Un anno fa veniva assassinato Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, ambientalista, pescatore e galantuomo. Gli dedicai un’amaca dolente e furibonda, nella quale scrivevo che dimenticare un uomo giusto, vittima della prepotenza, è come ucciderlo una seconda volta. Forse sapevo già che mi sarebbero bastate poche settimane per dimenticarlo. Me ne ricordo oggi grazie al web, alla mail di un amico che mi fa l’effetto di un rintocco di campana. Rifletto sulla difficoltà enorme, in un Paese come questo, a tenere il conto dei torti, e a conservare la memoria dei giusti. Ogni tanto (l’ho già scritto) apro a caso “Patria” di Enrico Deaglio, breviario asciutto e terribile della nostra storia repubblicana, e capisco che il bilancio di sangue della nostra democrazia è così lungo, così tenebroso che perfino chi fa un mestiere come il mio fatica a ricordare. Quasi ogni pagina coglie di sorpresa: ah già, pure questa sconcezza è accaduta, anche questa crudeltà è stata fatta… me ne ero dimenticato, me ne ero proprio dimenticato…Sola consolazione: se è così lungo l’elenco dei caduti, significa che in tantissimi hanno cercato di fare qualcosa, di mantenersi degni, di vivere in piedi. Vassallo è stato uno di questi. Un fiore per lui, un anno dopo.
Da La Repubblica del 06/09/2011.
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