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Archive for aprile 2015

NepalL’Unicef e altre ong mobilitate per portare aiuti “I piccoli sono al freddo e sotto shock, aiutateci”.

«Ho visto un furgone correre verso l’ospedale travolgendo un corpo, una ragazza giovane, molto giovane, coperta di polvere, la faccia in terra». È un’immagine, quella scelta da Rupa Joshi, dell’Unicef in Nepal, che dice cosa è successo e sta ancora succedendo in un Paese travolto dalla paura e bisognoso di acqua, cibo, cure. «I bambini passano notti terribili, al freddo, con la neve o la pioggia», prosegue Joshi, «con le case distrutte, o che potrebbero crollare. Qui a Katmandu si bivacca in piazza. La mia famiglia, cinque generazioni dai 100 ai 16 anni, è sotto shock. Come tutti ». Come raccontano le tante voci di chi, in prima linea, sta aiutando, organizzando, cercando di far arrivare aiuti ovunque serva, in un Paese dove, spiega l’Unicef, ci sono almeno un milione e 700mila bambini che ne hanno bisogno. E centinaia di migliaia che potrebbero essere rimasti per sempre soli.

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Sul voto di ieri, il primo sull’Italicum, ha scritto già Gilioli: il perché della fiducia, il comportamento delle minoranze.

Spero che non passi inosservata una cosa: questi sono comportamenti che portano voti a M5S e Salvini.

Il M5S?«Incassa, come Salvini».In che senso?Renzi ha l’appoggio, a essere molto generosi, di metà scarsa dell’elettorato. L’altra metà, quella che è contro, oggi può indirizzarsi solo verso Salvini, verso il M5S o verso l’astensione: In ordine di forza crescente. Solo che l’astensione non è un partito. E di fronte alla nullità della minoranza Pd, alla latitanza strategica di Forza Italia e alle convulsioni di Sel, beh, Salvini e i grillini incassano l’opposizione.

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expoMILANO – Si scende a passi brevi e veloci una fascia ripida e si è dentro l’Expo 2015. L’evento — due giorni prima della sua naturale celebrazione — si apre con una melanzana rosa, una mela verde pallido e uno zucchino arancione. Tutto gigante, come nelle fiabe. Una tigre di carta è davanti alla frutta e alla verdura. Di carta, sì. Il cantiere più protetto del mondo è ancora vulnerabile. Davanti gli specchi deformanti, dietro di noi il varco, l’unico rimasto aperto: quattro metri quadrati di recinzione verde che un operaio ha tagliato per far entrare assi, tubi, listoni per i parquet. Non l’ha richiuso e ci ha regalato l’ingresso — senza pass — nel mondo delle fiabe.

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CorrentiMolti puntano su Letta: “Tra i cattolici ha una rete forte” Primo test sul nuovo capogruppo. Rosato rischia la fronda.

ROMA – Il tormento della minoranza divisa è sintetizzato nella domanda che Rosy Bindi rivolge a Pippo Civati: «Adesso come lo troviamo il leader di questo dissenso? ». Il giorno che Matteo Renzi ha scelto per la sfida finale con i ribelli finisce con un paradosso: mai l’opposizione al premier era stata tanto corposa visibile e determinata fino a raggiungere la quota di 38 non voti alla fiducia (più del 10 per cento del gruppo parlamentare). Il fronte antirenziano però è di fronte a nuove scelte altrettanto dolorose: la scissione, la battaglia sui territori, i possibili gruppi autonomi. Oppure rischia di alzare bandiera bianca.
La notte tra martedì e mercoledì è stata piena di piccoli drammi politici e personali. Molti hanno attaccato Roberto Speranza per la sua scelta di dire no al governo Renzi.

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Ci siamo. E’ stato un percorso lineare, come si evince dalle dichiarazioni rilasciate dal commissario unico dell’Expo, Giuseppe Sala. «Abbiamo recuperato e ci siamo riallineati sul programma» (21 set 2013). «Siamo nei tempi» (3 ott 13). «Siamo da record» (30 ott 13). «Oggi inviteremo Papa Francesco» (14 gen 14). «Il mancato incontro con il Papa è stato un contrattempo» (15 gen 14). «Continuo a essere ottimista sui lavori. Non è tardi» (28 apr 14). «Dobbiamo tenere caldi i Paesi per far sì che rispettino i tempi» (12 giu 14). «Grande accelerazione, si lavora 20 ore su 24» (6 set 14). «Mancano ancora sei sette padiglioni, ma gli altri sono già ben strutturati» (30 ott 14). «I giorni passano e vorrei un po’ di organizzazione» (3 nov 14). «Paesi in tempo? Forse un paio a rischio» (3 dic 14). «Siamo all’80%, spero nel meteo» (3 dic 14). (altro…)

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I militantiPARLANO I MILITANTI DEL PD: GLI ISCRITTI DIMINUISCONO E SONO SEMPRE PIÙ DIVISI, MA LA LEGGE ELETTORALE È L’ENNESIMO PRETESTO, LA FRATTURA VIENE DA LONTANO.

La ditta s’è sfasciata, e da un bel po’. A Montecitorio ne ha dato l’annuncio Pier Luigi Bersani, che si era inventato il nome e aveva incarnato quell’idea di partito, fino alle primarie che hanno messo il Pd nelle mani di Matteo Renzi. Nei territori, invece, ne danno l’annuncio tantissimi militanti. Dal 2009 al 2014 gli iscritti sono più che dimezzati, passando da 831.042 a 366.641. Anche chi è rimasto, nei giorni dell’Italicum, non si sente tanto bene.   Bologna   Festa dell’Unità addio   Il caso più clamoroso è quello del capoluogo emiliano. A Bologna i militanti di diversi circoli minacciano il boicottaggio della Festa dell’Unità domenica, quando sul palco salirà il presidente del Consiglio. Mirella Signoris è una militante “rossa” di lunga data della sezione Pratello. “Le condizioni sono tali – dice – che per la prima volta in vita mia potrei disertare la festa. Ma quel che conta è che non riconosco più il mio partito, e con me tantissimi iscritti bolognesi. Non condivido la linea politica e il modo con cui il segretario impone le sue decisioni, dal Jobs Act all’Italicum. Siamo stati trasformati in comitati elettorali. (altro…)

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Vauro

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I responsabili

“TENGO FAMIGLIA”

C’È CHI PENSA AL FUTURO E ABBANDONA PIER LUIGI, DALLA CORRENTE SINDACALE DI DAMIANO A BOCCIA CHE SI TRINCERA DIETRO LA “SUA” BASE: GLI ISCRITTI DI BARLETTA HANNO VOLUTO COSÌ.

Ma Lattuca che fa? Ha votato?”. “Ah, eccolo che sta andando, sarebbe stato un peccato, è un bravo ragazzo”. Cortile di Montecitorio mentre si vota la fiducia. Un drappello di renziani è radunato sotto a un gazebo. Si fuma e si scruta il monitor che riprende l’aula. Lattuca si chiama Enzo ed era il più giovane dei deputati bersaniani. Il drappello è in ansia per lui e alla fine il mistero si scioglie positivamente per loro.   (altro…)

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PDFabbri, deputata pd, non vota la fiducia e si dispera. Quelli di Sel sfilano con le fasce nere al braccio e c’è chi sventola un libro del costituente dc Dossetti. Ma lo strappo si consuma a sangue freddo, senza clamori.

ROMA – E al secondo giorno fu subito fiducia. Il tabellone di Montecitorio fissa i numeri della prima vittoria di Renzi : 352 sì e 207 no. Non c’è più il sangue che bolle, la rabbia di martedì scorso. Anzi, c’è un’aria stanca, anemica, quasi distratta. Ieri niente più insulti e piazzate, niente presunte passioni da difendere facendo vibrare l’aula. Quelli di Sel sfilano composti davanti alla presidenza con la fascia nera del lutto sul braccio, i CinqueStelle guardano disgustati laggiù, tra i banchi del centrosinistra, «le pecore» del dissenso sull’Italicum, incapaci di sottrarsi all’egemonia renziana, un’unica deputata del Pd, Marilena Fabbri, bolognese, cede alle lacrime. Non ha votato la fiducia e si dispera. Ma è l’eccezione. Il partito registra la spaccatura a sangue freddo.

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ItalicumL’ITALICUM HA LA PRIMA FIDUCIA: 352 SÌ E 207 NO. E ORA IL GOVERNO È PRONTO A TRATTARE CON BERSANIANI E BERLUSCONIANI SULL’ELETTIVITÀ DEI SENATORI.

Maria Elena Boschi quando esce dall’aula di Montecitorio ha un sorriso smagliante. Quei 365 sì alla fiducia sull’Italicum sono un risultato più che soddisfacente. “La legge elettorale come pistola per andare alle urne? Ma con questi numeri come si fa a parlare di caduta del governo?”. Il commento tra i renziani di ogni ordine e grado è unanime. Preoccupazione sulle due fiducie di oggi, sul voto finale segreto alla legge di martedì prossimo o sul futuro del governo? Nessuna. “Due ex segretari, un ex premier, un ex capogruppo e un ex presidente del partito non sono stati determinanti”, dicevano i fedelissimi. E dunque, sanzioni in vista? Nessuna.   (altro…)

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SE LA passione politica è una virtù, sia lode all’impeto quasi apoplettico con il quale il capogruppo Brunetta ha denunciato alla Camera l’avvento, sulle ali dell’Italicum, del «fascismo renziano». La sua vociante invettiva di due giorni fa basterebbe da sola a scongiurare il pericolo che quell’aula diventi “sorda e grigia”. Ma poiché, oltre alla passione, anche la logica è una virtù politica, diventa inevitabile domandarsi come mai Brunetta consideri così mostruosa una legge alla quale il suo stesso partito ha lavorato con tanta lena per lunghi mesi, dal patto del Nazareno fino all’elezione di Mattarella. È una domanda, questa, del tutto indipendente da ogni valutazione sull’Italicum. Lo si consideri pessimo, mediocre oppure ottimo, il suo iter ha come singolare caratteristica “tecnica” quella di essere stato prima laboriosamente concepito, poi furiosamente osteggiato da un partito, Forza Italia, che evidentemente non brilla per lucidità. (altro…)

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vignetta-italicumCi scrivono molti elettori Pd, soprattutto renziani pentiti: “Perché nessuno dice e fa niente?”, “L’avesse fatto Berlusconi, saremmo tutti sotto la Camera e il Quirinale”. C’è la stanchezza che pervade molti alla sola idea di tornare a mobilitarsi, dopo l’illusione che, uscito B. da Palazzo Chigi, tornasse ipso facto la democrazia. C’è l’incredibile servilismo di stampa e tv, mai così compatte nell’occultare le vergogne del nuovo Capo. C’è l’impresentabilità degli avversari di Renzi, sua unica vera assicurazione sulla vita: se a contrastare l’Italicum sono la minoranza Pd e FI che l’avevano votato due volte, il bulletto può campare cent’anni. C’è il silenzio indecente di Mattarella, Grasso e Boldrini alle esequie della democrazia parlamentare. E c’è il nanismo dei protagonisti di governo e di opposizione: ogni loro parola, anche la più impegnativa e altisonante, diventa subito barzelletta.Chi può allarmarsi se uno sfigato grida al fascismo? (altro…)

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expo

MANCANO DUE GIORNI E IL NOSTRO PADIGLIONE NON È COMPLETO. ECCO LE IMMAGINI DEI CANTIERI (VIETATI AI GIORNALISTI). INTANTO I COSTI SONO LIEVITATI: PER IL PALAZZO PAGHEREMO 93 MILIONI DI EURO.

Sarebbe piaciuto a Pier Paolo Pasolini il nome scelto dai manager di Expo 2015 per l’edificio destinato a rappresentare il nostro biglietto da visita all’esposizione universale che si apre il primo maggio. Se il Palazzo di Pasolini era una metafora della politica italiana, ‘Palazzo Italia’ è una metafora del nostro paese. Se potesse parlare questo edificio con la pelle bianca bella ed elegante racconterebbe che il suo disegno è stato realizzato dalla Proger Spa insieme all’architetto Michele Molè, riuniti nell’associazione Nemesi. Nel novembre 2012 Nemesi vince un concorso internazionale con un disegno avveniristico che rappresenta il genio italico delle costruzioni.   Il palazzo, secondo il progetto, doveva costare alla collettività 40 milioni di euro. (altro…)

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BossiA giudizio per truffa e peculato 56 ex componenti del Consiglio lombardo. Già condannati i pd Spreafico e Costanzo.

MILANO – È stata una grande abbuffata. Tra il 2008 e il 2012, quasi tre milioni di euro di rimborsi erogati ai gruppi consiliari lombardi, sono stati usati per fini diversi da quelli politici.
Così ha stabilito, ieri mattina, il gup di Milano Fabrizio D’Arcangelo, rinviando a giudizio 56 consiglieri — 5 ancora in carica — , condannandone 3 a pene fino a due anni con il giudizio abbreviato, assolvendone cinque nel merito. Truffa e peculato le accuse per politici e assessori dell’allora maggioranza del governatore Roberto Formigoni (coinvolto anche il cognato, Giulio Boscagli). Compreso Renzo “Trota”, indicato dal padre Umberto Bossi come suo erede.

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Grande madre

Non si sa se essere più affascinati o turbati dal video di questa donna di Baltimora che prende a ceffoni il figlio vestito da guerriero Ninja per riportarlo sulla retta via, quella di casa. Il ragazzetto era andato ai funerali dell’ennesimo nero finito sotto le grinfie della polizia. La cerimonia si è subito trasformata in un’occasione di rivolta. Anche il fanciullo col cappuccio in testa ha inveito e tirato sassi. Finché alle sue spalle si è stagliata la figura inconfondibile della Grande Madre, protettrice della cucciolata e tutrice dell’ordine costituito: il suo.  (altro…)

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Nepal

Valanga su un villaggio: 250 travolti. Un milione i senzatetto In partenza la missione d’emergenza della Protezione civile.

KATMANDU . La catastrofe in Nepal supera le previsioni peggiori. Per il governo il terremoto di sabato ha causato oltre 5mila morti, che nelle prossime ore potrebbero arrivare a 10mila. Altre fonti locali assicurano che le vittime superano quota 15mila. I feriti ufficiali sono 10mila, ma a Katmandu si parla di decine di migliaia. I nepalesi colpiti dal sisma sono 8 milioni, un terzo della popolazione. Senza cibo, acqua e medicine almeno 1,5 milioni di persone.
IL premier Sushil Koirala ha ammesso che i soccorsi sono stati lenti, che restano inadeguati ad affrontare la tragedia e che il Paese non ha la forza per reagire da solo. Oltre un milione di sopravvissuti sono senza tetto, allo stremo per fame, sete e stanchezza, per la pioggia e per il gelo notturno. Nella nazione sono stati proclamati tre giorni di lutto e migliaia di corpi continuano ad essere cremati.

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Volano stracci

IN MATTINATA UN FUNERALE TRANQUILLO E SILENZIOSO, POI APPARE LA BOSCHI E SCOPPIA IL CAOS: FIORI, VOLGARITÀ E ACCUSE DI AUTORITARISMO AL PREMIER.

Ignazio La Russa, che è un mussoliniano vero, non accetta paragoni, il Duce è il Duce per lui, e protesta nel caos dell’aula: “Si mischia la tragedia con la farsa”. L’ex colonnello della defunta An cita Marx che integra Hegel. Scrive Marx: “Hegel nota in un passo delle sue opere che tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano per, così dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere la prima volta come tragedia, la seconda volta come farsa”. (altro…)

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Ellekappa

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La copetina

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Dissenso

Niente fiducia anche da Epifani, Cuperlo, Bindi, Fassina e Civati “Oltre 40 i no”. Letta: “L’avesse fatto il Pdl saremmo scesi in piazza”.

ROMA – Un ex premier, Enrico Letta. Due ex segretari del Pd, Pierluigi Bersani e Guglielmo Epifani. Una ex presidente del partito, Rosy Bindi. Il capogruppo dimissionario, Roberto Speranza. I due sfidanti di Renzi alle ultime primarie, Gianni Cuperlo e Pippo Civati. E poi Alfredo D’Attorre, Stefano Fassina, Danilo Leva, Andrea Giorgis, Marco Meloni… E l’elenco dei dissidenti dem che non voteranno la fiducia a Renzi è destinato a allungarsi. Lo “strappo” non poteva essere più netto. L’ombra della scissione si allunga. La tentazione di gruppi parlamentari autonomi e soprattutto il progetto di un nuovo Ulivo, sembra dietro l’angolo. L’Ulivo di Prodi, Letta, Bindi, Cuperlo e che potrebbe reclutare anche D’Alema.
Dopo lo sconcerto, le divisioni, ore lunghissime di incontri e colloqui in cui le sinistre dem si sono squagliate davanti alla sorpresa della fiducia sull’Italicum, a cui nessuno voleva credere.

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