAPPAVOTI.

Qualcuno salvi Piero Fassino da se stesso. Forse affascinato all’idea di entrare pure lui nel nutritissimo club degli sfollatori di consenso Pd, fianco a fianco alle Picierno e De Micheli, ha così preso a cuore tale intento da sbagliare tutto con precisione chirurgica. Sinora Fassino era ricordato per tre motivi: i tic facciali che ne tradiscono l’eterna fibrillazione, il sogno diversamente bolscevico di avere una banca e la particolarissima composizione del sangue (“Fassino ha un globulo rosso solo che va su e giù lungo tutto il corpo, quando ha un’erezione sviene”: la battuta è di Beppe Grillo). Nei giorni scorsi, il sindaco di Torino ha aggiunto al palmares un dito medio sbarazzino mostrato ai contestatori, come un Gasparri o Santanchè qualsiasi. A differenza loro, Fassino ha inizialmente negato l’evidenza: “Dicono che ho fatto un gestaccio? Ma figuriamoci” . (altro…)

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Il teatrino

I due sono amici da sempre, perché fanno parte dello stesso, esclusivo club di vip. Il circolo Canottieri Aniene di Roma. Da mesi, però, si beccano pesantemente. E il primo, Giancarlo Abete, industriale democristiano, rinfaccia al secondo Giovanni Malagò, una specie di Casini gaudente del generone romano, di non parlare mai chiaramente. Il penultimo litigio a marzo. Abete, presidente della Figc, la federazione del calcio, a Malagò, nuovo capo del Coni: “Se devi proprio avercela con qualcuno tira fuori nomi e cognomi, non puoi fare di tutta l’erba un fascio”. 

IL TEATRINO è continuato ieri, sulle macerie del calcio italiano, morto e sepolto sul prato dell’Olimpico. Malagò, ancora una volta, ha sparato senza fare nomi: “Tutti mi dicono: li devi cacciare, perché è stato un massacro, perché il sistema Paese ancora una volta ha purtroppo evidenziato la sua inattitudine. (altro…)

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Ultras

LA PROCURA VALUTA SE INDAGARE DE TOMMASO. ALFANO NEL PALLONE RILANCIA IL “DASPO A VITA”. NAPOLITANO: “NON BISOGNA FARE PATTI CON I FACINOROSI”.

Il ministro Angelino Alfano è nel pallone. Con Genny ‘a carogna, assicura a mezzo stampa, non c’è stata nessuna trattativa. Ma il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, in qualche modo lo smentisce: “Con quel tipo abbiamo solo interloquito”. E ancora di più è la Procura della Repubblica che rimette tutto in gioco e vuole capire il livello della interlocuzione, quale ruolo ha svolto il capo degli ultrà Gennaro De Tommaso, se ci sono state minacce, ricatti alle società sportive, oltraggi ai pubblici ufficiali presenti. Le telecamere sono state impietose e hanno registrato le immagini di responsabili delle società sportive e funzionari dell’ordine pubblico che trattavano col signor Genny ‘a carogna da potenza a potenza, come si fa nei teatri di guerra. Scene che non sono piaciute al capo dello Stato. (altro…)

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Prima trattano

In Italia, ciò che chiamiamo Stato ha sempre trattato con tutti i peggiori delinquenti. Con i tagliagole qaedisti per liberare a suon di milioni giornalisti e turisti caduti in trappola. Ai tempi della Dc con i terroristi domestici per il rilascio dell’assessore campano Ciro Cirillo. Mentre sulla trattativa tra gli uomini delle istituzioni e i vertici mafiosi è in corso a Palermo un processo che dovrà accertare le responsabilità penali di fatti storici assodati. Questo per tralasciare gli inciuci sotterranei con camorra, ‘ndrangheta e altri poteri criminali. E allora per quale motivo lo Stato che tentò di accordarsi con Totò Riina doveva rifiutare l’intesa con Genny ‘a carogna? Certo, tra le due vicende non c’è partita, ma questo oggi passa il convento. Perciò i reiterati tentativi da parte di ministri, questori, prefetti pervicacemente impegnati a negare l’ovvio appaiono ancora più patetici visto che il negoziato pallonaro è stato seguito in diretta televisiva da quasi nove milioni di italiani e da un numero imprecisato di spettatori nei 75 paesi collegati. (altro…)

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La retata di ultras della Lazio a Varsavia viene giudicata con serena rassegnazione dalla nostra ambasciata, che segue la vicenda nella convinzione che «la Polonia è un paese civile», e cerca di assistere come può gli italiani fermati dopo gli scontri con la polizia; non così il direttore sportivo della Lazio, Igli Tare, secondo il quale «non avevano fatto niente di male, erano a Varsavia per vedere una partita di calcio». I coltelli e le asce al seguito dei vivaci supporter erano, evidentemente, oggetti d’uso personale: chi di noi, quando va all’estero, non completa la sua borsa di viaggio con un’ascia? Le dichiarazioni di Tare sono la miliardesima conferma della impossibilità congenita di risolvere la questione del tifo violento in Italia. (altro…)

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Chiunque di noi sparasse fumogeni in una via del centro sarebbe circondato dai passanti e arrestato. Allo stadio rimane impunito e diventa un personaggio». Era l’incipit di un Buongiorno datato 14 aprile 2005. Sette anni fa. In Italia i problemi non si risolvono mai. Invecchiano come il buon vino in botti di rovere, però a differenza del buon vino non diventano barolo ma aceto, lasciando in bocca il sapore acidulo della resa.

La gogna di Genova è l’ultima vergogna. (altro…)

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Quel bacio tra ragazzi durante gli scontri.

Se si osservano le sequenze del video rubato dall’alto, sembra di capire come sono andate le cose: nella corsa folle di manifestanti e polizia, la giovane coppia viene strattonata, travolta e poi ancora strattonata, tra fuochi, lampi, urla e boati. I due rimangono prostrati per terra, lui la assiste e la conforta come fa un fidanzato o un amico amorevole. Tutto qui. È la rivolta dei tifosi, a Vancouver, in Canada, dopo la sconfitta della squadra di hockey cittadina dei Canucks contro i Bruins di Boston. Ma se vediamo la fotografia, scattata dal basso, quando gli stivali degli ultimi poliziotti sono passati, i due giovani distesi sulla strada ormai deserta, che sembrano sfiorarsi le labbra. Se isoliamo la fotografia di Richard Lam, allora l’iperrealismo brutale degli eventi acquista una dimensione quasi metafisica, onirica. I due si baciano indifferenti al finimondo che li circonda? (altro…)

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